sabato 20 aprile 2013

Franco Astengo: A occhi chiusi nella nebbia

A OCCHI CHIUSI NELLA NEBBIA dal blog: http://sinistrainparlamento.blogspot.it I numeri relativi alla quarta votazione dell’elezione del Presidente della Repubblica parlano chiarissimo: il PD ha bruciato anche la candidatura dell’ex-ministro di Andreotti Romano Prodi e pare muoversi davvero “a occhi chiusi nella nebbia”. Prima di provare a tirar giù un minimo di analisi sommaria è necessario però segnalare come sia avvenuto, nella storia della Repubblica, un fatto inedito e molto grave: l’intero centrodestra non ha partecipato al voto. Un gesto di vero e proprio “spregio istituzionale”, da rimarcare con forza. Andiamo allora al merito del risultato: Prodi si è assestato a una quota che pare rendere impossibile la prosecuzione della sua candidatura (non sarebbe bastati neppure i voti di Scelta Civica, andati al prefetto Cancellieri) mentre è andata ben oltre la propria quota di riferimento la candidatura di Stefano Rodotà proposta dal Movimento 5 Stelle (e SeL non ha contribuito in questo senso, avendo blindato il proprio voto per Prodi imponendo ai propri senatori e deputati di votare con la sigla “R.Prodi”, una scelta ai limiti del ridicolo, se non peggio). Il disfacimento è tutto e solo del Partito Democratico senza se e senza ma. Si tratta di un disfacimento che arriva da lontano, derivante non tanto e non solo dagli errori “tattici” compiuti dal momento delle dimissioni del governo Berlusconi in poi: dall’appoggio al governo Monti, alla pervicace insistenza di Bersani e Vendola sul “governo di cambiamento” dopo aver perso le elezioni. Le cause di questo stato di cose sono diverse: prima fra tutte la concezione del partito fondato sulla logica maggioritaria della governabilità, la personalizzazione “in discesa” tra il centro e la periferia (ricordiamo la felice definizione del “partito frattale”), l’incapacità di proporre una sintesi politica ed organizzativa controcorrente alla degenerazione del sistema dei partiti, l’assenza di un vero dibattito politico mentre sempre più si apriva il fossato tra la società e la politica. Il PD ha perso le elezioni per aver appoggiato e portato avanti una politica di destra e sta perdendo completamente la bussola sul piano istituzionale proprio per questa sua natura interna, sublimata dal cosiddetto metodo delle primarie, che invece di rappresentare (come pensavano certi “soloni”) un momento di ripresa della partecipazione politica hanno rappresentato, invece, il veicolo per minare alla base il partito attraverso l’esaltazione del meccanismo dell’individualismo competitivo. La sinistra, se vuol essere tale e il PD non appare appartenere a questo schieramento, non può scimmiottare i modelli di altri che si sviluppano in contesti molti diversi: la forma – partito, la concezione della politica rivestono, sempre e comunque, un’importanza fondamentale. Non entriamo nel merito di altri spunti d’analisi che pure meriterebbero di essere considerati, come quello riguardante il Movimento 5 Stelle (nato sul web, in funzione leaderistica, ecc, ecc) che avrebbe dovuto essere oggetto di “scouting” rivolto soggettivamente ai suoi parlamentari che, invece, non solo si è mantenuto compatto ma ha funzionato anche, attraverso una candidatura di alto livello come quella di Rodotà, vero e proprio polo d’attrazione. Una vera e propria “fascinazione”. E adesso pover’uomo? Ovviamente non tocca a noi indicare soluzioni, ma quella che appare maggiormente praticabile, a questo punto potrebbe essere quella di una conferma “a tempo” di Napolitano. E’ questo il punto più basso nella vita delle istituzioni repubblicane, un punto dal quale risalire soltanto aprendo una dinamica politica diversa, restituendo alla rappresentanza il suo ruolo, proponendo una modifica del sistema elettorale in senso proporzionale e ponendo al centro questa questione nella prossima fase che dovrebbe condurre, entro pochi mesi, alle elezioni anticipate: nel frattempo urgono i grandi problemi della gestione della crisi, dalla disoccupazione, alla povertà crescente, alla disperazione dei tanti. La sinistra d’alternativa deve trovare la strada di una riflessione comune, rielaborando strategicamente la propria presenza nel panorama politico italiano: una richiesta che ci permettiamo di avanzare in modo pressante. E’ impensabile che all’interno di questo stato di cose che abbiamo emblematizzato descrivendo il caos sorto intorno all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, non abbiano rappresentanza politica i ceti maggiormente colpiti dalla crisi, non si prospetti una seria opposizione che parte dalla propria autonomia politica (quella che, clamorosamente, manca proprio al PD) e – soprattutto – non si tracci una vera alternativa di sistema. Franco Astengo

1 commento:

roel ha detto...

Breve riscontro agli " Occhi chiusi" del comp. Astengo.

A parte l'immancabile "zampata" graffiante e fuori luogo contro il centro-destra i cui torti sono altri, lo sfascio del PD è un riflesso molto eloquente dello sfascio del paese maturato nel corso degli ultimi 20-30 anni caratterizzati dai fenomeni devastanti del clientelismo, del saccheggio spregiudicato delle risorse, della mala politica, di parentopoli, di arricchimenti facili, di sperperi senza ritegno, di povertà crescenti, della partitocrazia succhiona, delle pensioni d'oro, delle liquidazioni milionarie, dell'azzeramento del ceto medio, dei vitalizi, dei batman, dei lusi, dei marucci, dei penati, ecc., ecc. La crisi profonda del PD è crisi di un sistema politico sordo alle sofferenze degli esclusi, degli emarginati, dei pensionati ridotti alla fame, dei giovani rimasti al palo e scaricati sulle spalle dei genitori anziani. Una crisi forse da salutare favorevolmente perchè potrebbe produrre momenti di rinsavimento e di cambiamento anche come sostituzione dei vecchi "musicanti" in direzione di un recupero delle vocazioni smarrite di una sinistra che voglia prestare maggiore attenzione ai bisogni del "popolo sovrano", ormai consapevole delle malefatte di tanti politici e politicanti che hanno curato indefessamente il "proprio orto" a danno del "bene comune". Personalmente, sic stantibus rebus, penso che non ogni male vien per nuocere.
Un saluto dalla sponda del Socialismo ereticale, Roel