lunedì 18 agosto 2008

Felice Besostri: Il mondo va a destra?

dal sito dell'Avvenire dei lavoratori

Periscopio / Il saggio politico-------------------------------------------------------------------------- Il mondo va a destra?-------------------------------------------------------------------------- Un'illustrazione con commento del saggio di Raffaele Simone "Il Mondo è di destra?"-------------------------------------------------------------------------- di Felice Besostri-------------------------------------------------------------------------- "Riesci ad avere davvero qualcosa dai libri solo se sei capace di mettere qualcosa di tuo in ciò che stai leggendo. Voglio dire, solo se ti accosti alla lettura come a un duello, con lo stato d'animo di chi è disposto a ferire e a essere ferito, a polemizzare, a convincere e a essere convinto, e poi, dopo aver fatto tesoro di quanto hai imparato, lo impiegherai per costruire qualcosa nella vita o nel lavoro" Sandor Marai, La Donna Giusta, Milano, 2004, 202sg.-------------------------------------------------------------------------- Dopo le elezioni italiane con la scomparsa della sinistra,riformista ed antagonista, dal Parlamento, è arrivata la batostadelle elezioni amministrative britanniche, anzi inglesi e gallesiper essere precisi, con la sconfitta, più bruciante di quella diRutelli, di una delle icone continentali della sinistra, KenLivingston, Ken il Rosso. Ha, quindi, ragione Raffaele Simone[1] quando si interroga se"Il mondo è di destra?" Per Simone "il contenitore che chiamiamo«sinistra» appare oggi pressoché svuotato. Almeno per ilmomento, dato che gli obiettivi falliti sono molto più numerosidi quelli raggiunti, ci sono sufficienti motivi per sostenereche la sinistra, dopo oltre cent'anni di tentativi compiuti intutto il mondo, è prossima a dichiarare bancarotta e aconvertirsi in qualcosa d'altro".-------------------------------------------------------------------------- Il fallimento degli obiettivi della sinistra Una ferma notazione si impone se gli obiettivi falliti sono piùnumerosi di quelli raggiunti, il problema principale è quello diinterrogarsi sulla natura degli obiettivi, cioè se fossero obiettivisbagliati, perché se non si sono raggiunti per incapacità ma gliobiettivi fossero giusti significa che, comunque, non sono venutemeno le ragioni della sinistra. Nello stesso interrogarsi se il mondo è di destra, l'analisi nonpuò limitarsi all'Europa e neppure all'intero Occidente, comefanno i più, per esempio lo stesso Giorgio Ruffolo (Perchél'Occidente non va a sinistra, La Repubblica, 29.04.2008), chesi ritiene tra gli ispiratori de "Il mostro mite" di RaffaeleSimone. L'Europa è importantissima per noi che ne facciamo parte eancor più l'Italia perché ci viviamo, tuttavia non siamol'ombelico del mondo e soltanto nell'esaltazione narcisistica diqualche dirigente politico si può pensare, che la sconfitta diVeltroni alle politiche e di Rutelli a Roma rappresentino unavvenimento di portata mondiale. Detto questo, per ciascuno di noi, che si sente parte dellaSinistra, pur con tutte le aporie e le ambiguità che il terminecomporta, non è sufficiente, per compensare il lutto, consolarsicon il fatto, che negli stessi giorni all'ex vescovo Lugoriusciva una impresa storica: mettere fine a 60 anni di dominioincontrastato del Partido Colorado in Paraguay. Basta guardare, appunto, al continente latino-americano peravere una impressione del tutto diversa dal Brasile di Lulaall'Argentina dei Kirchner, dal Cile della Bachelet alla Boliviadi Morales, dall'Ecuador di Correa al Venezuela di Hugo Chavez, lo spostamento a sinistra è netto ed evidente. Nel Nepal il 28 maggio 2008 un'Assemblea costituente ha abolitouna monarchia al potere dal XVIII° secolo e la formazione delgoverno è stata affidata al Partito Comunista Nepalese (udite!udite!) Maoista: sarebbe, però, difficile inverarne che l'Asiavada a sinistra. Se negli Stati Uniti vincessero i Democratici, puta caso Obama,sarebbe un segno di svolta a sinistra o a destra? Per di più nelpaese egemone dell'attuale assetto planetario. In realtà dobbiamo fare i conti con l'ambiguità stessa deiconcetti di destra e sinistra: una volta era più semplice, allasinistra si sposava un'idea di progresso nel cambiamento enell'estensione dei diritti, mentre la destra era conservazione e difesa dell'ordine costituito. Questa distinzione chiara aveva come presupposto che la sinistrafosse minoranza ed all'opposizione: nel momento che conquista lamaggioranza e con essa, in un regime democratico, laresponsabilità di governo diventa essa stessa una partedell'ordine costituito, cui spetta di conservare e difendere leleggi sociali nel frattempo approvate. La destra si presenta allora con la faccia del rinnovamento edel cambiamento. L'offensiva non è soltanto politica, ma anche culturale, nelsenso più ampio ed affonda le sue radici nell'economia. La distinzione tra destra e sinistra si basava anche sul ruolodello Stato, ma anche qui con epocale inversione dei ruoli. Per la destra una volta lo Stato forte, autoritario e dipolizia, era una pedina essenziale per la difesa del propriodominio. Con la democratizzazione dello Stato, invece, la destra si èfatta paladina dello stato minimo, che lasciasse a brigliesciolte il mercato e gli spiriti animali del capitalismo. Per ridurre il peso dello stato sono necessarie privatizzazionie liberalizzazioni, sempre più spinte, ma soprattutto lariduzione delle tasse, unico mezzo per contenere la spesapubblica. Questo in astratto poiché in concreto spesso la sinistra, e daquesto punto di vista il centro-sinistra italiano è statoesemplare, ha privatizzato e liberalizzato più della destra, hacontenuto il deficit pubblico e iniziato a riformare (eufemismoper ridurre) il welfare, proprio per rispettare le compatibilitàdi bilancio. In Italia, ma anche in altri paesi europei, alla sinistra si èproprio affidato il compito di affrontare le congiunturedifficili nella presunzione, che con un governo di sinistra lacombattività sindacale potesse essere contenuta.-------------------------------------------------------------------------- Il volto nuovo della Destra-------------------------------------------------------------------------- La perdita di egemonia e di iniziativa della sinistra non avrebbeeffetti così drammatici da far prevedere una sua scomparsa (InItalia già si è verificata a livello di rappresentanza parlamentare)se nel contempo non ci fosse un volto nuovo (?) ed accattivantedella destra, quella che Raffaele Simone chiama la Neodestra, i cuitratti sarebbero i seguenti: "a) esprime in forma diretta il grandecapitale nazionale e multinazionale; b) è tecnologica e capitalista,ma di un capitalismo finanziario più che industriale; c) èconservatrice, salvo in un campo: è interessata a espandere einnovare i consumi, perché ritiene che il mercato e il consumo sianol'unica vera mission del mondo moderno; d) è nemica dell'interventopubblico nella gestione dei grandi sistemi di servizio (scuola euniversità, poste e comunicazioni, sanità e cura degli anziani,trasporti, perfino prigioni); e) ha come valori pubblici ilconsumo, il successo, il divertimento; f) è totalitaria nella suadeplorazione dell'avversario e delle regole (e le conseguentilentezze) dei sistemi democratici; g) è populista: rifiuta ilprincipio democratico, sostenendo che una cosa sia opportuna solo se «interessa al popolo», se la «vuole il popolo»; h) non riconosceclasse generale fuori della borghesia (piccola e media), che cercadi portare a livelli sempre più alti di consumi, di benessere e dientertainment, ignorando il resto della popolazione (poveri, quasipoveri, gente in pericolo di impoverirsi, minoranze e immigrati); i)è durissima nel contrastare le critiche ideologiche, ma imperniatain modo decisivo sull'uso infiltrante dei media, della comunicazione e dell'entertainment; j) disprezza la cultura, la ricerca e lascienza (salvo che non producano applicazioni e redditi); èindifferente alla creazione artistica che non si traduca in prodottimediatici". Nulla di nuovo rispetto ad una destra classica, tradizionale diun regime capitalista, ma la parola capitalismo per Simone nonbasta più, bisogna coniarne un'altra ultracapitalismo. "Sitratta - prosegue Simone - di una rete sottratta a qualsivogliacontrollo politico (sia nazionale che internazionale) - anzi ingrado di dettare leggi ai governi, che sono spesso sua direttaespressione - con una specificità nuova nella storia: accumulaenormi profitti non più (come nella tradizione) opprimendo ipropri lavoratori, bensì catturando la propria clientela intutto il mondo. Questa senza accorgersene è diventata captive,lasciandosi avvolgere nella spirale in cui si intreccianopubblicità, prodotto, marketing, facilitazioni creditizie,desiderio di fun e di vacanza, speranza di restare giovani persempre". In realtà le cose sono più complicate poiché il volto umanodell'ultracapitalismo consumistico non è uguale in tutto ilmondo: con sfruttamento del lavoro, anche minorile, continuaanzi si estende nei paesi sottosviluppati ma anche nelleperiferie dei paesi ricchi (Messico del Nord America rispettoagli USA e Europa Orientale rispetto al nucleo dell'UnioneEuropea a 15, mano d'opera migrante). Le descrizioni del lavoro nelle grandi fabbriche del XIX secolosi potrebbero tranquillamente applicare con i loro orrori, edanche di più, alla produzione manifatturiera di massa nei paesidi delocalizzazione produttiva. Lì dovrebbe, quindi, vincere la sinistra? Non è così, perché larepressione politica e sindacale è fortissima e colpiscesoprattutto a sinistra, una sinistra per di più, che - con ilcrollo dell'URSS - non riceve più sostegno politico ed economicodall'estero, se non quello sporadico delle organizzazionisindacali internazionali. I movimenti politici di opposizione che ricevono più aiuti dareti estere sono quelli di ispirazione islamica ovvero con forticomunità nella diaspora, come i tamil dello Sri Lanka, come unavolta l'IRA dalla comunità irlandese e statunitense. Quando un movimento di liberazione con parole d'ordine dicambiamento societario (ETA per esempio o FARC) si finanzia consequestri ed estorsioni e con il commercio di droga ed armi èancora espressione della sinistra? È vero che anche Stalinrapinava i treni, ma appunto quella sinistra è stata sconfittasia pure più di 70 anni dopo.---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Mario Comensoli, Betrieb-------------------------------------------------------------------------- Fattori istituzionali e strutturali della debolezza della Sinistra.La dissoluzione della classe operaia come classe generale Ci sono fattori strutturali e istituzionali che spiegano ladebolezza della sinistra nei grandi paesi del cosiddetto Occidente. Il primo è la perdita di potere dello Stato nazionale, cioèdell'ambito, nel quale la democrazia ed il welfare hanno avutola massima espressione. Questa perdita di potere non è tanto nei confronti diorganizzazioni internazionali regionali, come l'Unione Europea,che tentano di espandere il livello democratico delle loroistituzioni, quanto rispetto all'Organizzazione Mondiale delCommercio - OMC, del Fondo Monetario Internazionale o dellaBanca Mondiale, per non nominare che alcune delle istituzioni,sulle quali non esiste controllo parlamentare. L'OMC è sorto senza un trattato internazionale alla sua base e,quindi, senza una ratifica parlamentare. L'espansione capitalistica inoltre è stata molto più finanziariache produttiva. Per una serie di accordi bilaterali omultilaterali la libertà di circolazione dei capitali èassicurata, ma soprattutto in qualsiasi borsa si può"scommettere" su prodotti che ancora non esistono e chematerialmente neppure si trovano sul territorio dello stato, incui si compie la transazione finanziaria. Il capitalismo finanziario è per sua natura incontrollabileanche in termini fiscali. Lo stato ottocentesco strumento di dominio della borghesiacapitalista era quantomeno necessario e le sue leggi potevanoregolare i luoghi fisici della produzione. Lo Stato nazionale, tanto più in tempi di sviluppo economico,invece, è sentito come superfluo e con lo Stato le proceduredemocratiche di governo: bisogna abolire lacci e lacciuoli e laperdita di tempo delle discussioni parlamentari e pubbliche ingenere. Simone fa derivare l'indebolimento della sinistra, oltre che dalfallimento delle esperienze comuniste, da tre cruciali fenomeni:"a) la dissoluzione della classe operaia come classe generale,b) la metamorfosi culturale del popolo della sinistra, c) lanascita della cultura globale connessa all'ultracapitalismo, dinatura essenzialmente «dispotica». Nel loro insieme, essisignificano che l'avversario che la sinistra ha dinanzi non èpiù formato da concreti partiti politici, contro cui si puòlottare nei parlamenti e nelle piazze, ma da movimenti storicidi ampiezza planetaria, con cui il confronto è immensamente piùdifficile". Raffaele Simone è perentorio: che la classe operaia noncostituisce più "il principale riferimento della sinistra èevidente in tutto il mondo". Con le strategie didelocalizzazione industriale si tende "a creare masse operaiesolo nelle aree in cui queste possono non dare fastidio".Inoltre "un altro fenomeno, già chiarissimo negli Stati Uniti maevidente anche in Europa, è che gli operai sono sempre piùspesso immigrati, cioè la cui «pericolosità» sindacale e le cuipretese sono molto ridotte". Tuttavia "a dispetto di questi cambiamenti, nei Paesioccidentali di operai «veri» (nativi, sindacalizzati epotenzialmente «pericolosi» [Simone si è dimenticato diaggiungere con diritto di voto, ma è implicito]) ne esistonoancora ed in numero rilevante. Allargando l'ottica al pianeta,si può osservare che con la crescita economica della Cina edell'India, più le altre piccole, medie o grandi tigriasiatiche, mai nella storia dell'umanità vi sono stati cosìtanti operai industriali ed urbanizzati: l'anno scorso per laprima volta gli abitanti in contesti urbani hanno superato ilnumero di quelli di campagna. Con questa premessa di fatto vannocorrettamente intese le seguenti osservazioni di Simone suicambiamenti di rilievo che sono intervenuti nella compagineoperaia [il termine classe implica non una attribuzionesociologica ad un determinato strato sociale, ma la coscienza diappartenervi]: "a) La classe operaia ha compiuto una crucialeevoluzione politico-culturale. Stanca di essere e sentirsiclasse «bassa», di accedere solo a consumi di profilo modesto,insomma di essere «classe operaia» in senso proprio, ha cambiatoopzioni e gusti e tende ormai a comportarsi e apparire come laborghesia che vorrebbe essere. Il capitalismo, una volta nemicoassoluto, ha infatti creato modelli e desideri a cui vorrebberoarrivare tutti, inclusi quelli che un tempo si sarebberochiamati proletari. Il motivo di ciò è forse il bisogno dimimetismo sociale: chi oggi ha davvero voglia di sembrare unoperaio? (.) Nel frattempo il proletariato si è dissolto etrasfigurato, e comprende ormai solo emarginati e coatti: frangeurbane sottoproletarie e soprattutto immigrati, ancora trattatinon come un ceto ma come un problema (una «grana») sociale. b)Intanto la sinistra tende a «tener nascosta» la classe operaia:non la evoca nei suoi programmi e proposte, non l'adopera comeasse primario della sua politica. In poche parole, haabbandonato gli operai sia come classe generale sia comeriferimento politico primario. Gli interessi degli operai sonostati trasferiti pari pari ai sindacati, che hanno sì pesopolitico ma non costituiscono certo un punto di riferimentocentrale. Insomma la sinistra ha imparato l'ambigua arte distare dalla parte del popolo ignorandone le sofferenze eevitando di menzionarlo." Parallelamente a questi cambiamenti nella massa degli operai, laclasse operaia non ha più occupato il primo posto nei pensieridella sinistra riformista, secondo Simone. La sua analisi èlimitata agli anni Novanta, di modo che vede una diminuzionedell'area riformista ed un incremento di quella comunistavariamente ribattezzata. La semplificazione è evidente sotto unduplice profilo: elettoralmente la sinistra antagonista non stameglio in Europa di quella riformista, si pensi alle ultimeelezioni francesi ed italiane, e nemmeno la classe operaia incarne ed ossa è più al centro dei pensieri della sinistraantagonista. Certamente l'omaggio rituale c'è ancora, ma questasinistra non ha ancora fatto i conti con l'esperienza dellaclasse operaia, espropriata in tutti i sensi dalla suaavanguardia, cioè il Partito Comunista al potere: un'avanguardiai cui componenti, la cosiddetta nomenklatura, in numerosissimicasi saranno poi gli stessi che completeranno l'esproprio con leprivatizzazioni seguenti al crollo del sistema sovietico. L'interpretazione di Simone è la seguente: "l'elettorato dellasinistra si è indebolito non solo per le gravi insufficienze deigruppi dirigenti, ma più globalmente perché gli «ideali» dellasinistra, quelli che la differenziano più nettamente delladestra, non sono più all'altezza dei tempi. Infatti, in un'epocadissipativa, consumista e liberista a oltranza, essi appaiono dicarattere restrittivo e quasi pauperistico. Ciò vale per tutti itraguardi principali: l'uguaglianza (limita l'espansione delleproprie prerogative), la legalità (limita il soddisfacimento deidesideri), la giustizia (impone regole), l'equità fiscale(toglie il proprio, disturba i consumi), l'attenzione per leclassi inferiori (perturba l'ambizione di far parte di quellesuperiori), la lotta al nazionalismo (limita le peculiaritàdelle patrie), l'austerità .------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Mario Comensoli, Déjeuner sur table-------------------------------------------------------------------------- Inoltre, spingendo la considerazione alle strutture sottostanti, sivede che la pratica di questi obiettivi presuppone l'accettazione dimeccanismi profondi che non sono, neanche questi, conformi aitraguardi della modernità: il sacrificio, la rinuncia e iltrasferimento del proprio ad altri. Ora questi ideali (e imeccanismi sottostanti) sono esposti da almeno vent'anni alla buferadella modernità, con le enormi novità che questa induce. Finora,dall'urto con questa bufera la sinistra è uscita pesta o sconfitta."---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Il Mostro Mite-------------------------------------------------------------------------- In nessun paese - secondo Simone - la sinistra ha saputo prevedere etanto meno governare la nascita di quella sorte di modernodispotismo culturale, che da un ventennio ci avviluppa nella suarete. È un dispotismo "gestito dalle multinazionali e dai centrimondiali del potere finanziario" e che "è imperniato sui consumi esull'ubiquità di media e dell'entertainment". Alexis de Tocqueville2 profeticamente aveva previsto unpossibile «dispotismo del futuro»: il regime che avrebbe potutoprodursi "come sequela della democrazia". Al posto di unsovrano, che si sarebbe ingerito anche dei minuti aspetti dellavita privata dei cittadini a forza di accumulare potere, avremmoun dispotismo più esteso e più mite, che degraderebbe gli uominisenza tormentarli. Simone chiama questo dispotismo «Il MostroMite», cioè il paradigma culturale planetario elaborato dallaNeodestra. Tocqueville vede "una folla innumerevole di uomini simili euguali che girano senza tregua su sé stessi per procurarsipiccoli piaceri volgari, con cui si appagano l'anima. Ciascunodi loro, messo da un lato, è come estraneo al destino di tuttigli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui l'interaspecie umana; quanto al resto dei suoi concittadini, li haaccanto ma non li vede, li tocca ma non li sente; non esiste chein sé stesso e per sé stesso, e, se una famiglia gli resta pursempre, si può almeno dire che non ha più patria. Alle spalledei singoli s'eleva un potere immenso e tutelare, che s'incaricasolo di assicurare il loro godimento e di vegliare sulla lorosorte. È assoluto, minuzioso, regolare, preveggente e mite.Somiglierebbe alla potestà paterna, se, come questa, puntasse apreparare gli uomini all'età virile; ma questo cerca solo,invece, di fissarli irrevocabilmente nell'infanzia; vuole che icittadini se la godano, purché non pensino ad altro che agodersela. Lavora volentieri alla loro felicità, ma vuol esseredi questo l'unico agente e il solo arbitro; si cura della lorosicurezza, prevede e assicura i loro bisogni, facilita i loropiaceri, conduce i loro affari principali, dirige la loroindustria, regola le loro successioni, divide le loro eredità". Per Simone "questo quadro somiglia in modo perturbante al mondod'oggi, dove immense masse etero dirette sono indotte al consumopiuttosto che all'austerità, al buonumore e al fun forzosopiuttosto che alla riflessione e al riposo, alla sottomissionepiuttosto che alla libertà".-------------------------------------------------------------------------- La frontiera del tempo libero come tempo preso-------------------------------------------------------------------------- Il potere ha sempre cercato di intrattenere i sudditi, di farlipentire: non per nulla Panem et circenses è una espressione latina. Le stesse esecuzioni pubbliche sono sempre state una forma dispettacolo e non solo per le celebri tricoteuses intorno alpalco della ghigliottina. Le parate fasciste e naziste erano coreografie impressionanti,organizzate dai regimi violenti, altro che "Mostro Mite", che ècontrassegnato dalla "necessità di assicurare al maggior numerodi persone esperienze gradevoli e vitalizzanti, che favoriscanoil benessere (inteso come wellness [e non come welfare], masopratutto stimolino i consumi". In questo c'è una differenza con le forme di intrattenimentodei regimi passati. Allora si trattava di dare uno sfogo o disuscitare una adesione emotiva all'ideologia al potere. Nelmondo moderno il messaggio è invece formalmente direttoall'individuo, che può liberamente scegliere tra diversiintrattenimenti, anche se l'effetto massificante espersonalizzante si verifica regolarmente per il condizionamentomediatico che creano la moda ed i comportamenti, ai quali chivuole essere trendy non può sottrarsi. Il tempo libero è il luogo privilegiato del "«Mostro Mite»", chesi preoccupa di rappresentarlo, insieme con il divertimento inmodo diverso: il Mostro Mite ha rovesciato i rapporti: "è illavoro che interrompe il divertimento". "Questa situazione haalterato la distinzione tra tempo del lavoro e tempo del lavoroe ha prodotto una capillare e permanente «carnevalizzazione»della vita". Il divertimento è diventato una fissazione, ancheper le amministrazioni pubbliche: "lo si pratica in ognimomento,in innumerevoli forme e in tutti i livelli sociali,attorno ad esso si sono formati complessi sistemi economici eideologici. Inutili «Notti bianche» girandole di divertimenti econsumi sono organizzate in tutta Europa, anche se lascianosfinite le città, estenuano i cittadini che non vi partecipano e svuotano le casse delle amministrazioni". Per le necessità del divertimento [a fronte di questo bisognasottolineare con forza una circostanza che Raffaele Simonespesso dimentica, che l'analisi riguarda il cosiddetto primomondo, quello industrializzato3] "l'intero pianeta è sottopostoa sfruttamento: si può andare in vacanza in Paesi retti daferoci dittature, dominati dalla violenza e dalla miseria odanche in aree sconvolte da catastrofi naturali" ovvero in cui -si deve aggiungere - la stessa costruzione delle strutture peril divertimento dei turisti altera equilibri ambientali esociali, così come le esigenze delle esportazioni. Solo permemoria: gli allevamenti di gamberetti su scala industrialehanno comportato la distruzione delle mangrovie, cheproteggevano le coste nel sud-est asiatico. La critica alle distorsioni dello sviluppo non può diventaremoralismo puro e semplice, perché senza lo sviluppo del turismoglobale alcune aree sarebbero rimaste depresse eprogressivamente abbandonate dalla popolazione. Pensiamo alle nostre montagne senza il turismo invernale. Un punto sottolinea Simone, sul quale si può concordare: iparadigmi culturali del «Mostro Mite» non risparmiano il nostromondo interiore, intaccano e rimodellano le nostre stessepassioni, se ne formano di nuove ed alcune delle antiche siindeboliscono o si distorcono. "Di contro alla solidarietà (ideale traguardo della sinistra ditutti i tempi) ed alla compassione (la sua versione cattolica[cristiana?]) il Mostro Mite ha infatti stimolato la nascita diuna forma di festoso egoismo". Questo fatto, per Simone già segnalato da Zygmunt Bauman4, lapreoccupazione principale è quella di "frenare o sconfiggere"d'un colpo la bruttezza, la vecchiaia e la malattia, con unaricerca sfibrante ed estrema del benessere fisico (wellness) edella perpetuazione della giovinezza (fitness). "Un effetto diquesta concentrazione ossessiva sul corpo è la negligenza (senon il disprezzo) dei deboli e dei vecchi"citando ancora Bauman.Per Simone essere anziani diventa una inabilitazione, perchérappresenterebbe la limitatezza dei desideri, la moderazione deibisogni, l'insensibilità alle seduzioni del mercato. In altreparole "essere anziani è un anatema nella società deiconsumatori"5. Questo punto non appare convincente in quanto non distingue traanziani deboli ed anziani forti o forse hanno in mente, Simone eBauman, delle figure di vecchi saggi, quelli di Montaigne, percui danno dei buoni consigli, perché non sono più capaci di darecattivi esempi.---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Mario Comensoli, Discovirus---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Gli anziani, come i poveri, sono un segmento di mercato, che vasfruttato dal Viagra ai pannoloni, ormai alla portata di tutti, alleCase di Riposo a cinque stelle. Sono gli anziani che alzano lo share degli spettacoli televisivie perciò il loro valore sul mercato della pubblicità. Sono un peso gli anziani deboli, quelli con la pensione minima,per di più se sono soli, cioè senza una famiglia sulla qualescaricare i costi economici di una assistenza alla lungodegenzaed alla non autosufficienza, nella quale le pubblicheistituzioni sono carenti. La capacità di distinguere, ne vedremo l'importanza, non puòvenir meno: nella globalizzazione ci sono i «globalizzatori» edi «globalizzati», così come nella società dei consumi ci sono iforti «consumatori» ed i deboli «consumati» dall'impossibilitàdi accedervi.-------------------------------------------------------------------------- La società dello spettacolo-------------------------------------------------------------------------- Sempre per Simone, ma con riferimento a Guy Debord, i climiculturali perduranti comportano anche profondi rimodellamenti deiquadri cognitivi. In questo quadro il Mostro Mite opera inprofondità, indebolendo un'essenziale risorsa cognitiva della nostracultura: la capacità di distinguere tra realtà e finzione. L'ubiquità delle immagini altera il rapporto tra vero e falso etrasforma ogni cosa in spettacolo, in cosa per gli occhi, senzadistinzione tra «cosa vista» e «cosa vissuta»: "la realtà sorgenello spettacolo, e lo spettacolo è reale [.] Nel mondoveramente rovesciato il vero è un momento del falso"6. Debord aveva scritto queste cose negli anni 60, viene spontaneochiedersi quale contromisure culturali ha messo in campo lasinistra, che non possiede mezzi di comunicazione di massa,neppure dove è al potere con metodi democratici? Per lo più hachiesto un suo spazio nella società spettacolo per recitarviuna parte secondaria. Settori della sinistra probabilmente sonostati fieri ed orgogliosi della loro modernità, addirittura diessere all'avanguardia: pensiamo ad un Nicolini ed alle sueNotti Romane. Si è affermato il «delitto perfetto», quello incui la televisione ha ucciso la realtà, "la televisione cheintacca e modifica gli eventi (a volte prodotti solo perché essali faccia vedere), li finge e li crea, li surroga e soprattuttoinfiltra nelle case le cose estreme (la morte, la violenza, ladegradazione) rendendole familiari, ovvie e banali" sottolineaSimone sulla scia di Braudillard7. Con l'era digitale l'opera è completa: il «falso» deborda nelvero, lo avviluppa e lo divora. La conclusione è tranchant "Un mondo caratterizzato da tratticome questi sarà inevitabilmente di destra: una Neodestramediatica, globalizzata, consumistica, dall'aria mite esimpatica. A questo «aroma di destra» non sfuggirà nessuno, senon forse gli irriducibili (che avranno necessariamente l'ariaun po' stravolta dei fissati). Già da ora, del resto, una partedelle sinistre (a cominciare dai loro dirigenti) emana undeciso odore di Neodestra, come si vede da talune prese diposizione e comportamenti: la resa al capitalismo e alconsumismo, l'acquiescenza verso le forme più fruste di culturatrash, il populismo (che non fa che rinviare al popolo i suoidesideri), abbandono di ogni austerità".-------------------------------------------------------------------------- La sinistra è senza futuro?-------------------------------------------------------------------------- La sinistra italiana, se in essa vogliamo comprendere anche quellaparte dei DS confluita nel PD, ma non solo, corrisponde alladescrizione di Simone, ma cosa altro avrebbe potuto fare? Se è veroil suo assunto iniziale, cioè che la lista delle cose di sinistra,che non sono riuscite a imporsi o che sono fallite sarebbe lunga8. Eproprio le migliori: innalzamento del livello medio dell'istruzione,della cultura, sviluppo pieno della scienza e della ricerca,valorizzazione delle energie creative di intellettuali e artisti,diffusione di una minima mentalità razionale e laica etc., etc, pernon parlare di ridistribuzione delle ricchezze o la creazione dinuovi modi di produrre. Simone non ricopre ruoli dirigenti nei Partiti della sinistra,non è neppure uno degli intellettuali di complemento o diinfluenza personale sui leader della sinistra tipo Verdiglione,ai suoi tempi, o il più attuale Fagioli. Sarebbe, quindi, assurdo che dovesse esporre delle ricette. Altri si sarebbero dovuti mobilitare quando scrive che"l'infiltrazione del Mostro Mite e gli altri motivi che hodescritto abbiano già prodotto una doppia erosione dei partitidi sinistra (con tutti i loro ideali) e del popolo dellasinistra". La sinistra avrebbe, quindi, perduto la capacità di "dare formaal mondo". Se una «forma di sinistra» non è tra le possibiliforme del mondo, bisogna concludere che "il mondo èintrinsecamente di destra?" Simone intende suggerire una risposta: «Sì, il mondo ènaturalmente di destra, le speranze della sinistra rappresentanoun risultato in-naturale (cioè ottenuto contrastando la naturaumana), che per questo non può restare in vita in permanenza». «Quali parametri caratterizzano questa «destra naturalistica»?La questione è uno dei temi classici della teoria politica, cheper lo più considera come contrassegno della destra la difesadella tradizione e della gerarchia. Suggerisco che il fattorepeculiare della destra oggi - che come ho detto non è più unpartito politico, con una sede legale, un presidente e unsegretario, ma è la Neodestra, una delle pieghe planetariedella modernità - sia l'idea secondo cui è indiscutibile ildiritto di acquisire e conservare la proprietà materiale. Daciò derivano gran parte dei corollari di un atteggiamento didestra: l'idea che gli altri non debbano immischiarsi negliaffari dei privati, e in particolare che lo stato (in quantoforma suprema di Altro) non debba occuparsi della proprietàindividuale, che un gruppo (un ceto, una cricca, una «razza»,una rete di famiglie, una consorteria, secondo i casi e ledottrine) sia destinato a comandare e un altro a obbedire, ecosì via, con tutte le derive, anche estreme, che questo nucleopuò avere. Tra queste derive metterei l'idea, propria di alcunitipi di destra, secondo cui dell'avversario occorre in qualchemaniera liberarsi (mettendolo fuori gioco fisicamente opoliticamente).» «Se l'idea di destra è più prossima alla natura dell'uomo,cos'è l'idea di sinistra? Ho già accennato che una posizione disinistra è resa possibile da taluni meccanismi morali che, percosì dire, la attivano: il sacrificio, la rinuncia, e iltrasferimento (di una parte) del proprio ad altri. Accettaresiffatti meccanismi non è un'operazione naturale: al contrario,essi sono il risultato di una complicata elaborazione interiore(questa sì, un «travaglio»), della negazione di una catena diimpulsi naturali. Le posizioni di sinistra vanno considerate un«artificio», una costruzione astratta, laboriosa e labile,quindi un risultato estremamente «in-naturale» e, per questasua proprietà, anche estremamente fragile: aderirvi è costoso(richiede rinunce), permanervi è arduo (comporta ilrimodellamento della propria vita), uscirne può essere unacontinua tentazione.» A suffragio delle sue tesi Simone, come già ha fatto con Alexisde Tocqueville, cita un passo della famosa opera di Ortega yGasset9: «Era inverosimile che la specie umana fosse arrivata auna cosa così bella, così paradossale, così elegante, cosìacrobatica, così antinaturale. Per questo, non deve sorprendereche di colpo questa stessa specie appaia così decisa adabbandonarla. È un esercizio troppo difficile e complicato perpotersi consolidare sulla terra.» Le nuove tendenze sarebbero quindi state prefigurate nel1835-1840 e nel 1930? Eppure dopo di allora la sinistra neipaesi occidentali, quindi a prescindere dal sistema sovietico,ha conosciuto vittorie e sconfitte (nazismo e fascismo) ma hadato forma al mondo a partire dal secondo dopoguerra,specialmente in Europa. Il popolo della sinistra è «sottoposto allo sforzo continuo diriconfermare la propria adesione a certi obiettivi, un processoche costa enorme fatica e che nei frangenti (come l'attuale) dibufera violenta è tanto gravoso da generare disaffezione,incertezza e apostasie». In questa situazione per Simone «i partiti della sinistradovrebbero considerare parte cruciale del loro compito laricerca incessante di contenuti all'altezza dei tempi perriempire quel involucro quasi vuoto su cui sta ancora scrittosinistra e, in aggiunta, di buoni motivi per (re)stare asinistra».---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- [1] SIMONE R.,Il Mondo è di Destra?,Il Mulino Rivista, n .6/2006,pp. 1160-71. Gli argomenti del saggio saranno sviluppati nel suolibro: "Il Mostro Mite, Perché l'occidente non va a sinistra",Milano, 2008. 2 A. de TOQUEVILLE, De la démocratie en Amérique (1835-1841) inOuvres, Vol. II, Paris, 1992, 836-837. 3 La critica riguarda il saggio, non il libro, che nel sottotitolosi riferisce, invece, espressamente all'Occidente (Cfr. op. cit.alla nota 1) 4 Z. BAUMANN, Tutti schiavi del fitness: la compassione dov'è?, Vitae Pensiero, 87/3, 2004, pp. 40-44. 5 Z. BAUMANN, op. cit., p. 42. 6 G. DEBORD, La Societé di Spectacle, Paris, Buchet - Chastel, 1967,citato dall'edizione di Gallinara, 1992, n. 19. 7 J. BRAUDILLARD, Le crime parfait, Paris, Galilée, 1995. 8 R. SIMONE, op. cit., p. 1161. 9 ORTEGA Y GASSET, La Ribellione delle Masse (1930), trad. it.Bologna, 1984 (cit. da Obras selectas, p. 560, corsivo grassetto diSimone).

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