martedì 3 agosto 2021

Franco Astengo: Amministrative 2021

AMMINISTRATIVE 2021: FILI DISPERSI di Franco Astengo Il “demi – monde” della politica italiana è già da tempo in agitazione ma il decreto che dovrebbe fissare la data dei prossimi comizi elettorali per l’elezione del Sindaco e dei Consigli Comunali in una serie di importanti città non è ancora uscito e quindi la data stessa (il 3 ottobre per il primo turno?) resta ignota. Ciò nonostante la scelta delle candidate/i è già stata lanciata ed è apparsa faticosa per quel che riguarda la figura monocratica dei Sindaci mentre è ancora in corso la discussione per quel che riguarda la formazione delle coalizioni e delle relative liste. Da quest’ultimo punto di vista si può però già affermare, sul piano più propriamente politico, che non andrà alla prova l’idea di una alleanza strategica PD-M5S – Leu che non si presenterà nei territori in una dimensione sufficientemente generalizzata , mentre più facilmente assisteremo alla messa in campo del centro destra unito. L’impressione più evidente però è quella di un ritardo complessivo di interpretazione di questa scadenza proprio sotto l’aspetto della possibile futura identità del sistema degli Enti Locali . Il sistema delle Autonomie Locali si trova infatti dentro a diversi livelli di crisi (mentre si attende ancora uno sviluppo di analisi rispetto all'impostazione di una necessaria e urgente riforma dello stesso titolo V della Costituzione dopo il fallimento delle modifiche avvenute a partire da quelle attuate nel 2001): 1) Sembra assente dal dibattito politico il peso che avrà sulle comunità locali il nodo emergente sanità/economia soprattutto nell’ipotesi non remota di recrudescenza dell’emergenza. Un ulteriore inasprirsi dell’emergenza sanitaria porterebbe al sollevarsi di esigenze di vera e propria riorganizzazione della quotidianità e di incidenza sulla materialità delle condizioni di vita per larga parte della popolazione. Sotto questo aspetto ci si sta dilettando con le solite schermaglie e si stanno ponendo al primo posto dei programmi logiche di scambio populistico che potrebbero ben risultare travolte anche per via di un mutamento complessivo di indirizzo nel rapporto Stato/Periferia. Nell’analisi corrente sembrano anche trascurati gli effetti di ondate ribellistiche, quelle sì capaci di porre al centro quell’intreccio sanità/economia cui si faceva cenno in forme di possibile vero pericolo dell’equilibrio democratico; 2) Come abbiamo visto nel corso di questi mesi siamo di fronte a un ridisegno nell’insieme delle relazioni istituzionali in particolare sul fronte Stato /Regioni, con assunzione di un ruolo antagonista da parte dei presidenti regionali e un’operazione da parte del governo attualmente in carica di riaccentramento, dopo lo sbandamento registrato in precedenza. I presidenti regionali (alcuni con ambizioni nazionali) cercheranno di porre sotto tutela le realtà locali che andranno al voto tentando di stabilire – attraverso le loro nuove amministrazioni – una inedita (e trasversale) “massa critica” nel confronto con il governo puntando a un ulteriore riequilibrio del poteri; 3) Dal punto di vista delle elezioni comunali appare logorato il meccanismo dell’elezione diretta: appare scarsa la riconoscibilità dei candidati, sta emergendo un rischio di crescita dell’astensionismo fino al limite della possibile irrilevanza della partecipazione agli eventuali ballottaggi in caso di candidature plurime al primo turno (l’ex-elettorato 5 stelle tanto per dirla in soldoni potrebbe alimentare il fenomeno di un ulteriore riflusso, non soltanto sul piano elettorale, quale esito della caduta delle illusioni generate a suo tempo dall’irrompere sulla scena dell’antipolitica, poi rapidamente trasformatasi nella feluca della diplomazia). 4) Ulteriore, se possibile, illanguidimento nella presenza dei partiti. Servirebbero liste civiche ancorate ad una elaborazione progettuale importante capaci di formare liste di candidati (anche “corte”) non “omnibus” con presenze di forte specializzazione, richiamo alla capacità amministrativa e presenza territoriale nell’idea di rivalutazione dei consigli rispetto alla figura di riferimento monocratico del Sindaco e alla Giunta composta di nominati. L’apertura di una nuova dialettica Sindaco /Giunta / Consiglio fondata sulla presenza, nel consesso elettivo, di una forte rivalutazione di una classe politica locale “diffusa” e competente potrebbe rappresentare un elemento di forte riattivazione democratica, annullando anche idee negative dell’uno vale uno e di un facile esercizio della democrazia diretta senza dimenticare lo “scolorirsi” progressivo nelle presenze di giunta dovuto – appunto – al logorarsi del processo di nomina sindacale cui si faceva già cenno; 5) In questo quadro, sicuramente esposto in maniera molto sommaria, risalta un’assenza totale a sinistra. Nei soggetti residui della sinistra italiana latita ormai da molto tempo la riflessione posta sul piano istituzionale e sarà sicuramente difficile poter registrare una presenza significativa semplicemente allineandosi agli schemi usualmente inseriti in perimetri di appartenenza ormai in via di dissoluzione nel concreto evolversi (involversi?) di una situazione determinata da contorni di inedite contraddizioni (in questo si rivela anche un forte deficit di comunicazione) . Molto si giocherà nella dimostrazione di una originale capacità di imprimere una nuova dimensione nella capacità di governo del territorio, abbandonando idee ormai obsolete di testimonianza identitaria.

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