Lettera dalla Georgia e commento di Felice Besostri, dall'avvenire dei lavoratori...
Personalmente, trovo anch'io i commenti con quanto avvenne in Cecoslovacchia nel '68 del tutto inappropriati...
La dirigenza praghese guidata da Dubcek non sferrò un attacco preventivo contro l'Ucraina, contando sull'appoggio degli USA...
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
UNA DRAMMATICA
LETTERA DALLA GEORGIA
AppelloNoi, l'Unione della Gioventù Socialista di Georgia, riteniamo un obbligo informare la comunità internazionale circa la situazione esistente in Georgia.
È evidente, che il conflitto interno ad una delle regioni della Georgia (Samachablo, la così detta Ossezia del Sud) sia andato oltre la zona di conflitto ed è stata trasformato in una vera e propria guerra Russo-Georgiana. Le operazioni militari della Federazione Russa rendono evidente che siamo testimoni di un chiaro tentativo di annessione della Georgia alla Federazione Russa.
L'aviazione Russa ha effettuato operazioni militari non solo nella zona di conflitto, distruggendo l'intera città di Tskhinvaly, ma anche attaccando le basi militari Georgiane, i centri di comunicazione e pacifici civili fuori dalla zona di conflitto in nome di operazioni a tutela della pace.
Le forze dell'aeronautica russa hanno bombardato, dappertutto nel paese, lecittà pacifiche, centri regionali e villaggi, compresi: la città di Gori (dove restano abitazioni in rovina), il porto di Poti (che è un obiettivo strategico per l'importazione di viveri), Tiblisi - la capitale della Georgia, una fabbrica di velivoli ed il territorio vicino l'aeroporto internazionale di Tblisi. Tutti questi obbiettivi non fanno parte della zonadi conflitto.
Nonostante le dichiarazioni ufficiali della Russia, ovvero che loro tentano soltanto di mantenere la pace nella zona di conflitto, conta il fatto che hanno attraversato i limiti della zona di conflitto ed hanno occupato le posizioni strategiche del paese; le forze militari russe hanno occupato le varie città occidentali della Georgia, la principale via di comunicazione e trasporto e ora si stanno avvicinando a Tblisi.
Noi, l'USYG, stiamo esprimendo la nostra preoccupazione circa l'attuale situazione e consideriamo le azioni della Federazione Russa come un'invasione della Georgia. Gli attacchi delle forze militari russe contro l'esercito georgiano non possono essere considerate come azioni di mantenimento della pace. In questa maniera la Federazione Russa prova ad assicurare le proprie ambizioni imperiali ed a ristabilire la relativa influenza politica sulla Georgia. Ora è chiaramente possibile che, presto otardi, altri paesi possano potenzialmente diventare vittime dell'aggressione Russa. Le correnti azioni della Federazione Russa compromettono non solo la stabilità di un paese o di una regione, ma anche il mondo intero. Cambi i principi stabiliti di giustizia internazionale nel mondo e spinge per l'istituzione della legge del più forte.
L'analogia delle invasioni dell'Unione Sovietica in varie regioni del mondo nel secolo scorso con le azioni odierne è evidente. Se a quei tempi, gli interventi sovietici nella repubblica Ceca, nella Slovacchia, in Ungheria eccetera venivano giustificati dall'esigenza di proteggere i diritti dei lavoratori, oggi stanno portando avanti le operazioni militari con la scusa di proteggere la popolazione Osseta.
Noi, l'UYSG, sottolineiamo che i nostri principi guidanti sono la pace, la libertà ed i diritti dell'uomo e vorremmo esprimere la nostra preoccupazione contro l'aggressione russa, richiedere un cessate il fuoco immediato delle operazione sul territorio di un paese sovrano ed insistere sull'immediata ritirata delle truppe russe dal territorio georgiano. Noi, l'UYSG, ci appelliamo a tutte le giovanili Socialiste, Social Democratiche, Laburiste e a tutte le organizzazioni giovanili progressiste, per le quali la pace, la libertà ed i diritti umani sono le questioni importanti, affinché esprimiate la vostra opinione verso l'aggressione russa. Oggi, come mai prima d'ora, il popolo georgiano necessità di supporto internazionale, quindi vi stiamo chiedendo di esprimere il vostro dissenso contro l'aggressione Russa nei vostri paesi presso le ambasciate e le rappresentanze diplomatiche russe, e sostenere ed esprimere la vostra solidarietà alla popolazione georgiana.
Speriamo che il nostro appello non sia trascurato e che verranno prese le misure adeguate da parte vostra. Sperando nella vostra solidarietà
Timitri Tskitishvili
Presidente dell'Unione della Gioventù Socialista di Georgia
Dovevamo pubblicare
questo appello, ma...
di Felice Besostri
Non potevamo non pubblicare questo appello: i socialisti sono per la risoluzione pacifica dei conflitti. Quindi, contro l'uso delle armi. E nell'uso delle armi, chi è militarmente più forte, ha maggiori responsabilità. Quindi, questo ruolo spetta ai russi.
Tuttavia, un punto di vista socialista non può ignorare che l'iniziativa militare è partita dai georgiani e che si è trattato di una manovra allo scopo di acquistare consenso per un regime che ha tradito molti degli ideali della "Rivoluzione delle rose" che lo portò al potere.
La sinistra italiana è in vacanza, probabilmente in percentuale maggiore della media degli italiani, infatti tengono banco discussioni sulla Commissione AA (Amato-Alemanno) o sulle ultime esternazioni di Moretti. A proposito del primo tema il compagno Rino Formica ha detto cose definitive nell’intervista al Corriere della Sera del 14 agosto e sul secondo condivido l’appello di Pancho Pardi: Moretti la smetta di deprimerci!
In vacanza le questioni scomode danno fastidio come zanzare e tafani. Perciò è meglio non affrontarle. Nel Caucaso si è corso il rischio di alzare la tensione internazionale fino al punto di ritornare ad un clima di guerra fredda. Gli effetti si sono visti subito, per una parte della Sinistra la collocazione è automatica: vediamo dove stanno gli USA e noi ci mettiamo dall’altra parte. Per un’altra parte la Russia è l’erede dell’Unione Sovietica e, pertanto, è d’obbligo schierarsi con la Georgia.
Ripercorrendo la storia del paese, il più grande crimine, da cui discendono tutti gli altri, è stato il rovesciamento con la violenza del governo socialista ("menscevico") al potere in Georgia nei primi anni 20 del XX secolo. Ciò avvenne in funzione di una forzata "normalizzazione bolscevica".
Con la stessa arbitrarietà con cui zone tradizionalmente georgiane furono date a Turchia, Armenia ed Azerbaigian, altre non georgiane vennero inglobate nella "Repubblica Socialista Federata di Georgia". Ma nessuno consultò all'epoca gli Osseti e gli Abkhazi affinché potessero dare (o negare) il loro assenso a quegli accorpamenti territoriali nella Georgia. E la maggioranza di loro non acquisì la nazionalità georgiana.
Se un altro principio socialista è quello dell'autodeterminazione dei popoli, allora non capisco quelli che si dichiarano sostenitori fanatici del Kossovo indipendente, ma negano lo stesso diritto ad Osseti e Abkhazi.
Condanniamo l'uso delle armi, il massacro di civili e ogni superamento della linea di armistizio, ma, per favore, lasciamo stare i paragoni con l'Ungheria del 1956 e con la Cecoslovacchia del 1968. In Georgia non era in corso nessuna rivoluzione da soffocare con un intervento straniero.
Per dire, una zona slovacca al confine orientale era stata assegnata all'Ucraina dopo la seconda guerra mondiale, ma i dirigenti della Primavera di Praga non presero l'iniziativa di rivendicare alcun "sacro suolo patrio perduto". E del pari, nella rivoluzione ungherese del 1956, non si udirono mai parole d'ordine nazionaliste per i territori ungheresi ceduti a Serbia, Croazia Romania e Slovacchia.
Quindi auspicherei una solidarietà per i socialisti georgiani attiva, ma anche "dialettica".
Come socialista internazionalista non sono disposto a battermi per sottomettere gli osseti ai georgiani, magari con l'aiuto di truppe NATO.
Come socialista internazionalista sono anche per la libera determinazione degli osseti del Nord e del Sud, come dei ceceni, affinché possano tutti quanti decidere democraticamente se far parte o meno della Federazione Russa, liberi dalla presenza interessata di truppe russe ex sovietiche.
Vorrei sentire anche voci socialiste dalla Georgia sulla politica economica e sociale del governo in carica.
Vorrei anche una sinistra italiana che discuta di principi guida negli affari internazionali e non che si affidi agli umori contingenti od al solo criterio della collocazione degli USA nel conflitto in atto o potenziale.
1 commento:
Prima di parlare di realpolitik è d'obbligo esprimere tutta la solidarietà possibile alle vittime di guerre, violenze, saccheggi.
Ciò doverosamente premesso, mi ritengo libero di fare alcune considerazioni controcorrente.
A parte il solito Francesco Cossiga, tutti i commentatori presentano i Russi come i "cattivi" di turno, tentando di far passare l'equazione Russi = Putin +cekisti al potere a Mosca = revival dei metodi dei comunisti assassini.
L'informazione è tutta spudoratamente filo Tbilisi - passando senza filtri la peggior propaganda di quel governo.
Ma non mi stupisco più di tanto. Chi oggi ritiene di compiacere i potenti di turno disperandosi per i martiri della banditesca canaglia partigiana, maledicendo i brigatisti fino a ieri al governo, e inneggiando alle vittime delle foibe come a Ramelli o a Pedenovi non poteva comportarsi diversamente.
Peraltro la stessa sensazione fastidiosa di essere di fronte ad una mistificazione mediatica - che tipicamente si ha quando ci tocca di ascoltare o leggere pennivendoli asserviti - si poteva avere in questi giorni deliziandosi di alcuni servizi di RAI2 dalla Cina, presentata come un paese in cui i più vivono in "stamberghe fatiscenti" (testuale!), dove le vittime del catastrofico sisma di qualche mese fa sono, per colpa del regime comunista, ancora nelle baracche (forse come in Belice???), e dove ovviamente aria e acqua sono irrespirabili e imbevibili, per via dell'inquinamento.
Nuove pagine - verrebbe da dire - possono e devono essere scritte sul memorabile "Libro Nero del Comunismo"!
Ma siamo alle solite: purtroppo in Italia non si è ancora perso il vizio di strumentalizzare gli avvenimenti internazionali per finalità di politica interna (laddove la finalità più alta del chierico, traditore della verità ormai per mutazione genetica, è quella appunto di compiacere il potente di turno).
In realtà la situazione in Georgia è più complicata di quanto la si voglia far passare. Di sicuro l'idea di presentare i governanti di Tbilisi e di Kiev come "sinceri democratici", meritevoli dell'aiuto dell'Occidente a fronte dell'immotivata aggressione moscovita, non mi convince ed è quanto meno discutibile.
Più o meno come lo fu quella di presentare come campione della democrazia e della libertà il fascista croato Tudjman, mi verrebbe da dire.
Non entro nelle questioni relative alla sistemazione dell'assetto politico nel Caucaso, agli oleodotti, al trattamento delle minoranze russe, su cui ci sarebbe molto da dire. Di certo è molto divertente - perlomeno per chi si diverte così - osservare oggi Condoleeza Rice propugnare la causa dell'integrità territoriale della Georgia con argomentazioni diametralmente opposte a quelle usate qualche mese fa per promuovere lo smembramento della Serbia e la cosiddetta indipendenza del Kossovo...
Mi interessa di più rilevare l'avventurismo americano e l'insipienza europea.
Avventurismo, perché non è possibile pensare di far entrare nella NATO Georgia e Ucraina, tanto più avendo l'idea di schierare sistemi antimissile entro i confini di quei paesi - come già si sta facendo in Polonia - senza attendersi una sacrosanta reazione di Mosca..
Rispolveriamo alcune reminiscenze degli anni '80 (gli anni degli Euromissili). Ricorderete anche voi che l'equilibrio nucleare si basa sul concetto di mutua distruzione assicurata. La guerra nucleare non è un'opzione politico-militare praticabile finché entrambi i contendenti hanno la certezza di essere cancellati dalla faccia della terra; ma ritorna ad essere un'opzione possibile quando uno dei due è in grado di sferrare un primo colpo che limiti drasticamente le capacità di reazione nemiche, oppure di difendersi dal colpo o dalla risposta del nemico.
Sistemi antimissilistici ai confini russi sono sistemi che rendono più facile per gli USA difendersi da un attacco o da un colpo di risposta russo. Quindi - secondo le vecchie logiche - sono sistemi che alterano l'equilibrio nucleare.
Perciò non c'è da stupirsi che il gruppo dirigente putiniano - che nelle logiche della guerra fredda è nato e cresciuto, e sicuramente ci sguazza benissimo - stia reagendo come sta facendo, cercando di regolare i conti con Tbilisi e con Kiev e di far capire "chi è lo sceriffo in città" per tempo.
Sconcertante, piuttosto, sentire fonti anonime del Pentagono confessare che - persa la dimestichezza con le logiche tipiche della guerra fredda - oggi a Washington non si sa bene come leggere le mosse, le reazioni e le intenzioni di Mosca.
La cosa è preoccupante tanto quanto lo sarebbe apprendere che il manovratore del tram su cui si è saliti non ha alcun patentino di abilitazione e non sa, se non vagamente, quello che sta facendo.
Non mi stupirei se venisse fuori che il governo georgiano ha ricevuto da Washington generiche ma incoraggianti rassicurazioni, prima di iniziare l'avventurosa normalizzazione dell'Ossezia.
Purtroppo per certi apprendisti stregoni, la Russia di oggi non è il paese scoraggiato e in rovina del democratico e filo-occidentale Eltsin, ma è il primo produttore al mondo di petrolio ed uno dei principali produttori di materie prime; un paese che - costretto nel '97 a subire le conseguenze della succube applicazione di folli teoremi dei burocrati del fondo monetario internazionale, e perciò mandato in rovina in misura maggiore di quanto già non si trovava - ha recuperato da anni la crescita economica, e sta riscoprendo - anche attraverso una ritrovata politica di potenza - orgoglio nazionale e autostima.
Insomma, un cliente molto diverso rispetto a sceicchi Omar e Osama variamente assortiti, dittatorelli medio-orientali alla Saddam, teo-magalom alla Ahmadinejad, o governanti di stati canaglia sì, ma ridotti alla fame come la Corea del Nord.
Dovessi scommettere, perciò, prevederei un inverno freddissimo per l'Ucraina - che dipende da Mosca per la quasi totalità dei suoi approvvigionamenti energetici. E molti imbarazzi per Washington e per Bruxelles (intesa come sede del comando NATO).
Il fatto che la NATO sembri accettare questi scriteriati progetti americano dà da pensare. Forse in quella sede la voce dell'Europa dovrebbe richiamare alla ragionevolezza, e ad evitare provocazioni inutili.
Personalmente - e questo vale in generale - credo che il ruolo dell'Europa, se fosse in grado di scegliersene uno, dovrebbe essere un ruolo di mediazione e di arbitrato. In fin dei conti saremmo una potenza commerciale, più che politico-militare, e il ruolo che dovremmo avere è soprattutto diplomatico. L'interesse europeo è nella possibilità, assicurata dalla pace, di creare le condizioni più favorevoli per promuovere scambi culturali e commerciali, non nell'assecondare la politica di potenza da dilettanti del Risiko dell'attuale amministrazione americana.
Purtroppo, però, l'artificiale costruzione brussellese - che si è data un governo (la Commissione Europea) che non risponde a nessuno, un Parlamento che non conta nulla, ma in compenso potentissime quanto cervellotiche tecnostrutture burocratiche e finanziarie - ancora una volta si è rivelata strutturalmente incapace di prendere una qualunque posizione ragionevole su temi di politica estera.
C'è poco da stupirsi. Quindi, finché la Commissione non sarà eletta da una maggioranza politica in seno al parlamento europeo (l'unica vera riforma della costituzione europea che servirebbe) ci dovremo accontentare di non dover esibire la carta d'identità e di poter pagare in Euro quando passiamo il confine per andare in Francia, in Austria o in Slovenia a far benzina...
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