domenica 1 novembre 2009

Piero Sansonetti: La sconfitta di Repubblica

da l'altronline

Home
La sconfitta di Repubblica
Politica
di Piero Sansonetti

Bersani ha vinto le primarie, è il nuovo segretario del Pd, probabilmente - fra qualche mese o qualche anno - sarà il candidato premier del centrosinistra. Ha vinto dichiarando che il Pd deve diventare un partito popolare e di sinistra, e dunque rovesciando la linea centrsita sulla quale il partito era nato, poco meno di due anni fa, sotto la direzione di Walter Veltroni.

E' una grande novità. Che modifica in modo serio il quadro politico e corrregge un aspetto fondamentale dell'anomalia italiana. Cioè la totale assenza della sinistra dallo schieramento politico. Però è ancora una novità virtuale. Occorrono atti, scelte, svolte.

Quali svolte ci si possono aspettare da Bersani? Due sono urgenti.

La prima è quella della ripresa del dialogo con ceti popolari che oggi si sono spostati nel campo della destra. Non si può pensare a rifondare la sinistra e il centrosinistra senza allargare i suoi consensi e la sua zona di influenza. Non si possono vincere le elezioni se non si ingrandisce l'area elettorale.

La seconda svolta è di linea politica. E deve essere una svolta a sinistra. La crisi ha dimostrato che la sostanza della politica liberista (più o meno temperata) condotta da centrodestra e centrosinistra in questi anni, è fallita. Il Pd potrà imporsi come partito guida di un nuovo centrosinistra solo se saprà delineare una nuova politica economica e sociale alternativa a quella "timidissima" di Berlusconi. Bersani dovrà dimostrare di avere la capacità di prendere lui il timone del rinnovamento, e solo in questo modo potrà mettere in difficoltà il berlusconismo, e sconfiggerlo.

Naturalmente per fare una operazione di questo genere (una doppia operazione: guardare e parlare a destra e spostare a sinistra l'asse politico) bisogna innanzitutto riconquistare l'autonomia politica. E' inutile raccontarsi storielle: il Pd in questi anni non ha goduto di autonomia politica. Le sue scelte sono dipese dagli orientamenti ( e dagli interessi) di alcuni poteri forti, di alcuni circoli della grande borghesia. Non è così? Ed è sembrato sempre subalterno a queste forze a i loro giornali.

Il caso Repubblica è il più evidente e clamoroso. Il partito democratico negli ultimi tempi è stato del tutto subalterno al giornale di Scalfari e Mauro.

Niente di male per Scalfari e Mauro - che hanno pienamente diritto di provare ad esercitare un ruolo di guida su un partito politico, o su un governo, o su uno schieramento - malissimo però per il Pd, che si è trovato espropriato delle proprie competenze e della possibilità di "produrre" pensiero e azione politica. E alla fine si è trovato schiacciato su una posizione innaturale, scandalistica, populistica e al tempo stesso moderata e filopadronale.

Lo svolgimento e il risultato delle "primarie" ha permesso lo sblocco di questo impaccio. La riconquista della propria autonomia e della propria capacità di decidere. Il "partito della Repubblica" (che naturalmente aveva appoggiato la candidatura di Franceschini) ha perduto e ora dovrà ritirarsi. Sarebbe importante se lo facesse lasciando liberi Franceschini e i suoi di affrancarsi anche loro dalle vecchie ipoteche politiche e di tornare appieno alla battaglia politica, su una posizione dialettica con quella di Bersani.

Sono convinto che per pensare un nuovo modello di centrosinistra, che sappia dialogare (da posizioni forti) con la sinistra più radicale, ma anche con Di Pietro e con Casini, la partecipazione della componente cattolico democratica del Pd sia decisiva.

1 commento:

lotarino ha detto...

In questi giorni il Berlusconismo non va più di moda sono tutti impegnati a scoprire chi sono gli altri protagonisti dello scandalo Marrazzo… fino a quando durerà???? Tra quanto si placherà quest’onda gossip para e si tornerà al vecchio caro nemico??
http://www.loccidentale.it/articolo/chiappe+d%27oro+e+la+fine+del+berlusconismo.0080668