sabato 14 settembre 2024

Franco Astengo: La "necessità socialista"

LA "NECESSITA' SOCIALISTA" di Franco Astengo L'alleanza rosso-verde può rappresentare un efficace punto d'appoggio per contrastare l'emergere di una sinistra conservatrice di cui abbiamo un esempio molto evidente nella BSW tedesca e anche in determinati aspetti presenti in France Insoumise. Emergono però nella stessa possibile alleanza rosso verde elementi di contraddizione anche stridenti che possono essere affrontati non semplicemente in via politicista (come accade per certi versi nell'esperienza italiana) ma essenzialmente ricostruendo un'adeguata visione di fondo del cambiamento. Ne accennano Pierre Humbert e Peter Wahl su "Le monde diplomatique" di settembre 2024. In questo senso un tema di analisi proponibile potrebbe essere quello del rilancio dell'idea del "socialismo della finitudine" inteso quale retroterra teorico di questa possibile alleanza considerata dal punto di vista della"necessità socialista". Scriveva Olga Tokarczuck, premio Nobel per la letteratura nel momento culminante del COVID “ La paura di fronte al virus ha richiamato le condizioni ataviche più banali, che i colpevoli sono altri e loro, sempre da un altrove, portano il pericolo” e ancora “Davanti ai nostri occhi si dissolve come nebbia al sole il paradigma della civiltà: che siamo i signori del Creato, possiamo tutto e il mondo ci appartiene” (Il Corriere della Sera 3 aprile 2020). Così si pone un interrogativo: è davvero finita l’era delle “magnifiche sorti e progressive” e ci troviamo nella condizione dell’essere finito, limitato, imperfetto ? Chi intende continuare a pensare alla giustizia sociale dell’uguaglianza pare proprio trovarsi davanti a un bivio. Preso atto della necessità di comprendere la condizione di “limite” come definire, allora, un nuovo obiettivo di sviluppo. Oppure non resta da fare altro che ripiegare su di un pensiero di mera conservazione lasciando campo libero agli appetiti dell’egoismo ? Si era discusso sulla possibilità di elaborazione di un progetto di “società sobria” come “terza via”: forse quell’eventualità potrebbe essere già superata e un nuovo modello di vita ci sarà imposto dai fatti e dal governo assoluto della tecnica. Si pone così davvero il tema di un mutamento di paradigma come indicava la Tokarczuck Da una parte sembra prevalere uno schema di affidamento neo-capitalistico dei grandi temi dell'ecologia e della digitalizzazione, considerando così una semplice estensione di "programma minimo" di limitazione del danni, evitando di affrontare nel profondo il punto della connessione tra la "contraddizione principale" (secondo l'antico schema di Rokkan) e la complessità delle già definite contraddizioni post-materialiste da cui discende una modifica dello schema classico di rapporto tra struttura e sovrastruttura. Emerge una sorte di "difficoltà teorica" di elaborazione di un'alternativa sistemica nel cui quadro le forze progressiste sembrano limitarsi a definire un "neo-capitalismo" che si rivolge prioritariamente ai settori sociali capaci (in una qualche misura) di sostenere la battaglia per i diritti civili e quella per le grandi transizioni senza proporre una modificazione di fondo dei rapporti di classe e dei propri stili di vita. Una connessione che permette di definire il nesso tra "liberal" e "radical": denominazioni diverse che discendono entrambe da una concezione liberale di tipo utilitarista. Sarà il "digital divide"(che comprende i temi della cultura, della scuola e dell'università) la nuova frontiera della determinazione di classe ?: "digital divide" elemento di chiaro stampo individualistico utilizzato forse pensando che la "propria felicità" racchiusa nella capacità di regolazione nelle modalità di utilizzo dell'AI possa concorrere a fare la felicità di tutti. Una capacità che richiede però una non facile estensione dei livelli di conoscenza. Beninteso entrambi gli schieramenti: quello del "nazionalismo difensivo" e quello del "neo-capitalismo radicale" stanno evitando accuratamente di affrontare il tema della guerra nel senso del rapporto Europa/Nato, e sembrano entrambi (pur da differenti punti di vista) considerare il tema europeo soltanto come semplice fattore di opportunità redistributiva; 3) Questo quadro tiene ai margini dai propri blocchi sociali di riferimento le prime vittime dalla crescita delle disuguaglianze e di conseguenza restringe i margini della possibilità di incidere sulle dinamiche politiche (ripristinando anche, almeno in apparenza, la logica dell'amico/nemico). Da un punto di vista che vorremmo ostinarci di definire "di sinistra" rimane quindi tutto intero sul tappeto il tema di una possibilità di incidenza sul blocco "radical" in modo da proporre una riarticolazione inclusiva degli esclusi (a tutti i livelli). In termini più chiari si tratta della questione della presenza socialista a livello di teoria e di rappresentanza. Con un avvertimento: una teoria socialista del XXI secolo non può sfuggire alla necessità di rovesciare il concetto lineare di progresso che ci ha accompagnato nel corso del secolo precedente (in particolare nei "30 gloriosi" seguiti alla fine della seconda guerra mondiale). Attorno al tema della pace come valore universale va costruita un'idea concreta di "senso del limite" che ci è già capitato di battezzare "socialismo della finitudine". 4) A questo punto, se si accetta come principio una "necessità socialista" rimane da aprire una discussione sulla forma che potrebbe assumere nel piccolo del sistema politico italiano questa presenza di socialismo dell'uguaglianza e del limite . Ritorna l'antico dilemma : una propria presenza identitaria raccolta organizzativamente in soggettività politica oppure parte di una grande schieramento evidentemente a egemonia "radical", all'interno del quale dotarsi di una precisa rappresentazione di identità? Questo interrogativo porta alla necessità di un dibattito molto ampio nel quale toccare anche i temi istituzionali sui quali un'alleanza rosso -verde attuata nel nome di un "socialismo della finitudine" dovrebbe essere capace di misurarsi. Una discussione difficile ma che è urgente e necessario affrontare con concretezza d'intenti.

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