domenica 26 giugno 2016

Lanfranco Turci: Le scelte che abbiamo di fronte

LE SCELTE CHE ABBIAMO DI FRONTE. 24 giugno 2014 ( Uno schemino per il dibattito in Sinistra Italiana) Schematicamente Sinistra Italiana ha di fronte due strade alternative. 1: puntare sulla vecchia linea prevalente per molto tempo in Sel, espressa a Milano anche se con un candidato sindaco non credibile nel ruolo, come Sala. Ossia puntare o meglio sperare su una caduta di Renzi a ottobre e confidare in un ritorno a un Centrosinistra in chiave più o meno ulivista e IBC. Questa linea viene sostenuta anche in nome del pericolo di ritorno della destra cui viene assimilata in qualche modo anche la vittoria dei 5stelle. Dico sperare più che puntare, perchè la scelta di andare immediatamente al primo turno col Pd, come a Milano, non si può dire che abbia puntato alla sconfitta di Renzi. Questa linea secondo me trascura una analisi critica delle precedenti esperienze uliviste e delle debolezze politiche e programmatiche dello stesso Bersani, da cui è scaturita la vittoria di Renzi. Inoltre pensare di tornare a un Heri dicebamus vuol dire non capire il profondo degrado culturale e organizzativo del Pd, accelerato da Renzi, e l'abbandono crescente e difficilmente recuperabile di quadri , di militanti e di elettori.Il Pd è un cantiere enorme su cui lavorare, da cui estrarre materiali, ma non credo ci si possa costruire sopra un nuovo palazzo. La sardegna è un' isola in tutti sensi e sarebbe bene non fare di Zedda un mito, perchè allora in confronto De Magistris è una nuova stella cometa! 2: puntare a costruire un soggetto autonomo, autonomo prima di tutto sul piano della cultura politica: il nucleo di un potenziale quarto polo su posizioni di sinistra di ispirazione ( anche se non solo) socialista e antiliberista. Con un programma che si misuri nel concreto della crisi della politica europea e nelle contraddizioni sociali così come si sono riconfigurate in modo profondamente nuovo negli ultimi decenni anche in Italia. Un programma che comporti di diventare anche attore sociale o comunque di stabilire un rapporto diretto di sostegno e di interazione non solo con le organizzazioni sociali tradizionali quali il sindacato, ma anche con i nuovi movimenti di questi anni ( Qualcosa insegna nello specifico la esperienza di Coalizione Civica di Bologna che proprio per questo ha avuto un risultato migliore della media). Oggi noi partiamo per questo obiettivo in condizioni debolissime, perchè l'onda di discredito della politica e del centrosinistra fra i ceti popolari ha investito anche noi, come ci ha testimoniato l'esperienza di Fassina a Roma.( Fassina ha parlato significativamente di una faglia profonda fra il centro sinistra e l'elettorato popolare in confronto alla quale noi siamo rimasti per un pelo dalla parte giusta). Questo malcontento ha gonfiato le vele dei 5stelle e di questo bisogna prendere atto, adottando nei loro confronti una linea di dialogo incalzante, anche se sappiamo bene che la loro base culturale è del tutto indefinita ed aperta a rischi di derivazione destrorsa. Possiamo costruirci una nostra strada lavorando sul cantiere Pd e su quello di 5stelle, oltre che naturalmente su quello affine dell'astensione. Per questo non ha senso parlare di un ritorno al Centrosinistra. Ma questo non vuol dire: Mai con questo o con quello! Un partito convinto della sua autonomia e del suo profilo culturale fa politica anche sul terreno delle alleanze politiche. Ma non fa il portaborse di nessuno.

6 commenti:

francesco ha detto...

Condivido l'analisi lucida di Lanfranco, ed è ovvio che tra le due ipotesi da lui prospettate è la seconda quella che io considero la più sensata. Mi piace il richiamo all'esperienza della Coalizione Civica bolognese, perché anch'io ho ravvisato in quell'operazione qualcosa di molto interessante, tanto sul piano del metodo (Bologna è l'unica città importante in cui si siano svolte delle "primarie rosse" e in cui si sia messo in moto un processo di reale coinvolgimento dei cittadini nella scelta del candidato e in alcune opzioni di programma), quanto sul piano della definizione del perimetro entro cui operare.

Penso però che non sia il caso di affrettare i tempi nella costruzione di Sinistra Italiana come partito. Si tratta, secondo me, di lavorare ad un percorso di tipo federativo, verso il quali più rivoli (grandi e piccoli) possano confluire senza perdere (almeno in una prima fase) le loro specificità politico-culturali, o financo le loro peculiarità di ordine antropologico (cioè il loro senso di appartenenza a storie e identità particolari).

Un saluto,

Francesco Somaini

dario ha detto...

Cari compagni,
partirei nel mio ragionamento da una constatazione, oggi non siamo al 1892 ma siamo a quasi due secoli prima, siamo al momento in cui A.Smith mise scrisse la "ricchezza delle Nazioni", siamo al momento in cui la Rendita (allora agrario e aristocratica oggi finanziaria) sottraeva risorse per lo sviluppo delle attività produttive. Oggi siamo ancora li al sequestro, da parte della filiera finanziaria, della ricchezza globale per attivare azioni di pura speculazione. Il dramma vero è che tali risorse sono fornite alle grandi multinazionali dai ceti medi, in particolare dai fondi pensione privati, ed è con questi fondi che i gestori speculano.
Se ci fermiamo a discutere su come costruire Sinistra Italiana beh consentitemi di dire che abbiamo letto poco non dico ASmith (sporco liberale) ma anche KMarx, la forma della politica è determinata dall'economia e non viceversa.
Un eventuale partito di Sinistra nascerà solo allorquando la sinistra italiana avrà preso consapevolezza che lo scontro titanico con i grandi gestori dei fondi si potrà vincere solo se la sinistra tornerà ad essere Internazionalista o almeno Euroipeista. Oggi così non è, tutti i partiti di Sinistra, ed anche noi nel nostro piccolo non ci distinguiamo, sono fermi alla loro visione nazionale.
Per fortuna in questi ultimi giorni sono successi alcuni fatti che hanno messo in evidenza alcune "verità":
1- l'esito del referendum in GB ha confermato che anche il Regno Unito al di fuori dell'Europa è poca cosa, anzi rischia di disunirsi quanto prima, ma questo referendum ha dato indicazioni precise: a- i giovani sono pro EU i vecchi no, b- il Labour Party,con la sua implicita parola d'ordine di "neutralità attiva" è rimasto a metà del guado, c- un partito che non sa, o non vuole dare indicazioni forti e precise al suo potenziale elettorato è destinato a perderlo a favore delle istanze "populistiche" (in sintesi il colpevole non è Corbyn dignitoso leader ma un partito in confusione);
2- il voto spagnolo evidenzia alcuni elementi interessanti: a- il neo frontismo popolare di Unidos Podemos è perdente (noi italiano dovremmo averlo capito dal 18 aprile 1948) ma soprattutto b- che in politica 1+1 non fa mai 2, al massimo 1,5 e c- che la sinistra ha da sempre un solo obiettivo: sconfiggere i socialisti (per via politica o giudiziaria poco conta) ma che questa politica è comunque perdente.
In sintesi: o la sinistra italiana sarà SOCIALISTA o non sarà lasciando il campo (perchè in politica il vuoto non esiste) a qualche altra formazione (in Italia al M5S) che raccoglierà il voto della protesta e poi non sappiamo se saprà volgerlo davvero all'interesse di chi fa del lavoro la sua ragione di vita.
Fraterni saluti
Dario

luciano ha detto...

Caro Dario, essendo rosselliano – e non marxista – non ho mai condiviso l’idea che sempre la politica sia determinata dall’economia e non viceversa.

Poi, che “la sinistra” abbia come solo obiettivo quello di sconfiggere i socialisti mi pare un assioma discutibile, se non altro perché implica l’espulsione dei socialisti dalla categoria “sinistra” …

Sul piano pratico, si danno molte diverse variabili. In molti casi i socialisti “sono” la sinistra, si identificano con quasi tutto ciò che esiste come sinistra in quella nazione: i laburisti del Regno Unito per esempio. All’estremo opposto ci sono partiti socialisti che hanno smarrito qualunque identità di sinistra e vengono soppiantati da altri soggetti: il caso del Pasok insegna. In mezzo ci sono partiti in cerca d’autore, dalla SPD in Germania al PS in Francia al Psoe in Spagna: forze che ancora rappresentano un blocco elettorale importante e di sinistra, ma che pencolano pericolosamente verso posizioni estranee alla loro natura e perciò rischiano di vedere il loro spazio sempre più occupato da altri, che quando va bene sono di sinistra, e quando va male sono populisti o proprio di destra.

Il caso italiano è diverso da tutti questi perché il PD tutto può essere considerato meno che una forza socialista e (quindi) di sinistra. Non ha voluto esserlo, non vuole esserlo, insegue un nuovismo che pare avere come unico elemento identitario proprio la contrapposizione rispetto a tutto ciò che la cultura di sinistra difende.

Ma poiché la sinistra politica esiste in natura, il vuoto creato dalla nascita del PD viene necessariamente occupato da qualcuno.

Oggi purtroppo lo occupa soprattutto il M5S, che sia pure in modo equivoco porta avanti alcune istanze tipiche della sinistra ed intercetta il disagio sociale.

La cosa non mi fa felice, ma temo che se non ci fossero i grillini avremmo al loro posto Salvini e Casa Pound …

In questa situazione il tentativo di dare vita a Sinistra Italiana, cioè a un soggetto di sinistra con cultura di governo, mi pare difficilissimo ma al tempo stesso doveroso.

Se S.I. sarà socialista o no dipende anche da noi.

Rimanendo spettatori e facendo commenti alla Bartali certamente non potremo contribuire al raggiungimento di quell’obiettivo.

Fraterni saluti.



Luciano

luigi ha detto...

Penso però che non sia il caso di affrettare i tempi nella
costruzione di Sinistra Italiana come partito. Si tratta, secondo
me, di lavorare ad un percorso di tipo federativo, verso il quali più
rivoli (grandi e piccoli) possano confluire senza perdere (almeno in
una prima fase) le loro specificità politico-culturali, o financo le
loro peculiarità di ordine antropologico (cioè il loro senso di
appartenenza a storie e identità particolari).
Tutto condivisibile, in particolare con ultime parole del tuo
discorso.
Sinistra italiana è lei che non condivide ciò, nata per fagocitare
partendo con il presupposto che comandano i loro capi ex sellini e
rimasugli ex pidiini, generali senza soldati sui territori.
Questo il tarlo mentale del potere tutto a noi.
Secondo punto combinato disposto del primo vizio capitale, sono
ancora ambiguamente collocati a cerniera con il PD renziano, magari
lettiano, ma pur sempre neoliberista.
Stanno procedendo alacremente per chiudere le porte del loro fortino,
Sinistra italiana ... (vedasi analisi Besostri su Spagna) non
intercetterà i voti dell'opinione pubblica degli astenuto il partito
italiano di maggioranza.
Non sono intenzionati a dialogare con Varoufakis (Diem 25) - De
Magistris Piano B rete italianaper le città ribelli.
Quello che proponi è stato il punto di rottura con Paolo Ferrero.
Dunque due i punti da verificare ...
1) si vuole essere aperti e inclusivi senza pretese egemoniche nei
confronti di ragazzini che disturbano il manovratore ?
2) hanno scelto il profilo identitario quello antineoliberista,
secondo Manifesto Costituzione italiana, di cui principi e parte
prima titoli I - e particolarmente III Rapporti economici e infine
Parte IV rapporti politici.
Noi www.altraliguria.it ed altri vari e diversi territoriali abbiamo
dovuto prendere le firme come CDC divisi in casa con questi signori
che hanno le sigle amiche (ANPI, ARCI, ecc.) ma non i loro iscritti),
abbiamo organizzato la manifestazione del 30 giugno (di cui allego
locandina e discorso di Pertini), ma loro non aderiscono, se non è
loro l'iniziativa ... sbiffano.
O sotto di loro o fuori.
Un dialogante franco saluto.
Luigi Fasce

dario ha detto...

Caro Luciano, io non sono di formazione marxista bensì liberal-socialista, molto di più di tanti rosselliani, ma ormai la Storia dovrebbe averci ampiamente dimostrato che è l'economia a forgiare la forma della politica. Ti faccio un esempio molto attuale, perchè in questa fase c'è una forte pressione sul decisionismo e sulla rapidità delle scelte in politica? Per un semplice motivo, la forma capitalistica prevalente in questa fase è quella finanziaria la quale ha necessità che non ci siano periodi lunghi nelle scelte politiche, l'incertezza attuale post Brexit li angoscia, non sanno quale scelte fare (e per giunta la settimana scorsa i rialzisti di borsa hanno fatto un bagno di sangue). Una economia basata sul capitalismo produttivo non avrebbe l'esigenza di tempi rapidi bensì di scelte ponderate e di Programmazione (che come diceva Riccardo Lombardi 50 anni fa a Torino non è il socialismo).
Sul fatto che la "sinistra" abbia quel obiettivo far fuori i socialisti beh è un dato storico, data dalla rivoluzione russa e dal "genocidio" dei menscevichi.
Fraterni saluti
Dario

roel ha detto...

Analisi, confronto, dibattiti saranno pure utili, ma rimane la constatazione che mentre negli altri paesi d'Europa un Partito socialista esiste, in Italia non c'è, per cui spesso si ha l'impressione di "pestare acqua nel mortaio".,
invece di cercare di individuare senza tentennamenti o indulgenze le cause vicine e lontane di tale assenza, spesso ci masturbiamo mentalmente intorno all'inesistente.
Alcuni lo fanno in mala fede perchè in parte responsabili dello sfascio del partito, e, quindi, trovano più conveniente "menare il can per l'aia", tergiversando, specie se si tratta di difendere "la poltrona" magari riciclata sotto altre "bandiere".
E' ovvio che di fronte alla gravità della situazione internazionale ed europea, con un "terrorismo" che minaccia il mondo, con un capitalismo finanziario che può fare "il bello e il cattivo tempo" a danno dei popoli,con disuguaglianze intollerabili che fomentano risentimenti e rabbia, i meschini tatticismi non servono e bisogna avere il coraggio di "sconfessarli" sul nascere.
Per costruire l'Europa dei popoli, con saldi vincoli solidaristici, necessitano forti energie di tensioni ideali, capaci di penetrare le menti e i cuori, con messaggi di ampio respiro supportati da programmi e impegni volti a soddisfare i bisogni di quanti vivono in condizioni di emarginazione e di disagio sociale, quindi privati della loro libertà e della loro dignità.Penso, per es., ai milioni di giovani senza lavoro, a quei pensionati che stentano ad arrivare a fine mese, agli emarginati "di periferia", agli "scarti", ecc.
Come socialista un occhio di attenzione ritengo sia doveroso rivolgere anche al
"ceto medio", fatto di pensionati e lavoratori che hanno visto i loro risparmi di una vita divorati da processi di "proletarizzazione" e dai figli disoccupati e "mantenuti in famiglia". Per un tale progetto, i richiami e i riferimenti ai pensatori e ai teorici del passato, tornamo anch'essi utili, ma bisogna fare emergere un "manipolo"(pardon !) di attivisti, militanti,politici impegnati (gruppo dirigente), capaci di fare tesoro delle esperienze del passato, attualizzandone gli insegnamenti utili per le prospettive da costruire.
Se è l'economia a determinare la politica o viceversa, o se entrambe in estemporanea o vicendevolmente, è uno degli aspetti da non trascurare e senza preclusioni pregiudiziali nei confronti dell'analisi marxista.Tenendo comunque conto del fatto che le idee camminano con le gambe degli uomini e che il loro banco di prova è la prassi.
Un saluto,Roel