SL: presidio davanti a Palazzo Marino contro "bus della vergogna"
“FERMIAMO IL BUS DELLA VERGOGNA”
Sinistra e Libertà Milano invita tutti i cittadini ad un presidio davanti a Palazzo Marino (lunedì 5 ottobre alle ore 18) per protestare contro il “bus della vergogna”.
Milano è ancora una città democratica, attenta al rispetto dei diritti umani,
che non tollera il clima da caccia all'uomo che ci riporta a tempi bui che non devono più tornare.
E tutto ciò non ha nulla a che vedere con la sicurezza: i cittadini stranieri trattenuti per ore hanno l'unica colpa di essere ancora senza permesso di soggiorno.
Per questo Sinistra e Libertà Milano chiede immediate spiegazioni al sindaco e al vice-sindaco e invita tutti i cittadini democratici a far sentire la propria voce contro questa misura indegna di una città come Milano, partecipando al presidio di lunedi.
( Sinistra e Libertà Milano comprende Partito Socialista, Sinistra Democratica, Mps - Movimento per la sinistra e molti circli ed associazioni indipendenti)
Milano, 2 ottobre 2009
5 commenti:
Carissimi,
Bella iniziativa, e MI CONGRATULO CON TUTTI VOI.
Salutoni,Luciano.
Adesso vi racconto un aneddoto che rende conto di come la pensino i nostri connazionali, molto più e molto meglio di tanti servizi televisivi.
Premetto: vivo a Milano e abito in una zona residenziale del cosiddetto "mezzo centro". Anche se vi sono in zona quartieri popolari, direi che questa è una zona dova abitano prevalentemente famiglie della piccola e media borghesia. Una zona che, manco a dirlo, vota prevalentemente a destra.
Qualche settimana fa vado dal barbiere. Come sempre, discuto del più e del meno con la titolare.
Poiché in quel momento era da sola - l'attività le era stata ceduta dal precedente titolare, con cui aveva "imparato il mestiere", diversi mesi prima - le chiedo in quanti siano rimasti a lavorare lì dai tempi della precedente gestione. Viene fuori che avrebbe bisogno di qualche "ragazzo di bottega".
Incuriosito, le chiedo se di questi tempi ci sia difficoltà a trovare giovani che abbiano voglia di imparare questo mestiere (a parer mio certo preferibile alla condizione servile degli addetti a un call center). La risposta mi incuriosisce.
In effetti le scuole della categoria sono strapiene. Ma non di italiani: di stranieri. E già qui ci sarebbe di che ragionare.
Ma il bello viene adesso. Anche lei aveva iniziato a far lavorare alcuni "ragazzi di bottega" stranieri nel suo negozio.
Purtroppo, però, la sua apertura mentale non aveva riscosso simpatie presso i clienti. Che, a suo dire, non vogliono avere intorno extracomunitari.
Significativa la laconica battuta che mi è stata riferita: "Qui a Milano già ci è toccato di sopportare i meridionali, adesso mica vogliamo intorno i marocchini, i negri e i cinesi"!
Risultato: temendo di perdere clienti, per adesso la titolare di quel negozietto è rimasta da sola - e ha rimandato a casa le due ragazze di bottega (per la cronaca, credo fossero cinesi o dell'Asia Orientale).
Ora, conosco questa persona. Il suo giudizio professionale sulle persone che aveva tentato di assumere era più che lusinghiero. Se non ha continuato su quella strada non è per il giudizio becero di una o due persone, ma perché la reazione della sua clientela in generale è stata negativa.
Ecco, questa è la Milano "dal cuore in mano". Una Milano gretta, meschina, chiusa, provinciale, anacronistica.
In cui quello che per pochi di noi è il "bus della vergogna", per la maggioranza è invece una risposta efficiente e meritoria che gli sgherri della polizia locale danno al problema della società multietnica e multiculturale.
Perché per molti il problema non è se gli extracomunitari che sono qui da noi sono entrati nel Paese legalmente o da clandestini, o se si guadagnano da vivere onestamente o meno. Il problema è semplicemente l'averli intorno.
Altro che manifestazioni davanti a Palazzo Marino: ce n'è di lavoro da fare...
La storia è significativa e per vincere queste mentalità non basta bollarle come razziste. Siamo a Milano della famosa storiella della vecchietta che a chi le rimproverava un atteggiamento discriminatorio rispondeva "rasista mì, lé lu che lè un negher". Aporie milanesi. Io, invece, abito in una zona periferica nista, le nuove costruzioni sono da ceto medio ha aperto una parrucchiera integralmente cinese, sempre piena di vecchiette, che con 6 euro si fanno una messa in piega. Vicino un centro di massaggi orientali, anche quello frequentato, ma da maschi italiani di mezza età. Se le parrucchiere italiane potessero aere lavoranti cinesi sarebbe meglio per le lavoranti pagate di più ed anche le parrucchiere cinesi per trattenere le lavoranti più brave dovrebbero pagarle di più e quindi aumentare i prezzi al di sopra del dumping
Penso da tempo, e non solo perchè me ne occupo per professione, che i luoghi per l'infanzia - nidi e scuole dell'infanzia - siano particolarmente importanti , proprio perchè rappresentano un primo riferimento per l'inclusione.
Essi sono frequentati oltre che da bambine e bambini , da uomini e donne - i genitori - per forza relativamente giovani e accomunati dal fatto di avere, appunto, bambine e bambini piccoli.
Per i genitori stranieri rappresentano il modo per entrare in contatto con l'istituzione pubblica e per vedere i propri figli inseriti in una comunità educativa.
Per molti rappresentano anche l'unica forma di contatto con la società "ospite".
Andrebbero quindi pensati proprio come spazi per la coesione sociale.
Ma per fare questo sarebbe necessaria una visione che preveda prima di tutto la formazione degli operatori, non preparati a gestire progetti realmente interculturali.
Inoltre, tutti parlano di nidi, pensando soprattutto alla ricaduta che essi hanno sulla possibilità di lavoro delle donne - il che è indubbiamente vero e importante - ma spesso dimenticando che questi servizi sono per i bambini e le bambine e sono per molte/i - "italiani e non " il pirmo approccio alla socialità.
Nella "grande" Milano - non parliamo del paese intero - la situazione in questo ambito è davvero penosa e , a mio avviso, l'opposizione se ne occupa in maniera blanda, parziale e insufficiente, anche perchè l'aspetto quantitativo - la carenza di posti - non può essere scisso da quello qualitativo.
Certo, il lavoro da fare è tanto, ma visto che l'unica cosa che non ci manca è il tempo :-), si dovrebbe pensare all'infanzia come risorsa per il futuro ( e non, come spesso accade, in modo fintamente mieloso, senza fare in realtà nulla per essa) e lavorare su progetti mirati allo sviluppo di una cittadinanza degna di tale nome.
Ciao Donatella
Non è difficile fare progetti alternativi al boriosoe inefficente comune di Milano. Basta gurdare come funzionano gli asili di Reggio Emilia, che l'ONU considera i migliori del mondo e, tutto sommato, anche quelli di Torino qualitativamente inferiori ma comunque soddisfacenti
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