venerdì 5 agosto 2016

Franco Astengo: Banche

VICENDA BANCHE: QUALCHE ANNOTAZIONE E UNA PROPOSTA di Franco Astengo La vicenda riguardante i crediti deteriorati accumulati nel tempo dal sistema bancario italiano e affrontata dal Governo con il criterio della “soluzione politica” e del “nascondere la polvere sotto il tappeto” rappresenta il punto di potenziale maggior rottura del sistema, nel senso del rapporto tra il complesso delle istituzioni e i cittadini. Un punto di rottura ancor più pericoloso che non quello rappresentato dalle deformazioni costituzionali che saranno sottoposte al voto referendario, il cui esito può determinare il mantenimento o meno della Repubblica Italiana nell’ambito della democrazia parlamentare (è questa, al di là dei tecnicismi, la vera posta in gioco nella consultazione d’autunno). La storia delle banche, però, è ancora più grave perché è una storia provvista di punti di tale oscurità da rendere incredibile l’intero sistema proprio nel suo insieme di relazioni sociali e politiche. Un punto deve essere svelato assolutamente davanti all’opinione pubblica: quello dell’elenco dei destinatari dei crediti andati deteriorandosi e la loro destinazione. Si scoprirebbero così tutti gli inghippi, gli insopportabili favoritismi, le trame politiche più o meno occulte attraverso le quali sono stati dirottati fiumi di denaro sottratti ai risparmiatori: i casi delle famose “4 banche” (Etruria, in testa), delle Banche Venete, di MPS, di CARIGE e quant’altro stanno dentro questo quadro di opacità strutturale, di subalternità del sistema ai soliti “padroni del vapore” che hanno continuato a operare impoverendo sempre di più il Paese e contribuendo a trattar male (sì proprio a trattar male, senza un minimo di coscienza civica) le sue cittadine e i suoi cittadini. Manca, naturalmente, per arrivare a quest’esito la volontà politica che, invece, la gran parte dei soggetti interessati esprime nella direzione dell’insabbiamento. Si grida al pericolo del salto nel buio, all’assenza di soluzioni alternativa ai vari Atlante che altro non rappresentano che l’ennesima sottrazione, non solo alla chiarezza, ma alla disponibilità effettiva dei risparmiatori che, alla fine, si troverebbero nella condizione di riacquistare surrettiziamente i debiti contratti da altri sulle loro teste, perdendo cifre enormi. I governi che si sono succeduti nel corso di questi anni hanno commesso errori fondamentali come quello del bail – in e, adesso, perfino economisti come Zingales avanzano l’ipotesi della nazionalizzazione (ben più quindi dell’intervento pubblico). Preliminare a tutto, però, è lo squarcio del velo che oscura la destinazione e la consistenza dei debiti, voce per voce, debitore per debitore. E’ necessaria una grande inchiesta pubblica: difficile da farsi perché non ci si può fidare né della Banca d’Italia (per la quale si dovrebbe cominciare a esplorare la strada della “culpa in vigilando”), né del Parlamento perché troppi partiti hanno avuto interessi diretti nella vicenda, né dell’Anticorruzione, mera appendice subalterna del Governo. Rimane, com’è accaduto tante volte nella storia d’Italia la Magistratura (c’è il precedente storico della Banca Romana, ad esempio). La Magistratura che svolgerebbe così ancora una volta un compito di supplenza rispetto all’incapacità della politica di affrontare i problemi veri del Paese. Alla Magistratura dovrebbe essere affidato un compito d’inchiesta a tutto campo su questa delicatissima situazione con il compito alla fine di indicare le responsabilità e attuare le relative procedure. Si tratterebbe di una procedura straordinaria per la quale il Parlamento dovrebbe comprendere l’eccezionalità affidando un mandato alla Suprema Corte di Cassazione. Si comprendono benissimo i rischi di una tale scelte e gli elementi di pericolosità insiti in essa, ma appare necessario rimarcare l’assoluta gravità dello stato di cose in atto. Alla libera stampa tocca il compito di svolgere un ruolo di promozione e di controllo. Siamo nuovamente dentro la “notte della Repubblica”: una notte probabilmente ancora più buia e piena d’insidie di quella che attraversammo alla fine degli anni’70 sotto l’incombere del pericolo stragista

3 commenti:

luigi ha detto...

Premetto che sto cercando di chiarirmi con il compagno Astengo
privatamente perchè l'ultimo mio desiderio è fare strascichi di
polemiche su questa lista ... tuttavia anche su questa ultima sua
analisi mi sento obbligato a confutare quanto scritto a partire da

Francamente non ho rilevato nel percorso di controriforme sul credito
nessun punto oscuro.
A partire dal divorzio tra Tesoro (Governo) e Banca d'Italia
perpetrato con una semplice lettera tra Andreatta (minisatro tesoro)
e Ciampi (presidente della Banca d'Italia) da cui discende l'attuale
debito pubblico incolmabile anche che la svendita di ogni bene
pubblico. Poi con la legge Amato del 1992 che ci ha spolpato di ogni
banca pubblica e istituto di interesse pubblico (quelli che stavano
nel consiglio della Banca d'Italia ora trasformati in banche private.
Ora componenti del consiglio della banca d'Italia. Dunque Banca
d'Italia formalmente entepubblico in sostanza in mano a privati, così
come per la BCE.
Avevamo fino alla legge Amato il 73% di banche pubbliche ora zero Il
primo comma dell'articolo 47 della Costituzione è stato così
cancellato

e nessun partito nessun sindacato nessun giudice, nessun giurista lo
ha denunciato la legge Amato come incostituzionale.
Quello che è successo dopo, qui riportato da Astengo, è logica
conseguenza di questi atti di sottrazione del potere pubblico su
moneta e credito.
Per me è tutto chiaro.
Resta di denunciare lo sfregio fatto all'art.47 della Costuzione e
poi richiedere di ri-publicizzare una serie di banche a partire da
MPS e a seguire un buon altro numero di banche. Riportare in mano
pubblica la Banca d'Italia e la BCE passi sotto il potere pubblico e
non viceversa dettare le politiche economiche agli stati dell'Ue.
Percorso tutto chiaro ma irto di ostacoli politici. E' indispensabile
- ma compito non facile - riunire una forza politica unitaria -
dell'arco costituzionale - con profilo identitario su base
Costituzione Italiana.
Per me bisogna concentrarsi su questo obiettivo.
Un dialogante saluto.
Luigi Fasce - www.cicolocalogerocapitini.it

roel ha detto...

Sulla vicenda delle banche penso che a porsi domande non sono solo i risparmiatori truffati, ma tutti i cittadini italiani che,per poco o per molto, sono costretti ad affidare i propri risparmi alle banche. Sono esse che fanno "il bello e il cattivo tempo":
utilizzano,lucrando, l i soldi dei cittadini ad interesse zero, anzi applicando costi e spese che intaccano il capitale depositato; favoriscono gli amici spesso insolventi; foraggiano i partiti di riferimento; pagano stipendi e liquidazioni da nababbi agli amministratori; mandano di conseguenza a gambe all'aria la stessa banca, con le conseguenze d'insolvenza che si abbattono sui risparmiatori, mentre i responsabili dello sfascio spesso risultano detentori di consistenti gruzzoli anche all'estero.
Quali sono i rimedi che i cervelloni della finanza propongono e applicano? Il risanamento delle banche a carico dei cittadini.
Non solo...,!!! Si inventa il bail-in come nuova fregatura per i risparmiatori, rendendo insicuri i depositi e i risparmi di milioni e milioni di cittadini,cioè dell'ampia maggioranza, per far fronte alle malefatte dei banchieri e loro accoliti.
Siamo cioè alla tradizionale pratica della "socializzazione delle perdite e privatizzazione dei guadagni".
A tanto si aggiunge la rabbia e il rammarico della mancanza di un fronte di difesa compatto e determinato, anche perchè, come si è detto, poteri politici e finanziari, hanno le " mani in pasta ". Nè è pensabile e praticabile la scelta dei "soldi sotto il mattone", per cui i cittadini sono vittime permanenti e indifese dei poteri forti.Anche il ricorso alla magistratura, se da una parte sanzionerebbe i reati, dall'altra no potrebbe risolvere le carenze di tutela dell'interesse collettivo in mancanza di assetti istituzionali orientati in tal senso.
Un saluto, Roel.

maurizio ha detto...

Le banche fallite o sull'orlo del fallimento vanno nazionalizzate per evitare sia il salvataggio a carico della collettività senza conseguenze per incapaci e/o truffatori sia le ingiuste conseguenze del bail-in per chi è stato vittima di menzogne ed inganni. Naturalmente chi ha sbagliato deve pagare, se del caso anche in sede penale.
Come ha ricordato il compagno Luigi Fasce fino al 1992 il 73% delle banche nazionali era di natura pubblica. Poi Amato - spiace dirlo ma fu lui - diede origine al disastro in omaggio ai peggiori dogmi neo-liberisti abolendo anche la distinzione fra banche d'affari e banche di deposito e credito ordinario. Questo divisione risaliva alla legge bancaria del 1936, dovuta ad Alberto Beneduce, e ricalcava il Glass-Steagall Act del 1933, voluto dall'amministrazione Roosevelt ed abrogato dal deregolare Clinton a fine anni '90.
E' proprio vero che a volte per andare avanti si deve tornare indietro.
Fraterni saluti
Maurizio Giancola