mercoledì 11 giugno 2008

Pescati nella Rete: Gianni Vigilante

dal sito www.aprileonline.info

LA SOCIALDEMOCRAZIA NON E’ UN’ESPERIENZA POLITICA CONCLUSA
Se l’intervista rilasciata da Claudio Fava a l’Unità di domenica scorsa voleva essere una provocazione politica, allora vorrei, per amore di discussione, intervenire su alcune questioni di merito e di metodo. Il merito innanzi tutto. La socialdemocrazia è finita, si dice. Anzi, più precisamente, “è una tradizione politica conclusa”. Ma, mi chiedo, non è stato per una diversa e opposta valutazione che molti di noi hanno deciso di non aderire al PD? Non è stata forse la convinzione profonda che invece proprio la storia e la tradizione socialista e del movimento operaio costituissero ancora radici culturali e ideali di grande vitalità ed attualità? Non è stata questa convinzione a darci la spinta per tentare di costruire in Italia una grande e popolare forza politica della Sinistra? Se la tradizione politica socialista si è conclusa, perché riconfermare con forza l’adesione al gruppo del PSE nel Parlamento Europeo? Perché ritenere indispensabile per l’Italia una presenza politicamente autonoma della Sinistra invece di favorire le spinte al bipartitismo? Perché non fare più semplicemente la “Sinistra del PD”? Provocazione per provocazione, penso che una Sinistra senza aggettivi, non socialista e non comunista, sia semplicemente un luogo geometrico. Cioè una forza politica che si definisce non per sé stessa, bensì per come è collocata rispetto ad altri. Ma forse l’intervista di Fava voleva solo sollevare la questione, che condivido e che non è nuova, della necessità di un profondo e radicale rinnovamento delle esperienze delle socialdemocrazie. Ciò nondimeno questa necessità non può essere utilizzata per favorire un indistinto processo aggregativo che serva a confezionare una Sinistra senza aggettivi. Infine la questione di metodo. Anzi una questione che riguarda il modo di fare politica. Sinistra Democratica sta svolgendo centinaia di assemblee aperte, che si concluderanno con l’appuntamento nazionale di fine giugno, utilizzando come base per la discussione un documento politico elaborato collegialmente appena una ventina di giorni fa. Un documento dove non si parla della socialdemocrazia come di un’esperienza politica conclusa nè della conseguente necessità della costruzione di una “Sinistra di nuovo conio”. Cosa è intervenuto negli ultimi giorni che abbia convinto il nostro Coordinatore Nazionale a sottoscrivere le valutazioni espresse nell’intervista? E adesso, nelle nostre assemblee, di cosa dovremmo continuare a discutere? Del documento politico ufficiale o dei contenuti messi in campo da Fava? Oppure di ambedue? Ma la riforma della politica che vorremmo attuare non prevede anche il superamento di una pratica leaderistica a vantaggio di un modello collettivo di elaborazione e direzione politica?In conclusione un’ultima provocazione. Penso che sarebbe ora che ci liberassimo una volta per tutte di un metodo che molti di noi hanno sempre criticato: rilasciare interviste per annunciare svolte politiche delle quali non si è mai discusso in forma collegiale.Tutto questo mentre nel PD stanno discutendo del rapporto con il PSE e Vendola su l’Unità di oggi rivendica l’attualità della tradizione comunista.
*dell'Esecutivo di Sd

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