domenica 21 aprile 2013

Vittorio Melandri: Continuità nella continuità

CONTINUITÀ NELLA CONTINUITÀ… ovvero, senza soluzione di continuità, sulla torre ci stanno sempre loro L’editoriale di Eugenio Scalfari del 21 aprile (natali di Roma) come spesso accade da qualche anno in qua, rispecchia meglio di ogni altra analisi, lo stato di de-grado in cui sessant’anni di ….. discontinuità(?) nella continuità hanno ridotto il nostro paese. Partendo dal titolo, “Solo lui può riparare il motore imballato”, abbiamo subito una dichiarazione di resa incondizionata di una intera classe dirigente, Scalfari compreso ovviamente, che in sessant’anni è stata incapace di creare quella minima discontinuità in grado di marginalizzare la pratica della “cooptazione”, e non solo, non è nemmeno capace di trovare, fra sessanta milioni di italiani, uno in grado di essere almeno “cooptato” al posto di Napolitano. Ma questa classe dirigente, di cui Scalfari è specchio e contemporaneamente immagine riflessa, è talmente priva della capacità di provare vergogna, che ci sbattono innanzi tutto in faccia la loro INFINITA prosopopea, e la loro INFINITA arroganza, senza provare il minimo fremito…. … ma anche senza esprimere almeno… una viva e vibrante soddisfazione, per continuare a fottere noi cittadini semplici, che almeno ci potremmo consolare sapendo che siamo utili a qualcosa. Niente di tutto questo, a noi cittadini da questa classe dirigente è riservata solo prosopopea arroganza e indifferenza. Esemplare quante altre mai la frase seguente di Barbapapà, spesa per descrivere quanto accaduto nelle ultime ore in un Parlamento, e che sarebbe per Scalfari un “Parlamento ingovernabile e abitato da partiti autoreferenziali, due dei quali caratterizzati da populismo e demagogia e l’altro dominato da correnti contrapposte”, mentre lui no, lui non è autoreferenziale, è solo onnisciente come suo malgrado è costretto ad autodenunciare……. “Tutto questo non era prevedibile due settimane fa, MA NON DA ME che lo sentivo arrivare e ne ero profondamente preoccupato.” Aggiungo solo una frase ancora, anche se si potrebbe continuare a lungo, tanto la fonte dell’arroganza di Scalfari risulta profonda ed in grado di fornire inesauribili spunti di riflessione amarissima… dice Scalfari… “Adesso Napolitano farà un governo….” Il fatto però è che la Costituzione nei nove articoli (83-91), che disegnano figura e compiti del Presidente della Repubblica, nomina la parola Governo una volta sola, per dire che il Presidente della Repubblica….. “Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.” E solo all’Art. 92. sotto il TITOLO III IL GOVERNO, Sezione I Il Consiglio dei ministri, al secondo comma la Costituzione stabilisce che: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.” Questo in lingua italiana non significa che Napolitano “farà un governo”, e poiché continuo a pensare che Grillo sbagli a dire che siamo in presenza di un golpe, devo pensare che sbaglia anche Scalfari, diversamente avrebbe ragione Grillo, tertium non datur. La drammatica conclusione è che è ora di buttare dalla torre insieme al marcio che ammorba la Repubblica italiana, anche gli inutili, perché arroganti, “disinfettanti” alla Scalfari, che si dimostrano solo capaci di buttare gli altri dalla torre, soprattutto quando altri ancora, hanno magari già provveduto… vittorio melandri

2 commenti:

marilena ha detto...

Concordo con viva e vibrante soddisfazione!

Marilena

roel ha detto...

Bisogna diffidare di quanti hanno lucrato sulla pelle degli italiani mentre il Paese scendeva verso il baratro del debito pubblico e dell'impoverimento di massa. I Soloni che si proclamano chiarovegenti, mentre per oltre un ventennio hanno fatto i pifferai arricchendosi, sono i peggiori.

Purtroppo sono gli stessi che anche cambiando circostanze e regime, riescono a venire sempre a galla come gli str.... ,e, da camaleonti consumati, si "chiamano fuori" dai guasti e si esibiscono in mille contorsioni d'incensamento, con lo stesso scopo di sempre: continuare a lucrare!

Un saluto, Roel.