sabato 4 luglio 2009

Titti Di Salvo: Dopo il voto, sinistra al lavoro

Dal sito di Sinistra democratica

Dopo il voto: "Sinistra al Lavoro"
di Titti Di Salvo
Mar, 30/06/2009 - 07:27
I risultati delle elezioni europee e amministrative sono stati già ampiamente commentati e troppo velocemente archiviati.
Dovrebbero invece costituire l’occasione di una riflessione meno frettolosa .
Sono la conferma di tendenze nette,non smentite da eccezioni e in particolare dell’esistenza oggi in Italia e in Europa di una maggioranza di centro destra,che si alimenta delle paure dei cittadini nella crisi e nella globalizzazione e di una minoranza di centro-sinistra ,pur variamente articolata nei diversi paesi europei.
Naturalmente non si tratta qui di esaminare nel dettaglio flussi elettorali e nuovi scenari ,ma quelle tendenze nette è importante sottolinearle perché rappresentano il contesto della nostra azione politica e dunque lo scenario ,la realtà con la quale misurarsi,fuggendo dalla tentazione di esorcizzarne gli aspetti più sgradevoli.
1 Il declino del sogno europeo
In Europa 22 paesi su 27 sono governati da governi di centro-destra e la stessa Commissione europea,fermata spesso dalle iniziative dei nostri parlamentari , ha immaginato o emanato direttive ,dal mercato del lavoro all’orario di lavoro,distanti per ispirazione politica e contenuto dal modello sociale europeo,da quell’impianto cioè culturale e poi anche concreto che ha ispirato politiche pubbliche ,politiche economiche e politiche sociali.Quello stesso che aveva prodotto la carta di Nizza,un nucleo cioè di diritti sociali,civili e del lavoro che disegnavano la moderna cittadinanza europea.Da questo punto di vista il logoramento del” sogno europeo “ è avvenuto nel tempo ed è stato favorito dall’assenza di istituzioni democratiche di governo sopranazionali riconosciute come tali dai cittadini europei .
L’esito delle elezioni europee di giugno dunque ha fatto emergere il disincanto dei cittadini dei diversi paesi cresciuto negli anni, insieme alle disuguaglianze,alla precarietà e all’insicurezza ,quello stesso disincanto che già aveva trovato nel referendum di 3 anni fa sul Trattato costituzionale olandese ,francese e danese una prima manifestazione significativa.
La preferenza accordata oggi a partiti di centro-destra o a nuove forze politiche apertamente razziste e xenofobe o apertamente anti –europeiste, parla dunque della distanza tra la retorica europea e la sua realizzazione;della scelta dei governi di addossare all’Europa le difficoltà della loro azione di governo,-il governo italiano è stato in prima fila e Tremonti un teorico particolarmente solerte-;dell’operaio polacco ,per dire delle nuove contraddizioni della globalizzazione attraversata con la competizione sui costi del lavoro-;parla dell’incapacità di una risposta europea alla crisi;dell’assenza di un’alternativa di proposta credibile e concreta alle politiche liberiste.
Il segno principale delle elezioni europee del 2009,nel pieno della crisi e in parte sua conseguenza, è dunque l’appannamento del consenso intorno alla socialdemocrazia,l’indebolimento del partiti socialisti,lo stesso stop al “modello sociale europeo”,mentre in America il presidente Obama contro la crisi promuove inezioni robuste di spesa pubblica per orientare in senso sociale l’economia , lancia la “green economy” ,riduce la spesa per armamenti,riequilibra le dinamiche geopolitiche e in America Latina si consolida l’economia,si ridistribuisce la ricchezza,si allarga la democrazia,si irrobustisce un processo di aggregazione tra gli stati come il Mercosul,cioè l’integrazione europea sud americana.
Peraltro il sogno europeo è cresciuto quando l’economia tirava e cresceva la ricchezza da ridistribuire:l’Europa della crisi è quella in cui lo stesso allargamento ad est è avvenuto più secondo gli auspici dell’allargamento del mercato e del dumping che secondo quello della estensione dei diritti e della qualità della coesione sociale.
Naturalmente i risultati elettorali parlano anche d’altro:del risultato dei verdi in Francia per esempio(varrebbe la pena però di leggere la loro piattaforma politica e ascoltare le rivendicazioni di Bove’);dell’avanzata dei socialisti i n Grecia o della minor sofferenza nel nord Europa.
Ma rimane incontestabile che di fronte alla crisi ,come nel 29 l’America scelse il New deal e l’Europa le dittature, oggi .-naturalmente con le dovute differenze-l’Europa va a destra.
Vale la pena di sottolineare che ,ciò che va in crisi è quella storia politica nata dal esperienza del movimento operaio e sindacale e dal suo radicamento.
La risposta alle tante domande che suscita il nuovo scenario non può essere il ritorno indietro ,verso le singole patrie o le piccole patrie nei singoli stati.
Al contrario .La sinistra qui e ora dovrà misurare la propria capacità di rispondere alla globalizzazione delle disuguaglianze,senza politica e senza governo, con una nuova politica e un governo sopranazionale democratico:l’Europa sociale è ancora oggi la scelta giusta e una vera Costituzione che definisca la moderna cittadinanza europea la via maestra.
Perché la ricostruzione politica della sinistra si misurerà nella capacità di dare risposte diverse e alternative alla descrizione di perimetri sempre più piccoli in cui assemblare diritti acquisiti e da cui escludere altri nell’illusione di cittadelle fortificate,da difendere.In primo luogo dai migranti.
La sinistra sarà se saprà creare risposte alternative,politiche diverse da quelle avvertite come più convincenti centrate sulla paura: dalla versione italiana delle gabbie salariali come modalità attraverso cui aumentare i salari di qualcuno ,alle esclusioni di elementari diritti.
Estendere i diritti,oltre i confini ,i perimetri,le nazioni per riunificare i tanti specchi rotti è il banco di prova della sinistra in Europa e in Italia.
2 Le elezioni in Italia
In Italia ,la maggioranza che governa il paese è solida e tale solidità è confermata dal voto europeo,per non parlare delle amministrative dove 32 amministrazioni passano dal centro-sinistra al centro destra:non solo dunque i comuni simbolo di Sassuolo ecc.Francamente pare risibile ricamare sulle contraddizioni in seno alla coalizione portate dal nuovo ingombrante ruolo della Lega.
Certo Berlusconi perde il suo plebiscito personale e sarebbe un uomo politico morto in un altro paese dopo il disvelamento definitivo dell’uso del potere per sedare le proprie ossessioni .
In questa Italia la somma del distacco dalla politica e dai partiti che l’aumento dell’astensione al voto rivela, della crisi economica e delle sue conseguenze sociali che si acutizzeranno nell’ultimo quadrimestre dell’anno, della debolezza dell’opposizione, disegnano il quadro di una vera e propria crisi della Repubblica ,dagli esiti incerti.
In questo contesto ,qui e ora,è il risultato della sinistra e del centro sinistra che dobbiamo commentare,quale spia del suo stato di salute e della capacità di ricostruire un’alternativa di governo credibile.
Il quadro che ne esce non è confortante.
Il Pd perde quattro milioni di voti,al netto dei radicali, e il giorno dopo è già alle prese con la conta sul toto segretario.
L’Italia dei valori prende molti voti anche al Pd,e anche alla sinistra senza mostrare un’idea di società .Mostrando solo la faccia feroce a Berlusconi e un populismo urlato.
La sinistra anticapitalista,sventolando simbolo conosciuti e spendendo le ingentissime risorse dei finanziamenti di cui disponeva,arriva al 3,4% di voti ,che non si sa come potrà far pesare,avendo inalberata un’idea identitaria della politica.
“Sinistra e libertà” ottiene un risultato insufficiente,ma per nulla scontato,nell’assenza di risorse,visibilità politica –solo il 50 per cento degli italiani conosceva il simbolo- e mette il primo mattone di una costruzione che sarà lunga,ma che ha una direzione di marcia certa per ricostruire una sinistra moderna,laica ,popolare,con l’ambizione di rappresentare il lavoro mettendolo al centro di una idea di società e la volontà di contribuire a formare una alleanza per un’alternativa politica al centrodestra.
Al di là dei numeri e più ancora dei numeri,vale la pena di mettere in fila i dati politici delle elezioni-trascuro il referendum- :la sconfitta del bipartitismo,al cui altare il Pd sacrificò il governo Prodi;l’astensionismo,cioè la caduta di autorevolezza della politica e dei partiti e il distacco dei cittadini dall’una e dagli altri; il successo della proposta politica ispirata alla paura della Lega al Nord,nella parte più moderna del paese;la conferma della perdita di egemonia della cultura politica della sinistra e dei suoi valori ,a cui ha contribuito fortemente la nascita del partito democratico e il vuoto politico che ne è derivato e che Sinistra e Libertà non ha ancora potuto e saputo colmare ;lo sradicamento dai luoghi di lavoro della sinistra:da qui,senza sconti e senza esorcismi,con un grande bagno di realtà e di umiltà,da qui occorre ripartire.
Per farlo non serve immaginare nuove alchimie – un contenitore cui far confluire tutte le forze del centro-sinistra; composizioni e scomposizioni del partito democratico,ecc.Perchè rimangono vere le ragioni politiche del nostro giudizio sul partito democratico e ancora di più le ragioni dalla ricostruzione di una sinistra moderna,autonoma .
Per farlo ,per aiutare tutto il centro-sinistra a ritrovare un progetto comune, da qui in avanti bisogna lavorare sul profilo politico di sinistra e libertà , segnare con certezza la direzione di marcia e soprattutto dare vitalità a simbolo e progetto calando entrambi nel vivo della realtà sociale dell’Italia,delle sue città,dei suoi paesi,dei suoi quartieri.
Il seminario convocato per il 3 luglio è un altro mattone che si aggiunge a quella costruzione,tanto necessaria quanto difficile,perché appunto di ricostruire credibilità,proposta politica,democrazia ,partecipazione ,cultura si tratta.
3 La rappresentanza del lavoro
La crisi che investe il nostro paese aggrava problemi delle persone e del sistema produttivo che già erano seri in una nazione con i più bassi salari dei paesi “ricchi” ,con il tasso di Gini,cioè di disuguaglianza ,più alto dei paesi occidentali dopo gli Stati Uniti,il più basso livello di investimenti in ricerca,scuola,università,formazione e un modello di specializzazione da innovare ecc.
La perdita dei posti di lavoro è ormai stimata nell’ordine di un milione e i dati della crisi,dalla caduta della produzione,all’aumento della cassa integrazione,alla caduta dei consumi sono confermati da tutti gli indicatori ufficiali.
Il governo ha prima sottovalutato la crisi ,poi ha varato misure sbagliate e risorse insufficienti.Ha perseguito la rottura del sindacato confederale per varare un modello di contrattazione che indebolisce i salari,sempre alla rincorsa dell’inflazione per il meccanismo scelto e indebolisce l’autonomia contrattuale del sindacato e dei lavoratori.Ha lasciato i precari , i più deboli, i pensionati,soli e senza protezione sociale.Ha utilizzato la crisi per una involuzione autoritaria dei rapporti di lavoro e dei rapporti sociali,dall’attacco al diritto di sciopero alla manomissione del testo unico sulla sicurezza.
Nella debolezza dell’opposizione parlamentare e nelle difficoltà di quella extraparlamentare ,la Cgil ha rappresentato un presidio fondamentale di garanzia della dialettica democratica.
Questa verità straordinaria non deve però far velo ai problemi della Cgil e nella Cgil.
L’assenza della sinistra dal parlamento e la discussione introspettiva del Pd;la caduta di autorevolezza della politica;la profondità della crisi;i cambiamenti della struttura produttiva, del lavoro e delle domande che dalle persone arrivano;la frammentazione sociale e produttiva:quelle contraddizioni che fanno sì che tra le fila dei gruppi dirigenti della Cgil al nord ci siano anche militanti leghisti;la rottura sindacale sul modello di contrattazione,sono tutti elementi di un puzzle difficile da ricomporre per il più grande sindacato italiano alla vigilia della scadenza del mandato del suo segretario generale.
Difficoltà così grandi. richiedono nettezza di pronunciamenti,rinuncia ai tatticismi e alle ambiguità: sia nella prossima assemblea di programma che nel congresso che sta per aprirsi.
Più che mai oggi, l’ autonomia della Cgil dai partiti è un bene prezioso da preservare con cura.Il congresso del partito democratico da questo punto di vista rappresenta più che un rischio:l’occasione per una conta dentro la Cgil utile a portare acqua a questo o quel contendente alla segreteria .Un rischio da scongiurare e da denunciare.
Per quanto ci riguarda pensiamo che rappresentare il lavoro non debba significare fare i pretoriani della Cgil-né come fa il Pd oscillare ,tra sorrisi alle sue manifestazioni e coltellate nelle sue proposte di merito, dalla dichiarata equidistanza programmatica tra impresa e lavoro,all’Ichino pensiero -ma ricostruire un proprio punto di vista e una propria presenza organizzata nel mondo del lavoro ,oltre che delle idee e delle proposte.
La ricerca condotta a Torino,Roma e Taranto tanto ci dice in questo senso.
Ci dice di un giudizio severo sulla politica e sui partiti.Sulla loro autoreferenzialità e distanza dalla realtà.Ci dice di una sinistra giudicata incoerente e litigiosa ;che promette e non sa mantenere;dei suoi gruppi dirigenti giudicati non autorevoli;ci parla della solitudine delle persone che lavorano .Ma ci parla del bisogno del ritorno di una politica vicina a sé ,della restituzione di luoghi nei quali immaginare soluzioni collettive ai problemi come antidoto al veleno dell’individualismo sguaiato
4 Quello che abbiamo cominciato a fare.
Dall’anno scorso ad oggi abbiamo promosso più riunioni di sindacalisti in tante parti d’Italia,da Milano a Torino,da Verbania a Varese,da Vicenza a Brescia,da Bologna a Firenze ,da Genova a Napoli ,da Ferrara a Ancona ,dai circoli di Testaccio a quelli di Garbatella,alle riunioni di Roma e del Lazio, da Cosenza a Lamezia all’Aquila, con l’obiettivo di costruire una rete di relazioni che fosse nelle stesso tempo un luogo per discutere di politica e un modo per produrla la politica,per mettere in circolo idee ,
Sul sito di Sinistra Democratica è stata creata una rubrica permanente e periodica,”Sinistra al Lavoro” (in pausa elettorale),strumento per mettere in circolo idee su temi precisi,che dovremmo usare di più facendola girare il più possibile.
Cominciano ad esserci gruppi di lavoro con obiettivi precisi :penso all’iniziativa sul lavoro pubblico di cui abbiamo parlato venerdì scorso.
Cominciamo ad avere una vera mail-list.
Inizia cioè a prendere forma una rete,quella rete di sindacalisti che abbiamo voluto promuovere come condizione di premessa alla formazione di una proposta politica per ridare valore al lavoro,una proposta politica nostra ed oggi a disposizione di “Sinistra e Libertà” .
Se si ritiene ,e noi lo pensiamo,che la sinistra italiana ed europea ha nella crisi di rappresentanza,del lavoro innanzittutto,la causa principale della perdita di egemonia culturale,è evidente che da lì occorre ripartire :dal ricostruire cioè la rappresentanza del lavoro.
Il contributo di conoscenza,esperienza ,competenza che viene dai sindacalisti in questa direzione è evidentemente indispensabile.
In quella stessa direzione è andato il lavoro di definizione prima e presentazione dopo delle 12 proposte contro la crisi,per l’emergenza e per la prospettiva e le tante iniziative di discussione che ne sono seguite in moltissime città.
E ancora nelle stessa direzione si è collocata la scelta di affidare a due ricercatori importanti come F.Garibaldo e Emilio Rebecchi una ricerca sul rapporto tra lavoratori/lavoratrici partiti e sinistra .
Abbiamo bisogno di proseguire per quella strada.La presentazione della ricerca a settembre ormai ,in tutti i luoghi in cui è possibile organizzarla è l’occasione per riproporre a 360 gradi il cuore del problema: la ricostruzione politica della sinistra nei luoghi di lavoro e tra le persone,come condizione e premessa della sua rinascita.

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