martedì 10 novembre 2009

Sergio Ferrari: Dietro le spalle

Da Aprile online
Dietro le spalle
Sergio Ferrari, 09 novembre 2009, 13:09

Dibattito Quello che provoca una opposizione anche emotiva alla politica dell'ottimismo forzoso, nasce dalla infelice battuta che ha accompagnato le manifestazioni euforiche fuori posto sui dati Ocse, e cioè che ormai la crisi sarebbe alle nostre spalle. Forse dietro le spalle di qualche finanziaria. Ma Confindustria è preoccupata, Confcommercio idem, e le organizzazioni sindacali sono sull'orlo di una manifestazione pesante



Nane Cantatore ha gia giustamente commentato su APRILE del 6 novembre, i limiti e il significato del super indice Ocse che ci assegna un primato nella ripresa dalla crisi economica mondiale e sul quale il nostro Governo - ma anche gran parte della stampa - si è precipitato con toni auto-apologetici francamente eccessivi. La soddisfazione per il presunto superamento della Gran Bretagna da parte del nostro paese in materia di Pil o di Pil procapite rappresenterebbe poi una specie di ciliegina sulla torta. Sul super-indice ha già detto Cantatore e il superamento della Gran Bretagna rappresenta una bufala dal momento che non ha un fondamento nemmeno nelle statistiche dell'Ocse. Una montatura senza basi, dunque, e stupisce - ma non più di tanto - che in Consiglio dei ministri qualcuno non sia intervenuto per evitare queste figuracce e i toni da "perfida albione".
Il tutto, come noto, fa parte di quella politica basata sull'annuncio e sull'ottimismo come surrogato della politica. Ma non c'è bisogno di ricorrere alla stampa "di sinistra" per tornare con i piedi per terra. Le stesse statistiche dell'Ocse ci mettono in coda e in ritardo sulle medie europee non solo in materia di Pil pro capite ma anche in materia di istruzione, di ricerca, di tasso di attività, di occupazione giovanile e femminile, di diseguaglianze distributive, ecc., ecc..

Ma quello che provoca una opposizione anche emotiva a questa politica dell'ottimismo forzoso, nasce dalla infelice battuta che ha accompagnato queste manifestazioni euforiche fuori posto, e cioè che ormai la crisi sarebbe alle nostre spalle. Forse dietro le spalle di qualche finanziaria. Ma Confindustria è preoccupata, Confcommercio idem, e le organizzazioni sindacali sono sull'orlo di una manifestazione pesante; la disoccupazione aumenta, i livelli di povertà anche, le sperequazioni dei redditi pure e le prospettive sono per ulteriori chiusure di fabbriche e di perdita di posti di lavoro. La questione più drammatica è che tutto questo avrebbe potuto e dovuto essere noto già da tempo - soprattutto da parte di chi aveva capito tutto e per primo. E, quindi, avremmo dovuto assistere a politiche attive specifiche per correggere quelli che sono notoriamente i limiti strutturali del nostro sistema economico Questo non è avvenuto e se ora si dice che il peggio è alle nostre spalle c'è da ritenere che non se ne parlerà più, come se il declino del paese non esistesse e non fosse una questione preesistenti alla stessa crisi internazionale e come se la debolezza del nostro apparato produttivo non possa ricevere dai nuovi assetti economici conseguenti a questa crisi, dei colpi ulteriori.

Ma il ritardo ormai è comunque un dato di fatto e quindi dobbiamo dare per scontato le conseguenze in termini di aumento delle drammatiche cronache quotidiane - libertà di stampa permettendo - in materia di perdita del posto di lavoro, di disoccupazione, di chiusure di fabbriche.
Potremmo ancora cavarcela affermando che è tutto dietro le spalle, ma solo perché si continuerà ad essere girati dall'altra parte.

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