lunedì 8 settembre 2008

il nuovo fascismo

La striscia rossa, l’Unità 08 settembre 2008:
«Se non ci fosse stato il fascismo non ci sarebbero state le leggi razziali. Il fascismo è stato allora e rimane ancora una malattia contagiosa, e c’è sempre il pericolo che, se non lo si ferma, diventiinarrestabile. Il nuovo fascismo ha già contagiato altri partiti qui in Italia. È un’infezione che va bloccata».
Piero Terracina, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, sulle parole del sindaco di Roma Gianni Alemanno, Ansa 7 settembre

1 commento:

Anonimo ha detto...

Correndo il rischio di essere pedante ricordo che, dopo il suo ultimo Articolo, quello che porta il numero 139, quello che impone che “la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale” (confinando evidentemente tale possibilità nell’ambito una “rivoluzione” o di un “colpo di stato”) la Costituzione propone, prima di chiudersi, una “terza parte” composta di un solo “titolo”: “Disposizioni Transitorie e Finali”. A tutt’oggi, tali disposizioni Transitorie e Finali sono XVIII. Alcune hanno da tempo esaurito fisiologicamente la loro funzione, come ad esempio la I che recita, “con l’entrata in vigore della Costituzione il Capo provvisorio dello Stato esercita le attribuzioni di Presidente della Repubblica e ne assume il titolo”; altre sono state corrette, come la XIII, che con la legge Costituzionale 23 ottobre 2002, n. 1, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale N. 252 del 26 Ottobre 2002, è stata mutilata per intero dei suoi primi due commi, per la volontà del Parlamento della XIV legislatura di abolire l’esilio previsto sino ad allora per i discendenti maschi di Casa Savoia. Altre disposizioni invece si possono solo intendere “finali” e per nulla “transitorie”, come quella contenuta nell’ultimo comma dell’ultima disposizione la XVIII, che recita: “la Costituzione dovrà essere fedelmente osservata come Legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato”. È facile affermare, ed è umanamente riscontrabile, che osservare fedelmente la Costituzione, tanto più da parte di quei cittadini che per giunta vi giurano sopra, per poter assumere oneri e privilegi nell’ambito dell’organizzazione della Repubblica, comporta che ci debba essere piena sintonia fra la propria coscienza e la lettera e lo spirito della Costituzione stessa. Quando la Costituzione alla lettera e nello spirito, senza i tentennamenti semantici e i dubbi semeiotici e i ripensamenti storici oggi tanto di moda, afferma con la sua disposizione XII, per nulla “transitoria” ma solo “finale”, che “è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, non lascia alla coscienza dei cittadini italiani, che una sola possibilità di essere in sintonia con essa, quella che comporta “il sentire” che il fascismo è stato e continua ad essere, una delle forme di “male assoluto” sin qui conosciute dagli esseri umani. È pur vero, che dopo che con Legge 24 febbraio 2006, n.85, è stato mutato l’articolo 283 del codice penale, e di attentato contro la Costituzione dello Stato si parla solo se “con atti violenti”, si “commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di Governo” mentre prima, valeva un qualunque “fatto diretto”, ma non solo, potendo anche mettere oggi nel conto una pena “non inferiore” a cinque anni, mentre con la precedente formulazione introdotta sin dall’11 novembre 1947, la pena temuta risultava essere non inferiore a 12 anni …… si può davvero affrontare con maggiore serenità la possibilità di tradire la Costituzione anziché la propria coscienza “fascista”, anche se si è magari ministri della Repubblica Italiana, e non della Repubblica di Salò. Per le coscienze fasciste, va poi ulteriormente messo nel conto l’aiuto dei “dialoganti”, quelli cresciuti senza aver mai dialogato con nessuno e che oggi, presi dal sacro fuoco dello “zēlus – spirito d’emulazione”, sbagliano drammaticamente la misura, e dagli scranni della Repubblica Italiana non si avvedono di voler dialogare con chi si pensa appunto sugli scranni di una rinnovata Repubblica di Salò.



Vittorio Melandri



P.S.



Un Veltroni davvero zelante si appresta a dimettersi dal comitato per il Museo romano della Shoah, avvertendo "oggi" incompatibile una sua vicinanza istituzionale con il “sindaco dalla croce celtica”, c’è da chiedersi come si comporteranno due personalità affatto diverse fra loro come Bassanini e Amato che la loro disponibilità istituzionale ad Alemanno l’hanno data e spiegata con dovizia di particolari.