Sandra Bonsanti, presidente dell’associazione Libertà&Giustizia, da sempre “attenta” al progetto PD, dall’home page del sito dell’associazione stessa, avanza “Richieste di chiarimento”.
Credo non debba essere lasciata sola …. a lamentare…..
“Una sorta di gioco tragico sulla pelle della democrazia simbolicamente rappresentato da una Costituzione che c’è e forse non c’è più, ignorata e spesso dileggiata”.
A chiedersi….
“come è potuto accadere che maggioranza e opposizione lavorassero su questo fronte della minimizzazione delle forzature istituzionali quasi all’unisono pur pronunciando apparentemente parole diverse che però diverse e opposte non erano?”
Come posso e come mi riesce di fare, anche qui vorrei starle almeno un momento accanto.
“Per misurare la distanza tra lo spessore dei padri della Costituzione e quello di taluni di coloro che oggi vorrebbero riformarla a propria immagine e somiglianza”, nel libro intervista approntato insieme a Saverio Lodato dal titolo “Il ritorno del Principe” (Chiarelettere editore), Roberto Scarpinato cita “le parole pronunciate durante i lavori della Costituente nella seduta del 7 marzo 1947 da Piero Calamandrei”:
Io mi domando, onorevoli colleghi, come i nostri posteri tra cento anni giudicheranno questa nostra Assemblea costituente: se la sentiranno alta e solenne come noi sentiamo oggi alta e solenne la Costituente romana, dove un secolo fa sedeva e parlava Giuseppe Mazzini. Io credo di sì: credo che i nostri posteri sentiranno più di noi, tra un secolo, che da questa nostra Costituente è nata veramente una nuova storia: e si immagineranno, come sempre avviene, che con l'andar dei secoli la storia si trasfiguri nella leggenda, che in questa nostra Assemblea, mentre si discuteva della nuova Costituzione repubblicana, seduti su questi scranni non siamo stati noi, uomini effimeri di cui i nomi saranno cancellati e dimenticati, ma sia stato tutto un popolo di morti, di quei morti, che noi conosciamo uno a uno, caduti nelle nostre file, nelle prigioni e sui patiboli, sui monti e sulle pianure, nelle steppe russe e nelle sabbie africane, nei mari e nei deserti, da Matteotti a Rosselli, da Amendola a Gramsci, fino ai giovinetti partigiani, fino al sacrificio di Anna Maria Enriquez e di Tina Lorenzoni, nelle quali l’eroismo è giunto alla soglia della santità.
Essi sono morti senza retorica, senza grandi frasi, con semplicità, come se si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all'Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservata la parte più dura e più difficile: quella di morire, di testimoniare con la resistenza e la morte la fede nella giustizia. A noi è rimasto un compito cento volte più agevole: quello di tradurre in leggi chiare, stabili e oneste il sogno di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini, alleati a debellare il dolore. Assai poco, in verità, chiedono i nostri morti. Non dobbiamo tradirli.»
Purtroppo credo che a “tradirli” siano di già stati in tanti, anche di coloro annoverati fra i più insospettabili, appartenenti a quella categoria appunto di “cittadini al di sopra di ogni sospetto”, che fu immortalata da Elio Petri sin dal 1969 e gli fece guadagnare, accompagnato dell’indimenticabile maschera di Gian Maria Volonté e dalla inconfondibile musica di Ennio Morricone, il premio Oscar per il miglior film straniero del 1971.
Oggi 30 luglio è stato il giorno in cui si è letta l’intervista a Massimo D’Alema, concessa all’indomani della conclusione del congresso di RC, al direttore di Liberazione Piero Sansonetti.
“Qui, col permesso anche di Bonsanti e degli altri – vorrei innanzi tutto dire che D’Alema è uomo d'onore; così sono tutti, tutti uomini d’onore - ma io vengo a parlare al funerale della Costituzione, che, come dice Bonsanti, è stata ignorata e spesso dileggiata e la Costituzione è (o fu) mia amica, fedele e giusta verso di me cittadino semplice.”
Or bene, Massimo D’Alema rispondendo ad un quesito sulla politica estera, lui uomo d’onore ed anche ex leader dei DS, e anche ex Primo ministro e pure ex Ministro degli Affari Esteri, non ha esitato fra l'altro a formulare questa testuale domanda rivolgendola a sé stesso, e pensando alla XV Legislatura che si è chiusa il 28 Aprile scorso:
“…ma in che modo il gruppo dirigente di Rifondazione ha..... SCELTO...... i suoi parlamentari?”.
Premesso che la mia ingenuità continua a sorprendermi, resto comunque sempre basito dinnanzi al fatto che spesso, anche a “menti raffinatissime”, a cittadini al di sopra di ogni sospetto, capita di “svelare” quello che pensano veramente; pur vivendo in un mondo in cui tutto è permesso loro, meno appunto di far capire cosa realmente pensano.
Nel caso è bene ricordare che la Parte I della nostra Costituzione si chiude con quel “Titolo IV” che si chiama “Rapporti Politici” e che comincia con l’Art. 48 e che al primo comma e al secondo comma recita:
“Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. /Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.”
Lo stesso Titolo IV prosegue poi con l’Art. 49 che afferma:
“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
La Parte II poi della Costituzione si apre subito dopo con la dicitura “Ordinamento della Repubblica” e il suo “Titolo I” si chiama “Il Parlamento”, che in ragione dell’Art. 56 e dell’Art. 57, sia per quanto riguarda il suo ramo che si chiama “Camera dei deputati”, sia per quanto riguarda quello che si chiama “Senato della Repubblica”, è “eletto a suffragio universale e diretto”.
Inoltre è specificato dall’Art. 67 che i parlamentari “eletti”, cioè “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Come è possibile allora chiedersi candidamente, come possa un gruppo dirigente di un qualsiasi partito “scegliere” i “suoi” parlamentari?
In spregio così evidente dello spirito e della lettera della Costituzione?
Forse D’Alema si riferisce alla conseguenza della legge elettorale in vigore, quella “porcata” che la sua parte politica (che considero in senso lato anche la mia), ha formalmente osteggiato, salvo, come evidenzia Bonsanti lavorare sul fronte della minimizzazione delle forzature istituzionali quasi all’unisono “opposizione-maggioranza-maggioranza-opposizione”, e pronunciando solo apparentemente parole diverse che però diverse e opposte non erano.
O forse quello di D’Alema è un vero e proprio lapsus freudiano che rivela come “stanno le cose” nella politica italiana.
Un luogo dove i cittadini non hanno di fatto alcun reale diritto di cittadinanza, un luogo in cui, parafrasando ancora appena un poco Bonsanti, ad un altro “uomo d’onore” come Berlusconi si è consentito di fare di tutto: cambiare la Costituzione, ferire il Parlamento, colpire a morte la giustizia che non è più uguale per tutti, introdurre elementi di razzismo nel pensiero debole dei suoi ammiratori, mostrare la volontà di colpire i più deboli, i debolissimi della nostra società, salvo poi esercitarsi nel solito amarissimo (per noi cittadini) sarcasmo “dalemiano”, dedicato questa volta......
“a quella anomalia italiana che consisteva nel fatto che in Italia - e solo in Italia - c'era una sinistra radicale interessata a misurarsi con l'ipotesi di partecipare al governo. Ora non è più così. In Italia, come in Europa, c'è una sinistra riformista, che sfida i conservatori per governare, e una sinistra radicale all'opposizione comunque. E' così, da tempo, in Spagna, in Portogallo, in Germania: ovunque. L'Italia costituiva una originalità, che ora è stata cancellata”.
Carissima Sandra Bonsanti hai ragione a chiederti: va bene così?
Per quel che vale la mia risposta è no, non va bene così, ma forse nemmeno una “spagnola” una “peste” come quella del 1918, potrebbe in tempi brevi fermare la deriva presa dalla politica italiana.
Soprattutto a giudicare dal comportamento dei suoi "migliori" rappresentanti/e, perché dai peggiori ovviamente non c'è che da aspettarsi il peggio.
Per le nostre residue speranze due soli ancoraggi tengono ancora: Costituzione ed Europa.
Del primo si è detto. La Costituzione sta per essere smantellata. E non tragga in inganno l’esito referendario dell’estate 2006, in questi due anni la coscienza degli italiani è stata vieppiù annichilita.
Del secondo, vale ricordare che quando su una nave all’ancora divampa una “peste”, anche il più umano dei comandanti del porto dove se ne sta ancorata, è prima o poi chiamato a scioglierne gli ormeggi e abbandonarla al suo destino, ne va della salvezza di tutti gli altri.
Vittorio Melandri
1 commento:
Caro Melandri,
con la Tua e-mail del 30 luglio u.s. ci segnali l’articolo di Sandra Bonsanti sul sito di Libertà & Giustizia. Non bisogna lasciarla sola, però non ho capito per quale ragione Libertà & Giustizia abbia lasciato soli quei cittadini italiani che concretamente hanno cercato di opporsi alle modifiche della nostra Costituzione realizzate non con una riforma emendativa della stessa ma attraverso la legge elettorale.
Tre sono i punti della legge elettorale che hanno cambiato la ns. Costituzione in senso materiale.
1) L’indicazione del premier anche se pudicamente individuato come capo della lista o della coalizione, poiché l’art. 92 della Costituzione riservava al Presidente della Repubblica la nomina del Presidente del consiglio dei Ministri e su sua proposta dei Ministri.
2) Un consistente premio di maggioranza non legato ad alcun quorum di voti o di seggi, poiché altera la rappresentanza dei cittadini in maniera sostanziale
3) Le liste bloccate per le quali non più di elezione si tratta, bensì di nomina da parte delle oligarchie di partito.
Ebbene traendo spunto dalle sentenze 15 e 16 del 2008 della Corte Costituzionale nelle quali, pur ammettendo i referendum elettorali cosiddetti Guzzetta, la Corte auspicava che le fosse rimesso per la via ordinaria del giudizio di costituzionalità, cioè controllo incidentale su remissione di un giudice, alcuni cittadini elettori hanno impugnato la convocazione dei comizi elettorali. La vicenda può essere ricostruita accedendo al mio sito www.felicebesostri.it. Ebbene, la Magistratura amministrativa ha dichiarato di non avere giurisdizione sulla convocazione dei comizi elettorali, attenendosi al consolidato orientamento della Suprema Corte di Cassazione, che ritiene che tutte le impugnazioni, comunque motivate contro le operazioni elettorali di Camera e Senato, siano di esclusiva competenza delle Giunte delle Elezioni delle Camere elette. Il risultato è evidente: sulla costituzionalità della legge, compreso il problema delle liste bloccate, dovrebbero decidere dei parlamentari eletti con quel meccanismo. Non si verificherà mai che un Parlamento rimetta alla Corte Costituzionale il giudizio di legittimità delle legge elettorale in base alla quale è stato eletto.
Come estremo tentativo per cercare di sottoporre sia pure indirettamente alla Corte questa grave lacuna del nostro ordinamento, ho promosso un conflitto di attribuzioni innanzi alla Corte, che è stato rigettato per questioni di carattere procedurale.
Ormai è assodato che in Italia alla Corte Costituzionale è sottratto per sempre la possibilità di giudicare della costituzionalità della legge elettorale per Camera e Senato: in uno Stato a forma di governo parlamentare è uno scandalo.
Per non lasciare nulla di intentato, lo stesso gruppo di cittadini elettori si è rivolto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Non solo, l’avv. Aldo Bozzi, nipote del parlamentare liberale presidente della Prima Commissione bicamerale, ha anche esperito un ricorso innanzi alla Magistratura ordinaria: è stato condannato a pagare le spese di giudizio.
Ebbene, queste iniziative sono state fatte nell’assoluto silenzio della stampa e dei gruppi politici, anche di opposizione e nel silenzio anche di Libertà & Giustizia, pur informata in data 11 luglio u.s. della promozione del ricorso per conflitto di attribuzioni. Non sono riuscito ancora a capire la ragione per la quale siamo stati lasciati soli in una battaglia di civiltà giuridica e politica.
Cordialmente.
Felice Besostri
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