mercoledì 25 giugno 2008

segnalazione: diario di un partigiano ebreo

Subject: [Circolo Rosselli Milano] segnalazione: diario di un partigiano ebreo
dal blog di wlodek glodkorn

La sana ambiguità di un partigiano
Ho appena letto “Diari di un partgiano ebreo” di Emanuele Artom, pubblicati da Bollati Boringhieri con una postfazione di Guri Schwarz. Dovrebbe essere una lettura obbligatoria nelle scuole della Repubblica. Sopratutto è un libro che farebbero bene a leggere gli opinionmaker di oggi. Io sono rimasto impressionato da alcune cose. Provo ad elencarle: la forza dell’ambiguità; l’implacabile lucidità del ragionamento; il senso dell’umorismo; la capacità di capire ciò che sarebbe successo a guerra finita.Mi spiego. Artom era un letterato e uno storico torinese. Nato in una famiglia borghese, ebraica, ha avuto come maestro Augusto Monti. Dopo l’8 settembre si unisce alle bande dei partigiani nelle zone valdesi. Aderisce al Partito d’Azione. Nel suo diario, racconta senza mezzi termini le brutalità commesse da partigiani, non esita a spiegare come fossero rozzi, violenti, prepotenti. Artom affronta anche la questione della fucilazione dei fascisti catturati, delle indagini per scoprire chi fossero le spie dei fascisti nei paesini (gente destinata a essere uccisa). Racconta infine il mondo manicheo dei comunisti, ma anche la viltà dei badogliani (che consegnano comunisti ai fascisti), la debolezza e l’inezia degli azionisti. Insomma Artom racconta gli albori della guerra civile. Ma non per questo (e neanche perché è ebreo) pur capendo tutto, ha una benché minima esitazione sul fatto che gli uni si battevano per la libertà e perché patrioti, gli altri contro la libertà e perché traditori della patria.Dimenticavo: Artom muore in conseguenza di sofferenze causate dalle torture, catturato dopo la delazione di una spia a cui ha lui salvato la vita.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come è amara la considerazione che non vi è peggior elemento di colui che si sente "tradito" da un Partito, quello comunista, che non ha saputo o voluto vedere quale era in effetti nella buona e nella cattiva sorte. Egli è nn cieco che vuole illuminare la via agli altri! Mi riferisco ai nostrani riscrittori della storia che senza averla vissuta la vogliono illustrare in modo definitivo.
Ne racconterò un pezzo vissuto: è il 25 aprile 45, ho 5 anni ed un po', nella mia via i "Partigiani" bloccano una colonna tedesca in ritirata comandata da un capitano; perchè le virgolette? Perchè i "Partigiani" sono, in buona parte, una gruppo di giovani che erano della "Ligiera" di porta Cicca (abituè di un'osteria sotto casa mia) ed ora si battono contro i nazifascisti! C'è poi un piccolissimo fatto di cui sorridere. il bambino di poco più di cinque anni viene preso per tedesco (biondo e spiaccicante qualche parola di tedesco come tutti allora) e messo sul cofano di una macchina per intimare la resa ai tedeschi, da scompisciarsi...

Sergio Tre