martedì 17 giugno 2008

Pescati nella Rete: Fabrizio Cicchitto

dal sito www.lastampa.it

16/6/2008
Il fascino discreto di Gramsci

FABRIZIO CICCHITTO
Gentile direttore, la singolarità della figura di Gramsci sta nel fatto che per un verso essa è tutta collocata nella storia del Pcd’I degli anni Venti e Trenta, che per altro verso ha sviluppato una elaborazione culturale utilizzata da Togliatti e dal Pci dagli anni Quaranta agli anni Settanta, e che un aspetto della sua riflessione, con i dovuti cambiamenti, può essere tuttora utilizzata da qualunque forza politica, quindi, come ha scritto Lucia Annunziata, paradossalmente anche dal centro-destra.Il nocciolo duro dei Quaderni dal carcere è costituito dalla riflessione sulle ragioni della sconfitta del leninismo, inteso come rottura rivoluzionaria, nell'Occidente. Gramsci ha rintracciato queste ragioni innanzitutto nell'esistenza nell'Occidente di una robusta società civile che non consentiva le scorciatoie trovate da Lenin e da Trockij («la rivolta contro il capitale», appunto) nella Russia zarista. Allora nei Quaderni si è posto il problema di quale doveva essere la strategia del movimento comunista nell'Occidente e l'ha identificata in quella che è stata chiamata la conquista dell'egemonia: in una società dominata sul terreno delle forze produttive dal capitalismo e sul terreno politico da conservatori, moderati e riformisti, l'obiettivo dei comunisti deve essere quello della graduale conquista del «cervello» di quella società, cioè delle sue casematte ideologico-culturali: la scuola, le case editrici, le redazioni dei giornali, la magistratura, l'elaborazione culturale e l'organizzazione della cultura in quanto tali. Partendo da tale lavorio nel profondo e sfruttando le eventuali crisi organiche di un determinato sistema economico-sociale-politico di stampo capitalista e moderato, un partito comunista dell'Occidente sarebbe potuto risalire alla conquista del totale potere politico.La nozione gramsciana di egemonia, presa nella sua organicità, è caratterizzata da un totalitarismo sottile e sofisticato, diverso da quello rozzo e criminale dello stalinismo, ma comunque pervasivo e pericoloso. Togliatti ebbe la genialità di depurare il lascito gramsciano di tutti i suoi elementi ereticali rispetto allo stalinismo e si pose l'obiettivo di lavorare per superare la vittoria politica di De Gasperi e della Dc, attraverso l'esercizio dell'egemonia sul piano culturale e quindi con la graduale conquista delle casematte ideologico-istituzionali-giudiziarie del sistema. Su questo piano il Pci è stato di una bravura straordinaria anche approfittando della distrazione della Dc e poi del Psi e dei partiti laici su questo terreno.L'importanza di questa operazione si è vista in una fase di crisi organica del sistema, dal 1989 al 1994, quando in seguito al crollo del muro di Berlino e all'adesione dell'Italia al trattato di Mastricht sono venuti meno alcuni dei fondamenti della Prima Repubblica, dall'assenza della concorrenza sul piano economico alla dialettica comunismo-anticomunismo sul piano politico. A quel punto la forza più attrezzata sul terreno del controllo delle casematte ideologico-culturali (giornali e magistratura), cioè il Pci-Pds, ha avuto gli strumenti insieme mediatici e operativi-militari per liquidare le altre (la Dc, il Psi, i partiti laici) come è avvenuto con Tangentopoli. Subito dopo, però, questa forza è stata messa in questione da chi, come Berlusconi - non per un disegno politico precostituito, ma anzi per via imprenditoriale - si era dotato di un mezzo, la presenza sul terreno della televisione privata, che, almeno nella fase iniziale, si è rivelato in grado di contestare il peso e il ruolo esercitato appunto da alcune delle «casematte tradizionali» (in primo luogo la carta stampata e la magistratura fortemente collegate). A ciò si sono aggiunti un nuovo modo di fare politica e la demistificazione dell'egemonia culturale della sinistra attraverso la valorizzazione di autori e culture cattoliche e liberalsocialiste fino ad allora emarginate e neglette.Allora, a mio avviso, un «pezzo» dell'elaborazione gramsciana ha tuttora una sua modernità, a condizione che la si sottoponga a una duplice operazione culturale: quella di considerare Antonio Gramsci nel suo contesto storico e nella sua organica collocazione nella storia comunista e quella di relativizzare e storicizzare la nozione di egemonia che, presa nella sua globalità, ha una organica valenza totalitaria. Invece, se utilizziamo una nozione relativizzata di egemonia ridimensionandola al ruolo di strumento di quella «battaglia delle idee» che è uno degli elementi della lotta politica (relativismo che non è in Gramsci), allora parliamo di una categoria che ha tuttora una sua validità e funzione e che ogni schieramento politico deve essere in grado di esercitare al di fuori di ogni pretesa totalizzante. Nel passato il fatto di non essersi posto il problema della battaglia culturale è stato un punto debole della Dc. Su questo terreno, oggi, il centro-destra ha comportamenti contradditori ma delle carte da giocare, mentre la sinistra sta perdendo colpi per la crisi devastante della sua cultura: essa si difende per la permanente potenza della sua organizzazione culturale e della conseguente gestione del potere che finora è servita ad attutire gli effetti della disintegrazione del suo messaggio globale.Presidente del Gruppo parlamentare del Popolo della Libertà alla Camera

2 commenti:

Circolo Rosselli Milano ha detto...

L'analisi non è stupida, ma c'è il solito vizio di riscrivere la storia: " ... il Pci-Pds, ha avuto gli strumenti insieme mediatici e operativi-militari per liquidare le altre (la Dc, il Psi, i partiti laici) come è avvenuto con Tangentopoli".
E le reti Mediaset, la stampa confindustriale, i cortei missini, i leghisti col cappio ... tutti arruolati coi comunisti a liquidare il pentapartito ? Balle.
Il Pci-Pds ha biecamente approfittato dell'ondata antipolitica che travolgeva i partiti per riuscire a sopravvivere in qualche modo; finendo smarrito e trasfigurato. Altro che esercitare l'egemonia !
Ma, alla lunga, l'antipolitica produce (ha prodotto) solo Berlusconi, il berlusconismo, la post-democrazia. Come ormai tutti possono vedere a occhio nudo
Luciano Belli Paci

Anonimo ha detto...

Mi sembra inoltre che Craxi qualche colpo all'egemonia comunista l'ha pur data o i Socialisti negli anni settanta - ottanta erano in un altro Paese? Forse in Cile, dove ho potuto vedere coi miei occhi (sono stato in Cile tre settimane per le Elezioni del Presidente, socialista, le prime democratiche del dopo Pinochet) le opere sponsorizzate dal PSI attraverso la cooperazione sul terreno di una moderna agricoltura. Può essere che fossero a Praga dove stava nascendo una nuova classe dirigente democratica. Oppure ... lòa storia non si fa coi se.

Sergio Tremolada