venerdì 5 settembre 2008

Georgia e dintorni

dal sito di sd

Georgia e dintorni
Sul conflitto scoppiato all'inizio di agosto nel Caucaso si affollano molti attori mondiali e regionali: la Georgia, contro le pretese indipendentiste di Ossezia e Abkhazia; la Russia a difesa di queste; gli Usa e la Nato a difesa della Georgia; la UE che cerca di mediare sia al proprio interno sia fra i soggetti in conflitto. Sullo scenario si giocano rilevanti e divergenti interessi geopolitici, strategici, energetici (tra questi la dipendenza dell'Europa dal gas Russo), una storia intrecciata e complessa delle ex repubbliche sovietiche, la sorte futura delle relazioni internazionali e del diritto che dovrebbe determinarle.
I fatti sono noti ma vale la pena metterli in fila per capirne cause e conseguenze: l'8 agosto la Georgia -4.4 milioni di abitanti- bombarda ed invade l'Ossezia del sud -70.000 abitanti-, formalmente contro le sue pretese indipendentiste, in realtà per salvaguardare l'oleodotto che passa nel suo territorio. La Russia reagisce bombardando ed invadendo consistenti territori della Georgia, formalmente a difesa dell'Ossezia del sud, in realtà per rispondere all'ampliamento della Nato nei confronto dei paesi suoi confinati.
Gli Usa, dalla caduta del muro di Berlino in poi, hanno operato, in modo più o meno strisciante, per la creazione di "un altro muro" che accerchia la Russia, finanziando attraverso dubbie Fondazioni i vari movimenti nazionalisti ostili a Mosca e favorendo le elezioni di esponenti di questi. Soprattutto hanno spinto la Nato -di cui gli Usa sono azionisti di maggioranza- ad ampliarsi verso le ex repubbliche del patto di Varsavia, costituendo una "cortina di ferro al contrario”che circonda la Russia. Nel '99 hanno aderito alla Nato Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca; nel 2004 Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Slovenia; una delle prossime adesioni riguarderà ,oltre all'Ucraina ed alla Macedonia, proprio la Georgia.
Non solo: la Russia è da due anni sotto schiaffo per il coinvolgimento della Polonia e della repubblica Ceca al programma Usa dello scudo antimissilistico,concordato bilateralmente senza nemmeno passare per la Nato,cosa che ha fattto infuriare Angela Merkel.Già dal 2001 Washington si era ritirata unilateralmente dal trattato Abm che vietava gli antimissili balistici come deterrenza alle atomiche offensive.La somma di queste azioni ha costituito una concreta minaccia agli equilibri strategici in atto con la Russia e come tale è stata recepita da Putin.Le ritorsioni non si sono fatte aspettare: nell’aprile del 2007 Putin ha denunciato la moratoria del trattato CFE(trattato per la riduzione e il controllo degli armamenti convenzionali in Europa); di lì a poco la Russia testa nuovi missili superpotenti(missili multitesta e cruise).Ricomincia un escalation militare densa di minacce: “se componenti strategiche dell’arsenale USA faranno la loro apparizione in Europa,vicino alle nostre frontiere,saremo costretti a sopprimere le minacce potenziali che provengono da questi dispiegamenti”.Non è un caso che proprio in questi giorni in cui il negoziato con la Polonia per lo scudo è in dirittura d’arrivo, la Russia ha testato il missile antiscudo Topol RS 12-m. Prova provata -se ce ne fosse ancora bisogno- che la corsa agli armamenti determina e sostiene i conflitti sostituendo alla diplomazia la logica mortale delle armi. Anche nella guerra in Georgia a provocazioni seguono reazioni,un effetto-catena muscolare.La Russia giustifica il proprio intervento, legittimato -come sostiene Putin- "da una Georgia in cerca d'avventure sanguinarie" e colpevole di genocidio nei confronti degli Osseti. Usa e Nato definiscono l'attacco Russo sproporzionato: affermazione certamente condivisibile se non fosse inficiata dal "pulpito" che la sostiene (la Nato nel '99 bombardò Belgrado, con analoghe motivazioni, per 78 gg e gli Usa hanno reagito nel 2001 alle torri gemelle con il bombardamento e l'occupazione militare di tutto l'Afghanistan, che dura da 7 anni, massacrando anche civili).A “fare la pace “tra i contendenti ci provano Sarkozy,come presidente di turno della Ue, che il 14 agosto propone 6 punti d’accordo sia,in seguito, Condoleeza Rice . Il presidente russo Medvedev teoricamente accetta ,tranne che mantiene l’esercito in territorio georgiano. Prove di forza e minacce:quella di sospensione del Consiglio Russia-Nato, da parte della Nato, e la successiva contro minaccia della Russia di interrompere a sua volta la cooperazione con la Nato (col timore della sospensione del transito di carburanti e viveri verso l’ Afghanistan attraverso i corridori russi e ancor di più con la possibilità del rifornimento russo di tecnologie per l'arricchimento nucleare all'Iran): minacce ,pare,rientrate.Ma l'avvicinarsi alle coste Georgiane di navi da guerra Nato e della 6° flotta Usa (in teoria per approvvigionamenti umanitari) ha costituito un pretesto per lo slittamento della data del ritiro russo.I prospettati ritiri sono sempre ballerini: anche gli israeliani durante l'occupazione del sud del Libano, nell'agosto del '06, risposero alle Nazioni Unite che ne chiedevano il ritiro che "dovevano finire il lavoro" per rendere più sicuri i propri confini. "finire il lavoro" è diventato anche lo slogan degli Usa per rimandare la data del loro ritiro definitivo dall'Iraq.
In questi giorni,il primo settembre,il ritiro è stato riproposto con determinazione da un Consiglio europeo straordinario che ha dovuto comporre differenze – in parte scontate- tra Vecchia Europa,sensibile ai rifornimenti energetici russi,e paesi della Nuova Europa(oltre alla Gran Bretagna) fedeli al richiamo di Washington ,che invocavano sanzioni contro la Russia. Le sanzioni non sono passate ma il documento unitario della UE ha condannato l’avvenuto riconoscimento russo dell’indipendenza ,proclamata unilateralmente dall’ Ossezia del sud e dall’ Abkhazia ( do you remember Kossovo ?..due pesi ,due misure..) invocando l’inviolabilità dei confini nazionali; ha annunciato la sospensione dei negoziati per un parternariato tra UE e Russia che riprenderanno solo se Mosca rinuncerà all’uso della forza consentendo l’accesso agli aiuti umanitari e ritirerà le proprie truppe dalla Georgia. Il documento prevede ancora che dovrà aprirsi un dibattito internazionale sul futuro status di Ossezia del Sud e di Abkhazia e che verrà inviata in quei territori una missione OSCE di “osservazione diretta”.Il presidente Medvedev ha definito il documento equilibrato assicurando che il ritiro avverrà presto, nei tempi “tecnici” necessari.Tutto risolto quindi ?Apparentemente Ue e Russi sono concordi su questa “risoluzione”,cosa non indifferente né scontata che spunta le unghie a Usa e Nato,delinea una rara autonomia e unitarietà europea, non isola la Russia. Che il quadro tenga ,è altra questione. Il Caucaso ribolle ( si pensi a Inguscezia e Daghestan) , la Crimea ,con popolazione a maggioranza russa, mira a secedere dall’Ucraina e le cento etnie che si mescolano nelle repubbliche caucasiche spingono a risposte frantumate, nazionaliste e arretrate. Non solo: oggi le crisi,anche regionali, finiscono per coinvolgere “padrini”importanti,che aspirano anche in queste occasioni a mantenere o diventare grandi potenze.Occorre una chiave globale che concili le autonomie locali.Il multilateralismo puo’ aiutare( ma un multilateralismo vero e non come la Nato che si è trasformata in un altro “braccio armato”a difesa degli interessi Usa),ma è solo la certezza e l’efficacia del diritto internazionale in mondo piu’ giusto , con piu’ libertà,meno dissipatorio e dipendente dal petrolio(che tenga conto dei tanti nuovi paesi che si affacciano sulla scena internazionale) che si possono costruire le possibilità di una pacifica convivenza. A questo occorre lavorare e in fretta.
*della Direzione di Sd