venerdì 21 agosto 2009

Vittorio Melandri: La riscoperta del valore della rabbia

Arrivato all’ultima pagina del libro “Tre suicidi eccellenti – Gardini Cagliari Castellari” di Mario Almerighi, in libreria da Luglio 2009, per i tipi degli Editori Riuniti, leggo queste parole:



“ … il problema dei livelli di legalità che si vogliono perseguire nel nostro paese non può essere delegato solo alla polizia giudiziaria e alla magistratura. Ieri chi assumeva questa delega veniva ucciso. Oggi sopravvive perché innocuo al sistema.”



Agghiacciante è dir poco, come del resto risulta la lettura di tutto il libro, da cui balza evidente, e ripeto, evidente, che tre morti assunte dal “sistema” come suicidi, tali non sono state.



Certo, come il Corriere della Sera da decenni ci spiega, pur sotto diverse direzioni, non esistono in Italia “grandi vecchi”.



Esiste però un “sistema marcio” sino al midollo, capace di vivere alla grande come un parassita, annidato nelle viscere di una “Costituzione” fra le più avanzate al mondo, ma deprivata così di fatto di ogni sua energia vitale.



A questo siamo arrivati oggi in Italia, e paradossalmente vien di pensare che se ci si fosse arrivati prima, Gardini, Cagliari, Castellari, e Falcone e Borsellino, sarebbero tutti vivi, solo perché innocui al sistema, contro cui oggi nemmeno le loro rivelazioni e il loro agire nulla potrebbe.



“La misura è colma, la disperazione di tanti cittadini italiani non trova speranza e sbocco in un futuro vicino. Noi sappiamo che oggi stiamo vivendo in un vero e proprio regime.”



Sono parole che Sandra Bonsanti, Presidente di Libertà & Giustizia, l’otto agosto scorso, ha indirizzato al Presidente della Repubblica.



Credo dovrebbero trovare una eco che vada oltre la home page del sito dell’associazione che Bonsanti presiede, perché formulate come sono da una personalità nota per il suo equilibrio, alimentano la speranza che non tutta l’opposizione cosiddetta moderata, rimanga ancora a lungo, per dirla con le parole di Stefano Rodotà, prigioniera delle sue arretratezze.



Ma vado convincendomi che anche questa sia una speranza vana e che per ribaltare la striscia di successi di una maggioranza che ci prova, a spostare sempre più in là il confine della “decenza”, trovando una opposizione che puntualmente arretra, sia rimasta una sola alternativa, come suggerisce il regista Pippo Delbono, la riscoperta del valore della rabbia, solo antidoto contro un paese di “merda, razzista e fascista”.



Vittorio Melandri

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