sabato 14 giugno 2008

segnalazione: alessandro dal lago

IL RAZZISMO «DE NOANTRI»(da Il Manifesto del 13 giugno 2008)Dall'entrata in carica del governo Berlusconi, la persecuzione deglistranieri, dei migranti, dei rom e dei cittadini italiani sinti èdivenuta capillare e ossessiva.Si direbbe inoltre che il razzismo di strada sia in qualche modocoordinato o in sintonia con l'attivismo istituzionale: controllidella polizia sugli autobus, sgomberi dei nomadi, rastrellamenti diprostitute e transessuali, schedatura dei sinti, decreti che attuanoprincipi discriminatori e incostituzionali come l'aggravante dei reatiper clandestinità.La risposta politica a questa tenaglia xenofoba è inesistente. Lasinistra radicale ex parlamentare sembra ancora frastornata dallabatosta elettorale, mentre l'opposizione di sua maestà, a partedichiarazioni rituali, collabora con il governo. Fa impressione vedereun Veltroni negoziare qualsiasi cosa con Berlusconi, magari i suoispazi tv mentre la polizia rastrella i rom. La magistratura, a cuipure si devono le poche critiche argomentate al pacchetto sicurezza,sembra attestata su una difesa dei propri spazi e prerogative. Ma ciòche appare inaudito, in una cosiddetta democrazia liberale, èl'atteggiamento della stampa (sulla tv meglio sorvolare). A parte lacampagna xenofoba di Libero o del Giornale, i cosiddetti giornaliindipendenti insistono sull'«insicurezza dei cittadini», mentre aessere minacciati e umiliati, giorno per giorno, sono esseri umani,cittadini italiani e no, discriminati in base all'origine. Iquotidiani riportano gli episodi di razzismo istituzionale, quando sidegnano di riportarli, con un tono indifferente o sbarazzino.Non si può definire quello che sta avvenendo in Italia se non comefascistoide. In primo luogo, per l'impunità di cui sembrano godere gliaggressori (Napoli) o anche per la vera e propria simpatia (ilvendicatore del Pigneto, che sarebbe uno di sinistra, de noantri,secondo la Repubblica). Ma anche per l'evidente coperturaistituzionale, come nelle incredibili dichiarazioni di Bossi dopo iroghi di Napoli, al solito accolte dai media come simpatichemanifestazioni di goliardia. Quando definisco fascistoide la svoltaitaliana mi riferisco al fatto banale che è promossa dalle istituzioniin un quadro formalmente democratico, e che forse resterà tale. Ma inquesto non vedo alcuna consolazione. A parte il fatto ben noto che lastoria si ripresenta sempre in forma di farsa, che le istituzioniperseguitino nomadi e «diversi» (compresi cittadini italiani) conl'appoggio dell'opinione pubblica o magari della maggioranza deglielettori è un'aggravante e anche un motivo di angoscia.Tutto diviene possibile. Se e quando il governo deciderà di smetteredi suonare la grancassa, la persecuzione continuerà in forme menoappariscenti ma comunque disumane: nomadi in fuga non si sa dove, coni loro bambini cacciati dalle scuole, gente costretta a stare almenoun anno e mezzo nei Cpt, donne perseguitate sui marciapiedi,annegamenti di migranti. Il dramma è che all'estero, al di là degliinterventi di qualche parlamentare europeo e di organizzazioni comeAmnesty, sembra che la gente non sappia o non ci creda. Ah, lesitaliens!L'anomalia italiana, il malato d'Europa, si dice alzando le spalle. Mail problema non sono i nostri conti, cari burocrati europei. Sedavvero si pensasse a questa svolta come a un'eccezione folcloristicasi commetterebbe un errore di valutazione mortale. Che la persecuzioneavvenga contro le minoranze e i marginali significa che lemaggioranze, anche quelle non apertamente razziste e magaririformiste, possono continuare a bearsi ottusamente delle loro libertàe dei loro privilegi. Basta che non guardino e non vogliano sapere.Come avrebbero dovuto insegnarci i casi olandese, austriaco e danese,l'Europa non è affatto protetta dalla xenofobia.Sugli stranieri e sui nomadi si possono scaricare l'insicurezzaeconomica o esistenziale, la paura del futuro, la fine delle illusionieuropee. Dovunque, un ceto politico cinico e avventurista puòsfruttare, come avviene in Italia, l'insoddisfazione generale a finidi consenso. Non costa nulla. E qui si misura la miopia di chi, danoi, nella cosiddetta sinistra moderata, ha gettato benzina sul fuoco,corrodendo le basi antifasciste della prima repubblica, piagnucolandosui caduti di Salò, come se non fossero morti rastrellando ipartigiani e collaborando con i nazisti, e quindi facilitando losterminio di ebrei, antifascisti, omosessuali e nomadi. Questorevisionismo straccione e mortuario per fortuna non è ancora passatoin Europa, almeno ufficialmente. Nessuno si sognerebbe di resuscitarePétain, Mosley, Quisling o altri emuli di un Giorgio Almirante, cheoggi vogliono far passare per un padre della patria.Ma proprio perché gran parte dell'Europa è meno accecata che da noi (oresta legata a parole alle sue origini antifasciste), è necessario chela xenofobia italiana sia registrata, documentata e fatta conoscereall'esterno. Essere più o meno globalizzati, competere economicamentecon il resto del mondo, e magari godere di una moneta forte, per farcontenti quattro banchieri di Francoforte o gli esportatori americani,non è affatto incompatibile con forme più o meno larvate di fascismo.Anzi. Non sono solo i ceffi della Lega a governarci all'interno, maanche l'erre moscia di Tremonti e il fanatismo burocratico del giovaneFrattini a rappresentarci nel mondo. Attenti, europei con un minimosenso di decenza. Oggi, i pogrom cominciano nel pittoresco stivalemediterraneo, ma domani...Alessandro Dal Lago(da Il Manifesto del 13 giugno 2008)

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