18/8/2008 - PARTITI E CLIENTELE
Peggio della Dc
EMANUELE MACALUSO
La vicenda politico-giudiziaria che ha coinvolto Ottaviano Del Turco e altri esponenti politici abruzzesi ha riaperto una vecchia polemica sui rapporti tra politica e giustizia orientando i riflettori essenzialmente sul versante giudiziario.Ancora una volta fenomeni che hanno un forte risvolto politico e che segnano i caratteri dei partiti e della stessa società in cui viviamo vengono letti solo attraverso gli atti giudiziari, che certo hanno un rilevante significato ma non totalizzante come appare nelle polemiche di ieri e di oggi. Per tornare al caso abruzzese, che non è solo abruzzese, non si capisce perché non si è ragionato sul ruolo che oggi hanno nella vicenda politica «imprenditori» sanitari come quello che improvvisamente ha assunto la veste di pubblico accusatore. E, soprattutto, ancora una volta non si ragiona su cosa sono oggi i partiti, cos’è il personale che li rappresenta nelle istituzioni e quindi qual è il rapporto tra istituzioni e cittadini. In definitiva, cos’è la democrazia. Il giornalista Marco Travaglio che legge tutto attraverso le lenti dei tribunali, nei giorni scorsi, dopo la morte dell’ex ministro Antonio Gava, ha scritto sull’Unità un articolo in polemica con tutti coloro che avevano ricordato l’uomo politico della Dc con parole laudative (tra questi anche lo storico Giuseppe Galasso). O solo cautamente neutre (quelle del Presidente della Repubblica) per sostenere che Gava stava «con lo Stato e la Camorra». E a sostegno della sua tesi, Travaglio riporta brani delle sentenze che hanno assolto Gava dall’accusa di «concorso esterno in associazione camorristica». I giudici di Napoli scrissero: «Risulta provato con certezza che Gava era consapevole dei rapporti di reciprocità esistenti tra i politici locali della sua corrente e l’organizzazione camorristica dell’Alfieri, nonché della contaminazione tra criminalità organizzata e istituzioni locali del territorio campano; è provato che lo stesso non ha svolto alcun incisivo e concreto intervento per combattere e porre un freno a tale situazione, finendo invece con il godere dei benefici elettorali da essa derivanti alla sua corrente politica: ma tale consapevole condotta dell’imputato, pur apparendo biasimevole sotto il profilo politico e morale, tanto più se si tiene conto dei poteri e doveri specifici del predetto nel periodo in cui ricoprì l’incarico di ministro dell’Interno, non può di per sé ritenersi idonea ad affermare la responsabilità penale».La distinzione che fanno i magistrati che scrissero quella sentenza tra responsabilità politiche e responsabilità penali è essenziale e investe il cuore delle polemiche a cui ho accennato. Distinzione estranea al giustizialismo nostrano. Certo, è discutibile che le responsabilità politiche di Gava siano riassunte nelle motivazioni di una sentenza e questo fatto richiama però le responsabilità della politica. Le cose scritte dai magistrati su Gava politico furono oggetto di analisi e critiche da parte del Pci, tuttavia non ci fu mai una riflessione della Dc, un partito che certamente ha avuto un ruolo essenziale nella costruzione democratica del Paese, ma che voleva identificarsi con la società così com’era. Il partito-diga in nome dell’anticomunismo aveva nel suo seno tutto e il contrario di tutto. E ora che la Dc, con i suoi meriti e le sue responsabilità, non c’è più come stanno le cose? Peggio di prima. Questa è la mia opinione. Il centro-destra ha teso ad ereditare tutto ciò che c’era nell’area moderata. E non è un caso che soprattutto nel Sud abbia ereditato anche le clientele più inquinate.Non bastano certo i proclami contro la mafia se non si analizzano i rapporti di dare e avere e gli insediamenti politici così ben descritti nella sentenza dei giudici napoletani. Un discorso che va fatto anche per il Pd. Più volte ho notato che i dirigenti di questa formazione, i quali parlano anch’essi di un partito-società, non vedono cos’è in molte realtà il Pd.Se la politica non è in grado di analizzare i fenomeni sociali e politici e anche criminali che attraversano la società e non dà risposte adeguate, è nelle cose che tutto venga affidato ai giudizi (anche politici) e alle sentenze dei magistrati. È quel che stiamo vedendo anche in Abruzzo.
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