Il diritto delle genti
di Evelina Santangelo
Ennesimo attacco frontale allo spirito e ai fondamenti della nostra nazione. Esiste più la nostra nazione? L’Italia si può ancora considerare un paese membro della Comunità di Stati che si riconoscono nel «diritto delle genti»? Con il «respingimento» in Libia dei 227 immigrati si è consumato l’ennesimo sprezzante attacco ai principi, ai doveri, ai diritti, ai rapporti etico-sociali, economici e politici fissati dalla nostra Costituzione, la Costituzione della Repubblica Italiana.
Con il «respingimento» in Libia dei 227 immigrati si è entrati «in rotta di collisione col diritto di asilo, così come è regolato dalle leggi nazionali, europee e internazionali» (Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’agenzia Onu per i Rifugiati), secondo la Convenzione di Ginevra e il principio di «non respingimento».
La corte di Strasburgo per i diritti umani ha dichiarato che non si possono espellere persone verso i paesi dove c’è il rischio che vengano torturate o siano oggetto di trattamenti degradanti.
La Libia, paese dove sono stati «respinti» i 227 immigrati, non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra per la tutela dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
Mi sembra evidente che a questo punto non si tratta più di discutere sull’opportunità delle scelte, sulle strategie politiche da adottare o adottate, sulle diverse o divergenti posizioni riguardo alla questione dei migranti. Quello che sta accadendo non attiene più a una questione di umanità o filantropia! Qui si tratta di chiarire una volta per tutte se esiste o meno ancora la Repubblica Italiana nello spirito e nella sostanza, secondo i principi fondati dalla nostra Costituzione (la Costituzione che è patrimonio di tutti noi cittadini italiani, non di Berlusconi, non di Maroni, non del governo, non della maggioranza degli elettori; non dell’insondabile Fassino o dell’ineffabile Rutelli, né di quanti la evocano a loro piacimento in funzione del consenso).
Qui si tratta di capire se l’Italia (questa Italia incostituzionale e in rotta di collisione con il Diritto Europeo, la Convenzione di Ginevra, la Corte di Strasburgo) si può ancora considerare legittimamente membro dell’Onu e, in generale, di quella Comunità di Stati che si riconoscono nel diritto internazionale o «diritto delle genti».
Alla luce dei fatti accaduti, delle dichiarazioni politiche che a essi sono seguite, alla luce delle norme che si intendono approvare nel pacchetto sicurezza, credo sia non solo diritto ma dovere di tutti i cittadini italiani (fedeli alla Repubblica, osservanti della Costituzione e delle sue leggi) esigere questo chiarimento, visto che a essere in gioco è la sopravvivenza della nostra stessa Repubblica.
Per questo, di seguito, riporterò senza commenti che potrebbero essere fuorvianti: 1. La notizia di cronaca di giovedì 7 maggio 2009; 2.Le parole del ministro Maroni, sostenute in tutto e per tutto dal Capo del Governo in carica on. Berlusconi; 3. Le dichiarazioni L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr); 4. Gli articoli 10 e 54 della nostra Costituzione.
1. Giovedì 7 maggio 2009: Sono stati rispediti in Libia i 227 immigrati (tra i quali 40 donne) a bordo dei barconi soccorsi mercoledì nel canale di Sicilia. L’autorizzazione allo sbarco in Libia è giunta in nottata.
2. Il ministro degli Interni Roberto Maroni ha commentato con soddisfazione la notizia alla trasmissione «Mattino 5» su Canale 5 (Mediaset). Una notizia dice Maroni che «può rappresentare una svolta nella lotta all’immigrazione clandestina: per la prima volta nella storia siamo riuscititi a rimandare direttamente in Libia i clandestini che abbiamo trovato in mare su tre barconi. Non è mai successo, finora dovevamo prenderli, identificarli, rimandarli nelle nazioni di origine. Per la prima volta la Libia ha accettato di prendere cittadini extracomunitari che non sono libici, ma che sono partiti dalle coste libiche… Mi pare che questo sia un risultato davvero storico, e mi auguro che prosegua così naturalmente questo comportamento leale della Libia nei confronti nostri, merito degli accordi che abbiamo fatto, e dell’intensa attività diplomatica che abbiamo fatto e nei prossimi giorni partirà quel famoso pattugliamento con le motovedette italiane, ma mi pare che oggi sia una giornata, a un anno esatto dalla nascita del governo Berlusconi nella quale possiamo dire che su questo tema, la lotta all’immigrazione clandestina, abbiamo realizzato esattamente quello che volevamo realizzare».
3. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha espresso in una nota «grave preoccupazione per la sorte di circa 230 migranti ricondotti in Libia senza un’adeguata valutazione delle loro possibili necessità di protezione internazionale… Sebbene non siano disponibili informazioni sulle nazionalità di origine dei migranti, si ritiene probabile – prosegue l’Unhcr – che fra le persone respinte ci siano individui bisognosi di protezione internazionale. Nel 2008 circa il 75% di coloro giunti in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e al 50% di questi è stata concessa una forma di protezione internazionale». «Rivolgo un appello alle autorità italiane e maltesi affinché continuino ad assicurare alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale pieno accesso al territorio e alla procedura di asilo nell’Unione Europea», ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Antònio Guterres.
4. ART. 10 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA: L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici
ART. 54 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA: Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
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