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Cosa dice l'Ocse, cosa non dice il governo
di Titti Di Salvo
Mer, 20/05/2009 - 07:14
Da qualunque parte si guardi la classifica OCSE sulle retribuzioni emerge un’unica verità: quelle italiane sono le più basse dei paesi industrializzati.
Bisogna andare oltre le cifre, perché quella classifica dice molte cose.
Ci parla di un paese che ha cercato di competere comprimendo i salari anziché con investimenti sull’innovazione e sulla ricerca.
Ci spiega la difficoltà del lavoratori dipendenti al supermercato, alla terza settimana del mese.
E dice anche tanto dell’accordo sulla contrattazione tra governo e parti sociali che la CGIL non ha firmato: un accordo che prevede che i salari italiani, quegli stessi al fondo delle classifiche internazionali, rincorrano sempre l’inflazione senza mai raggiungerla e perdano così ulteriore potere di acquisto.
Anche in quell’accordo si dice, così come fa oggi Sacconi, che l’aumento delle retribuzioni debba avvenire in azienda e con più produttività.
Ma tutti sanno che la contrattazione si fa soltanto nel 40 % delle imprese, per non parlare dell’assurdità di indicare l’aumento di produttività come risposta a basse retribuzioni mentre i magazzini delle imprese sono pieni di prodotti invenduti, le casse integrazioni aumentano e da gennaio ad aprile sono salite ad 1 milione le domande di disoccupazione.
Parliamo di salari bassi in un paese in cui negli stessi anni, al contrario, sono aumentati profitti e rendite. Senza dimenticare poi che per uscire dalla crisi che stiamo vivendo bisogna sostenere la domanda e dunque retribuzioni e pensioni.
L’unica vera risposta alla classifica OCSE sarebbe la destinazione immediata di risorse pubbliche prese ad esempio dalla tassazione delle rendite finanziarie, per abbassare il fisco su salari e pensioni e un soprassalto di responsabilità delle imprese nel rinnovo dei contratti.
Ma viviamo in un paese in cui il presidente del Consiglio spiega che la crisi non c’è mai stata ed è una invenzione della propaganda. Ci aspettiamo che anche l’OCSE venga da domani annoverata tra la propaganda antigovernativa!
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