sabato 7 maggio 2011

Franco D'alfonso: Socialisti e Pisapia. Milano, Italia?

MILANO, ITALIA ?

« Con toni meravigliati sembra che la politica italiana abbia scoperto che a Milano l'incredibile sia diventato possibile e che il centrodestra possa perdere il Comune dopo quasi venti anni. Con toni apocalittici o apologetici si sentenzia che ” là dove tutto è iniziato, tutto può finire “e tutti gli occhi sono puntati sulla ruota di Milano per vedere se finalmente esce il numero giusto .

Può essere di qualche utilità proprio in questa fase vedere come il “fenomeno Pisapia” sia quanto di meno casuale si possa immaginare e come l'operazione costruita intorno alla candidatura dell'avvocato milanese sia stato tutt'altro che l'acquisto di un biglietto della lotteria.

Nello studio di Pisapia si è raccolto quasi un anno fa un piccolo gruppo di amici ed esponenti politici di provenienza di sinistra estremamente eterogenea accomunati da una volontaria marginalità rispetto alle oligarchie ed alle parodie di partiti e partitini della sinistra milanese che ha iniziato da subito a lavorare su una ipotesi molto semplice : per tornare a vincere a Milano si doveva operare in maniera opposta rispetto a quanto fatto fino ad ora, con tempi e metodi dettati da un Partito Democratico alla eterna ricerca di un “papa straniero” , vagamente centrista , con il quale cercare di conquistare una maggioranza che per sei volte è rimasta un miraggio. A Milano la sinistra non è mai andata oltre il 40% ma ha avuto la guida della città in tutti i momenti di svolta e sviluppo con Caldara nel 1913 , con Greppi nel 1946 , con Cassinis prima ed Aniasi poi negli anni sessanta e settanta, infine con Tognoli fino alla fine del secolo , grazie ad un'alleanza con la borghesia “illuminata” laica e con la forte componente cittadina cattolico-liberale : partendo da questa semplice considerazione si è definito il profilo del candidato “ideale” che è cosa tutta diversa dalle imitazioni di berlusconismo e di leghismo che inevitabilmente scomparivano di fronte all'originale , ma è un esponente con una chiara storia di sinistra, lontano dalle derive nuoviste e giustizialiste , con una capacità di dialogo e tessitura politica di alleanze che una volta avevano i partiti della sinistra laica e riformista .

La scommessa era che il professionista di successo , membro di una delle famiglie milanesi più note e rispettate, una storia di impegno politico e sociale in città , garantista e difensore della legalità e dei diritti senza ombre , un passato di parlamentare che gli ha guadagnato il rispetto unanime di tutte le parti politiche manifestasse , una leadership in grado di reggere una partita politica totalmente esterna ed almeno inizialmente in contrasto con le burocrazie di partito votate al detto “sconfitta sia basta che sia mia” . Pisapia ha prima imposto le primarie, candidandosi senza alcuna negoziazione partitica, poi le ha vinte contro la “solita” scelta esterna del Pd , infine ha gestito gli scossoni post primarie in maniera tanto accorta da riuscire a mettere in campo la coalizione di liste e partiti più ampia della “seconda repubblica” , dai “moderati civici” ed i Radicali fino ai comunisti di tutte le confessioni, senza nessuna polemica nei confronti di un Pd pure uscito ferito ed umiliato dal confronto.

Pisapia ha rivendicato fin dal primo momento la “continuità” con la storia della sinistra milanese e quindi con il socialismo municipale, sia attraverso atti simbolici come la partecipazione all'annuale raduno socialista di Volpedo sia soprattutto attraverso atti politici , quali il recupero delle buone pratiche di confronto con la società milanese nelle sue diverse articolazioni associative e, soprattutto, il ritrovare lungo vecchi sentieri abbandonati da anni una classe dirigente politica e cittadina che era stata dimenticata . La grande abilità di Pisapia è stata quella di impedire che questa fosse un'operazione nostalgia o di rinverdire vecchi rancori, ma fosse una riscoperta di un'antica “scuola” che è in grado ancora di produrre risultati apprezzabili sul piano delle idee : è nato anche così il “Comitato del 51%” animato da una vecchia gloria come il cattolico liberale Piero Bassetti che ha raccolto oltre cento professionisti ed esponenti della società milanese che hanno costituito l' agorà politica dove le prove di nuova alleanza tra una sinistra che non si vergogna di sé stessa ed un centro che ragiona in termini di sviluppo e non di egoismi stanno dando risultati tali da essere diventato il bersaglio principale dei “cani da guardia” de “Il Giornale” lesti ad individuare il pericolo.

E' così che Pisapia politico di sinistra non partitico ha suscitato un'alleanza “mitterandiana”, ( confermata dallo slogan della campagna “La forza gentile” che richiama la “forza tranquilla” di Seguela per il primo Mitterrand ) basata su un “gauchismo” creativo e propositivo ed un riformismo meneghino pragmatico ed inclusivo , che prima ha battuto quel che resta del progetto degli eredi della sinistra Dc e del Pci poi ne ha lanciato uno di speranza inclusivo che si contrappone all'inefficienza di un centrodestra con poche idee spesso a traino della Lega che ha costruito il proprio successo suscitando le paure degli immigrati e dei comunisti e non è in grado di esprimere progetti positivi. Per essere un “candidato minoritario che non parla alla città”, come venne bollato da coloro i quali, come per esempio Massimo Cacciari, cercano di costruire le coalizioni solo utilizzando i risultati della volta precedente, partire da un 2% per essere ad un pelo , ad oggi , dalla maggioranza assoluta , si tratta di un risultato senza precedenti negli ultimi venti anni .

Ma anche nel caso sperato di vittoria finale di Pisapia pensare semplicemente di trasportare il “modello ” a livello nazionale sarebbe un errore . Quello che Giuliano ed i suoi collaboratori hanno fatto a Milano è stato recuperare un metodo di analisi e di lavoro, ingaggiare una battaglia politica “interna” attraverso le primarie che ha permesso di recuperare un rapporto straordinario con il proprio “popolo” ( la partecipazione a tutte le iniziative, da quelle di migliaia di persone al Teatro Dal Verme alle centinaia delle iniziative di quartiere o degli impegnati nel passaparola è un fenomeno che a Milano non si vedeva da decenni) ed infine confrontarsi con l'avversario politico su un piano di governo della città : esattamente quello che i vecchi partiti della sinistra, con le loro vecchie classi dirigenti impegnate nello studio e nel confronto prima che nell'apparire in televisione , hanno fatto per anni con risultati a volte negativi ma più spesso vincenti .

In fondo, a Milano si è fatta una scelta antica ma sempre valida, quella di fare e pensare politica prima di urlare. Ascoltando, discutendo e proponendo, prima di affermare .

Il metodo Pisapia è in fondo semplice : è la politica, bellezza.

Franco D'Alfonso

Nessun commento: