Dal sito di Aprile
Il seminario annuale dei socialisti francesi
Giustiniano Rossi, da Parigi, 03 settembre 2008, 11:34
L'analisi I dibattiti accesi di questi giorni riflettono la crisi ideologica e la disomogeinità del partito, i cui militanti sono sociologicamente molto diversi (c'é chi difende la scuola privata o persino chi lascia presagire una posizione "flessibile" del partito sul tema della laicità)
Qui in Francia, l'avvenimento della settimana è stato il seminario di La Rochelle, un convegno che, come avviene ogni anno per tutti gli altri partiti politici e le grandi centrali sindacali, anche il partito socialista ha organizzato per riunire le sue truppe, rinfrancarle, riflettere sui risultati dell'anno parlamentare 2007/2008 e mettere a punto le strategie da applicare alla ripresa dei lavori dell'Assemblea nazionale 2008/2009, ormai imminente. Un think tank, dunque, almeno in teoria; in pratica tutti, militanti e giornalisti, concordano nel sostenere che, più che un confronto di idee, il seminario - qui lo chiamano "università estiva" - è stato un confronto fra capi corrente, utile alle personalità del PS in corsa per la carica di segretario (François Hollande lascia l'incarico nell'imminenza del congresso di Reims) e, in prospettiva, per la candidatura alla presidenza della repubblica nel 2012, per autopromuoversi sugli schermi televisivi, sulle onde radio e sulle pagine dei quotidiani che contano.
I pretendenti non sono moltissimi. Ségolène Royal, Ségo per i fan, si ripropone come candidata "aldisopra della mischia", ma molti si chiedono quanti saranno quelli che la ri-voteranno; Bertrand Délanoë, il sindaco di Parigi forte del sostegno di Lionel Jospin, di cui un tempo redigeva i discorsi, si propone come candidato "liberale e socialista", paladino di un centro-sinistra che sottragga definitivamente i resti ammaccati del carrozzone centrista al cartello delle destre, sempre che rinunci al suo slogan preferito, secondo il quale "destra e sinistra si equivalgono"; Martine Aubry, sindaca di Lilla, sostenuta da una parte dei supporters di Strauss-Kahn e dall'altra dal trio della sinistra PS Montebourg-Hamon-Emmanuelli, figlia di Jacques Delors e mamma della legge sulle 35 ore, di fatto abolita da Sarkozy, come candidata dell'anima socialdemocratica del partito; Pierre Moscovici, la cui conoscenza dei gangli vitali di un partito socialista dove ha fatto tutta la sua carriera d'apparato potrebbe riservare delle sorprese, anche se non esce rafforzato da La Rochelle; Henry Emmanuelli, candidato della sinistra del PS, la cui ipotetica affermazione fa temere ai più pavidi un travaso della destra del PS ai centristi di Bayrou e un ulteriore rafforzamento di Sarkozy . Infine, oltre a Julien Dray, attuale portavoce del partito, l'ex pupillo di Mitterrand, Laurent Fabius, che però sembra voler ripiegare sul nobile ruolo di grande elettore.
Comunque tutto è ancora possibile in termini di alleanze, mésalliances, separazioni, nuove alleanze fino al 23 settembre, ultima data utile per la presentazione delle mozioni per il congresso di Reims, previsto per il mese di novembre: nell'attesa, qualche militante tenta di svelenire un po' il clima generale, proponendo scherzosamente di ribattezzare il partito PN (paquet de nouilles, che si può tradurre pacco di fettuccine o pacco di pappemolli), un altro di definirlo come "panier de crabes" (letteralmente cesta di granchi, più fedelmente fossa dei leoni). Mentre i militanti più motivati sono occupati nei gruppi di lavoro sui molti temi dell'agenda politica all'ordine del giorno, dal crollo del potere d'acquisto di salari e pensioni alla natura della "presenza" francese in Afghanistan, i dirigenti partecipano a una conferenza stampa al minuto, o quasi: i dibattiti sono accesi e riflettono la crisi ideologica e la disomogeinità del partito, i cui militanti sono sociologicamente molto diversi (c'é chi difende la scuola privata o persino chi lascia presagire una posizione "flessibile" del partito sul tema della laicità, (l'imprevedibile Sarkozy potrebbe, chissà, rimettere in discussione la storica legge del 1905 sulla separazione fra Chiesa e Stato) per non parlare di chi si ostina a considerare inopportuno un programma di uscita dal nucleare.
Gli uni imprecano contro la presenza dei tanti, troppi "destri" in un partito che di socialista non ha più - per quanto tempo ancora? - che il nome, gli altri, fra i quali la folta pattuglia dei seguaci del Direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, imprecano contro i tanti, troppi, che, orrore!, hanno une visione appassionata e marxista della sinistra e starebbero meglio con il leader di uno dei due micropartiti trotskysti, Olivier Besancenot. In ultima analisi, l'impressione che si ricava da questo week-end di riflessione sui destini della Francia e del suo secondo partito non è esaltante: tutti sono buoni a criticare la Destra, specialmente Sarkozy, ma coloro che sono in grado di proporre veramente qualcosa che stia in piedi per l'avvenire del paese - qualcosa di rigorosamente interclassista, of course - sono difficilmente udibili.
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