Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
mercoledì 30 settembre 2020
martedì 29 settembre 2020
lunedì 28 settembre 2020
domenica 27 settembre 2020
sabato 26 settembre 2020
Cosa c'è nel piano economico di Macron (e perché non è il Recovery plan francese). Le critiche: "Aiuti alle imprese, poco per le fasce deboli" - Il Fatto Quotidiano
Basta con l'antifascismo di facciata, la sinistra scriva un nuovo patto popolare - Strisciarossa
Basta con l'antifascismo di facciata, la sinistra scriva un nuovo patto popolare - Strisciarossa: Stavolta l'utilizzo strumentale dell'antifascismo ha retto e ha consentito di conservare la Toscana. Ma Umbria e Marche ci dicono che questa strategia non può durare all'infinito. Ecco perché occorre un nuovo "patto" tra sinistra e popolo.
venerdì 25 settembre 2020
giovedì 24 settembre 2020
D'Alema: "Il popolo scelse Barabba: è per questo sono nati i partiti, ora bisogna ricostruire un grande partito a sinistra" - nuovAtlantide.org
D'Alema: "Il popolo scelse Barabba: è per questo sono nati i partiti, ora bisogna ricostruire un grande partito a sinistra" - nuovAtlantide.org: CAMPAGNOLA (Reggio Emilia) – “La democrazia, senza corpi intermedi, è come un corpo umano senza struttura ossea: si affloscia. Io penso che tornerà la
mercoledì 23 settembre 2020
martedì 22 settembre 2020
Franco Astengo: Referendum, numeri assoluti
REFERENDUM: NUMERI ASSOLUTI di Franco Astengo
Un "NO" nordico, metropolitano, da regioni "rosse" e d 'opinione: questa la sintesi dell'analisi che è stata possibile sviluppare attorno al voto referendario del 20-21 settembre.
Un voto sul quale ha inciso, come vedremo, il traino delle elezioni regionali.
Se mi può essere consentito ribadirlo ancora una volta: in questo "NO" ci sono milioni di voti d'opinione (e qualcuno anche di appartenenza) espressi da elettrici ed elettori che sicuramente anelano a ritrovare una rappresentanza politica: la sinistra che si è battuta per questo "NO" avrebbe il dovere di rifletterci sopra ma in termini completamente inediti rispetto al passato, anche se ben sappiamo come non siano inediti gli intrecci tra le complesse contraddizioni che, in questa modernità, ci troviamo a dover affrontare.
Andando per ordine, ricordo due cose:
1) Non credo proprio possano essere eseguite improprie comparazioni con altre consultazioni, politiche e/o referendarie. Il voto in questi casi è sempre trasversale e gli schieramenti mobili, tanto più in tempo di forte volatilità elettorale;
2) Le percentuali che troverete di seguito sono sempre riferite al totale delle elettrici e degli elettori iscritti nelle liste aventi diritto.
Un'ultima annotazione: considerato il livello di astensione al Sud, l'elevata quota per il SI, l'insediamento realizzato dal M5S in quella parte del Paese è il caso di interrogarsi su quale tipo di apparato media il radicamento di questo soggetto e quanto stia perdurando, sul piano dell'aggregazione del consenso, l'effetto del "voto di scambio" dovuto all'elargizione del reddito di cittadinanza.
Dunque:
Sul piano nazionale abbiamo avuto
Iscritti 46.418.642 unità.
Voti validi 24.653.435 pari al 53,11%
Il SI ha ottenuto 17.168.494 voti pari al 36,98% dell'intero corpo elettorale. Quindi la riduzione del numero dei parlamentari è stata approvata da poco più di un terzo degli aventi diritto.
Sia consentita anche una comparazione impropria: in Parlamento l'approvazione ottenne l'88,7% dei voti. In conseguenza applicata questa percentuale al totale dei voti validi espressi nel referendum il SI avrebbe dovuto ottenere 21.867.597 voti: un calo di 4.699.103 suffragi, assommati alla crescita dell'astensione (comprensiva del voto nulla e bianco) salita a 21.765.20t unità. Un segnale ulteriore di fragilità del sistema.
Ricordo la cifra assoluta del "NO": 7.484.941 voti pari al 16,12% dell'intero corpo elettorale.
QUESTI I DATI REGIONE PER REGIONE
PIEMONTE
Iscritti 3.352.137
Voti Validi 1.713.521 51,11%
SI 1.172.234 34,96%
NO 541.287 16,14% (più 0,2 sulla media nazionale)
VALLE D'AOSTA(si votava anche per le regionali)
Iscritti 99.010
Voti Validi 70.873 71,58%
SI 48.165 48,64%
NO 22.708 22,93% (più 6,81 sulla media nazionale)
LIGURIA (si votava anche per le regionali)
Iscritti 1.211.053
Voti Validi 706.158 58,30%
SI 450.354 37,18%
NO 255.804 21,12% (più 5% sulla media nazionale)
LOMBARDIA
Iscritti 7.509.264
Voti validi 3.830.754 51,01%
SI 2.609.444 34,74%
NO 1.221.310 16,26 (più 0,14 sulla media nazionale)
VENETO (si votava anche per le regionali)
Iscritti 3.734.565
Voti Validi 2.487.531 66,60%
SI 1.553.218 41,59%
NO 934.313 25,01 (più 8,89% sulla media nazionale)
TRENTINO ALTO ADIGE
Iscritti 806.051
Voti Validi 550.878 68,34%
SI 390.490 48,44%
NO 160.388 19,89% (più 3,77 sulla media nazionale)
FRIULI VENEZIA GIULIA
Iscritti 946.487
Voti Validi 471.785 49,84%
SI 281.042 29,69%
NO 190.743 20,15% ( più 4,03 sulla media nazionale)
EMILIA ROMAGNA
Iscritti 3.328.708
Voti Validi 1.831.301 55,01%
SI 1.273.585 38,26%
NO 557.716 16,75 (più 0,63% sulla media nazionale)
TOSCANA (si votava anche per le regionali)
Iscritti 2.838.553
Voti Validi 1.844.901 64,99%
SI 1.216.953 42,87%
NO 627.948 22,12% (più 6% sulla media nazionale)
MARCHE (si votava anche per le regionali)
Iscritti 1.179.263
Voti Validi 771.048 65,38%
SI 533.479 45,23%
NO 237.569 20.14% ( più 4,02% sulla media nazionale)
UMBRIA
Iscritti 667.254
Viti Validi 323.051 48,41%
SI 221.989 33,26%
NO 101.062 15,14 (meno 0,98% sulla media nazionale)
LAZIO
Iscritti 4.375.924
Voti Validi 1.984.997 45,36%
SI 1.307.304 29,87%
NO 677.693 15,48 (meno 0,64% sulla media nazionale)
ABRUZZO
Iscritti 1.039.305
Voti Validi 521.370 50,16%
SI 384.565 37,00%
NO 136.805 13,16(meno 2,96 sulla media nazionale)
MOLISE
Iscritti 248.617
Voti Validi 116.634 46,91%
SI 93.178 37,47%
NO 23.456 9,43% (meno 3,18 sulla media nazionale)
CAMPANIA (si votava anche per le regionali)
Iscritti 4.544.826
Voti Validi 2.696.601 59,32%
SI 2.087.311 45,92%
NO 609.290 13,40% (meno 2,72% sulla media nazionale)
BASILICATA
Iscritti 455.019
Voti Validi 222.880 48,98%
SI 169.024 37,14%
NO 53.856 11,84% (meno 4,28% rispetto alla media nazionale)
PUGLIA
Iscritti 3.247.854
Voti Validi: 1.963778 ( 60,46%)
SI 1.477.164 45,48
NO 486.614 14,98% (meno 1,14% sulla media nazionale)
CALABRIA
Iscritti 1.518.789
Voti Validi 672.582 44,28%
SI 521.444 34,33%
NO 151.138 9,95% (meno 6,17 sulla media nazionale)
SICILIA
Iscritti 3.957.819
Voti Validi 1.390.748 35,13%
SI 1.055.351 26,66%
NO 335.397 8,47% (meno 7,74% sulla media nazionale)
SARDEGNA
Iscritti 1.357.144
Voti Validi 482.043 (35,51%)
SI 322.200 23,74%
NO 11,77% (meno 4,35% sulla media nazionale)
RIEPILOGO:
REGIONI NELLE QUALI LA PERCENTUALE DEI VOTI VALIDI E' STATA SUPERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE (53,11)
Valle d'Aosta, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Marche,Campania, Puglia (ci sono tutte le regioni dove si votava anche per le regionali)
REGIONI NELLA QUALI LA PERCENTUALE DEI VOTI VALIDI E' STATA INFERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE
Piemonte (-2,00%), Lombardia (-2,10%), Umbria (-4,70%) , Lazio (-7,75%), Abruzzo(-2,95), Molise( -6,20), Basilicata (-4,13%), Calabria (-8,83%), Sicilia (-17,98), Sardegna ( -17,60%).
REGIONI NELLA QUALI LA PERCENTUALE DEL NO E' STATA SUPERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE (16,12% ricordando che il calcolo è sul totale degli aventi diritto)
Piemonte, Valle D'Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche
REGIONI NELLE QUALI LA PERCENTUALE DEL NO E' STATA INFERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE (16,12%)
Lazio (salvo Roma al 17,57%), Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna.
In conclusione:
1) Nonostante le difficoltà della campagna elettorale il NO ha sicuramente incrementato le posizioni di partenza dimostrando, ancora una volta, come esista un voto d'opinione fondato su di una capacità collettiva di riflessione politica (una posizione minoritaria che dispone però di una sua presenza sul territorio e che merita di essere considerata sul piano della prospettiva politica)
2) Il Paese , su questo punto, è apparso assolutamente spaccato in due tra Nord e Sud: non si tratta di una spaccatura di secondaria importanza. In questa spaccatura emerge un'altra differenziazione territoriale, quella riguardante le Città metropolitane del Centro - Nord nelle quali il "NO" ha superato largamente la media nazioonale:Torino 18,92%, Milano 19,55%,Genova22,03%, Venezia22,98, Bologna 23,07%, Firenze 30,42 .
3) L'election day ha sicuramente giocato a favore del SI trainando significativamente la partecipazione nelle regioni dove si votava con due schede.
lunedì 21 settembre 2020
domenica 20 settembre 2020
Il Covid non sgonfia la “bolla” di Milano. Tra finanza immobiliare e canone concordato al palo, ecco perché gli affitti non scendono - Il Fatto Quotidiano
Il Covid non sgonfia la “bolla” di Milano. Tra finanza immobiliare e canone concordato al palo, ecco perché gli affitti non scendono - Il Fatto Quotidiano: Una stanza in affitto per uno studente? 565 euro, in media. Come nel 2019, prima della pandemia. Anche se nel frattempo le disponibilità sono aumentate del 290%, 12mila residenti se ne sono andati, 17mila famiglie hanno chiesto aiuto al Comune perché non riescono a pagare. Tanti a Milano avevano pensato che il Covid avrebbe almeno …
sabato 19 settembre 2020
Liliana Segre: "Al referendum voterò No, il Parlamento non si riduce solo a costi e poltrone" - nuovAtlantide.org
Liliana Segre: "Al referendum voterò No, il Parlamento non si riduce solo a costi e poltrone" - nuovAtlantide.org: La senatrice ha inoltre dichiarato che non continuerà più con la sua testimonianza di sopravvissuta dell'Olocausto: "Continuerò a parlare in pubblico, se
Meno sussidi, più strategia - Forum Disuguaglianze Diversità
Meno sussidi, più strategia - Forum Disuguaglianze Diversità: Il Forum Disuguaglianze Diversità intende disegnare politiche pubbliche e azioni collettive che riducano le disuguaglianze e favoriscano il pieno sviluppo di ogni persona. Grazie all’alleanza fra cittadini organizzati e ricerca, ragioni e sentimenti presenti in una moltitudine di pratiche possono aiutare a trasformare paura e rabbia nell’avanzamento verso una società più giusta.
venerdì 18 settembre 2020
giovedì 17 settembre 2020
Luciano Belli Paci: Giù le mani dalla democrazia | Left
Giù le mani dalla democrazia | Left: Trenta anni fa le forze egemoniche neoliberiste capirono che non avrebbero mai ottenuto consensi maggioritari proponendo un esplicito smantellamento dello Stato sociale. Si avviò quindi una lenta consunzione della democrazia e il taglio dei parlamentari non è che uno degli step di questo processo
mercoledì 16 settembre 2020
Un’economia vulnerabile: i risultati economici della prima presidenza Trump - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro
Anna Falcone: "la Costituzione sopravviverà a ogni governo" - Tre avvocatesse spiegano i motivi per schierarsi per il No al Referendum - nuovAtlantide.org
martedì 15 settembre 2020
Le molteplici dimensioni delle disuguaglianze sociali: l’evidenza italiana - Menabò di Etica ed Economia
Le molteplici dimensioni delle disuguaglianze sociali: l’evidenza italiana - Menabò di Etica ed Economia: Giovanna Scarchilli esamina un aspetto trascurato negli studi sulle disuguaglianze sociali: l’interdipendenza fra le varie dimensioni di benessere. Riferendosi alla nota e quanto mai attuale relazione fra redditi bassi e altre forme di deprivazione, Scarchilli chiarisce il fondamento statistico di tale relazione, calcolando la correlazione fra i ranghi occupati lungo quattro dimensioni di deprivazione dagli individui residenti in Italia fra il 2007 e il 2018. Il principale risultato è che una quota non irrilevante e crescente di popolazione risulta deprivata lungo tutte le dimensioni.
lunedì 14 settembre 2020
Franco Astengo: Industria
INDUSTRIA di Franco Astengo
Un articolo dell’ex-segretario della FIM-CISL Marco Bentivogli (Repubblica 14 settembre) pone finalmente in rilievo un tema praticamente abbandonato nelle more della crisi e nella confusione che regna sovrana a livello di governo.
Nel frangente Bentivogli solleva la questione dell’ILVA, denunciandone la sparizione del tema dal dibattito pubblico e allarga il tiro sollevando alcuni punti di grande interesse:
1) Questo paese sta accettando come "normale" 5 anni di cassa integrazione e il totale silenzio sulla vicenda non solo della siderurgia ma dell'intero comparto industriale per non disturbare le elezioni regionali;
2) In queste condizioni importare acciaio e tenere i lavoratori in cassa integrazione è una vergogna;
3) L’Italia ha il 52% dell’export dal settore metalmeccanico, di cui il pezzo più grosso è fatto di meccanica strumentale, e subordina le politiche industriali alle elezioni regionali. In questo modo non si comprende bene come il tema dello sviluppo industriale sia obliato nel quadro dei presunti progetti di rilancio dedicati al programma europeo relativo all’emergenza sanitaria
4) Va bene mettere assieme tutti i progetti su green e digitale ma non si può mettere in secondo piano l’idea del rilancio sostenibile della siderurgia, così come l’elaborazione di un piano complessivo di rilancio industriale
5) I progetti riguardanti le infrastrutture, proprio in relazione al già citato discorso europeo, debbono essere legati prioritariamente alla prospettiva di sviluppo industriale e non far parte di progetti gonfiati semplicemente da propositi di gigantismo propagandistico.
C’è un virus che non abbandona il corpo cronicamente debilitato dell’economia italiana: l’Italia è un paese senza progetto.
Vale allora la pena ritornare su questi (decisivi) argomenti con alcune osservazioni.
La situazione italiana può essere, ancora una volta schematizzata in relazione alla nostra storia industriale dal dopoguerra in avanti.
Si tratta di argomentazioni già sostenute in varie sedi ma mai come in questo caso “repetita juvant”.
Il punto di partenza non può che essere quello degli anni’70:la fase di avvio dello “scambio politico”, attraverso l’operazione “privatizzazioni” realizzate in funzione clientelare rispetto alla politica.
Negli anni’80 le compensazioni delle perdite avvennero a spese dei contribuenti (ricordate i BOT a 3 mesi?) con la relativa esplosione del debito pubblico e all’inizio degli anni’90, finiti i soldi dello Stato, dichiarati incostituzionali i prestiti,l’IRI trasformata in s.p.a.
L’esito più grave della fase dello “scambio politico” infatti, si realizzò in una condizione di totale dismissione del sistema delle partecipazioni statali (IRI messa in liquidazione il 27 giugno 2000), mentre stavano verificandosi almeno quattro fenomeni concomitanti:
1) L’imporsi di uno squilibrio nel rapporto tra finanza ed economia verificatosi al di fuori di qualsiasi regola e sfuggendo a qualsiasi ipotesi di programmazione;
2) La perdita da parte dell’Italia dei settori nevralgici dal punto di vista della produzione industriale: siderurgia, chimica, elettromeccanica, elettronica. Quei settori dei quali a Genova si diceva con orgoglio “ produciamo cose che l’indomani non si trovano al supermercato”;
3) A fianco della crescita esponenziale del debito pubblico si collocava nel tempo il mancato aggancio dell’industria italiana ai processi più avanzati d’innovazione tecnologica. Anzi si sono persi settori nevralgici in quella dimensione dove pure, si pensi all’elettronica, ci si era collocati all’avanguardia. Determinante sotto quest’aspetto la defaillance progressiva dell’Università con la conseguente “fuga dei cervelli” a livello strategico. Un fattore questo della progressiva incapacità dell’Università italiana di fornire un contributo all’evoluzione tecnologica del Paese assolutamente decisivo per leggere correttamente la crisi;
4) Si segnalano infine due elementi tra loro intrecciati: la progressiva obsolescenza delle principali infrastrutture, ferrovie autostrade e porti e un utilizzo del suolo avvenuto soltanto in funzione speculativa, in molti casi scambiando la deindustrializzazione con la speculazione edilizia e incidendo moltissimo sulla fragilità strutturale del territorio.
Sono questi riassunti in una dimensione molto schematica i punti che dovrebbero essere affrontati all’interno di quell’idea di riprogrammazione e intervento pubblico in economia completamente abbandonata dai tempi della “Milano da Bere” fino ad oggi.
Concetti di programmazione e intervento pubblico affrontati in maniera assolutamente confusa da questo governo in un’ottica che lo stesso articolo di Bentivogli definisce felicemente come “keynesisimo a fumetti”..
Nel quadro di una resa ai meccanismi perversi di quella che è stata definita “globalizzazione” e dei processi dirompenti di finanziarizzazione dell’economia, “scambio politico” e assenza di una visione industriale hanno pesato ed evidentemente continuano a pesare in maniera esiziale sulle prospettive dell’economia italiana.
domenica 13 settembre 2020
Why Liberals Should Unite With Socialists, Not the Right
Why Liberals Should Unite With Socialists, Not the Right: Conservatives are sounding the alarm bell about a Marxist takeover, with at least one philosopher urging liberals to join forces with the Right to destroy the socialist bogeyman. But the values of liberalism have much more in common with socialism than the Right — and liberals sincerely committed to advancing freedom and equality should unite with leftists.
sabato 12 settembre 2020
SINISTRA: SERVE IL PARTITO DEMOCRATICO PER IL SOCIALISMO - nuovAtlantide.org
SINISTRA: SERVE IL PARTITO DEMOCRATICO PER IL SOCIALISMO - nuovAtlantide.org: Intervistato da Repubblica (V. edizione di lunedì 17/8/2020) sulle nuove sfide del capitalismo e sulla conseguente attualità a ome di Marx, alla domanda
mercoledì 9 settembre 2020
Un Green New Deal per l'Europa, online l’EuroMemo 2020
Un Green New Deal per l'Europa, online l’EuroMemo 2020: Sbilanciamoci! pubblica l'annuale traduzione e sintesi del Rapporto EuroMemorandum 2020: Un Green New Deal per l'Europa. Sfide e opportunità.
martedì 8 settembre 2020
Biscardini, Navigli: i cittadini hanno diritto ad essere informati
BISCARDINI, NAVIGLI: I CITTADINI HANNO DIRITTO AD ASSERE INFORMATI
Dichiarazione di Roberto Biscardini Presidente dell’Associazione Riaprire i Navigli: “Non c’è partecipazione che tenga, se non è garantito al cittadino il diritto ad essere informato. E’ questo il caso eclatante della storia della riapertura dei navigli a Milano. Un progetto approvato dal Consiglio Comunale nel Pgt del 2012, sostenuto a spada tratta durante la campagna elettorale di Giuseppe Sala nel 2016 e sparito oggi dall’orizzonte dei progetti strategici dell’Amministrazione comunale. Così come è sparito il pur modesto progetto della riapertura della sola Conca di Viarenna.
Non si conoscono le ragioni e non si dice come mai, nonostante le sollecitazioni, il progetto di riapertura dei Navigli non sembra più attuale. Dopo un sostegno convinto, le motivazioni di Giuseppe Sala per un suo accantonamento hanno riguardato la presunta carenza di risorse pubbliche, ma nulla si è fatto per coinvolgere il sistema privato. Oggi la situazione è più anacronistica perché le risorse ci sarebbero ma bisogna andarle a cercare. Abbiamo sollecitato di verificare la possibilità di inserire questo progetto tra quelli finanziabili con il Recovery Fund. Ma anche qui il silenzio. A fronte di oltre 600 progetti presentati al Governo da parte di tutte le Amministrazioni locali italiane, nulla si conosce delle intenzioni del Comune di Milano. Ma se il tema strategico non è quello dell’ambiente, della sicurezza idrica e dell’itinerario verde e blu dei navigli, cosa intende fare il Comune?”
Franco Astengo: Bipolarismo e confusione
BIPOLARISMO E CONFUSIONE di Franco Astengo
Schematicamente proviamo a fare un po’ d’ordine alla vigilia del voto referendario e per le regionali:
1) In Parlamento si è formato uno schieramento di maggioranza sostanzialmente ricalcante le vecchie traccie del bipolarismo, al quale molti nel PD hanno cominciato a pensare proponendo un’alleanza strutturale con il M5S. Bipolarismo che non corrisponde però, come vedremo meglio, alla situazione reale del Paese. Il partito di maggioranza relativa ha dimostrato, nel corso di questa legislatura, di non riuscire a svolgere una funzione “pivotale” sbilanciandosi in due opposte dimensioni di governo causando così problemi di squilibrio e deficit di legittimazione del sistema;
2) In previsione del referendum sul taglio della democrazia sarà bene svolgere qualche valutazione di carattere tecnico, sul piano delle possibili analisi elettorali. La legge che riduce il numero dei deputati e dei senatori è stata votata alla Camera dall’88,7% dei presenti. Come giustamente scrive Stefano Folli su “Repubblica” in questa occasione i voti andranno pesati oltre che contati. In questo senso il “SI” pronunciato dalla Direzione del PD appare un’operazione molto rischiosa perché miope, misurata esclusivamente sugli attuali equilibri di governo;
3) Andando per punti: ai fini di una corretta valutazione dell’esito del voto del 20-21 settembre, risulterà decisivo considerare la differenza nella partecipazione al voto tra le Regioni impegnate nel rinnovo del Presidente e del Consiglio e le Regioni dove, oltre al voto referendario, si avrà soltanto un limitato numero di rinnovo dei Sindaci e dei Consigli Comunali oppure là dove l’elettorato sarà chiamato ad esprimersi soltanto sul quesito referendario;
4) Con riferimento alla già sviluppata annotazione circa l’essersi formato un nuovo bipolarismo nel gioco maggioranza – minoranza in Parlamento c’è da rilevare, prima di tutto, che nelle elezioni svolte nel 2010 al riguardo delle 6 regioni nelle quali si voterà in questa occasione il peso del bipolarismo risultava a quell’epoca assolutamente preponderante. In quel momento gli aventi diritto al voto nelle 6 regioni in questione erano 18.145.688. I voti validi furono 11.061.841 pari al 60,96%. Il centro sinistra ottenne 4.923.806 voti pari al 44,51%. Il centro destra 5.318.349 pari al 48,07%. In totale centro sinistra e centro destra monopolizzavano il 92,58% dei voti validi, lasciando alle altre formazioni (5 stelle compresi) il 7,42%.
5) Scenario molto modificato nel 2015. Praticamente invariato il numero totale degli aventi diritto: 18.193.220. Secco ridimensionamento del totale dei voti validi: 8.915.034 (2.146.807 in meno) pari al 49,00% (-20,05%). Soprattutto modificato radicalmente il quadro bipolare e non soltanto per l’aumento di suffragi fatto registrare dal M5S. Nel 2015, sempre con riferimento alle 6 regioni in questione, il centrosinistra scende a 3.376.148 (una perdita di 1.547.658 voti) 37,87% ( - 6,64%); il centrodestra cala a 2.954.447 ( - 2.363.902) 33,14% (-14,93%). Il bipolarismo è stato così rotto non soltanto dalla crescita dei 5 stelle che hanno ottenuto 1.496.415 voti pari al 16,78% ma anche dalle altre liste (nelle quali si segnalano liste di Forza Italia fuori dal centrodestra e liste di Sinistra fuori dall’alleanza con il PD) che ottengono 1.088. 024 pari al 12,21%. Da notare che tutti i presidenti, nel 2015, sono stati eletti perdendo voti rispetto a quelli ottenuti dai loro precedessori (o da loro stessi) nell’occasione precedente.
6) La rottura del bipolarismo (sul cui schema si configura l’attuale assetto parlamentare) uscirà accentuata dalla votazione del 20-21 settembre. In nessuna regione, infatti, è prevedibile una forte egemonia di quelli che dovrebbero essere considerati i principali schieramenti in relazione alla maggioranza e alla minoranza parlamentare. Una discrasia molto forte che dovrebbe indurre a riflettere sulla fragilità del sistema politico prima di tutto nel rapporto centro – periferia (fragilità ben evidenziatasi del resto nella fase dell’emergenza sanitaria) ma anche e soprattutto all’interno delle forze politiche incapaci evidentemente di trovare un punto di riferimento e di equilibrio, un loro vero e proprio baricentro;
7) La crescita della non partecipazione al voto avvenuta in queste regioni tra il 2010 e il 2015 dovrebbe far riflettere prima di tutto alla scarsa attrazione esercitata dall’Ente Regione rispetto all’elettorato (nelle stesse regioni alle politiche del 2018 i voti validi, in crescita, hanno raggiunto il 71% rispetto al totale degli aventi diritto). Su questa base, considerato lo scarto prevedibile tra partecipazione alle politiche e partecipazione alle regionali, appare molto difficile il raggiungimento nel referendum del 50% dei voti validi su tutto il territorio nazionale. Naturalmente quella quota non è richiesta dalla legge ma rimane un tetto simbolico importante. Nel 2016, nel referendum costituzionale del 4 dicembre i votanti erano stati oltre il 59% degli aventi diritto. Nel 2006 oltre il 52%. Per confermare la quasi unanime votazione parlamentare, considerati nel complesso circa 23 milioni di voti validi (quindi sotto al 50%) il SI dovrebbe toccare almeno i 20 milioni di voti . Sulla valutazione del rapporto,nel voto per il SI, tra maggioranza e minoranza parlamentare saranno preziosi i raffronti dei voti ottenuti dalla liste nelle elezioni regionali. Beninteso, tutti i dati fin qui esposti e/o ipotizzati hanno valore come indicatori di linee di tendenza;
8) Nella sostanza si possono trarre queste indicazioni conclusive: a) il bipolarismo parlamentare messo su da PD e M5S non corrisponderà al voto espresso nelle 6 regioni in questione, palesando così un ulteriore evidente punto di frattura nel sistema. Si tratterà di un segnale non tanto di debolezza del governo ma di crisi nella legittimazione del sistema stesso , in particolare se si accompagnerà con un calo di voti in cifra assoluta per il centro destra che pure si presenta in una dimensione più compatta; b) nel referendum è in gioco l’assetto costituzionale. Per difenderlo, nonostante il grave vulnus che la vittoria del SI potrebbe arrecargli, è necessario che il NO ottenga comunque un risultato molto rilevante superiore alla quota di partenza stabilita sulla base della votazione parlamentare (nell’ipotesi di 23 milioni di voti all’incirca 3 milioni).
c) E’ necessario non confondere: va tenuta ben distinta la questione del governo e quella costituzionale. La base di voti che otterrà il NO dovrà rappresentare il punto di partenza per un’azione politica non soltanto di difesa della Costituzione ma di sua affermazione soprattutto nella capacità di pieno ripristino della forma di governo parlamentare, oggi messa fortemente in discussione nell’insieme degli schieramenti parlamentari e, in particolare, da destra. E’ necessario far capire al meglio che il NO non deve tradursi direttamente in un voto contro il Governo ma deve essere inteso come l’espressione libera di un voto per la Costituzione. Un voto che necessariamente deve collocarsi ben oltre l’esito immediato del confronto fra forze politiche. Forze politiche che tutte assieme, considerata quella che sarà la percentuale dei voti validi e l’ulteriore squilibrio tra formule parlamentari e dislocazione nelle espressioni di consenso popolare, si trovano in forte difficoltà di legittimazione. Soltanto una forte affermazione costituzionale rappresentata dal “NO” potrà rappresentare un punto di riferimento di recupero di legittimazione, credibilità, autorevolezza per il sistema parlamentare: il No servirà soprattutto a questo se all’indomani del voto saremo capaci di fornire una seria prospettiva politica all’indicazione data da elettrici ed elettori come non avvenne, invece, all'indomani dell'affermazione nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.
Il taglio delle poltrone e il trilemma dei costituzionalisti. Il commento di Pasquino @formichenews « gianfrancopasquino
Il taglio delle poltrone e il trilemma dei costituzionalisti. Il commento di Pasquino @formichenews « gianfrancopasquino: Per il prof. Gianfranco Pasquino il bicameralismo italiano deve essere riformato non perché “perfetto”, ma perché ha non pochi inconvenienti dovuti, più che ai numeri, ai compiti che i parlamentari…
"Irregolarità nella classifica sulla facilità di fare impresa". La Banca Mondiale stoppa il report accusato di penalizzare governi socialisti e Paesi con sistemi di protezione sociale più forti - Il Fatto Quotidiano
lunedì 7 settembre 2020
sabato 5 settembre 2020
What digital future for what Social Democracy? - The Progressive Post
What digital future for what Social Democracy? - The Progressive Post: Nothing reveals the existential crisis of the Social Democratic model quite like its inability to get a grip on today’s digital society. To reinvigorate itself and society, Social Democracy must embrace a new ambitious project that would not only reveal the true costs and vulnerabilities of neoliberal empowerment (where global digital capitalism is perceived as … What digital future for what Social Democracy? Read More »
Da Sraffa al coronavirus (attraverso il Jobs Act): da Antonella Stirati un vademecum per la rifondazione della sinistra - micromega-online - micromega
giovedì 3 settembre 2020
Spagna, riforma fiscale progressiva per il governo Sanchez - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro
Spagna, riforma fiscale progressiva per il governo Sanchez - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro: Il governo spagnolo presenterà una legge di bilancio per il 2021 “progressista”, con misure di stimolo dell’economia e dell’occupazione che dovranno servire a porre le basi per una Spagna “più produttiva, digitale, femminista ed ecologica” riducendo i divari sociali. Lo ha affermato il ministro delle Finanze spagnolo, Maria Jesus Montero. Da OkDiario.
mercoledì 2 settembre 2020
Gli avvocati turchi in prigione, tra la vita e la morte - Anne Andlauer - Internazionale
Gli avvocati turchi in prigione, tra la vita e la morte - Anne Andlauer - Internazionale: Giovedì 27 agosto, in Turchia, è morta un’avvocata. Di fame. Il suo nome era Ebru Timtik, da 238 giorni rifiutava di nutrirsi. Leggi
martedì 1 settembre 2020
Meno ore di lavoro a parità di stipendio, l'idea (ri)spunta in chiave ripresa post Covid. Le richieste dei sindacati e i piani del governo - Il Fatto Quotidiano
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