La nostra libertà
Non sono credente in nessun “Dio”, ugualmente, grazie a quel tanto di intelligenza di cui dispongo non sono impedito a riconoscere che le nostre cosiddette (e/o supposte) radici cristiane, rimandano ad Uno che, solo uomo o anche figlio di Dio che sia stato, ci ha insegnato il libero arbitrio, ci ha proposto con il suo esempio, di essere liberi, di fatto, non solo di nome.
Nel suo “discorso della Montagna” che secondo Matteo, (Mt: 5 -7) Gesù fece dopo esservi salito in montagna e secondo Luca, (Lc: 6-7), dopo esserne disceso, si legge questo passaggio che prendo dal vangelo di Luca (Lc: 6, 41-42).
“Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, e non scorgi la trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: Fratello permetti che io cavi la pagliuzza che è nel tuo occhio, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita, cava prima la trave dal tuo occhio e allora vedrai di cavare la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello.”
Mi chiedo, quante volte dovremo ancora salire e scendere da questa “montagna” per almeno renderci conto se noi siamo il fratello con la pagliuzza o quello con la trave. Accomunati nella sorte di avere “quasi” tutti due occhi, si potrebbe convenire, per restare alla evangelica ed istruttiva metafora che ciascuno di noi ha in un occhio una trave e nell’altro una pagliuzza. Purtroppo però nel nostro disgraziato paese, dove persino i ponti si stanno stancando delle loro travi, si scorgono solo pagliuzze, travi, nessuna. Se anche, per pura ipotesi, si immaginasse che nel nostro disgraziato paese arrivasse al vertice del potere un guitto di terz’ordine, vanesio e baro, cialtrone e volgare, bugiardo e ignorante, nella più amara delle realtà, nient’altro che un burattino nelle mani dei più inconfessabili interessi, sarei pronto a scommettere che nemmeno in tal caso si riuscirebbe a scorgere nel suo occhio una piccola, piccola, piccola trave. Sono “quasi” certo che tutti, sostenitori ed avversari, cittadini se-dicenti di seria A e cittadini loro-dicenti di serie B, tutti vi scorgeremmo per opposte ragioni, pagliuzze, insignificanti per gli uni e da ingigantire, ma solo per farle somigliare, a travi, per gli altri.
Troppo forte continua ad essere nel nostro disgraziato paese il bisogno, infantile e “tremacoda”, di avere comunque un “padre padrone”, un capo, da adorare o da appendere per i piedi, a cui offrire in sacrificio la nostra libertà.
Vittorio Melandri
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