venerdì 12 aprile 2013

Fabrizio Barca, manifesto per un buon governo - Repubblica.it

Fabrizio Barca, manifesto per un buon governo - Repubblica.it

3 commenti:

pier ha detto...

Ho letto il documento di Fabrizio Barca per il partito che vorrebbe (lo trovate qui).

E' un documento corposo e denso, in un linguaggio, forse, un po' troppo accademico e un po' poco vicino al linguaggio delle persone, che ha bisogno di riflessione e sedimentazione.

Butto lì, quindi, alcune considerazioni "a caldo" che non vogliono essere né detrattive né elogiative, ma soltanto le impressioni di una prima lettura.

Trovo estremamente positivo che si torni a parlare apertamente di "sinitra", non più necessariamente unita, sotto l'aspetto lessicale (ma soprattutto concettuale), a centro; definizione, anzi, ampiamente criticata, ma noto come questa non sia mai coniugata in temine socialista.

Viene più volte richiamato il concetto "democratico" (sperimentalismo democratico), ma non si fa nessun riferimento al socialismo, se non per una aperta critica, non dissimile da quella fatta al sistema liberista (chiamato "minimalista").

Questa mancanza la si scorge anche nella prospettiva europea, quasi del tutto assente nel documento. Non a caso, anche nelle 4 righe (su 55 pagine, addendum compreso) in cui se ne parla più esplicitamente, a pagina 36, non si parla assoluntamente di Partito del Socialismo Europeo, ma genericamente di partiti di sinistra nel mondo e in Europa.

Ora, essendo evidente che la crisi che ha colpito il mondo e, con maggior forza, l'Europa sia una crisi del neoliberismo, ed essendo altrettanto evidente che la risposta finora messa in campo dalla politica europea sia la ricetta neoliberista dell'austerità, non fare riferimento ad un'altra idea di Europa, che è quella che emerge anche dai documenti, come quello For a European Socialist Alternative, sia, francamente, limitante.

Sembra quasi che il documento parli più alla sola Italia che all'Europa e, se dovessi dare un giudizio complessivo, sembra quasi che prospetti una sorta di, ulteriore, "quarta" via. In tal senso, non ho trovato un caso che, proprio oggi, Repubblica pubblichi un intervento di Tony Blair che parla, ancora una volta, di superamento di destra e sinistra.

Torno al documeto di Fabrizio Barca, trovo positivo che si affermi l'importanza della forma partito, anche nella prospettiva di innovazione della macchina pubblica.

Partito che non può più essere il partito "pesante" degli ultimi decenni, ma neppure il partito "liquido" della nascita del PD (che, per altro, non lo è mai stato se non nelle intenzioni dell'allora Segretario).

Questo partito nuovo di cui si parla spesso nel documento e nelle interviste, deve, però, andare oltre al PD stesso. Una base di partenza può essere l'accordo elettorale Italia, Bene Comune siglato da PD, SEL e PSI. Questi possono essere i soggetti fondanti del nuovo partito, ma devono necessariamente aprirsi ad altri apporti e porsi in una logica di scomposizione e ricomposizione, perché il "nuovo partito" non può essere semplicemente lo scioglimento degli altri soggetti nel PD.

Ecco, ancora una volta, presentarsi come fondamentale, per una fusione che non sia a freddo, la comune prospettiva di una adesione al PSE, portata avanti da Vendola e da molti nel PD e assente nel documento.

Prima di imBARCArsi per un lungo viaggio, sarebbe il caso di capire bene dove si vuole andare.


Pier

franco ha detto...


Immagino lo abbiate gia' tutti e ne abbiate letto e valutato almeno delle (indispensabili) sintesi... Il catoblepismo, la forma di saggio molto dottorale, i riferimenti a pie di pagina non incoraggiano a lanciarsi a divorarne le (molte) pagine del testo. A prima lettura pare scritto da Dubcek dopo la caduta del comunismo a Praga, vale a dire da un innovatore straordinario che si risveglia dopo venti anni di coma politico e si trova ad avere a che fare con un pubblico che in maggioranza non era nemmeno nato quando quei ragionamenti erano gia' causa ed effetto di una lotta politica condotta all'ultimo sangue e ha verso questa cultura al massimo la curiosita' del turista di fronte alle rovine di un mondo passato.
Pero', pero'' pero' ... sara' perché abitiamo ancora fra quelle rovine, un po' troppo annegato in 56 cartelle che forse potevano essere 5,6 , ho trovato il filo di un ragionamento articolato che merita di essere seguito. l' individuazione senza se e ma di un "campo" , di un "partito" della sinistra di tipo europeo ( "dobbiamo chiamarla left, si chiede Barca) come area di dibattito e confronto con un confine culturale e politico al di la' del quale c'e il campo degli avversari politici e non dei nemici; la distinzione tra statominimalisti, statalisti e pragmatisti ; l'individuazione delle autonomie locali e degli amministratori come parte essenziale della classe dirigente della societa' ed il rifiuto dell'illuminismo tecnocratico; la partecipazione intesa come processo iterattivo down top down ; sono tutti elementi di un tentativo di stabilire una griglia di dibattito che vale la pena di seguire, a mio avviso.
Dare forma nuova al partito della sinistra senza passare per costituenti, rifondazioni etc mi sembra un buon obiettivo per il quale Barca propone un percorso di confronto e lavoro : comprendo poco e temo di non condividere il fatto che questo meritorio tentativo passi per l'iscrizione al Pd e quindi ad una sua rifondazione, operazione che a mio avviso non riuscirebbe neanche alla coppia Lazzaro-Gesù Cristo.
Io mi riprometto di rileggerlo e ragionarci su, magari contando su qualche commento..
Franco

claudio ha detto...

in ogni modo meglio discutere con qualcuno che ha conosciuto e esplorato il mondo come è, che perdere tempo con i presuntuosi gruppettari della provincia politica italiana, che vorrebbero che tutta Europa si inchini ai loro polverosi ragionamenti , basati su Bignami scaduti, che il PSE si adegui ai dettami di quattro poveri scalzacani del circolo Vita e Pensiero di Barletta Inferiore, dove peraltro prendono anche pochi voti, e alla visione degli ambientalisti senza ambiente e senza seguaci, in eterna ricerca di una tribuna. Poveretti che tranciano giudizi sulla Svezia e la socialdemocrazia scandinava , chiedendo di verificare il loro tasso di anticapitalismo, noi che abbiamo prodotto l'UNIPOL e il MontePaschi, loro che inducono i monopolisti privati a cambiare i prezzi con la sola minaccia di mettersi a produrre in concorrenza con la forza del loro marchio, quello della vera cooperazione e non degli scimmiottatori di Carrefour. Noi abbiamo una sinistra buona solo per fare convegni in cui vantarsi, non per fare cose. Non li sopporto più. stiano a coccoòarsi il loro 2%, a vaneggiare di movimento operaio anticapitalistico, loro che sono 20 anni che non parlano con un operaio..