sabato 6 aprile 2013

Stefano Rolando: Repubblica italiana. Come passare dalla "seconda" alla "terza"? Una proposta | Buona e mala politica

Repubblica italiana. Come passare dalla "seconda" alla "terza"? Una proposta | Buona e mala politica

6 commenti:

giovanni ha detto...

Caro Stefano, ho sempre pensato che la seconda repubblica nasca con la vittoria elettorale di Berlusconi del maggio 1994. La Repubblica democratica, sfinita dalle degenerazioni politiche e morali lascia il campo al tempo dei populismi. La loro caratteristica fondamentale è costituita dalla perdita di ruolo del Parlamento e dall’accresciuto potere dell’esecutivo e, soprattutto, dei leader dei partiti rispetto agli organi collegiali degli stessi. L’attenuazione della vita democratica e della partecipazione dei cittadini ne sono un altro dei tratti salienti, così come l’instaurarsi di quella che è stata chiamata la “costituzione materiale” con l’affievolirsi dei valori più alti e significativi della Costituzione. Temo che la terza repubblica sarà connotata da un tasso più alto di autoritarismo. Penso a ciò in considerazione degli apporti che verranno sia dal PDL che dai grillini alle modifiche istituzionali, considerata la scarsa capacità di tenuta dello stesso PD. Berlusconi non fa mistero di voler ridurre la Costituzione ad uno strumento docile nelle sue mani salvifiche. Grillo dispone di uno statuto e di una prassi di conduzione del M5S da dittatore sudamericano. C’è poi la variabile Renzi, che ritengo portatore di una continuazione della disastrosa politica economica liberista, ma che non riesco a decifrare per quel che attiene alla vita democratica ed ai valori e diritti civili. Cari saluti. Giovanni Baccalini

franco ha detto...

Ricordo sommessamente che non esistono Prima e Seconda Repubblica, è stato cambiato soltanto (e tragicamente) il sistema elettorale che non fa parte di materia costituzionale. La Repubblica è sempre quella delineata dalla Costituzione, quindi una Repubblica parlamentare. E' bene ricordarlo sempre, tanto più che negli 8 punti di Berlusconi presentati oggi è prevista la repubblica presidenziale. Grazie Franco Astengo

Giovanni ha detto...

Caro Astengo, non sono d’accordo con te. La vita istituzionale del Paese è a mio giudizio ormai assai lontana da quella descritta nella Costituzione. La straordinaria utilizzazione della decretazione d’urgenza, i cosiddetti maxi-emendamenti, che introducono surrettiziamente modifiche di grande significato a materie che nulla hanno a che fare con i testi di legge in discussione e sono sottoposti a fiducia, così come altri innumerevoli provvedimenti, unitamente alla nomina dei parlamentari da parte dei capi-partito, che sovente sono proprietari dei partiti stessi (vedi Berlusconi, Di Pietro, Grillo) delineano la cosiddetta “costituzione materiale” per la quale il Parlamento viene ad assumere un ruolo meramente formale, mentre il potere reale è nelle mani del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio. Per marcare tale stato di fatto e prendere le distanze anche dalla lettera della Costituzione, il Capo del Governo si è fatto chiamare premier, parola estranea anche per il suo reale significato dal linguaggio costituzionale italiano. Parlamento e forze politiche sono state poste sotto ricatto, descrivendo un baratro più fantastico che reale e comunque assai meglio scongiurabile con il ripristino elettorale della normalità politica che con il governo tecnico. Anche i recenti comportamenti di Napolitano sono andati ben oltre la lettera e la consolidata prassi costituzionale: quando la Costituzione era nella pienezza della sua vigenza Bersani avrebbe ricevuto l’incarico, si sarebbe presentato e solo dopo non aver ottenuto la fiducia si sarebbe aperta una fase nuova. Allora non sarebbe mai venuto in mente ad un Presidente di nominare saggi per un’opera di carattere eminentemente politico di competenza di Governo e Parlamento. Al giorno d’oggi il Capo del Governo fa un po’ da Governo e un po’ da Parlamento, il Presidente della Repubblica fa un po’ da Presidente, un po’ da Governo e un po’ da Parlamento e quest’ultimo tace. Anche i ritardi lamentati nella gestione della crisi derivano a mio avviso dalla nuova e poco costituzionale prassi posta in essere dal Presidente, piuttosto che dagli atteggiamenti di Bersani o di altri. Detto questo, sono d’accordo con te che tutti noi conserviamo nella nostra libreria un magnifico testo di Costituzione della Repubblica Italiana, anche se un pò deturpato da modifiche non molto lontane nel tempo. Cari saluti. Giovanni Baccalini

mario ha detto...

Condivido il memento di Astengo. Ricordare come stanno le cose, almeno sul piano formale, è sempre utile. Spesso ci troviamo di fronte al tentativo (non certo dell’ottimo compagno Giovanni Baccalini) di far passare come reali prospettazioni irreali, di comodo. La nostra costituzione è senza dubbio invecchiata e, per certi versi, lacunosa sin dal 1947/48, ma non è affatto superata quanto le iniziative di taluno e le vicende di questi ultimi tempi la fan sembrare disapplicandola o violandola senza pudore e –a volte- senza adeguata reazione se si eccettuano le proteste di isolati spettatori. Due esempi per tutti: il fenomeno di vera e propria fata morgana dell’elezione diretta del presidente del consiglio e quello –più concreto e giunto quasi a conclusione- della riforma (svuotamento) delle province a Costituzione (formalmente) invariata, senza alcun previo approfondimento della necessità o meno dell’ente intermedio tra Regione e Comune.
Avere consapevolezza e produrre resistenza non è stato sufficiente, fino ad oggi. Ma, secondo me, verrà il momento.
Statemi bene. Mario Viviani

luigi ha detto...

Caro compagno Baccalini, approfitto ora per risponderti perchè sono
stato fuori 5 giorni senza posibilità di accedere a internet ...
dicevi ...
< I contenuti della Costituzione a cui tu ti richiami non sono
affatto parte della realtà, anzi la Costituzione stessa è stata cosi
sfigurata nella prassi (la cosiddetta costituzione materiale) in
questi ultimi anni, che si pone il problema di ristabilirne almeno i
precetti fondamentali. E non sarà facile neppure questo.>
La cosiddetta Costituzione materiale è diventata reale, per usare la
tua espressione, dopo che sono state fatte leggi neoliberiste in
Italia a partire dal 1990 (legge Amato sulla privatizzazione della
banche di interesse pubblico come ripetutamente segnalato in mio
intervento a Pietrasanta - Per uscire dalla morsa del neoliberismo
...- e qui pubblicato in precedenza - ma vedasi anche
http://www.circolocalogerocapitini.it/eventi_det.asp?ID=381) ...
anticipando il trattato di Maastricht che è del 1992 e che ha posto
in sonno la Costituzione italiana, poi sostanzialmente reiterato con
il trattato di Lisbona - 2007 -(nonostante l'accenno a economia
sociale di mercato e rispetto delle costituzioni nazionali) e leggi
italiane di tutto il periodo del centrtosinistra-Ulivista e del
centrodestra belusconiano senza soluzione alcuna di continuità
nell'ultimo ventennio e trattati citati che inficiato in radice
la nostra Costituzione essenzialmente modello economico
"socialdemocratico", per alcuni financo "bolscevico" (Art.1-2-3-4 e
titolo terzo rapporti economici (da art.35 fino a 47, quest'ultimo
che dice:

luigi ha detto...


Questo per ricordare quanto detto all'inzio della privatizzazione
delle banche di interesse pubblico riforma anticostituzionale fatta
dal socialista ???? Amato);
ora si tratta di modificare questi trattati e le leggi nazionali
neoliberiste secondo i principi (che non sono generici valori) e i
dettami programmatici della Costituzione. E' la SINISTRA che deve
battersi per fare rientrare il modello economico nella "realtà"
giuridico-costituzionale. Non esiste alcuna realtà sociale che non
sia filtrata da leggi e regolamentata sulla base di criteri che
discendono dalla concezione della società del tempo: leggi delle
monarchie assolute, repubblicane, comuniste, liberiste ... noi
"socialdemocratiche" secondo Costituzione repubblicana del 1948.
So benissimo che siamo stati sconfitti dai plutocrati del
totalitarismo della globalizzazione ed abbiamo una "costituzione
reale" neoliberista e, aggiungo per l'Italia, teocon (vedi invasione
di leggi clericali, 8permille insegnati di religione, contributi
scuole cattoliche, legge 40 su procreazione, ecc.) ... sono
d'accordo come dici che il processo per uscire dalla morsa
neoliberista-teocon egemone sarà lento anzi lentissimo perché leggo
che molti dei nostri compagni si stanno convincendo - "e se
Napolitano avesse ragione" - che il vero riformismo è quello dei
neoliberisti. D'altra parte stuoli di socialisti dopo il 1924 si sono
arresi al fascismo (in fondo variante del socialismo in senso
nazionale - "nazional-socialismo") e ne sono diventati ferventi
seguaci (potenza del meccanismo psicoanalistico dell'identificazione
col nemico). Pochi resistono alla pressione del gruppo vincente, solo
i Rosselli, Calogero, Capitini, Pertini, ecc. Bisogna essere
intransigenti nei principi-valori per riuscirci ma anche, personalità
tetragone.
In questa ultima tua nota definisci "l'affievolirsi dei valori della
costituzione" come se fossero un optional che si può o non si può
seguire ... ma si tratta di principi non di meri astratti valori,
sono principi costituzionali che tracciano il percorso giuridico
delle leggi ordinarie che regolano la vita quotidiana della società e
che devono essere rispettti ed è perciò che è stata prevista la Corte
costituzionale. Sappiamo che in certi sporadici casi la Corte ha
svolto il suo coerente lavoro come nel caso del Referendum
sull'acqua, ma anche per la legge 40. Ma in genere non ci sono state
denunce per leggi anticostituzionali (a cominciare dalla legge Amato
del 1990) semplicemente perché il socialismo europeo (vedi blairismo
terza via) ha colluso con il neoliberismo.
In Italia in questa fase post elettorale dopo lo sconquasso del PD
siamo all'inizio di una possibile svolta ... ma per partire bene
bisogna assolutamente che non passi il presidenzialismo in
costituzione e non passi una legge elettorale di stampo
maggioritario. Penso che potremmo almeno provare a proporre al PD,
SEL e M5S di presentare in parlamento una legge elettorale
proporzionale alla tedesca o giù di lì.
Un dialogante saluto.
Luigi Fasce