domenica 13 ottobre 2019

Franco Astengo: Nota costituente

NOTA COSTITUENTE di Franco Astengo Può essere giudicata sostanzialmente deludente l’intervista rilasciata da Nicola Fratoianni al “Manifesto”, al riguardo dell’avvio congressuale di Sinistra Italiana. Una delusione che deriva non tanto e non solo dal passaggio relativo alla politica delle alleanze laddove si prefigura una sorta di decisione unilaterale di alleanza con il PD senza stabilire alcuna coordinata d’identità autonoma del soggetto che il segretario uscente di Sinistra Italiana attualmente rappresenta. Il giudizio di delusione non deriva neppure dal non aver affrontato, almeno nel corso dell’intervista, la natura di fondo del M5S che s’intende – invece – in una qualche misura obliare pensando a una conversione a colpi di “ecosocialismo”all’interno di un piano stabile di rapporti di governo tendenti a trasformarsi in piattaforma per un nuovo blocco politico. Sono almeno tre, invece, i punti sui quali sarebbe stato necessario prestare attenzione e che meriterebbero l’apertura di uno specifico confronto in un ambito molto più ampio di quello descritto da Fratoianni: 1) Lasciamo stare per adesso le forze ecologiste al riguardo delle quali il discorso è diverso e molto complesso. Allora andiamo per ordine: la crisi delle forze di sinistra, in Italia, non deriva – come affermato molto semplicisticamente – dalla frammentazione bensì dall’assenza di soggettività. Un’assenza di soggettività che pone il problema dell’identità e dell’autonomia (soltanto da un’affermazione di autonomia politica può derivare un’efficace politica delle alleanze). Una soggettività che si può recuperare lanciando da subito una fase costituente fondata su di una precisa visione dell’agire politico che funzioni da fattore aggregante e stabilisca le coordinate per un’egemonia di pensiero e di contenuti. Una fase costituente della sinistra che sia capace di offrire una visione molto diversa da quella del PD (fondata su primarie e vocazione maggioritaria) e opposta a quella del M5S (fondata sull’affermazione della “democrazia diretta” in gran parte agita attraverso il web). La fase costituente potrebbe essere basata su di una visione di “Sinistra Costituzionale” che nel ruolo dei consessi elettivi e nel rapporto tra questi e la forma di governo trova il suo punto comune di identità, superando divisioni storiche (com’è nel caso della proposta del dialogo “Gramsci/Matteotti) e la sua ragione di affermazione. 2) E’ limitativo affermare che “siamo in una fase politica del tutto nuova, impensabile fino a qualche tempo fa, il cui esito è aperto”. Ci troviamo ben oltre le novità della fase politica. Siamo al centro di un ciclo storico che richiede l’approntamento di strumenti teorici affatto diversi anche rispetto a quelli usati nel recente passato. Emergono alcune questioni che restano tutte da affrontare: siamo di fronte alla necessità di ricostruire il quadro a suo tempo delineato dalla “teoria delle fratture” e del collegamento tra “cleavages” materialisti e “cleavages” post – materialisti; si è fortemente modificato il rapporto tra struttura e sovrastruttura in una fase di crescita distruttiva dello sfruttamento a tutti i livelli (prima di tutto lo sfruttamento di genere e di territorio) e di aumento delle disuguaglianze a livello planetario. Temi che non potranno essere affrontati semplicemente attraverso un rispolvero di verde della socialdemocrazia classica; 3) Dal punto di vista dell’esercizio della politica qualche giorno fa ha riassunto molto bene lo stato di cose in atto l’ex – presidente francese Giscard d’Estaing: un tempo la politica era fondata sulla cultura oggi sulla comunicazione. Si direbbe “apparire piuttosto che essere” (usando un linguaggio d’antan) oppure constatare il passaggio ormai affermato dalla “democrazia del pubblico” alla “democrazia recitativa” con tutti i rischi che ne conseguono. Porsi sul piano di un riequilibrio da questo punto di vista, tentando di non rimanere schiacciati da una “modernità negativa” rappresenterebbero un altro punto di riflessione. Quelli fin qui indicati rappresentano soltanto alcuni sommari punti di analisi sulla base dei quali potrebbe ancora essere affermata un’autonoma identità della sinistra italiana considerata come erede della nostra grande tradizione storica e capace di affrontare le contraddizioni sistemiche che stanno caratterizzando la fase. Sarebbe utile non pensare semplicemente alle diplomazie da esercitarsi all’interno dell’esistente, ma di superare con slancio una serie di barriere che indubbiamente esistono lanciando una vera e propria “fase costituente” tesa a un recupero di soggettività per una sinistra che guardi al quadro politico con la propria identità e autonomia attraverso una capacità di espressione di un “pensiero lungo”.

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