dal sito della delegazione italiana nel PSE
venerdì 29 agosto 2008
GEORGIA, RUSSIA, EUROPA - di Pasqualina Napoletano
(di Pasqualina Napoletano) - Il conflitto in Georgia e in Sud Ossezia ha colto di sorpresa l'Europa, per la tempistica e per la successione degli eventi. Le violenze sulle popolazioni, lo scoppio di una guerra guerreggiata ai confini dell'UE, la rottura così palese della legalità internazionale hanno bruscamente riportato l'Europa di fronte alle proprie responsabilità di attore internazionale.Le ragioni ed i sintomi della crisi erano presenti da tempo agli Stati europei, che ora sono chiamati a trovare un equilibrio difficile ed a gestire la situazione tenendo conto delle profonde conseguenze che il conflitto ha scatenato.Va dato atto alla Presidenza Francese di un grande attivismo e di essere riuscita ad ottenere alcuni importanti risultati. Ora però, dopo il cessate il fuoco, la situazione torna ad essere sul rischio di precipitare, con il riconoscimento unilaterale da parte della Russia dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud.Il Parlamento Europeo discuterà della crisi tra Georgia e Russia il prossimo lunedì, in concomitanza con il vertice straordinario dell'UE convocato a Bruxelles dal Presidente Sarkozy. Come socialisti europei chiederemo ai leader europei di impegnarsi a governare la situazione in modo unitario e, soprattutto, di commisurare le prossime azioni dell'UE alla necessità di non interrompere le relazioni con la Russia. Resta certamente la condanna per la reazione sproporzionata in Georgia e per il provocatorio riconoscimento unilaterale dell'Ossezia del Sud. Allo stesso tempo, crediamo che il contributo più utile all'abbassamento delle tensioni in tutta la regione passi in primo luogo per la continuazione del dialogo con Mosca, evitando un isolamento ed una sindrome da accerchiamento che non farebbe che irrigidire le posizioni in campo. E' da lasciar cadere nel vuoto, in questo senso, la provocazione di chi parla addirittura di sanzioni da imporre alla Russia.La Russia non è il nemico naturale dell'Europa, ne è semmai il partner.Siamo convinti pertanto che, così come noi abbiamo bisogno della Russia, anche la Russia non possa fare a meno della partnership con l'Europa. Anche in questa crisi, e lo dimostra d'altronde il riconoscimento delle due province georgiane, alcune mosse di Mosca dimostrino scarsa lungimiranza, se si pensa agli effetti che esso può avere sulle spinte centrifughe di territori all'interno dei confini russi, come Daghestan e Cecenia. Facciamo appello al Consiglio dell'UE perché trovi gli strumenti per governare una crisi che rischia di far divenire la regione del Caucaso quello che furono i Balcani poco più di un decennio fa. Rinnoviamo l'appello alla convocazione di una conferenza di pace, nel quadro dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e con la partecipazione di tutti i partner della regione. Quello che preoccupa maggiormente, nell'escalation delle tensioni nella regione, è la crescita generalizzata delle pulsioni nazionaliste.Restiamo convinti che la risposta più lungimirante sia quella, più alta ed ambiziosa, della dimensione sovranazionale e della rottura degli schemi unilaterali. Già ai tempi della recente crisi sul riconoscimento del Kosovo avevamo denunciato i rischi di una nuova esplosione di nazionalismi e di un ritorno all'instabilità ai confini dell'Europa. Ora rilanciamo con forza, parallelamente alla convocazione di una conferenza di pace, il progetto di integrazione regionale per tutta l'area caucasica tramite la creazione di un'Unione per il Mar Nero, da affiancare alle strutture della politica europea di vicinato ed alle relazioni che l'Europa ha con i paesi dell'are a, comprese naturalmente la Russia e la Turchia.
Pasqualina Napoletano
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