Dall'Opinione, 31 luglio
“Ideologici” sono sempre gli altri
di Alessandro Litta Modignani
Caratteristica tipica del dibattito politico-culturale di questi anni è la ricorrente accusa di “ideologismo”. Dopo la caduta del Muro e il crollo dei regimi comunisti, sono entrate definitivamente in crisi le grandi costruzioni sistemiche di interpretazione della realtà. Il fascismo e il nazionalismo prima, il comunismo successivamente sono stati sconfitti dalla “open society” dell’occidente liberale. Eppure, per uno strano paradosso, la caduta delle ideologie, più che sancire la completa vittoria di un sano empirismo critico, sembra aver riportato in auge l’integralismo, il dogmatismo e il fondamentalismo religioso.
Con molta fatica, e a carissimo prezzo, il mondo moderno è riuscito a liberarsi dell’oscurantismo e dal fanatismo del medioevo. E’ stato un percorso tortuoso, assai accidentato e comunque sempre parziale. Troppo spesso gli esseri umani si sono illusi di liberarsi di alcuni ceppi, per poi ritrovarsi prigionieri di nuove catene. L’illuminismo ha prodotto, in breve tempo, la “Dea Ragione” e la ghigliottina. Le grandi illusioni romantiche hanno generato il nazionalismo. Il socialismo scientifico ha portato allo stalinismo e ai gulag. Persino il mitico ’68, nato come protesta giovanile e libertaria contro il conformismo ipocrita della generazione precedente, è presto degenerato in un’orgia cervellotica di citazioni e fumisterie, con il successivo corollario di estremismo, intolleranza, violenza, terrorismo diffuso.
Quando tutto ciò è tramontato, tuttavia, il fideismo religioso ha ritenuto che fosse giunto il momento della rivincita. Questo fenomeno, diffuso ovunque nel mondo, assume in Italia contorni particolari, dovuti alla forte presenza del mondo cattolico organizzato.
Ogni volta che la cultura liberale cerca di difendere il diritto all’autodeterminazione degli individui e la laicità della Stato, ecco che i cattolici integralisti alzano il ditino: “questo è un discorso ideologico”, dicono. L’ideologia sotto accusa è di volta in volta laicista, relativista, individualista, nichilista eccetera.
Per prima cosa, a costoro andrebbe fatto notare, sommessamente, che la teologia altro non è che l’ideologia di chi crede in Dio. La Chiesa cattolica si regge su un’impalcatura teologica, cioè ideologica, che dura da duemila anni: un po’ troppi, per pretendere di fare la lezioncina agli altri.
Secondariamente, il concetto religioso (almeno nella tradizione giudaico-cristiana e islamica) è intrinsecamente connesso alle cosiddette “Sacre Scritture”. Sono tuttora questi libri – la Bibbia, il Vangelo, il Corano - fonti di verità certa e inconfutabile ? Bah.... Invece di accusare di ideologismo gli altri, un certo senso del limite non guasterebbe. Che cos’è in fondo l’ideologia, se non una cultura cristallizzata ? E quale ideologia è dunque più statica di quella rivelata, dogmatica, immutabile, oggetto di culto e di fede ?
E a proposito di fede, infine: è lecito credere ai miracoli di padre Pio, all’infallibilità del Papa (ma solo quando parla “a divinis”, sia chiaro), alla verginità della Madonna, e di fronte allo scetticismo dell’interlocutore rispondere: “il tuo è un atteggiamento ideologico” ? Suvvia....Credere tutto ciò naturalmente è legittimo, ci mancherebbe altro. Tutto si può credere. Ma chiamare “fede” le proprie convinzioni e “ideologia” quelle degli altri, beh, dimostra quantomeno la più totale mancanza di auto-ironia.
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