"Dal liberale trattamento dei meteci di Atene all'ammirazione cosmopolita di Parigi e di Pietroburgo, dal giovane Ippocrate che viene a svegliare Socrate prima dell'alba per annunziargli l'arrivo di Protagora, alle accoglienze che 'tutta Mosca' fa a Madame de Stael, dalle fiere di Troyes, di Lione e di Bruges, dove tanti italiani del Tre e Quattrocento acquistarono una 'visione europea' dei fatti sociali, alla continua circolazione di 'novità' e di notizie su cose lontane lungo i consueti itinerari di pellegrini, fraticelli, scolari d'università, compagnons du Tour de France, giocolieri, compagnie d'attori, compagnie di ventura: sempre l'incontro di gente di diversa origine e almeno temporaneamente distaccata da 'fisse' occupazioni si è manifestato fecondo per una solidarietà umana fuori dalle norme utilitarie o giuridiche. Mentre il rigido spirito di casta, il nazionalismo xenofobo, il provincialismo condannano al torpore ogni vita di società"
(A. Caffi, Individuo e società [1938-1942], già in "Tempo presente", III/12 - dicembre 1958, pp. 921-932; e ora in A. Caffi, Scritti scelti di un socialista libertario, a cura di S. Spreafico, Milano, Biblion, 2009, pp. 134-157, a p. 146).
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