venerdì 1 ottobre 2010

I redditi dei candidati della sinistra - Repubblica.it » Ricerca

I redditi dei candidati della sinistra - Repubblica.it » Ricerca

9 commenti:

sergio ha detto...

L'ostentazione è un problema certo, ma se si vuole essere conseguenti perché non candidiamo un disoccupato? Se vince avrà almeno un lavoro!

E se Berlusconi avesse vinto perché è ricco e così non ruba? Una mia invenzione? Provate a vivere al Gratosoglio ne sentiresti delle belle; il PD ad esempio (non un sottoproletario) è uscito con un volantino che nega ai Rom l'accesso simbolico alle case popolari (chi dice 11 chi 16 famiglie con requisiti di legge e di nazionalità italiana) diamo loro ibeni sequestrati ai mafiosi!.

Hai voglia a sostenere che la questione "Rom" non si risolve spostandoli di qua e di la ma dando loro una dignitosa (per loro e per noi italiani) soluzione abitativa.

A proposito al mercato del Gratosoglio la gente commentava: " finalmente, noi i Rom (qualcuno anche gli immigrati) non li vogliamo.

Ciao
Sergio Tremolada

felice ha detto...

Non è un problema l'evasione fiscale? Se chi denuncia redditi professionali deve essere messo alla gogna non si vincerà mai la sfida. Con quei redditi nessuno potrà mai investire i 6 milioni o forse 12 di euro che la moratti investirà nella prossima campagna elettorale. La demagogia lasciamolaai grillini. Se si dedicheranno a tempo pieno al mestiere di sindaco i loro redditi professionali crolleranno. E'successo a me al Senato con il mio 95% di presenze e le favlse indennità parlamentari non hanno compensatola perdita di refdditomprofessionale.Su questodovremmo eseercitare la vigilanza.Piuttosto domandiamoci perché non ci sono molti disoccupati tra gli iscritti e gli elettori di centro-sinistra. Oops midimenticavoche undisocuto ce l'abbiamo l'ex banchier Profumo,basta raccogliere 1.000 firme di elettori entro le ore 12 del 16 0ttobre., perchè non ammettiamo anche i residenti extracomunitari a firmare la candidatura? Il sindaco di Milano dovrà rappresentare anche loro.

lanfranco ha detto...

caro giovanni persone dei ceti popolari potevano arrivare a ruoli pubblici fin che c'erano partiti di massa della sinistra.Se non succede più non è colpa di boeri,pisapia o onida che sono professionisti di successo e dichiarano alti redditi(meno male!).non cadiamo proprio ora nella trappola del moralismo!perchè repubblica non pubblica anche i redditi del suo direttore col commento di colaprico?e magari anche quelli del suo editore? Lanfranco turci

giovanni ha detto...

Caro Lanfranco, il problema sta proprio nella scomparsa dei partiti di massa e nella loro capacità di selezionare e proporre candidati "interni" (il caso Calearo è ancora davanti a tutti noi). Il populismo certo avanza e la responsabilità non è sicuramente di Pisapia, Boeri e Onida, che anzi vanno ringraziati (però non ti nascondo che anche io ho pensato: ma quando candideranno qualcuno con un CUD "normale"? Non dobbiamo neanche nasconderci il fatto che a Milano, ma non solo, la sinistra è percepita come snob. E negli anni scorsi ricordo bene riunioni piene di "società civile", ma dove facevo fatica a vedere un precario, un operaio, un impiegato...). Quanto a Scalfari e Mauro, la risposta è semplice: fino ad oggi non sono candidati... Un caro saluto Giovanni

filomeno ha detto...

giusto per pignoleria riformista:
anche Nenni era di famiglia non abbiente e morì nel 1980.

non mi risulta che DiPietro sia partito dove emergono i poveri,
per quel che ho visto da Grillo invece vi sono giovani in gamba, non poveri ma non ricchi , facenti parte del vasto mondo sotto-stimato in stipendi e carriera a favore della gerontocrazia italiota.... ma queste sono sensazioni personali da quel poco che ho visto

filomeno ha detto...

altrove mi fanno notare che nè Sarkozy nè Obama sono di famiglia povera.
io ipotizzerei neanche Milliband visto che ha studiato ad Oxford.

in quanto ai giovani , direi due cose:

1) che si dovrebbe intender "giovane politica" e non "giovane anagraficamente". quel che fa il vecchio non è l'età anagrafica ma la mancanza di cose nuove da dire e questa è data più dall'aver passato molti anni in politica(e quindi, si spera, aver detto tutto) che dall'età. anche perchè spesso si fa politica da ragazzi solo se si ha alle spalle una famiglia che permette di farla(cioè colta e benestante) altrimenti si aspetta un po' (il tempo di far esperienza e sistemare i propri redditi)


2) che tutti osannano ai giovani ma al dunque , al momento di innescare la successione, pensano che a dover lasciare sia sempre l'altro e si pensa a se stessi come pi essenziali/meritevoli che come vecchi.

lanfranco ha detto...

caro giovanni diciamo la stesa cosa.i partiti attuali della sinistra non selezionano più niente,tanto meno persone del mondo del lavoro subordinato visto che teorizzano come loro orizzonte i "ceti del merito" e hanno rimosso ogni idea conflittuale del lavoro e del rapporto col capitalismo.Lì bisogna tornare,ma intanto non cadiamo nella trappola di quella letttera e di quella risposta.Il riferimento ai redditi di mauro e di de benedetti era per il loro preteso ruolo di mentori e guida della sinistra,almeno di quella che piace a loro.ciao l.

Felice Besostri ha detto...

Per me il problema sarebbe stato se quei redditi fossero stati effettivi ma non dichiarati. Se i disoccupati, i precari e i cassintegrati aumentano e i voti della sinistra diminuiscono eveidentemente non ci sono rapporti intensi. In una serie di quartieri popolari ed addirittura di LUMPENPROLETARIAT
Forza Italia prima ed ora PDL e Lega spopolano elettoralmente. Il problema è reale, ma non si risolve candidato un disoccupato o un nullatenente, che per sopravvivere spacciasse alla sera in qualche parco o facesse prostituire la moglie, ovviamente senza dichiarare i proventi. Nei paesi del socialismo reale per avere una rappresentanza equilibrata di tutti gli strti socilie e professioni il partito sceglieva come delegati ai congressi e per deputati dei soviet percentuali ponderate di giovani, donne, pensiobnati, operai, contadini, intellettuali ecc. ecc. Non mi sembra una soluzione raccomandabile

giovanni ha detto...

Caro Felice,
il problema non è ovviamente quello della rappresentanza corporativa dei ceti, fosse anche il lumpenproletariat. Il problema che la sinistra ha cambiato in buona parte, nel corso degli anni, i propri ceti di riferimenti, diventando sempre più espressione di un ceto medio-basso impiegatizio a reddito fisso e di alcuni settori "illuminati" delle professioni. Il populismo destrorso ha invece mantenuto i propri ceti di riferimento, ampliandolo a settori operai e di lavoro non garantito, che individuano nei ceti che ho indicato prima dei propri nemici (parassitari, snob, garantiti ecc.). A ciò si aggiunge un populismo "di sinistra", che rischia di far saltare, almeno sociologicamente, le categorie di destra/sinistra così come siamo stati abituati ad intenderle. La provocazione della lettera a Repubblica serviva a ragionare sul quadro che ho sommariamente descritto e certamente non si risolve candidando un disoccupato (ma neppure un milionario, sia pure di buone intenzioni, comprese il pagamento delle tasse)