martedì 17 giugno 2008

Pescati nella Rete: idee per lo sviluppo

Dal sito www.sinistra-democratica.it

di Stefano Sylos Labini

Idee per lo sviluppo
Spesso i grandi cambiamenti si sono verificati in seguito ad eventi catastrofici come è accaduto dopo le due guerre mondiali e la grande crisi del 1929. Anche la caduta del comunismo all’inizio degli anni ’90 ha spalancato le porte ad imponenti processi di privatizzazione e di deregolamentazione che hanno contrassegnato l’evoluzione dell’economia mondiale negli ultimi quindici anni. Oggi si stanno delineando nuovi scenari che stanno mettendo in crisi il modello di sviluppo dominante e che vanno ricondotti in primo luogo alla comparsa di nuove aree produttive in cui vivono più di due miliardi di persone. Così, la tensione per la richiesta di energia e di generi alimentari, che viene amplificata dalla speculazione finanziaria, sta mettendo a rischio il già precario livello di vita delle fasce sociali più deboli del pianeta, mentre sono sempre più preoccupanti gli effetti dell’attività umana sull’ambiente e sul clima globale. Sia l’uomo della strada che gli imprenditori e i politici stanno diventando più consapevoli che se non si metteranno in atto misure per cambiare i modelli di produzione e di consumo e se non ci sarà una più equa distribuzione della ricchezza la nostra economia e la nostra società saranno oggetto di un pesante impoverimento e di un peggioramento delle condizioni di convivenza civile. Molti ormai sono convinti che accanto alla libera iniziativa privata ci debba essere un incisivo intervento dello Stato il quale deve orientare e guidare il processo di sviluppo. Non si tratta di spingere l’espansione della burocrazia e dell’apparato statale che ha perso di credibilità e si è spesso rivelato inefficiente e corrotto. Il compito dello Stato è invece quello di canalizzare le risorse finanziarie verso i settori strategici dell’economia come l’energia e l’agricoltura, l’istruzione e le infrastrutture, ed impegnarsi per potenziare gli investimenti e l’innovazione nelle fonti rinnovabili, nell’efficienza energetica, nei mezzi di trasporto ecologici, negli impianti per la selezione, il trattamento e il riciclaggio dei rifiuti. Nel contempo, lo Stato può intervenire attraverso una politica di regolamentazione per vietare i prodotti e i comportamenti che entrano in conflitto con i beni comuni, come la sicurezza dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente. Bisogna dire che per alcuni versi il centrodestra ha presentato dei piani di intervento ben più diretti, anche se non condivisibili, rispetto al Partito Democratico. Quest’ultimo, dopo aver effettuato delle privatizzazioni aberranti come Telecom e Autostrade, si è inchinato all’ideologia della concorrenza e delle liberalizzazioni senza capire che in diversi settori come quello energetico, bancario, assicurativo, vi è il dominio di pochi produttori che controllano e si spartiscono il mercato. Il centrodestra sta invece proponendo degli interventi estremamente centralizzati come il rilancio dell’energia nucleare e la costruzione del Ponte di Messina che, se da un lato sono più in linea con una politica di programmazione dello sviluppo quale deve essere una politica di sinistra, non sono però condivisibili poiché si tratta di scelte molto costose, impraticabili, con tempi lunghi e dai ritorni incerti. Dunque, le forze di sinistra non solo devono difendere i diritti dei lavoratori ed i redditi delle fasce sociali più deboli oltre ad impegnarsi nella salvaguardia dell’ambiente e del territorio, ma hanno anche il compito di proporre un progetto di sviluppo su cui attirare il consenso della maggioranza della popolazione, un progetto che sia fattibile e conveniente da un punto di vista economico e industriale. Gli obiettivi sono quelli di rilanciare gli investimenti sia pubblici che privati per modernizzare il sistema di produzione e le infrastrutture, di ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese e di promuovere una politica volta a contrastare gli sprechi di risorse, materiali ed energia che in certi settori come quello dei trasporti e dei consumi di massa raggiungono livelli altissimi. Per quanto riguarda gli investimenti, considerando le ristrettezze del bilancio pubblico, sarà necessario coinvolgere le banche in un nuovo patto sociale insieme ai sindacati e alle imprese per il finanziamento degli investimenti privati e spingere le grandi società energetiche ancora sotto il controllo dello Stato come ENI ed ENEL ad aumentare in modo consistente le spese in ricerca e sviluppo e gli investimenti nelle fonti rinnovabili sul territorio nazionale. Nel contempo, occorrerà spendere al meglio i cospicui finanziamenti europei e nazionali per il Mezzogiorno ed agire a livello europeo per riformare la Politica Agricola Comune e per lanciare dei titoli obbligazionari sulla traccia del Piano Delors. In conclusione, bisogna creare una rete in cui siano coinvolte tutte le associazioni e i movimenti che operano sul territorio e nella società civile, gli attori istituzionali e i raggruppamenti politici che si possono riconoscere in una piattaforma programmatica volta a coniugare equità, sviluppo e difesa dell’ambiente. La rete deve dotarsi di un centro di coordinamento unitario per aggregare le componenti sulle varie iniziative. Bisognerà impegnarsi per mobilitare: 1. le fasce sociali più deboli; 2. le forze finanziarie e imprenditoriali più illuminate; 3. i settori della pubblica amministrazione, come quello degli insegnanti, che avranno un ruolo strategico nella formazione delle nuove leve. L’obiettivo è quello di costruire una nuova forza politica che possa presentarsi alle elezioni europee del 2009 con una struttura organizzativa solida, una chiara strategia ed obiettivi realistici.

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