venerdì 31 marzo 2017

Franco Astengo: Nazionalismo

NAZIONALISMO di Franco Astengo Stiamo assistendo al rapido passaggio dall’ineluttabilità di un superamento dello “Stato Nazione” e della velocità apparentemente impressa ai processi di cessione di sovranità a organismi sovranazionali (dall’UE ai vari trattati di commercio e libero scambio) al ritorno imperioso dei Nazionalismi. Un vero e proprio “salto nella Storia” guidato addirittura dalla superpotenza che, a partire dall’ultimo decennio del XX secolo, si era addirittura arrogata il compito di “esportatrice della democrazia” e di “solo gendarme del mondo”. Adesso invece gli USA riscoprono tutta la strumentazione nazionalista sia sul piano economico, sia – in previsione ma già annunciata – militare. Il fenomeno è in evidente ascesa e nell’Occidente, complice anche il fallimento dei processi geo politici tentati in varie direzioni, assume le forme di movimenti politici che se anche non riusciranno a realizzare obiettivi di governo hanno già portato a mutamenti culturali di grande rilievo e, per quel che riguarda l’Europa, al riaprirsi (se mai potesse essere considerata chiusa) della “faglia” Est /Ovest: un punto di rottura ben determinato tenuto anche conto del fatto che a Oriente, in molti paesi importanti, le forze nazionaliste hanno assunto un ruolo di governo e come sia in atto un confronto bellico in un paese di grandi dimensioni e collocato al centro di quel settore strategico come l’Ucraina. E’ bene quindi ripassare il concetto classico di “Nazionalismo” perché attraverso questa rilettura è possibile riprendere piena consapevolezza dei pericoli in atto (fondamentale sotto quest’aspetto il testo “Nazioni e Nazionalismo di Ernest Gellner oltre ai lavori di Stuart Woolf ed E.J. Hobsbawm). Un’assoluta identificazione con la nazione e con l’interesse nazionale ha rappresentato, almeno a partire dalla seconda rivoluzione industriale, il tratto più tipico del nazionalismo. L’ideologia propriamente nazionalista è stata adoperata, a suo tempo, per contrastare il processo di emancipazione e d’integrazione delle masse (con precipua propensione di utilizzo del nazionalismo in funzione antisocialista). Alle masse sarà così proposta da parte dei nazionalisti la piena identificazione con il destino dello Stato. Da questo principio sono derivati due fenomeni: 1) Quello dell’autoritarismo in difesa dell’interesse nazionale 2) Quello della guerra conseguente al primo come identificazione dell’interesse nazionale con l’intervento armato. Il nazionalismo è stato accompagnato, in passato, dall’emanazione di leggi antisociali e illiberali addirittura di origine biologista (leggi razziali, leggi di discriminazione di genere) e presupponenti, in fondo, a una vocazione di tipo colonialista (vi sono esempi da questo punto di vista riguardanti il ruolo di paesi Europei in Africa nei tempi più recenti come la Francia nel Mali e lo stesso comportamento italiano in Libia che ci ha fatto rievocare il 1911). Si tratta di tensioni di natura che possono essere ben considerate di natura neofascista e che si accompagnano con l’idea personalistica – assolutistica di detenzione del potere politico: un fenomeno che, in Italia, si presenta ancora sulla scena con estrema pericolosità anche dopo aver respinto il tentativo di modifica della Costituzione attraverso il voto del 4 dicembre 2016. E’ evidente che a questo stato di cose, che si lega all’assoluto fallimento degli obiettivi di governo della fase estrema della globalizzazione portati avanti dai Paesi occidentali al di là delle specifiche formule politiche di maggioranza o di minoranza, e dall’arretramento che è derivato proprio dall’acquisizione acritica da ciò che si stava imponendo attraverso la gestione del ciclo capitalistico, sulle condizioni materiali di vita e di sicurezza sociale per popoli interi. Sarebbe necessario, allora, rispondere portando avanti sul piano internazionale movimenti in grado di contrastare efficacemente prima di tutto il riemergere dei pericoli di guerra e in secondo luogo le ragioni universali della solidarietà e dell’uguaglianza. Ragioni che risultano essenziali per definire un nuovo quadro di progresso:termine sicuramente ambiguo che è però possibile usare di nuovo in questo momento proprio per sottolineare l’esigenza di alterità rispetto al processo di arretramento storico in atto. Ragioni che non dispongono, nell’attualità, di una sufficiente progettualità e di un’adeguata strutturazione sul piano politico.

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