sabato 20 aprile 2013

Francesco Somaini: PD allo sbando, unire la sinistra socialista

Compagni e compagne, Mi pare che l'esplosione del PD, da alcuni di noi preconizzata da tempo (da qualcuno prevista, da altri auspicata), sia ormai un fatto più che acclarato. A questo punto, quali che possano essere gli esiti delle partite per Quirinale, governo e legislatura, si va necessariamente verso scenari politici nuovi. Qualcosa di nuovo si dovrà fatalmente produrre nella Sinistra italiana. Sarebbe bene allora che la galassia del Socialismo di Sinistra, largo e disperso riuscisse in tempi rapidi ad acquistare una voce ed una visibilità nei processi politici che si verranno inevitabilmente ad aprire. Ripartire dall'ipotesi di quel patto di unità d'azione e di mutua consultazione di cui si parlò alla Fondazione Nenni nel gennaio del 2012 mi sembra un'esigenza assolutamente vitale e non più procrastinabile. Riunire la galassia, superare le incomprensioni, i particolarismi e le diffidenze reciproche, e compiere da parte di tutti uno sforzo unitario è un'istanza ormai imprescindibile. Lasciarla sfumare sarebbe un errore assai grave. Un saluto, Francesco Somaini

137 commenti:

giovanni ha detto...

mi pare l'unica via per evitare il ripetersi del 2001 (e anche peggio...)

luigi ha detto...

Mi pare che se il 30 giugno 2012 a Genova avessimo messo in piedi il
movimento nazionale che ho proposto al convegno saremmo molto avanti
con il lavoro !
Comunque siccome non mi garba più di tanto di dire "avevo ragione"
ora dico che quanto recentemente sostenuto a Pietrasanta va in quella
direzione che sarà ribadito il 4 maggio a Livorno:
a) profilo identitario definito (mafisto la Costituzione Italiana)
b) percorso indicato (per uscire dalla morso neoliberista)
c) nome "Movimento SINISTRA ECOSOCIALISTA per gli Stati Uniti
d'Europa"
d) convergenze con tutte quante le forze politiche organizzate (leggi
SEL) e spezzoni (leggi PD) e tutte le altre micro forze organizzate
della nostra galassia socialista.
Per intanto SEL genovese manifesta spontanemente oggi
SEL GENOVA
IN PIAZZA DE FERRARI
OGGI SABATO ORE 17
PER RODOTA' PRESIDENTE
CONTRO L'INCIUCIO
Perché anche la Milano di Pisapia non fa lo stesso ?
Mi pare l'ora di attivarsi ... subito.
Luigi Fasce
www.circolocalogerocapitini.it



franco ha detto...

"lo specchio andò in pezzi , ciascuno ne raccolse un frammento e vedendone riflessa la propria immagine pensò di avere in mano l'intero" . citazione più o meno corretta di un sufita del '400 .
E' quello che tutti abbiamo fatto per troppo tempo . Cerchiamo di non ripetere l'errore ancora : lo specchio è a pezzi , ramazziamo le schegge e buttiamole vie , proviamo a rivederci con la nostra faccia e vedere l'effetto che fa guardando dritto gli altri negli occhi.
Per favore, niente sovrastrutture, niente patti di consultazione, niente pronunciamenti a nome di qualcuno, vivo o morto che sia. E' probabile che il futuro politico non preveda un ruolo di protagonista e forse nemmeno una particina per noi nel prossimo atto , ma cerchiamo di affrontare questa fase prima di tutto con la dignità che merita non la nostra storia , ma la storia vissuta da altri cui diciamo di volerci ispirare .
E' vero che siamo attaccati con le unghie e con i denti ad un ottantottenne in buona salute, ma non pensiamo nemmeno per un attimo che il futuro che ci attende possa essere affrontato usando il linguaggio dell'eroico Napolitano . Forse, anzi sicuramente, nemmeno il nostro dire e pensare è in grado di farsi udire ed essere utile in questa situazione.

Unire la sinistra socialista o qualsiasi altra cosa o slogan , addirittura in via preliminare, è un inutile esercizio . Meglio offrirci ed offrire occasioni di confronto, discussione e lavoro completamente "open mind" e "no logo" : non ci sono più nemmeno i soldi pubblici per attrezzare una casa di riposo per pensionati generici, figuriamoci per pensionati politici..

Franco

francesco ha detto...

Caro Franco,

Io sinceramente non credo a questa sorta di "de profundis" del
Socialismo che da tempo tu vai pronunciando.

Non credo nemmeno a quell'atteggiamento (che definerei di Nicodemismo
socialista) che tu teorizzi non da ora, e per cui i Socialisti
dovrebbero tenersi per sè (quasi nel segreto del loro cuore) i loro
riferimenti culturali, politici, e morali, e appunto votarsi a quelle
che tu ora chiami forme di confronto "open mind" e "no logo".

Su questo io non sono, devo dire, per niente d'accordo.
Indendiamoci: il confronto con tutti è sempre una buona pratica. La
contaminazione con altre culture, pure. Gli atteggiamenti di apertura
mentale anche (ci mancherebbe!). E del resto chi lo contesta? Nessuno
di noi, mi auguro, pensa a sterili chiusure verso forme di dogmatismo
identitario, o ad atteggiamenti autistici di contemplazione della
propria specificità ombelicale. Neanche si tratta di pensare a piccole
aggregazioni che puntino in modo del tutto velleitario a forme oggi
impensabili di autosufficienza.

Ciò detto, io credo però che il Socialismo abbia, nel XXI secolo,
ancora una sua persistente e forte vitalità culturale e morale. Penso
che esso abbia ancora molte cose da dire, e non ritengo perciò che i
Socialisti si debbano nascondere od annacquare (magari colorando di
arancione le proprie bandiere rosse, o dissolvendosi in un generico
"civismo" senza ulteriori specificazioni).

Giacchè penso questo, credo dunque che la galassia della Sinistra
socialista, oggi sparpagliata in tante piccole realtà, debba fare uno
sforzo per ritrovare un minimo di voce e di visibilità, e per
contribuire alla costruzione di un nuovo soggetto politico di Sinistra:
soprattutto ora che il PD - partito sorto dal suo nascere senza
identità - è infine giunto in modo palese al capolinea del proprio
percorso e che dunque bisogna pensare con urgenza a delle nuove forme
politiche.
Tu dici che questo sarebbe un "inutile esercizio". Io non lo credo.
Ritengo anzi che sia un esercizio indispensabile.

Un saluto, Francesco


PS : Riguardo a Napolitano, giacchè lo chiami in causa, vorrei invece
sgombrare il campo da ogni possibile equivoco. La sua rielezione, che
al momento, mentre scrivo, sembra ormai scontata, a me pare l'evidente
arroccarsi della vecchia politica (e in particolare di quel che resta
del PD dopo la sua Caporetto di questi giorni) in una squallida
prospettiva "inciucista", che di fatto rilancia la piena centralità di
Berlusconi e del Berlusconismo. Non so dunque a chi tu ti riferisca nel
dire che siamo "attaccati con le unghie e coi denti" a questo
"ottantenne in buona salute". Certo non è questo il mio punto di vista.
Io considero la rielezione di Napolitano una scelta sbagliata di pure
conservazione. E penso che occorrerà lavorare da domani stesso ad una
prospettiva politica che vada in una direzione decisamente opposta
rispetto a quella indicata dalla logica che sta rimettendo Napolitano
alla presidenza della Repubblica. Questo tanto per essere chiari.


paolo ha detto...

Pienamente d'accordo con quanto scritto da Somaini.
Da tempo sostengo quanto ora ribadito da Somaini;e allora,compagni socialisti,se non ora,quando?

felice ha detto...

La constatazione di Francesco Somaini mi trova d'accordo, ma gli avvertimenti di Franco D'Alfonso vanno tenuti presenti. Si apre una fase nuova e la prima cosa da evitare è di essere sepolti sotto le macerie del crollo del PD. Per fare ricorso ad un'immagine non dobbiamo rifiutare un soccorso generoso ed incondizionato ai naufraghi SOLO PERCHE' SIAMO NEMICI DELLA COSTA CROCIERE E ODIAMO IL COMANDANTE SCHETTINO. Ognuno faccia quello che sa fare meglio. Io sono socialista e cerco di fare il possibile perché quest'area conti di più se ha qualcosa da proporre e non che non viene neppure presa in considerazione perché non conta elettoralmente. Le idee non si pesano. D'altro canto abbiamo visto che il numero degli iscritti, i parlamentari, i consiglieri regionali, gli amministratori, i cooperatori, i sindacalisti, gli amministratori di società pubbliche e gli intellettuali appartenenti al PD non hanno impedito il disastro. Dare consistenza all'area socialista con qualche conquista recente di convertiti o di catecumeni( penso agli apporti degli azionisti o dei comunisti al PSI) non risolva il problema della sinistra italiana, ma qualche mattone al nuovo edificio lo possa dare o al limite la sola pietra angolare e un'idea di come debba essere la casa comune e soprattutto quante finestre debba avere aperte in tutte le direzioni, piuttosto che essere un bunker nel quale rinchiuderci per difenderci dai mali del mondo e dalla modernità, che dovremmo essere capaci di declinare piuttosto che subire, dall'individualismo e dal consumismo( una volta, ora non c'è trippa per i gatti). In questo progetto va coinvolto il PSI, purché capisca che è una componente di un movimento più largo, nel quale non ci sono posti di comando per diritto divino o per auto investitura. Per la galassia di circoli ed associazioni la proposta di lavoro comune deve essere chiara ed altrettanto chiara la disponibilità a lavorare insieme senza prime donne( almeno ci fossero delle donne in maggior numero), di norma uomini affezionati al loro ruolo. Ci sono esperienze nuove come le liste civiche, anche loro fdacciano il loro ruolo, senza pretendere di essere la soluzione a Milano nel 201 hanno funzionato, in Lombardia nel 2013 no. Sono ancora un fenomeno importante ma locale, chi c'è ci stia e ne faccia un luogo di incontri plurali, un veicolo di partecipazione dei cittadini e di elaborazione programmatica e di laboratorio di alleanze. Vorrei una sinistra che superi le divisioni d'antan non per rimozione, ma perché cnvinta che il riformismo debba essere raicale e mettere in questine l'ordinamento economico e sociale con gradualità ma con decisione. Tabarè Vasquez, il primom presidente socialista uruguayano diceva che bisogna avere l'utopia in tsta ma con i piedi per terra.Se l'utopia è in una testa tra le nuvole siamo messi male, ma anche peggio se si guardano costantemente i piedi ben piantati per terra nello stesso posto, senza mai alzare gli occhi al cielo o almeno all'orizzonte. Essere di sinistra, socialisti e democratici significa avere progetti e programmi propri ed autonomi, se non si hanno le maggioranze c'è sempre tempo ad annacquarli, avere un'identità politica, che non dipende da chi votiamo come candidato presidente della repubblic, ma da quello che facciamo tutti i giorni e come prendiamo le decisioni






Felice Besostri

dario ha detto...

Caro Francesco
mi pare una idea interessante con un unico limite: non ripartirei dal passato. L'iniziativa alla Fond. Nenni aveva sue logiche e si situava in una fase politica ormai superata.
La cosa che mi sentirei di proporre è una discussione franca ed aperta, organizzata dal Rosselli (che tra l'altro aderisce a più coordinamenti e che potrebbe essere un buon terreno neutro), che faccia il punto della situazione politica ad oggi ed eventualmente provi a scrivere un breve Programma su cosa sarebbe opportuno fare per dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini, potrebbe essere una azione utile per riavviare una macchina che si è fermata a metà strada, evitando analisi generiche ed astratte sulla politica-partitica sulla quale, stante le nostre limitate forze abbiamo pochissime possibilità di incidere, come abbiamo potuto verificare negli scorsi anni.
Fraterni saluti
Dario Allamano
Portavoce del GdV

maurizio ha detto...

d'accordo "se non ora quando", ma chi in carne ed ossa e con carta
d'identità?
maurizio quirico c'è.

edmondo ha detto...

Unire la sinistra socialista vuol dire appoggiare Vendola che vota con il neo-fascista Grillo?

Scusate compagni, ma salendo su questa Barca si può solo affondare...

PD ormai vuol dire Partito Distrutto, PSI è il Partito Scomparso Italiano: guardiamo al futuro!

Nei prossimi mesi e anni ci sarà un grande tema: come uscire dalla crisi.

Se noi dei circoli socialisti lo affrontiamo come se fossimo un partito, rasentiamo il ridicolo...

L'ho detto ieri al Gruppo di Volpedo: cerchiamo di fare cultura!!!

Io ipotizzo 3 grandi temi. A) La nostra Storia. B) Costituzione violata. C) Economia europea.

Le idee non ci mancano. Dobbiamo solo riuscire a farle circolare! Fraterni saluti

Edmondo Rho

giovanni b. ha detto...

Carissimo, sono d'accordo con te. Tu parli di "...galassia del Socialismo di Sinistra...". Quel che a me pare ci abbia sin qui paralizzato dipende dall'agire in organizzazioni nelle quali socialisti di sinistra convivono con socialisti (?) dominati da concezioni economico-sociali liberiste, che con la sinistra nulla hanno a che vedere. Succede anche a noi in qualche misura quel che succede al PD, che non si possono mai prendere posizioni unitarie su questioni critiche e delicate, perché su pressoché tutte una parte la pensa in un modo ed una nel modo opposto. Purtroppo è un malanno che, sia pure in forma attenuata, riguarda anche il socialismo europeo e ciò favorisce il perdurare dell'egemonia della destra, pur reduce da risultati fallimentari delle sue politiche. E' per questo che il richiamo senza precisazioni e distinguo al socialismo europeo non mi ha mai entusiasmato più di tanto. Sai bene che ho sempre sostenuto che la ricostruzione della sinistra poteva cominciare dopo la rottura del PD ed ho sollecitato l'approfondimento, anche con funzione di chiarificazione, dei nostri documenti valoriali e di programma. Questa posizione non mi ha impedito di essere più comprensivo e moderato di molti dei nostri interlocutori rispetto a scelte politiche contingenti delle forze politiche impegnate sul campo, consapevole della scarsa rilevanza di quelle realmente di sinistra nell'Italia del nostro tempo. Cari saluti. Giovanni Baccalini

giovanni b. ha detto...

Sono particolarmente d'accordo, soprattutto sul ruolo negativo avuto sin qui da Napolitano e sull'errore compiuto nel rieleggerlo. Cari saluti. Giovanni Baccalini

maurizio ha detto...

Sono pienamente d'accordo con Francesco. La volontà di ripartire dalla riunione presso la Fondazione Nenni del gennaio 2012 l'abbiamo espressa ieri ad Alessandria e mi sembra fossimo tutti d'accordo. Non si tratta di creare inutili strutture, ma di valutare se davvero esistono un pensiero ed una volontà comuni fra le varie sigle associative del Socialismo dii Sinistra, senza chiusure preconcette e senza stupide ambizioni egemoniche. Che poi io dubiti che tutti coloro che parteciparono a quella riunione vogliano riprendere il cammino allora delineato è altra questione, che comunque merita una verifica. Per questo penso sia giusto fare il tentativo senza fossilizzarci nelle formule e modalità, ma andando subito al sodo con il massimo di franchezza reciproca.
Con la rielezione di Napolitano e la sconfitta di Bersani il governo di larghe intese è alle porte e con esso la probabile prosecuzione della fallimentare politica di rigore e austerità. E' chiaro che in questo contesto una presenza ed una voce socialista di sinistra sono indispensabili. Mi sembra anche che ieri ci si sia chiariti sul tipo di azione da svolgere: nessuno sogna la fondazione di un ennesimo velleitario partitino e anche chi come me ed Edmondo ha caldeggiato un'attività prevalentemente culturale non intende certo sottrarsi al confronto e al dibattito politico.
Confesso inoltre di non aver capito molto di quello che ha scritto Franco D'Alfonso mentre quel poco che ho capito non lo condivido. Comunque siamo un gruppo laicamente aperto, non una setta e ciascuno è libero di prendere le decisioni che preferisce. Né vedo perché l'essere orgogliosamente socialisti debba impedire il confronto e il dialogo con altri. Anche perché continuo a pensare che il confronto vero e utile è sempre quello fra identità forti e ben definite, non il far tabula rasa della propria storia come dimostra la breve e brutta vicenda del PD.
Infine non mi sembra che siamo paralizzati da socialisti dominati da concezioni liberiste, come dice Giovanni Baccalini. Non ritengo ve ne siano né in questo blog né nel complessivo GdV. E nemmeno nel NSE di cui faccio parte insieme ad altri volpediani.
Fraterni saluti
Maurizio

felice ha detto...

di costituzione violata ce ne intendiamo, anzi siamo all'avanguardia. Mi ha fatto impressione sentire da Fazio Ferrucio D Bortoli attaccare con ferocia il porcellum. Eppire è lo stesso che ha impedito che il suo giornale se ne occupasse per 5 anni. Non puoi far finta di essere un partito se non lo sei, ma per far politica e non il circolo culturale non è necessario costituirsi in partito, anzi sono gli unici soggetti che hanno fallito. Avanti sulla strada delineata da Francesco con giudizio, gradualmente ma con decisione


Felice Besostri

maurizio ha detto...

seguo i dibattiti del Circolo e continuo a chiedermi come mai non si esce dalla pura teoria."Le idee non ci mancano - Dobbiamo solo riuscire a farle circolare". caro compagno Edmondo mi dici come questo potrà succedere? Con quali mezzi (i media?) e chi si prenderà l'impegno a farlo per incidere sulle decisioni parlamentari?
aspetto suggerimenti
maurizio quirico

giovanni ha detto...

in realtà, credo che il problema sia proprio quello. Facciamo molta fatica a coniugare i nostri valori novecenteschi con un mondo che è radicalmente cambiato. Siamo quindi un poco in penuria di idee "spendibili" e attuabili. Dovremmo rifletterci, indicarne qualcuna e magari "farle adottare" da qualcuno

claudio bellavita ha detto...

non è per mettere subito i paletti, anzi per togliere di mezzo quelli per
cui i paletti sono più importanti della politica: ma questo ragionamento,
che condivido e che spero attecchisca nella base sbandata del PD, deve
lasciar fuori quelli che auspicano fin da subito la spaccatura tra un'ala
socialdemocratica-renziana e un 'ala di sinistra sindacalese, con derive
ingroiate, di "sinistra dogc", dove il docg è molto più importante della
possibilià di governare che un po' non siamo capaci un po' ci fa schifo.
Soluzione perdente per decenni, come lo è stato dal 1948. Adesso, oltre che
perdente , ci lascia del tutto privi di giovani, che conoscono l'Europa e il
mondo meglio di noi, e non vedono altre soluzioni che l'autogestione del
ribellismo

roel ha detto...

Personalmente ritengo che l'ideale del Socialismo libertario e umanitario, con
un recupero valorizzante del "Socialismo dal volto Umano", come aspirazione dei
popoli del mondo, sia vivo e palpitante perchè sostenuto da esigenze di
maggiore giustizia sociale e dal sentimento solidaristico verso le fasce più
deboli che aspirano al riscatto della loro dignità e umanità.
Dopo i fallimenti del capitalismo predatorio e del comunismo totalitario, il
Socialismo riformista non potrà che essere elemento di aggregazione e di
convergenze contro un liberismo che ha portato a fenomeni di impoverimento di
massa e ad arricchimenti di pochi, creando disagi e conflittualità al limite
dello scontro violento. Al Socialismo italiano non mancano consistenti agganci
politico-culturali e storici da recuperare e utilizzare come supporti di
proiezione verso il futuro per la soluzione dei tanti problemi attuali e
pressanti, primo fra tutti quello delle enormi disuguaglianze che richiedono un
impegno determinato per quel "RICONGUAGLIAMENTO"di cui parlava G. Calogero.
Ma, come risaputo. le idee per camminare hanno bisogno degli uomini, cioè,
nello specifico, di persone che, al di là di pregiudizi dogmatici e di
interessi particolaristici e familistici, credano fermamente nel progetto di
rinnovamento sociale che abbia al centro l'uomo anche quando l'attività
economica ricerca il profitto e la competitività, da rendere comunque
compatibili anche con l'istanza primaria della salvaguardia inderogabile
dell'eco-sistema.
Un incentivo all'aggregazione e alla militanza, come ebbi in passato occasione
di segnalare, potrebbe essere quello di una normativa statutaria e/o
legislativa che preveda "liste compatibilmente aperte" e un "parziale
sorteggio" nell'assegnazione dei seggi, cominciando, magari dal basso, cioè
dalle elezioni comunali e regionali. A qualche compagno tale idea è sembrata
alquanto bizzarra, quanto anche l'idea di Grillo di proporre nuove istanze
utilizzando la rete e raccogliendo milioni di adesioni.
Da non trascurare la necessità di liberarsi di tutto il ciarpame dei furbastri
e dei carrieristi della politica che hanno ammorbato e ammorbano la politica e
le istituzioni, infliltrate queste da migliaia di affaristi senza scrupoli, di
corrotti e corruttori. Ciò sarà possibile recuperando all'istanza del
Sociaòlismo la dimensione Etica del pensare e dell'agire nella lotta contro i
fenomeni delle devianze clientelari, di parentopoli, dei privilegi smodati,
dello sperpero e abuso delle risorse pubbliche.
I guasti prodotti da tali fenomeni sono sotto gli occhi di tutti, non ultimi
quello dei tanti giovani senza "padrini" che continuano a rimanere al palo e i
tanti lavoratori senza lavoro.Se la politica che diventa potere corrompe come
sostiene il d'Arcais, bisogna predisporre per tempo gli anticorpi che con
tempestività intervengano espellendo senza indugio, le tossine.
Forse meriterebbe una maggiore considerazione l' ipotesi, per es., di
"lavorare meno, lavorare tutti". Da non sottovalutare anche l'istanza di
assicurare a tutti il "minimo vitale" o il "sussidio di cittadinanza".
Bisogna prevenire il quadro disastroso cui si rischia di andare incontro
quando migliaia di persone invecchieranno senza pensione o con pensioni di
fame. La stessa sorte potrebbe toccare ai tmolti giovani d'oggi quando i
genitori che li mantengono non ci saranno più.
Un saluto dalla sponda del Socialismo ereticale, Roel.

lorenzo ha detto...

Si legge che Napolitano abbia posto una condizione alle forze politiche che
gli chiedevano di restare al suo posto (Pdl, Scelta civica, Pd) e cioè
quella di fare l’inciucio (senza virgolette, perché il termine è ormai di
uso comune). Se ciò è vero, l'inciucio non è più una ipotesi ma di un dato
di fatto. Certo, si legge che il giaguaro abbia subito tirato fuori gli
artigli: si faranno le riforme che dico io... e quindi le trattative non
saranno facili. Tuttavia c’è da aspettarsi che, oltre alla condizione posta
(l’inciucio), Napolitano intervenga attivamente, con l’ascendente che gli
deriva dalla designazione quasi unanime, e da una interpretazione espansiva
dei suoi poteri, per appianare i contrasti. Altrimenti, la conseguenza
sarebbe lo scioglimento delle Camere. Ma se dall’inciucio derivasse anche
soltanto una nuova legge elettorale, con cui andare a nuove elezioni,
secondo me sarebbe un passo in avanti. Per quanto riguarda gli interventi in
economia per alleviare l’austerità, e iniettare un po’ di carburante nel
motore che procede a singhiozzo, ricordiamo che anche qui c’è un limite di
fatto, che il ministro Grilli ha ripetuto infinite volte: il limite del
deficit è il 3%. Chi l’ha detto? Non il ministro Grilli: lo dice l’Europa, e
sarà difficile far finta di niente. Dunque, più soldi per la ripresa
economica, alle imprese e alle famiglie, non possono che venire dal taglio
(è evidente che sono ossessionato dal taglio della spesa, come dice
Giovanni...) delle spese improduttive, quelle che vanno in primo luogo a
tutto ciò che è legato alla politica e alla burocrazia. Piaccia o non
piaccia, questo è il quadro che a me sembra obiettivo e fattuale. Per quanto
riguarda il Partito democratico esploso in tanti pezzi: per chi ci sta
dentro con passione politica, è un forte dolore. Ma l’ipotesi che si spacchi
in sette diversi partiti (!) mi sembra un po’ eccessiva. Nascerà
probabilmente un nuovo partito della sinistra, con i Vendola, i Barca, forse
Rivoluzione civile, a cui si attaccheranno (forse) pezzi del Partito
democratico. La storia si ripete. Cordialmente. Lorenzo Borla


edmondo ha detto...

caro compagno Maurizio Quirico, e cari tutti, è evidente che propongo di fare una selezione tra le nostre idee per capire, come scrive Giovanni Scirocco, quali sono "spendibili" e attuabili. Dovremmo rifletterci, indicarne qualcuna e magari "farle adottare" da qualcuno, sostiene Giovanni: sono d'accordo, se procediamo in questo modo forse riusciamo a far sentire la nostra voce! fraterni saluti

Edmondo

dario ha detto...

Caro Lorenzo
"si dice" è purtroppo un modo di fare che ha creato lo sfacelo nella sinistra che ormai da ventanni e forse più corre dietro alle voci senza avere una benchè minima idea propria. Questa sinistra ha perso perchè il PD (bastava sentire oggi Marini a mezz'ora) è un partito che non c'è più (se c'è mai stato), purtroppo dobbiamo però augurarci che la sua implosione sia lenta perchè a sinistra non esiste nessun contenitore politico con una Cultura di Governo in grado di sostituirlo (per ora) e questo è un problema, un grosso problema.
Noi socialisti del GdV stiamo correndo e lavorando per costruire una rete in grado di intercettare una parte di quell'elettorato, purtroppo i tempi sono brevi ed i soldi sono pochi.
Altri preferiscono inseguire chimere, Vendola e Barca inseguono Grillo senza rendersi conto che il vero "padrone" di M5S è Casaleggio, un personaggio di dubbia estrazione politica, che in qualsiasi momento è in grado dal suo server di decidere cos'è democratico e cosa no (basta vedere l'annullamento delle quirinarie quand'è emerso quale più votato il nome non gradito di Prodi).
Siamo in una situazione drammatica, che mi ricorda, come ho detto venerdì sera all'assemblea del Gruppo di Volpedo, il 1919 allorchè i tre aggiori partiti (socialisti, popolari e liberali) non seppero trovare un accordo per il Governo e due anni dopo l'Italia si trovò con Mussolini, ed anche in quel caso il problema principale fu il Partito Socialista, nel quale l'ala massimalista e la corrente comunista si erano creati la convinzione che la Rivoluzione era prossima, piccolo errore di prospettiva pagato carissimo dagli italiani.
Non sempre la soluzione che sembra la più giusta è la migliore e non sempre quel che vediamo è realtà, ed occorre analizzare la quanto avviene con la testa e non con il cuore (o peggio con la pancia) e realisticamente l'opzione che, ormai si capisce, ha in testa il Presidente della Repubblica è una sola: evitare l'errore del Governo dei tecnici che fu realmente sostenuto solo da PD (e questo va ricordato) per fare davvero un "Governo del Presidente", il cui Programma MInimo è quello dei cosiddetti saggi, con l'obiettivo di completarlo entro un paio d'anni per poi tornare al voto sia del Parlamento che del nuovo Presidente della Repubblica.
Un Governo comunque "politico" con un Presidente ed un MInistro degli esteri garanti verso l'estero (mai scordare che l'Italia è sotto schiaffo perchè l'80% del suo debito è sottoscritto da Istituzioni internazionali) e due vice presidenti "ostaggi" che rappresentano i due partiti maggiori (PD e PDL), per provare ad impedire a Berlusconi di giocare a far saltare il tavolo a suo uso e consumo.
Possiamo non condividere questa impostazione ma al momento, con Grillo che ha rifiutato le profferte reiterate di Bersani (anche questo è bene non dimenticarlo perchè su questa strategia Bersani è stato ampiamente deriso dai sinistri italiani), è l'unica strategia dignitosamente perseguibile per dare una qualche risposta ai problemi degli italiani.
E' chiaro che questa impostazione napolitaniana, che verrà esplicitata domani dal Presidente nel discorso davanti alle Camere, deve avere necessariamente un limite di tempo, al termine del quale si torna a votare, con una legge nuova e con alcune riforme per il rilancio dell'Italia.
Ieri è di fatto avvenuto il commissariamento del Parlamento, e l'Italia ieri ha voltato pagina, non è più una Repubblica Parlamentare ma una Repubblica semi-presidenziale, e non per colpa di Napolitano ma dei "nominati" in Parlamento (soprattutto quelli di sinistra) che sono stati ampiamente al di sotto delle aspettative, anche delle peggiori.
Occorre prenderne atto e ragionare su un qualcosa di nuovo che probabilmente si rifletterà anche nella nuova legge elettorale (presumibilmente il modello francese).
Fraterni saluti
Dario Allamano

marilena ha detto...

...e non dimentichiamo che durante le varie tornate elettorali per la nomina
del Presidente, Barca si è incontrato non solo con Vendola, ma anche con
Nencini (al quale all'interno del partito si addebita una politica a dir poco
ondivaga, che cambia di giorno in giorno, forse in attesa di qualcosa...). Che
poi Nencini andasse a far l'ambasciatore per il presidente della regione
Toscana, potrebbe essere, ma potrebbe anche esservi una qualche riflessione
politica da parte del PSI. Non ci è dato di sapere per ora, ma il futuro
potrebbe riservare qualche sorpresa, speriamo non amara come le ultime.
Marilena

lanfranco ha detto...

Credo che senza formalismi o progetti di patti particolari, un rapido incontro prima del 25 aprile presso il Rosselli per un utile scambio di idee, da riprendere poi in modo allargato a roma, possa essere molto utile. Trascrivo qui il mio giudizio sulla situazione come l'ho pubblicato ieri su Facebook. Lanfranco
Tenendo ben fermo l'occhio sulla crisi economica e sociale che è il tratto dominante e condizionante del paese, la rielezione di Napolitano e il futuro governo "responsabile" e di solido europeismo ( cui ci sentiremo ancor più tenuti, per farci perdonare le follie di questi giorni)lasciano prevedere politiche che non faranno nessun serio sforzo per invertire la rotta in Italia e in Europa. Il compito della opposizione non potrà essere lasciato nelle mani di uno squilibrato come Grillo. Chi nel Pd vorrà tenere aperto un discorso di sinistra , Sel e quanti altri sono interessati devono trovarsi al più presto per vedere cosa fare. Inviterei Vendola di non mettere il carro davanti ai buoi.

maurizio ha detto...

E' evidente che un governo di larghe intese o del Presidente, sostenuto da PD-PdL e Scelta Civica, non ha oggi alternative praticabili. Resta il problema di vedere se riuscirà a fare qualcosa e soprattutto che cosa. Altrimenti il disastro sarà inevitabile e Grillo, o chi per lui, ne trarrà tutti i vantaggi.
Maurizio
P.S. Il tentativo di Bersani di apertura ai grillini non mi sembra sia stato deriso dai sinistri italiani, come dice Dario, ma piuttosto dagli ambienti moderati e dalle loro gazzette. Inoltre la quota di debito non in mani italiane non è dell'80%, ma di poco più del 30%.

roberto ha detto...

Attenzione, la cosiddetta area renziana non ha niente di socialdemocratico,
è semplicemente un' aggregazione postdemocristiana e postmargherita (vedansi
i pregressi rapporti tra Renzi e Rutelli). Semmai il discrimine è tra
filoliberisti e riformatori antiliberisti).
La crisi irreversibile del pd lascia comunque aperto uno spazio politico a
sinistra chedeve essere coperto da un nuovo soggettop politico , legato al
Socialismo europeo di cui sel ( che ha chiesto l' adesione al PSE) può
costituire il nucleo fondante. Come socialisti di sel riteniamo di svolgere
il nostro compito in questo senso, a partire dall' appuntamento al momento
fissato per l' 8 maggio a Roma, cui è prevista anche la presenza di Barca.
Credo che le associazioni e i circocoli socialisti diffusi (almeno quelli
interessati a un siffatto progetto politico) farebbero bene a esserci..

pierpaolo ha detto...

In realtà di idee ce ne sono eccome, basta andare sul sito del PSE, seguire l'azione dei gruppi parlamentari a Strasburgo, leggere con attenzione i siti della Jean Jaurès, del Policy Network o del Social Europe Journal, evitando di farsi catturare nella miserabile palude in cui è sprofondato il dibattito pubblico italiano.

Maurizio pone invece un tema importante. La comunicazione è essenziale, utilizzare solo una mailing list rende il nostro dibattito del tutto autoreferenziale. Ma per fare comunicazione in altro modo, e organizzare eventi cui intervengano più di venti persone, occorrono soldi, e molti. Renzi ci ha indicato la strada. E', quello del finanziamento della politica, l'unico terreno sul quale mi sento di seguirlo.

Pierpaolo Pecchiari

pier paolo ha detto...

Scusa, ma parlare di un'ala "socialdemocratica-renziana" mi pare una
contraddizione in termini. Renzi non sarebbe considerato né socialista,
né socialdemocratico, né vicino a queste formazioni in nessun paese
d'Europa.
Il programma economico e sociale scritto per lui da Davide Serra, il
noto "banchiere delle Cayman", sta lì a dimostrarlo (lo si può scaricare
dal sito della Algebris Fund). E per quanto mi riguarda non ho nessuna
intenzione di finire insieme a personaggi per i quali il problema
dell'Italia sono le pensioni e gli stipendi degli impiegati statali,
considerati troppo alti, o la produttività del lavoro. Simili analisi e
ricette le lascio alla destra.

Peraltro basta aver sentito o letto le battute di Roberto Reggi
all'indirizzo di Fassina, bollato come estremista di sinistra "come
ormai più nemmeno a Cuba", solo perché ha osato ripresentare in Italia
le analisi sulla crisi e le ricette dei partiti socialisti europei, per
capire che Renzi e i suoi con la sinistra di governo non hanno nulla a
che fare (e, spero, mai avranno a che fare con il governo del Paese).

Pierpaolo Pecchiari

giovanni ha detto...

ad esempio, una cosa che vorrei far "adottare" e che ovviamente dovremo seguire (come tutte le adozioni a distanza: il nostro circolo potrebbe sperimentare questo metodo di gruppo di pressione su singoli deputati o gruppi di deputati) è questa, cui ho aderito fin dall'inizio
www.foia.it

claudio ha detto...

caro ppp, attenzione, che a forza di distinguo ci troviamo con grillo che ha
l'egemonia dell'opposizione, e sbeffeggia i vecchietti divisi in tre: un
gruppetto di ingroiati e due gruppi di ex pd e vendoliani: tutti a parlare
di storia antica. Ha ragione Daio Allamano che ci ricorda il 1919 con tre
partiti, socialisti, liberali e popolari che non si mettevano d'accordo,
gramsci e il verboso Serrati che bocciarono l'accordo tra socialisti e
giolitti, e poi fu il fascismo...Allora il problema principale era che non
si trovava una occupazione per i reduci, adesso che i giovani sono precari:
come allora, la sinistra non ha ricette, salvo l'art. 18, che non serve a
creare occupazione

luciano ha detto...

Caro Edmondo,

mi chiedo come un compagno serio e intelligente come te possa scrivere una
frase come questa:

“Unire la sinistra socialista vuol dire appoggiare Vendola che vota con il
neo-fascista Grillo?”

Già la definizione “neo-fascista” per il M5S mi pare come minimo
semplificatoria , ma in ogni caso l’uso della proprietà transitiva dovrebbe
essere un po’ meno barbaro.

Vendola ha votato “con il neo-fascista Grillo” (col quale fino a ieri
Bersani voleva formare una qualche forma di maggioranza di governo) per
Rodotà !

Fammi capire: non si può votare con i grillini per Rodotà, ma si può votare
con Gasparri e la Santanché per Napolitano ?

Secondo me SEL in tutta questa grottesca vicenda dell’elezione del
Presidente della Repubblica è il partito che si è comportato meglio,
compreso il passaggio su Prodi che , pur essendo per me e per noi mooolto
indigesto, avrebbe garantito una chiusura ermetica rispetto al disegno
berlusconiano (che invece ha vinto la partita).

Detto questo, sulla proposta Somaini osservo alcune cosette:

· Ridare voce e visibilità alla sinistra socialista sparsa è cosa
buona e giusta.

· Come risulta chiaro dallo scritto del nostro presidente (del
Rosselli), non si tratta di un processo fine a se stesso, bensì di un
tassello di un più ampio disegno che è quello della rinascita della sinistra
italiana come esito vuoi della frantumazione vuoi della trasformazione del
Pd.

· Il tempo di questo disegno non è nelle nostre mani e
presumibilmente è breve, si misura in mesi più che in anni.

· I Patti di unità d’azione e di consultazione vanno benissimo,
purché ci si intenda sul senso della cosa: p. es. se passeremo i prossimi
mesi ed anni ad inseguire l’unità con la minoranza della minoranza del Psi
nella speranza di spostare di 6 gradi il baricentro di Nencini, oppure a
consultarci freneticamente con il glorioso circolo socialista di Frittole
nell’illusione di portare i suoi 4 simpatici reduci a prendere in
considerazione un lavoro politico che vada oltre l’analisi del DNA dei
possibili interlocutori, perderemo tutti i treni e daremo visibilità solo
alla nostra irrilevanza.

· Dunque si promuova una consultazione veloce e poi si uniscano quei
gruppi-circoli-coordinamenti (senza inventarsi nuove sigle e aspiranti
cupole, per carità, l’esistente basta e avanza …) che oggi e qui vogliono
entrare in relazione, nelle forme e nei modi possibili, con quanto si sta
muovendo tra SEL, Barca, giovani turchi, CGIL, laburisti sparsi e spero PSI,
per dare vita al nuovo soggetto della sinistra di governo ed alla lista del
PSE per le prossime europee. Con i circoli che non vorranno unirsi a questo
sforzo rimarremo amici e continueremo a fare bellissimi convegni su Turati
(chi mi conosce sa che non c’è alcuna ironia nelle mie parole), ma senza
farci paralizzare dalla vocazione purista, individualistica ed accademica
che da troppo tempo ci affligge.

Se Vendola e Barca promuovono sul serio una prima assemblea nazionale entro
metà maggio (8 o 11 ? boh), si potrebbe iniziare ritrovandosi lì.


maurizio ha detto...

Anche per me l'area socialdemocratica-renziana è una contraddizione in termini. Se avessimo un quadro politico più chiaro e soprattutto più europeo ciascuno starebbe a casa sua senza queste strane confusioni. Sappiamo che nei partiti socialisti europei convivono indirizzi diversi, ma non credo sia questa la famiglia di Renzi.
Maurizio

luciano ha detto...

Condivido con Maurizio,Renzi socialdemocratico solo perchè avrà al suo fianco Fassina è solo roba
di chi vuol sostenere che nel PD ci sia una sinistra.saluti.L.montauti __________________________

claudio ha detto...

in tema di grillini, penso che prima di tranciar giudizi sul 25%
dell'elettorato di cui la maggiornaza relativa di giovani faremmo bene a
parlarci insieme. Non dobbiamo andare troppo lontano, basta parlare con
figli o nipoti, che magari prima si vergognavano un po' ma dopo le votazioni
sul presidente cominciano a pensare di non essere i soli a doversi
vergognare...Io ci ho perso un po' di tempo, e non è una realtà da sbrigare
con una etichetta. Il loro metodo di comunicazione funziona, amche se ogni
tanto qualcuno che non compare mai (Casaleggio, che mi sembra quello
pericoloso davvero) ci mette lo zampino, e anche se è più democratico e
garantito quello dei piraten.
A un dibattito al principale ITIS di Torino , i prof ci dicevano che le loro
classi , votando in classe a scheda segreta prima delle elezioni erano al
100% grilline. Non credo che, forti dei nostri decenni di cazzate, possiamo
salire in cattedra per maledirli. I loro prof non ci pensano nemmeno, e anzi
dicono che trovano più spirito di solidarietà e voglia di partecipazione che
negli anni precedenti.
Vi metto qui di seguito (è breve) un articolo di Tondelli sull'Unità di oggi

claudio ha detto...

L’egemonia culturale, scriveva il direttore, ce l’ha chi riesce attraverso
pratiche quotidiane e credenze condivise, a imporre i propri punti di vista
fino alla loro interiorizzazione. L’egemonia culturale, oggi, nella politica
italiana, ce l’ha il Movimento Cinque Stelle. Vale la pena di
riconoscerglielo, anche perché è l’unica cosa che ha: non ha la maggioranza,
non ha un quotidiano, ha una webradio scalcinata e un sito che si pianta
appena c’è un po’ di traffico, eppure ce l’ha fatta. Ce l’ha fatta nel
momento in cui intorno ai palazzi di Roma è cominciato a risuonare la
domanda #RodotàPerchéNo, e non c’era nessuno che riuscisse ad articolare una
risposta. E sì che risposte ce n’erano, e avrebbero dovuto essere
comprensibili e condivisibili: ma niente da fare, non si sono sentite. L’unica
cosa che abbiamo sentito per quattro giorni è stata la domanda: perché no
Rodotà? che riecheggerà ancora probabilmente stamattina nei bar, negli
uffici e sulle panchine di mezza Italia. Mentre nessuno si farà la domanda,
ugualmente interessante: perché Prodi no? Perché a Grillo non andava bene? L’egemonia
è tutta qui: si tratta di due domande equivalenti, ma una è sulle bocca di
tutti, l’altra rimane una chiacchiera per addetti ai lavori.

Il PD – ammesso esista ancora – ha tanti problemi. Quello della
comunicazione non è secondario.È un partito che spende una parte rilevante
delle sue risorse per comunicare, e non riesce a evadere dalle narrazioni
che gli altri mettono in giro su di lui. Per aver detto in campagna
elettorale una semplice cosa di buon senso (non si governa col 51%), Bersani
è stato dipinto come l’inciucista alleato di Monti e non è riuscito a
scrollarsi di dosso questa immagine in nessun modo. Dopo la sconfitta,
mentre tutta l’Italia invocava una soluzione rapida, Bersani veniva deriso a
ogni tentativo di dialogo con le controparti; irriso perché non si
dimetteva, neanche ci fosse dietro di lui la fila per sedersi su una
seggiola su cui alla fine, chiunque salirà, dovrà reinventare il partito o
liquidarlo. Tant’è che già si parla di non accogliere le sue dimissioni:
probabilmente ne parlano anche i franchi tiratori che l’altro giorno hanno
impallinato Prodi (a proposito, a questo punto ci piacerebbe che si
palesassero, e ci spiegassero perché e per chi hanno agito; un minimo di
chiarezza sarebbe un atto dovuto, e difficilmente potranno arrecare più
danni di quanti ne hanno fatto venerdì).

Il PD – ammesso esista ancora – deve porsi il problema: perché non riesce a
condividere i propri punti di vista non dico con la base, ma nemmeno con
molti dei suoi dirigenti? Una scelta incomunicabile, perché francamente
indigesta (ad esempio la candidatura di Marini) è una scelta ancora
praticabile? E se sono gli altri a raccontare la nostra storia, cosa
possiamo fare noi per reagire? Qualsiasi cosa sarebbe meglio del silenzio.

Per esempio: prendere il video in cui il Santone, nel suo camper, ci
avvisava che votando il suo candidato (in quel momento era ancora la
Gabanelli) chissà, forse si sarebbe potuto collaborare, ma sì, perché no.
Prendere quei pochi secondi di cialtronaggine totale che nell’immaginario
collettivo hanno risvegliato l’idea di un possibile governo PD-M5S, metterli
davanti al naso di tutti, elettori del PD e del M5S, tutti, e chiedere: ma
voi la comprereste un’auto da un tizio così? Uno che a un colloquio
informale pretende di sorvegliare i suoi emissari con la webcam, e poi
quando all’ultimo momento vede che ce ne andiamo abbassa il prezzo? Ma non
lo vedete che vi sta tirando il pacco? E cosa credete che ci sia nel pacco?
Cosa avrebbe fatto poi, un altro sondaggino per nominare i suoi ministri?

Non avremmo convinto tutti, ma era meglio del silenzio. Meglio del povero
Orfini catapultato in tutti i programmi perché, per sua ammissione, “non ci
voleva andare quasi nessuno”. Certo, se è per questo Grillo non ci manda
nessuno, e vince. Se lo può permettere. Si chiama egemonia, purtroppo.
Dovremmo saperne qualcosa. http://leonardo.blogspot.com

martelloni ha detto...

I compagni Somaini e Belli Paci (con cui concordo pienamente) pongono la
questione politica oggi dirimente: Che fare? Come stare "qui ed ora" nel
processo politico che si è drammaticamete aperto nella sinistra, nell'intero
Paese, nelle Istituzioni e dentro una crisi economico-sociale epocale. Questo
primo esito "reazionario" (in virtù delle modalità della rielezione di
Napolitano) prelude al peggio, sul fronte governativo e domani elettorale,
nonchè a ulteriori involuzioni (non esclusa una prossima presidenza della
repubblica al PdL) se non si attrezza una vera sinistra riformatrice in
parlamento e nel Paese che raccolga, riorganizzi e dia rappresentanza al
diffuso malessere di ampi settori sociali. Crisi di rappresentanza politica che
si è immensamente accentuata con l' esplosione del PD ormai in corso. Grillo e
il M5S vanno presi sul serio, tanto nel bene (che c'è), quanto nel male (che
c'é). Si deve "far politica" – e non ridicoli ostracismi – anche con quel 25% e
oltre di elettorato popolare che li ha votati e con la loro rappresentanza
parlamentare.
E' il tempo di cercare di rimettere in gioco, ma per davvero, le migliori
tradizioni democratiche e riformiste (al plurale, e includendo anche parte di
quelle dei comunisti italiani!) della storia italiana ed europea del movimento
operaio e socialista. Senza settarismi o primati "a priori", per portare tutti,
anche formalmente, dentro il socialismo europeo. Voi "socialisti critici" avete
le carte in regola per giocare questa partita in modo intelligente e
costruttivo, purchè lo sappiate e lo vogliate fare. Senza perder tempo

lorenzo ha detto...

Caro Dario,

il “si dice”, riferito alle opinioni, è quello che sostieni tu, uno sfacelo. Invece il “si legge” lo riferivo al fatto, riportato da un po' di giornali, che Napolitano abbia chiesto ai partiti carta bianca: il che significa in sostanza designare un primo ministro, i secondi ministri, nonché l’agenda, che sarà più o meno quella dei dieci saggi. Insomma Napolitano ha commissariato il governo, diventando di fatto un Ceo, Chief executive officer. Questo è il risultato ultimo della campagna elettorale di Bersani, che si è rivolta alla politica e non ai cittadini elettori. Non so se hai presente quei convegni in cui gli intervenuti parlano (e restano voltati tutto il tempo) al tavolo della presidenza, e non all'assemblea; e i convenuti si chiedono: che cosa ci sono venuto a fare? Voto Grillo! Insomma, Bersani non è risuscito a scrollarsi di dosso, e si è fatto ancora portatore, delle idee, degli schemi mentali, dei condizionamenti, delle tattiche politiciste, della prima repubblica, del secolo scorso, mentre il mondo marcia altrove. Inoltre, a me sembra abbastanza evidente che nella sinistra (intendo tutto ciò che sta a sinistra di Monti), anche questa volta non succede niente di nuovo, ma ci troviamo di fronte a uno dei periodici scazzi che purtroppo uno della mia età ricorda di aver visto troppe volte (la prima nel ’63 con il distacco dello Psiup dal Psi). E inevitabile che periodicamente nella sinistra si venga allo scontro fra la pancia e la testa, fra l’utopia e la realtà, fra le idee e i fatti, fra quello che si dovrebbe fare e quello che si può fare. Si crea così l'ennesimo "nuovo" partito della sinistra. Nessuno dei quali ha mai preso più del 10%, nessuno ha mai governato (con l'eccezione di Paolo Ferrero nel Prodi2), nessuno ha mai dato qualche contributo significativo alla vita del Paese che non fosse l'opposizione dura e pura. Il Paese è moribondo, ci sono interventi urgentissimi da prendere per aiutare famiglie e imprese, la legge elettorale è uno schifo, il numero di parlamentari (ci se ne accorge, in queste occasioni) è eccessivo, il bicameralismo perfetto è un enorme macigno, i tempi della giustizia ci piazzano dopo il Gabon, i carcerati vivono in condizione indicibili, Grillo è un fenomeno che va capito alla luce delle ragioni di chi gli ha dato il voto, ma è un partito succube di un padrone e ha mandato in Parlamento rappresentanti di buona fede (per ora) ma ridicoli. E di cosa si discetta, nella sinistra? Come sempre, di nomi, di alleanze, di ipotesi astratte... Cari saluti. Lorenzo

PS Il debito pubblico, per quanto mi risulta, è in mano circa per metà a investitori stranieri: ma non cambia la sostanza. Auguri per le fatiche del Gruppo di Volpedo.

giovanni ha detto...

Caro Lorenzo,
comprendo le tue preoccupazioni, ma non mi sembra che gli anni di convivenza dentro allo stesso soggetto, il PD, tra postcomunisti e democristiani di quarta fila alla Fioroni (quello che fotografa le schede: a questo proposito ho scritto alla Presidente della Camera se intende prendere provvedimenti) abbiano dato grandi risultati...
Un caro saluto
Giovanni

edmondo ha detto...

caro pierpaolo e cari tutti, ho finito ora di ascoltare napolitano e devo dire, in tutto questo sfacelo politico, che per fortuna lo hanno rieletto! so che molti tra di voi sono drasticamente in disaccordo: mi grazierete per la battuta precedente su vendola e grillo? volevo solo dire, come alcuni altri, che sarebbe opportuno evitare gli errori del 1919! e se ora volete dirmi che sono un compagno da socialismo regale, dite pure: in questo momento, viva re giorgio! fraterni saluti edmondo rho

felice ha detto...

La crisi istituzionale è altrettanto importante che quella economica, i progetti renziani sono poricolosi. il primo passo è una nuova legge elettorale. Questa dipende da noi e non dall'Europa. Cominciamo a fare una presione perché i giudici di Cassazione e del TAR Lazio emettano le loro decisioni. Dopo gallo non cè alibi, a meno che si voglia votare presto con il porcellum. Scambiamoci le idee ma almeno da parte mia per presentarci insieme ai prossimi appuntamenti e con le nostre idee, non abbiamo bisogno che siano veicolate da altri per quanto amici siano.






Felice Besostri

felice ha detto...

Essere presenti, ma come? "Vincoli o sparpagliati"? Io sono per vincoli è
l'unico modo di dimostrare che c'è un discorso socialista di sinistra che
raduna compagni con diverse militanze. Se è possibile ora è dimostrazione che
a maggior ragione lo sarà dopo. Essere di sinistra è un impegno ideologico e
programmatico, non basta mettersi dietro una bandiera o un leader


Felice Besostri

claudio ha detto...

Risultai Friuli :a due terzi dei seggi scrutinati è possibile la vittoria
della Serracchiani, nonostante il disastro testè combinato dal PD. ma la
Seracchiani è una renziana, indegna di far parte della niostra eletta
compagnia. Indipendentemente dal colore che lor signori gli vogliono dare,
è un gatto che prende i voti.
Pensierino di un ricercatore politico di oggi. "Resto dell'idea che dobbiamo
resistere alla pulsione di sentirci a nostro agio in un insignificante
partito del 3 per cento (facendo la morale al mondo) e preferire il sentirci
di tanto in tanto a disagio in un partito rilevante del 30 per cento (o,
temo, del 20 per cento)".

felice ha detto...

Se nel PD le componenti fossero solo 2 una socialdemocratica-renziana e una
sinistra sindacalese, con derive ingroiate(leggasi ingroiane), di "sinistra
dogc" forse avremmo una speranza di venirne a capo: quando i poli sono due uno
vince e l'altro perde. Socialdemocratici e renziani sono già 2 componenti e
anche la sinistra ingroiana non coincide con l'ala vicina alla CGiL ma semmai
con la FIOM, quindi siamo già a 4, poi i liberal-liberisti e i demo-con, siamo
arrivati a 6. Ma non è finita qui, perché barca non è ancora classificabile. E
i giovani turchi non sono i bersaniani puri. A 9 sensibilità conviene
fermarsi, altrimenti il cervello fonde.
Felice Besostri

felice ha detto...

Per decidere se andare ai convegni di SEL individualmente non abbiamo bisogno
di consultarci: basta iscriversi a SEL o farsi invitare. Se invece è un primo
passo per Stati Generali della Sinistra sarebbe bene nell'interesse della
sinistra che l'area socialista sia degnamente ed adeguatamente rappresentata.
Questo è il senso delle decisioni de GdV
l

Felice Besostri

claudio ha detto...

dimentichi che in tutte le federazioni o quasi ci sono più correnti
dalemiane, che sono gruppi al servizio di un sindaco o di un ras. Neanche un
teologo riesce a afferrare la differenza tra le mozioni che vengono
presentate, perchè sta solo nelle firme. Ma era così anche con le mozioni
craxiane..e abbiamo visto come è andata

luciano ha detto...

Cari/e compagni/e,io più di guardare alle divisioni interne nel PD cosa che nessuno
di noi riuscirà mai a capire visto e considerato che esse rappresentano solo interessi
personali(vera casta) e non certo linee di pensiero politiche o programmatiche darei
invece uno sguardo alla bassa affluenza elettorale avutasi ieri alle Regionali del
Friuli Venezia Giulia dove solo il 50,51% degli iscritti si è recato alle urne solo
dopo due mesi dalle recenti elezioni politiche del 24/25 Febbraio.
Dovremmo tutti noi analizzare questo grave e pericoloso dato che credo non si sia mai
verificato nelle consultazioni Regionali nel nostro Paese.
Tutto questo deve aver un significato o no?
Analizzando i dati di questa tornata elettorale viene fuori questo risultato: PD e
PDL
perdono 50mila voti, il M5S 70mila, 13mila la Lega.
Sinistra
Ecologia Libertà è l'unico partito a guadagnare voti nonostante il calo

dell'affluenza del 20%. E questo credo sia un buon segnale.
Fraterni saluti socialisti.L.Montauti

luciano ha detto...

Quando una Assemblea è aperta non serve l'adesione a quel partito che la organizza
basta solo se interessante andarci. L.Montauti

paolo ha detto...

Salvati, andando meglio oltre le apparenze, identificava domenica 5 linee di frattura nel PD: socialdemocratici vs. liberal – laici cattolici – antiberlusconiani duri vs. dialoganti – rottamatori rottamandi – innovatori sulle istituzioni vs conservatori della Costituzione. Le faglie, combinandosi esponenzialmente, danno 32 possibilità e credo che tutte siano davvero rappresentate. Ma il problema non è il numero delle posizioni ideali (che al contrario fanno la ricchezza di una discussione). Ben più grave il fatto che 1 spesso le differenziazioni interne siano scollegate da riferimenti ideali e siano invece collegate a questo o quel personaggio locale 2 talvolta le diverse scelte politiche siano sostenute strumentalmente, per altri scopi 3 manchino meccanismi efficaci per ridurle a sintesi. Queste criticità sono del PD, ma non solo del PD. Mi trattengo (con fatica) dagli esempi.



Ora facciamo l'ipotesi che il titolo (PD allo sbando) corrisponda alla realtà. Cosa si propone perché la seconda parte dell'invocazione (unire…) non dia luogo ad un analogo mostro, con gli stessi difetti e diverso solo nel nome? Soluzioni possibili: ammettervi solo i puri (tipo "partitino marxista-leninista linea rossa"???) – ammettervi tutti, ma fare l'esame del sangue ai singoli (???) – affidarsi alle capacità miracolose di un leader (Vendola, Pisapia….) rottamando l'idea di partito come corpo collettivo (???)… No, temo che con questi problemi si debba continuare a fare i conti, cercando di coagulare, sia pur come somma di debolezze e insufficienze, una linea politica dignitosa.



Infine, un passo indietro: "PD allo sbando" è una lettura erronea (per alcuni un wishful thinking, per altri un fermarsi alle prime apparenze). Il PD non si sbanderà in mille pezzi, magari a farlo sopravvivere saranno proprio i difetti che contiene (opportunismo, carrierismo, ecc). Invece, la situazione di oggi offre la possibiltà di "scongelarlo", rottamando davvero una intera classe dirigente: Fassina, Orfini, Matteo Ricci stanno cercando di farlo. Non è detto che si riesca, ma val la pena di provare.

A questo scopo, persino Renzi può avere la sua utilità. Renzi (al di là della maggiore o minore simpatia personale) è due cose insieme: indulgenze moderate/montiane (pessimo), richiesta forte e, riconosciamolo, coraggiosa di innovazione (giustissima, indispensabile).

Se lo lasciassimo solo a rappresentare l'innovazione, ci condanneremmo a rappresentare il vecchio, l'ammuffito, la Bindi.

giovanni ha detto...

caro Dario,
per me la discriminante è l'adesione, senza se e senza ma, al PSE, cosa che Vendola ha ribadito anche questa sera. Tutto il resto (a parte, forse, l'analisi del M5S) è, in questa fase, un processo alle intenzioni. Esclusa la corrente "massimalista" (?) del PD e SEL, non ho poi capito sinceramente con chi dovremmo dialogare, oltre che, ovviamente, con il PSI e tra di noi (sommati, poche migliaia di persone e di voti, ad essere ottimisti)...
ciao
Giovanni

francesco ha detto...

I paragoni storici sono sempre suggestivi ed interessanti, ma io credo
che occorra evitare il rischio di farsi troppo condizionare da essi.
Qualche elemento di suggestione che possa richiamare analogie tra la
situazione attuale e quella dell’Italia del primo dopoguerra ci può
forse anche essere, ma moltissime sono pure le differenze, per cui mi
permetto di suggerire che non ci si lasci travolgere dalla passione per
i parallelismi.

Quanto all’iniziativa di SEL, è senz’altro vero quanto dice Dario sul
fatto che il Gruppo di Volpedo nella recente assemblea di Alessandria
non ha deliberato nulla di specifico (anche se in realtà si è espresso
un giudizio molto positivo sulla richiesta di quel partito di aderire
al PSE). Ma questo significa che non è stato in realtà deliberato
alcunchè nemmeno su ciò che Dario stesso considera “ormai abbastanza
evidente” (e che a me per esempio pare invece molto opinabile),
riguardo ad una presunta evoluzione della stessa SEL in senso massimal-
comunista.
A dirla tutta a me pare che in questi giorni convulsi SEL si sia
mossa in modo assolutamente apprezzabile e non certo massimalista, a
meno che non si voglia considerare come una forma di massimal-comunismo
il fatto di aver espresso una netta contrarietà rispetto all’ipotesi (a
mio vedere assolutamente sciagurata) di un’ennesima maggioranza tra PD
e Berlusconiani imposta da Giorgio Napolitano (la cui rielezione,
proprio per questa esplicita impronta “inciucista”, a me non pare
affatto come un evento da salutare con l’entusiasmo che ho visto
esprimere da taluni di noi). Sarebbe come dire – e lo dico giusto per
gli appassionati di paragoni con il prefascismo – che anche Giacomo
Matteotti era un massimalista, perchè si opponeva con assoluta fermezza
ad ogni atteggiamento di indulgenza verso Mussolini.

Aggiungo anche che a me parrebbe che prima di emettere sentenze
frettolose nei riguardi di quel che vorrà fare SEL, occorrerebbe quanto
meno avere chiaro il quadro di quel che succederà, per la qual cosa
considererei assolutamente utile andare a vedere cosa emergerà con l’
iniziativa dell’11 maggio.
A parte questo, penso poi che l’area della Sinistra socialista
dispersa e diffusa dovrebbe comunque porsi con urgenza il problema di
avere maggior peso specifico, e quindi di trovare forme di unità d’
azione che le consentano di acquisire voce e visibilità per incidere
nei processi politici che si andranno fatalmente ad aprire nelle
prossime settimane e nei prossimi mesi.
Un saluto,
Francesco Somaini

maurizio ha detto...

Condivido quello che ha scritto Dario sulla natura del M5S e penso che i risultati del Friuli-Venezia Giulia, anche se parziali, possano far ipotizzare una fase discendente del suo consenso. Alle politiche è stato votato da molti che in sua assenza si sarebbero astenuti e che ora, delusi da idiozie errori ed eccessi, ritornano ad astenersi. Ma è ancora presto per dirlo. Sono meno d'accordo sull'idea che 5Stelle fagociterà l'intera sinistra. Evitare o no questa lugubre prospettiva dipende però da quello che la sinistra, per quanto disastrata, saprà mettere in campo. Per questo motivo non condivido nemmeno il giudizio catastrofico che sempre Dario dà dell'iniziativa di SEL. E' vero che alcuni segnali sono inquietanti (vedi l'invito rivolto ad Ingroia), però resta il fatto che SEL ha approvato la richiesta di adesione al PSE e che Vendola, come ha scritto Giovanni, ha confermato la scelta. Ne ho discusso su Facebook con il compagno Giuseppe Giudice e ci siamo trovati d'accordo nel dire che se sarà l'ennesimo polpettone movimentista-giustizialista la cosa non fa per noi. Però dipende anche da noi socialisti di sinistra, anche se pochi e purtroppo frammentati, cercare un'altra rotta portando (come è da decidere) il contributo della nostra cultura e delle nostre idee. Perché dire fin d'ora che l'obiettivo è di carattere massimal-comunista? Non sarebbe meglio intervenire per evitarlo? In fondo c'è sempre tempo per salutare ed andarsene e fare un ragionevole tentativo non sarebbe sbagliato.
Fraterni saluti
Maurizio

alberto ha detto...

Cari compagni, queste cose ( che seguono) le ho pubblicate nel 2008. Ma, leggendo il dibattito del Circolo, le credo ancora del tutto attuali.

Proviamo a fare un sogno assieme: che domani mattina ci svegliamo e non ci sia più il Sdi di Boselli, il PRC di Giordano, Sinistra democratica di Mussi, il PdCI di Diliberto, i Verdi di Pecoraro Scagno. Ma che al loro posto ci sia una grande aggregazione politica nuova. Un’aggregazione politica che nel suo Pantheon non ha più il diretto richiamo al comunismo, più o meno reale, non ha più Berlinguer, non ha più Craxi. E non li ha più non perché non riconosca gli aspetti importanti del loro pensiero e della loro azione politica. Ma perché essi (comunismo contro socialismo, Craxi contro Berlinguer) hanno rappresentano un momento di divisione drammatico per la storia della sinistra italiana e forse ancora di più per il nostro paese. Perché pur nella loro grandezza non ebbero quella generosità che, sola, consente di fare sintesi e porre le basi per il formarsi di una cultura di una sinistra democratica che intende diventare la storia di un paese.

Per questo è necessario che, per un attimo, ciascuno si spogli delle proprie partigianerie, che non vuol dire spogliarsi della propria storia, per rendere più facile il dialogare e il fare sintesi.

Ed il modo migliore per fare ciò è il ripercorrere che cosa è stata la storia del socialismo europeo – storia vincente - per confrontarla con quella italiana: storia tuttora perdente.

E’ un po’ come il cercare la squadra migliore di un campionato a partire dall’analisi del gioco del calcio reale, anziché dalla partigianeria verso una squadra vissuta con il cuore del tifoso.

Ed allora proviamo a pensare ad un Pantheon nel quale siano rappresentati Brandt, Palme, Kreisky, Delors, Mitterand, ossia il meglio del socialismo europeo e la loro storia politica e proviamo a continuare il sogno iniziando dal rileggere i punti programmatici di quel documento finale del congresso della SPD, del 1959 a Bad Godesberg, che aprì la strada all’affermarsi della moderna socialdemocrazia in Europa. “

claudio ha detto...

lo metto in risposta a Ferancesco anche se non c'entra: è un pensierino
della mattinata.
Certo che Napolitano ci darebbe un bell'aiuto dando l'incarico a Letta
Gianni, la spalla di Berlusconi. Che siano loro a prendersi l'onere
dell'impopolarità , insieme a un po' di ministri tecnici per davvero, non
direttori generali promossi a custodire prima di tutto i privilegi dei loro
colleghi. C'è anche un doveroso equilibrio tra i quattro vertici dello stato
a chiedere quaesta misura compensativa. E poi sarebbe la garanzia contro
Berlusconi che rovescia il tavolo per andare a elezioni alla prima misura
impopolare, mentre il Pd sta ancora dibattendo se dividersi in due o più. Il
fatto che l'estrema sinistra urlerebbe alla vergogna contro il governo del
maggiordomo mi lascia totalmente indifferente: urleranno comunque e sempre,
ma un ddl articolato tra uscite ed entrate, come ormai richiesto dalla
costituzione, non lo tireranno mai fuori.

giovanni ha detto...

Caro Claudio,
io credo che sia finalmente necessaria un po' di chiarezza anche tra di noi: chi apprezza Blair e Renzi ha trovato il suo partito, il PD. Chi non apprezza né l'uno, né l'altro cercherà di costruire qualcosa di diverso, senza vergognarsi di usare il termine socialista

giovanni ha detto...

Dario scrive: i comunisti con i comunisti, i socialisti con i socialisti. Io
dico i socialisti i socialisti, i liberisti con i liberisti
Giovanni

luciano ha detto...

Caro Ferrari, il partito che tu auspichi per la verità già c’era: erano i
Democratici di Sinistra.

Abbandonando le reciproche partigianerie, molti di noi aderirono fin dalla
fondazione nel 1998.

Purtroppo il trapianto tra viventi non ha funzionato e meno di 10 anni dopo
i compagni di provenienza Pci-Pds hanno avuto la crisi di rigetto ed hanno
optato per una sommatoria di parti di cadavere chiamandola PD.

Adesso scoprono che anche il mostro di Frankenstein non funziona.

Noi glielo avevamo detto prima, anche perché non è che ci volesse un genio
per capirlo: che fosse un mostro lo si vedeva a occhio nudo.

Prima o poi qualcuno ammetterà l’errore. Speriamo che non aspettino il
crollo di qualche altro Muro e che si accontentino della devastazione fatta
fin qui.



Luciano Belli Paci

lanfranco ha detto...

Raccomanderei prudenza nell'immaginare grandi scomposizioni del PD. Più probabile che dopo (hainoi!) la sconfitta di quello che abbiamo chiamato il progetto di Bersani e della sinistra bersaniana- un progetto cui aveva aperto anche Vendola- nel Pd in parallelo alla costituzione del governo Letta si apra per un certo periodo una fase confusa, da grande porto delle nebbie. Spero che Vendola non si lasci prendere da tentazioni demagogiche che non produrrebbero più di 1 o 2 punti in più di voti percentuali, ma gestisca la stessa opposizione al governo a partire da proposte serie in merito alla crisi sociale e incalzando il Pd a recuperare i termini di un confronto che abbia come punti dirimenti il socialismo europeo ( prossime elezioni del 2014), la battaglia per una svolta urgente nella politica europea, la critica del capitalismo neoliberista e la centralità del mondo del lavoro come referente sociale di un partito che voglia definirsi di sinistra. Se l'11 sarà questo il discorso io credo che dovremmo dare una mano.

lanfranco ha detto...

Raccomanderei prudenza nell'immaginare grandi scomposizioni del PD. Più probabile che dopo (hainoi!) la sconfitta di quello che abbiamo chiamato il progetto di Bersani e della sinistra bersaniana- un progetto cui aveva aperto anche Vendola- nel Pd in parallelo alla costituzione del governo Letta si apra per un certo periodo una fase confusa, da grande porto delle nebbie. Spero che Vendola non si lasci prendere da tentazioni demagogiche che non produrrebbero più di 1 o 2 punti in più di voti percentuali, ma gestisca la stessa opposizione al governo a partire da proposte serie in merito alla crisi sociale e incalzando il Pd a recuperare i termini di un confronto che abbia come punti dirimenti il socialismo europeo ( prossime elezioni del 2014), la battaglia per una svolta urgente nella politica europea, la critica del capitalismo neoliberista e la centralità del mondo del lavoro come referente sociale di un partito che voglia definirsi di sinistra. Se l'11 sarà questo il discorso io credo che dovremmo dare una mano.

luciano ha detto...

Completamente d'accordo con i compagni Somaini,Scirocco e Turci.
Ma più che altro vorrei che una volta e per sempre che le varie associazioni e
circoli Socialisti che in questi anni si sono pronunciati sulla inadeguatezza
delle scelte politiche della Direzione Nazionale del PSI si organizzino unitariamente
dichiarandosi contro le ormai appurate sconfitte del liberismo ed dell blairismo.
Ecco per me, se non si parte da questa considerazione allora vuol dire che ci
divertiamo solo a perdere tempo.
Credo che non sia così!
Saluti.L.Montauti

salvatore ha detto...

Intervengo anche io in questo dibattito dopo quasi due mesi di silenzio forzato, durante i quali vi ho come sempre seguito con estrema attenzione.

Vorrei ripartire da quanto aveva scritto Maurizio Giancola l'11 marzo, circa la necessità di mettere "un attimo" ordine nella discussione e di definire delle linee programmatiche.

Esigenza che mi trova pienamente d'accordo e che sola può far superare la situazione attuale del dibattito che, forse con un po' di rozzezza, provo a riassumere.


Mi è sembrato che l'analisi che abbiamo condotto tutti noi in questi due mesi ci trovi d'accordo su alcuni punti:
- lo scollamento della base degli elettori del PD dai suoi vertici ha assunto ormai proporzioni che preludono a scenari funesti, vuoi che si tratti di astensionismo o che si tratti di voto di protesta;

- il fatto che il PD sia il risultato di un amalgama mai riuscito, che prescindeva dai valori di fondo e da una idea di società, per privilegiare piuttosto una vocazione maggioritaria e governista ha mostrato i suoi effetti nella vicenda Napolitano-Rodotà,

- le politiche liberiste ormai hanno mostrato in modo evidente (e chi ne dubitava!) la loro inefficacia sul piano della crescita e della giustizia sociale, e ciò rende, potenzialmente, possibile che una forza socialista possa proporre uno schema di pensiero diverso


salvatore ha detto...

Su alcuni altri punti il giudizio tra noi mi sembra più articolato:

- il rapporto fra gli altri soggetti della sinistra e chi, come noi, si richiama piuttosto esplicitamente al socialismo

- il giudizio sul M5Stelle

- il giudizio su personaggi come Renzi e su'idea "liberal" di sinistra che essi prospettano

- gli spazi di manovra realmente disponibili oggi, nel contesto non solo nazionale ma europeo e mondiale


salvatore ha detto...

Tralasciando quello che in questi due mesi ci siamo detti nei momenti contingenti, con tante ipotesi di breve periodo smentite spesso, o confermate, nell'arco di due giorni, vorrei sottolineare due aspetti, uno positivo, l'altro più preoccupante, che sono sempre stati costantemente presenti nel dibattito sulla mailing list del Rosselli



L'aspetto positivo è che siamo ormai tutti convinti che è necessario uscire apertamente allo scoperto e lavorare insieme ad altri per costruire una moderna forza Socialista del terzo millennio, fondata si, come ho letto ancora oggi, su valori irrinunciabili, come Giustizia e Libertà, ed anche, come molti di voi concorderanno, su "un nuovo rapporto uomo-natura", o, più brevemente, un nuovo modello economico basato sulla sostenibilità ambientale.


L'aspetto preoccupante è che stiamo ancora a dividerci spesso su questioni di lana caprina, anche se capisco che per molti possono esser importanti perchè fanno parte dela storia di una vita.

salvatore ha detto...

Faccio alcuni esempi concreti, tanto per entrare nel merito, e spero non me ne vogliano i diretti interessati se li chiamo in causa, ma mi serve per chiarezza.

Un primo elemento di divisione è circa i compagni di strada con cui dovremmo costruire. E' emblematico, ad esempio, l'odierno botta e risposta tra Giovanni Scirocco e Dario Allamano circa i massimal-comunisti, SEL e il PD


Un secondo elemento di divisione è su ciò che dovrebbe stare nel programma di una forza socialista. Mi ricordo, ad esempio, il richiamo di Lorenzo Borla ai vincoli imposti dai mercati (con tutto il botta e risposta circa la quota di debito pubblico in mano estera, 80%, no 30%, no 50%....) e le repliche di altri compagni che invece invocano la libertà di pensare ad un superamento di tali vincoli.


salvatore ha detto...

Un altro elemento di dibattito è sull'assetto istituzionale. La maggioranza fra noi è, vivaddio, per un assetto di repubblica parlamentare e con sistemi elettorali quanto più possibile vicino al proporzionale. Tuttavia qualcuno fra noi la pensa, con pieno diritto, in modo differente.



Questo è il quadro attuale del dibattito fra noi, alla vigilia di una nuova fase.


Provo, se possibile, a dare un contributo personale.

Io credo che i punti di unione al nostro interno siano decisamente più forti dei motivi di disaccordo, in quanto ci rifacciamo tutti ad uno schema di valori che ci consentirebbe di scegliere sempre quasi senza esitazioni da che parte stare. Mi ha fatto piacere, ad esempio, leggere (molte e molte mail orsono) il compagno Giuliano che ricordava di aver votato No al referendum sul finanziamento pubblico ai partiti. In tutti questi anni raramente ci siamo fatti abbagliare dalle mode del momento, ma abbiamo saputo, nelle nostre coscienze, tenere dritta la barra. Questo invece non è avvenuto nel PD, dove, di volta in volta, la rotta cambiava per "intercettare" gli umori dell'elettorato. Questo populismo di fondo ha portato il PD ad essere spesso una brutta copia della destra o, nel migliore dei casi, una forza inconcludente e sostanzialmente poco utile per la democrazia di questo paese. Altrimenti come spiegare la presenza di Berlusconi dal 94 ad oggi? Berlinguer e Craxi (per citare il compagno Alberto Ferrari) non avrebbero mai permesso una situazione di tale subalternità culturale, neanche con tutte le loro divisioni.

salvatore ha detto...

Ciò che ci unisce, in fondo, è l'idea che l'individuo vive nella società, da essa ne trae linfa e ad essa contribuisce, e che pertanto debba essere libero di agire, ha dei diritti inalienabili che gli vengono proprio dall'essere parte della società e la sua libertà è limitata solo dall'interesse della collettività. Da questo, per noi discende, ad esempio, la tutela dell'impresa ma anche la necessità che l'imprenditore non violi i diritti dei lavoratori, e questo a prescindere da qualsiasi giustificazione basata su regole di mercato e concorrenze. Da questo deriva, ad esempio, la convinzione che lo Stato debba intervenire sull'economia, dettando le regole che ne guidino in modo corretto il suo corso, incentivando e penalizzando comportamenti sempre in nome e nell'interesse collettivo. E' per questo che per un socialista, pur essendo pienamente legittima la libertà d'impresa, non è assolutamente un tabù la nazionalizzazione di imprese e settori produttivi quando ciò sia dettato da esigenze collettive. Potrei continuare all'infinito e toccare altri temi come la pace, la cultura, etc etc ma so di palare a dei compagni che mi capiscono benissimo.


salvatore ha detto...

OK? Allora partiamo proprio da questo. Tempo fa Luigi Fasce aveva sottolineato come Renzi avesse la capacità di essere diretto, concreto, e pertanto faceva breccia nell'ascoltatore.

E' vero. Luigi ha perfettamente ragione.

Come mai noi invece non riusciamo a fare altrettanto, pur avendo dei principi e dei valori che dovrebbero consentirci di produrre immediatamente delle proposte che a mio parere, in questa particolare congiuntura, farebbero sicuramente breccia fra la gente? Ha ragione Maurizio (e gli altri che lo hanno sostenuto dopo la sua mail). Cerchiamo di buttare giù, e in fretta, delle proposte che non tengano tanto conto di equilibrismi politici e occhiolini più o meno apertamente strizzati verso altre forze, ma che siano le NOSTRE proposte, su Scuola, Lavoro, Sanità, Legge elettorale, Giustizia, Politica Estera..... Facciamo il nostro "programma minimo 100 anni dopo", e facciamolo conoscere.


salvatore ha detto...

Partendo da questo, probabilmente verremmo a risolvere un nodo di divisione che, a priori, sembrerebbe molto intricato. Mi riferisco ai rapporti con "gli altri" della sinistra. Veniamo tutti da storie personali molto diverse, tutte storie del '900. Io ho mosso i miei primi passi nel 1977, a 15 anni, nel MLS di Luca Cafiero, (vivevo a Brindisi), e poi ho seguito lo sviluppo nel PdUP-MLS, e poi la confluenza nel PCI. Seguii appassionatamente Gorbacev dall'85 all'89, fui indignato da quello che era diventata lo politica italiana negli anni '80, fui contro Craxi nel referendum sulla scala Mobile e lo applaudii per la vicenda dell'Achille Lauro, parimenti feci mia la questione morale di Berlinguer e abbandonai il PCI quando vidi con quale cinica ipocrisia trattò il PSI durante tangentopoli, e dopo la Bolognina rimasi parecchio smarrito, vagando senza riferimenti precisi fra Boselli e Bertinotti (ma mai PDS o DS o PD, rei, per me, di aver fatto una scelta suicida nel 91, abiurando al socialismo in nome di un modello "liberal" all'americana).

Adesso mi spiace molto sentire compagni che parlano di massimalisti, comunisti, socialisti..... come se le tante sfumature di rosso nascondano divisioni enormi e non superabili. Forse era vero 40 anni fa, ma oggi, nel 2013, deve essere chiaro a tutti che le antiche divisioni sui modi di rendere possibile un diverso vivere, sono state appianate dalla Storia. Non credo che esista più nessuno a Sinistra che, indipendentemente dalle sigle, possa esprimere un giudizio lusinghiero sull'Unione Sovietica. Sono certo che per tutti noi sia finalmente chiaro come la Democrazia e il rispetto dei diritti della persona umana vengano prima di qualunque ragion di stato. Nessuno parla più di dittatura del proletariato, di centralismo democratico, di abolizione della proprietà privata. Per tutti noi a Sinistra lo Stato è il bene supremo, che deve ergersi a garante della Libertà, della Giustizia. Quindi, detto questo, il 90% delle divisioni non hanno più ragione di esistere.

Certo, potranno esserci ancora (auspicabili e positive) differenze sui modi per raggiungere gli obiettivi. Ci sarà ancora un Claudio che dirà a Luciano che "vede le cose con gli occhiali di sinistra", ma questo ci sta tutto, è positivo.


Allora, andiamo avanti e cominciamo a pensare ad alcuni punti (10? 20?) che possano essere possibili aspetti di un programma? Non lavori "enormi", perlomeno nella "esposizione al pubblico" (magari fra noi li analizziamo e li articoliamo come si deve), ma semplici, chiari e coerenti, da poter mettere su un sito e su quello far confluire opinioni, giudizi e quant'altro....Proprio come ha fatto Grillo, con il suo "programma in 15 pagine". Molto materiale già esiste, si tratta di raccogliere e sistematizzare.


Tutto ciò potrebbe servire a dare a noi una identità visibile, e a consentirci anche di dialogare apertamente con tutti gli altri possibili interlocutori, da Barca a Vendola a Ferrero, ma anche ai tanti "Cipputi del terzo millennio" che non immaginano neanche che forse in Italia qualcuno parla ancora di loro.


Io sono disposto a dare il mio contributo, non solo per i temi di cui mi occupo più direttamente (la Scuola e le nuove tecnologie) ma anche per quelli che semplicemente, mi hanno sempre appassionato (sistemi elettorali ed orario di lavoro).


Saluti socialisti, comunisti, massimalisti e riformisti...... :)

Salvatore Salzano

felice ha detto...

noi mnissionari del socialismo democratico dobbiamo andare tra gli infedeli. Tu non hai bisigno di convincere m , né uio Te. dopo un nostro colloquio saremo sempre due socialdemocratici, uno con vnature liberali e l'altro no. Io invece vorrei che speso il nostro tempo dopo si sia almeno 3, cioè uno in più


Felice Besostri

alberto ha detto...

Il compiacimento autodistruttiva del PD sembra non trovare fine. L’indicazione di Letta a candidato premier è li ha confermarlo. In un partito, il Pd, a due anime ancora distinte, se il segretario è di derivazione politico-culturale di sinistra (Pds), il vicesegretario è di derivazione centrista di destra (Dc). Ma se azzoppi con giochi interni l’uno (Bersani), non puoi promuovere l’altro (Letta) senza rimettere in subbuglio tutto il partito. La Bindi, astenendosi ieri sul documento finale della direzione del Pd, ha detto appunto questo. Ha detto anche che in un governo di “larghe intese” il compito di fare il governo andava dato a una figura intermedia che non ripresentasse ai “massimi livelli” il PD. Perché ciò che saprà fare o non fare con Berlusconi sarà comunque addebitato, pesantemente, al PD. Per questo andava bene Amato e non Letta, vice segretario di un PD senza più segretario e, dunque, di fatto segretario pro-tempore. Nella lotta interna del PD ripresa, e non affatto sopita, con la nomina di Letta a candidato al governo, all’uno a zero della sinistra con la segreteria Bersani, subentra l’uno a zero dell’anima democristiana con l’incarico a Letta. Ma anche Renzi ha di che lamentarsi perché se Letta va al governo, la segretaria spetterà ancora a un pidiessino. Come preconizzava la Bindi, la lotta interna al PD non è finita, ma anzi si è fatta più distruttiva. Letta poi rappresenta la parte più PPE (il partito popolare europeo) del PD. Sostenitore, senza se e senza ma, di Monti e della Merkel. Insomma certamente lo ha incaricato Napolitano, ma dopo aver sentito anche Berlusconi. Il cui disegno è molto chiaro: portare le tensioni all’interno del PD spingendolo a inimicarsi i suoi elettori di sinistra e prepararsi quindi alle elezioni non appena il vento dei sondaggi gli sembrerà tornato favorevole. Per tornare al governo.

E SEL.

Credo, come iscritto a SEL, che i suoi dirigenti dovrebbero giocare una partita complessa. Una partita molto attenta a ciò che avverrà all’interno del PD. Senza sufficienza e autosufficienza; ma attenta i travagli interni a questo partito. E proprio per questo credo che il primo punto all’ordine del giorno dell’Assemblea dell’11 maggio a Roma non potrà che essere la formalizzazione della richiesta di SEL di entrare a fare parte del PSE (Partito socialista europeo). Perché solo così si farà chiarezza definitiva, e senza ambiguità, su qual è il nostro orizzonte politico culturale, e si offrirà un’offerta “certa” ai tanti che da troppo tempo stanno cercando anche in Italia una sinistra riformatrice credibile e attenta ai problemi della gente e al loro bisogno di equità sociale di diritti di serietà necessarie ad accendere una speranza nel futuro. Che è ciò che oggi più manca al paese per il vergognoso squilibrio sociale voluto da venti anni di becero berlusconismo

Non è più tempo di attendismi o balbettii.

pier paolo ha detto...

Concordo pienamente con Lanfranco.
Il PD, nonostante tutto, è ancora un partito di potere. Presumo - ma solo perché questo è un film già visto e rivisto - che alla fine la gran parte del ceto politico professionale, semiprofessionale o aspirante tale (quindi una grandissima parte di quel quadro attivo che in questi giorni si è distinto per malpancismo) resterà laddove il posto è sicuro, anzichè avventurarsi in un progetto il cui perno è un partito - SEL - che ondeggia intorno al 4% e che non può garantire niente a nessuno.

Di positivo c'è che Vendola ha escluso esplicitamente sia il ritorno all'Arcobaleno o a simili "appiccicature di partitini", sia il cedimento alla tentazione dell'opposizione avventurista e irragionevole. D'altro canto se ci si definisce sinistra di governo e si aspire a entrare nel PSE non è che poi si possa fare diversamente.

Almeno a Milano, mi pare che questa linea sia ampiamente condivisa.

Staremo a vedere.

Pierpaolo Pecchiari

maurizio ha detto...

Felice ha detto bene. Non dobbiamo coltivare la nostra identità, che è forte e sicura, per un compiacimento settario fino all'onanismo, ma per spenderla in partibus infidelium.
Fraterni saluti
Maurizio

stefano ha detto...

Condivido quanto dice Francesco, soprattutto condivido la necessità di un'unità
d'azione per accrescere il nostro peso specifico. Riguardo a SEL il rischio non
è il massimal-comunismo, quanto la formazione di una forza paragonabile a
Syriza. Una formazione che, vista la consistenza elettorale e la sua
contrapposizione all'austerità, avrei votato se fossi stato in Grecia, ma che
non rientra nell'ambito del socialismo democratico, sebbene non sia nemmeno
comunista.
Ritengo che occorra fare il possibile per scongiurare tale rischio e per
questo esserci l'11 e capire dove si vuole andare.
Come Lanfranco ritengo che dal PD non ci saranno fuoriuscite (quanto meno in
tempi brevi), questo accresce il rischio che SEL si configuri come una Syriza,
ma non voglio fare un processo alle intenzioni.

Stefano De Bartolo

lorenzo ha detto...

Caro Giovanni,

credo che qui sia il caso di fissare alcuni paletti. La distinzione,
abbastanza misera ed effimera, non è fra chi sta con Renzi, oppure con
Bersani, oppure con Vendola, oppure con chi sta in mezzo. Sono centocinquant’anni
che ci accapigliamo sui nomi. La distinzione è fra destra e sinistra.
Appunto - prevedo la tua eccezione - Renzi è di destra! La distinzione fra
sinistra e destra è ben altra cosa. Anzitutto la distinzione è nel modo in
cui si percepisce l’uguaglianza, secondo l’insegnamento di Bobbio. Se si
ritiene che la disuguaglianza sia ineludibile e ineluttabile e che non
riguardi noi, si è di destra. Oppure: chi ritiene che la disuguaglianza sia
tale per un disegno superiore, è di destra (è stato così nei secoli, fino
alla rivoluzione francese ma l'atteggiamento persiste). Chi ritiene che una
maggiore uguaglianza economica, sociale e culturale, sia auspicabile, è di
sinistra. Questo è il discrimine, se vogliamo, di matrice accademica.



Ma ci sono anche altri fattori, per distinguere chi sta a destra e chi sta a
sinistra. Per esempio, chi ha un forte senso della giustizia, e vede nelle
ingiustizie una offesa personale, è di sinistra. Chi usa le cariche
pubbliche per fare affari, è di destra. Margaret Thatcher, scomparsa di
recente, è un altro ottimo esempio di cosa vuol dire essere di destra. Non
esiste la società, ha detto la Thatcher, esistono gli individui. Ognuno è
protagonista delle propria fortuna (o sfortuna). Chi emerge e trionfa non
deve rendere conto di nulla. La selezione darwiniana, che Darwin ha
applicato solo agli animali, nella società della Thatcher si applica
perfettamente all’uomo. Gli esclusi, si arrangino. Ecco, non è difficile
concludere che noi di sinistra non crediamo nel sacro egoismo; ma invece
crediamo nella società, crediamo nella solidarietà, crediamo nella
compassione, crediamo nel fatto che più uno ha, più è tenuto a occuparsi
anche degli altri. Dovrebbe essere un discrimine chiaro a sufficienza per
non confondere chi sta a sinistra e chi sta a destra.



Ci sono anche considerazioni più contingenti. Chi può dire che oggi in
Italia il problema dell’occupazione, il problema delle famiglie che non ce
la fanno, il problema dei poveri, sia di destra? Chi può dire che il
problema della legge elettorale sia di destra? Chi può dire che il problema
dei tempi della giustizia sia di destra? Chi può dire che il problema dell’affollamento
delle carceri sia di destra? Chi può sostenere che non sia opportuno ridurre
le spese della politica: che magari è una misura demagogica, ma troppo
sentita per ignorarla? Chi può sostenere che non sia opportuno cessare il
bicameralismo perfetto e ridurre il numero dei parlamentari? Eccetera. Mi
sembra che in questo momento, questi problemi vengano ben prima di chi sta
con Renzi e chi sta altrove. Fraterni saluti. Lorenzo

giovanni ha detto...

Caro Lorenzo, grazie per le tue osservazioni. Per non tediare gli iscritti alla ml, tratterò solo un punto delle tue osservazioni (sono peraltro anch'io convinto - e l'ho scritto - che la nostra principale difficoltà risiede nel "traghettare" i valori della sinistra in una società profondamemte diversa dall'epoca in cui si formarono).
Hai citato la Thatcher, come una tipica esponente della destra. Io (ma non solo io: Tony Judt in "Guasto è il mondo" scrive che ci fu un periodo in cui il New Labour avrebbe privatizzato anche l'aria, se avesse potuto) ritengo che Blair non abbia introdotto nessuna discontinuità reale con le politiche thatcheriane. Renzi (mi spiace continuare a insistere su di lui, ma le idee si incarnano poi in persone fisiche, soprattutto quando i partiti non esistono...) anche ieri ha detto che il suo modello è appunto Blair. Io invece concordo pienamente con quanto Judt ha scritto nello stesso libro che ho citato prima e ritengo che da qui (vedi sotto) sia necessario ripartire.
Un cordiale saluto
Giovanni
"Perché, negli ultimi tre decenni, è stato così facile per chi era al potere convincere i propri elettori della saggezza (e comunque della necessità) delle politiche che voleva portare avanti? Perché non c’era a disposizione nessuna alternativa coerente. Anche quando esistono differenze marcate nei programmi dei principali partiti, queste vengono presentate come diverse versioni di un unico obiettivo. E’ diventato un luogo comune dire che vogliamo tutti la stessa cosa e abbiamo solo modi leggermente diversi per giungere a essa (...) Le società sono organismi complessi, composti da interessi in conflitto fra loro. Dire il contrario (negare le distinzioni di classe, di ricchezza o di influenza) è solo un modo per favorire un insieme di interessi a discapito di un altro. Un tempo una simile affermazione era scontata: oggi ci incoraggiano a liquidarla come un incitamento irresponsabile all’odio di classe"

salvatore ha detto...

Concordo in pieno Lorenzo, per questo, proprio su questi valori è necessario cominciare ad impegnarci ed essere propositivi. Proprio sui caratteri discriminanti che hai citato si può rapidamente costruire un programma per il socialismo del 2000 in Italia. E' quello che ho sollecitato in quel mio lungo è un po' caotico intervento di ieri.

Oggi a Stradella (PV) il discorso di commemorazione è stato tenuto da Barbara Mangiapane. Intervento bellissimo. Il filo conduttore era che l'antifascismo e la lotta per la liberazione durano da 100 anni circa, da quando le prime persone hanno cominciato a capire l'ingiustizia del nascente partito fascista ed hanno cominciato a morire per la libertà e la giustizia in questo paese. Quindi la relatrice ha continuato sottolineando il valore altissimo, soprattutto oggi, della nostra costituzione e del modello parlamentare che essa descrive, e ha citato Pertini, appellandolo "quello che è il mio Presidente". E infine ha concluso il suo intervento con la famosa pagina di Gramsci "odio gli indifferenti". Questa giovane compagna (37 anni) ha racchiuso in un discorso di un'ora la storia del socialismo in Italia, del suo contributo alla democrazia. Ebbene, era candidata con Ingroia alle ultime elezioni!

Questo per dire che sui valori che tu hai indicato abbiamo tanti, ma tanti compagni di strada, tanta gente che magari fa scelte tatticamente discutibili, che si disperde in mille rivoli o che, peggio, resta a casa delusa. Non dobbiamo resuscitare certo partitini e leaderini velleitari, ma non dobbiamo neanche commettere l'errore di porre degli steccati e dire "noi con quelli non ci stiamo". Nessuno oggi a sinistra può dire di essere il primo della classe e tantomeno può escludere qualche altro esprimendo giudizi sulla sua affidabilità o lealtà. Sui valori che Lorenzo ha indicato si riaggrega il popolo di sinistra.

Però occorre muoversi subito, in modo chiaro, avere un programma che parla alla gente. Ricuciamo la ferita del '21, e vediamo di riunire la sinistra.


Salvatore Salzano

lorenzo ha detto...

Sono d'accordo con la saggia raccomandazione di Lanfranco Turci. Io frequento la base (come si diceva una volta) del Partito democratico di San Giuliano Milanese (150 iscritti, la grandissima parte di provenienza comunista). In particolare questa mattina, alla festa della Liberazione, ho sentito commenti molto guardinghi, ma non scissionisti, sul Partito. Lo stesso è avvenuto nel dibattito del Pd di San Donato Milanese, un circolo di diversa composizione sociale rispetto alla nostra, dal momento che San Donato è la sede dell'Eni, che ha espresso un documento amareggiato ma comunque unitario. Quindi non è fuori luogo raccomandare prudenza nell'immaginare grandi scomposizioni del Pd. Non solo: quello che sento qui a San Giuliano su Sel, è riassunto molto bene in una frase di Maurizio Giancola: . Infine, c'è una domanda che mi tormenta. Mi sembra di capire che l'opinione condivisa del Rosselli sia che ovvero il Pd, stia definitivamente "a destra". Mi chiedo: ma allora, dei cittadini votanti alle ultime elzioni, il 95% ha votato a destra? Che fare? Una buona risposta forse potrebbe essere una massima di Maxim Gorki: .
Cordiali saluti. Lorenzo Borla

luigi ha detto...

Compagno Borla, scrivi

Rispondo,
1) il 95% dei votanti il PCI erano comunisti consapevoli di quello
che ideologicamente e concretamente nell'URSS era il sistema
comunista?
2) dopo il crollo del comunismo del 1989 i dirigenti del PCI cosa
hanno fatto con Occhetto prima poi D'Alema, Veltroni, se non frullare
ben bene il cervello dei compagni di base comunisti marginalmente
consapevoli fino a farli arrivare storditi senza più consapevolezza
alcuna di chi erano ancora in termini ideologici.
3) l'emulsione mentale del militante comunista in buona fede ha reso
facile la mutazione genetica dal PCI da nominalmente comunista al PD
sostanzialmente neoliberista-teocon. Il centralismo democratico i
suoi effetti di rendere gregari la massa degli iscritti li ha fatti.
Dunque ingenua domanda fai ... forse che il 95% di elettori, di tutti
i tipi seguono con passione come per il calcio le posizioni
ideologiche di questo o quel partito ?
4) se i quadri attivisti e dirigenti di semivertice e di vertice
dei partiti PD SEL PSI si decideranno a riforndare un partito della
sinistra che penso si possa definire "sinistra ecosocialista" e con
chiaro manifesto - la Costituzione - da ripristinare,con un
programma con chiaro percorso per uscire dalla morsa neoliberista,
una casa comune quella del socialismo europeo, un programma
elettorale del PSE per una Europa socialdemocratica solidale tra i
Paesi membri, allora su questa base la maggioranza degli elettori
italiani potranno decidere che è preferibile questo partito (anche se
non avranno seguito approfonditi convegni e giunti a elevate sintesi
ideologiche) alla mucillagine berlusconiana-montiana comunque
neoliberista ... ma anche, qui l'anchismo ci sta bene, anche in
alternativa al M5S del nuovo Masaniello genovese.
Un fraterno dialogante saluto.
Luigi Fasce
www.circolocalogerocapitini.it


pierpaolo ha detto...



Faccio timidamente osservare che l'equazione "opposizione all'austerità = Syriza" è completamente sbagliata.

Le politiche economiche basate sull'austerità e il rigore, il recupero delle virtù del risparmio e il vivere conformemente ai propri mezzi, come anche il valore salvifico dei "sacrifici" sono stati sbugiardati e ridicolizzati proprio dal PSE - che come è noto con Syriza non c'entra proprio nulla.

Uno sguardo a questo sito (http://www.progressiveeconomy.eu/content/about-us), curato dalla FEPS e proprio dal PSE, lo dimostra.

Certo che se seguissimo di più il dibattito e le iniziative di quel PSE cui diciamo di volerci ispirare, forse non cadremmo in certi equivoci...
La linea di politica economica di SEL - proprio quella presentata nel suo programma elettorale, e prima ancora nel programma di Nichi Vendola per le primarie nazionali - è esattamente quella del PSE. L'accusa di syrizismo può tornare al mittente in quanto irricevibile. E trovo sconcertante che adottare le stesse linee di politica economica del PSE qui in Italia rischi di fare incorrere nell'accusa di derivare verso il radicalismo estremista.

Fraternamente,

Pierpaolo Pecchiari

stefano ha detto...

Non ho mai pensato che l'opposizione all'austerità fosse una cosa alternativa al socialismo democratico. Penso l'opposto. Ho detto solo che se fossi stato in Grecia, data la consistenza elettorale di Syriza (e quindi la concreta possibilità di vincere le elezioni con connesso premio di maggioranza) e la posizione di contrarietà all'austerità (meno ondivaga del PASOK), avrei votato Syriza. Detto questo ritengo che in Italia la soluzione migliore non sia la costruzione di una Syriza, tanto più che l'opposizione è egemonizzata da Grillo. Spero nella formazione di una forza socialista. Il pericolo che intravedo è che SEL, per quanto formalmente voglia aderire al PSE, si configuri come una sinistra senza aggettivi. Così scriveva Peppe Giudice il 23 Gennaio del 2012: "Dopo l’89, la sinistra radicale diventa sempre più a-ideologica, de-costruzionista e tendente a far proprio tutto il bagaglio neo-ideologico del postmoderno. E’ quindi una sinistra della emozionalità, delle passioni tristi, degli umori cangianti. E’ una sinistra potenzialmente antipolitica: rifiuta la politica perché luogo della mediazione; quest’ultima è rifiutata in nome dell’immediatezza emozionale. E’ una sinistra che è tenuta insieme dal leaderismo. Rifondazione un Italia lo ha ampiamente dimostrato. E questo aspetto negativo, Vendola lo ha purtroppo riversato in SeL."
A mio avviso il passaggio all'opposizione, la rottura con il PD e la mancata uscita dal PD di parlamentari vicini al socialismo europeo, può fare ricadere SEL in quella prospettiva che a mio avviso non è poi così distante dal syrizismo. E' un rischio da scongiurare e spero che noi ci impegniamo in tal senso.





P.S. Conosco le posizioni del PSE e le trovo non distanti dalle analisi del pd (finora a guida fassina sul piano dell'economia). Mi ci ritrovo.

claudio ha detto...

anche io sono d'accordo, dopo due infuocate assemblee a Torino, la prima , denominata "pallacorda" convocata dai segretari di circoli, la seconda oggi, convocata dalla segreteria, con l'accordo che potevano parlare solo segretari di circoli e parlamentari in carica.Centinaia di persone molto accalcate ogni volta, dibattito civilissimo, nessuna ipotesi di scissione neanche negli interventi più infuocati, che al massimo chiedevano un congresso con nuove regole e un profondo rinnovamento democratico. I segretari ci tenevano a ribadire che loro si sono iscritti al pd e delle esperienze politiche precedenti dei presenti non gliene importava un baffo.

edmondo ha detto...

Oggi alla manifestazione del 25 aprile il compagno presidente del Circolo Rosselli, Francesco Somaini, mi ha detto che avevo suscitato un vespaio con la mia definizione di 'neo fascista' su Beppe Grillo.


Lo stesso Grillo, quasi a confermare inconsapevolmente le mie parole, stamattina ha scritto sul suo blog che 'il 25 aprile è morto'. Evviva, è proprio l'alleato giusto per una sinistra allo sbando, non c'è che dire...


Sempre oggi, nel pomeriggio, non so se abbiate visto in diretta streaming l'incontro tra la delegazione del Movimento 5 Stelle ed Enrico Letta, che dal confronto è emerso come un vero gigante della politica!

Infine, vi segnalo sui grillini questo articolo di Filippo Facci, evidentemente scritto prima di questi ultimi fatterelli. Facci probabilmente non vi piacerà (neanche a me, in altri casi) ma stavolta mi sembra davvero inoppugnabile:
http://www.liberoquotidiano.it/mobile/articolo.jsp?id=1230609#.UXl4EE9Ohrd


Mi rendo conto che probabilmente sto suscitando un secondo vespaio. Ma di fronte a tutta questa prevalenza dei cretini, non riesco a tacere, scusate. Fraterni saluti


Edmondo Rho

roberto ha detto...

d' accordo con le osservazioni di Turci, vmq credo che sia fondamentale rivolgersi all' elettorato del pd e soprattutto al popolo della sinistra, che ritengo ampio. L' assemblea aperta dell' 11-05 a Roma può essere un punto di partenza.

maurizio ha detto...

caro salvatore,
continuo a ripetermi, ma nessuno mi risponde.
quando chiudi questa e-mail dicendo: "Però occorre muoversi subito, in modo chiaro, avere un programma che parla alla gente. Ricuciamo la ferita del '21, e vediamo di riunire la sinistra."
Mi fai qualche nome e cognome di persone che tu pensi voglia prendersi questo impegno, o continuiamo a trastullarci "sulle belle idee e speranze" che qualcuno lo faccia al nostro posto?
maurizio quirico

a. penna ha detto...

Se si continua ad affrontare il fenomeno 5 stelle con questa supponenza non faremo neanche un passo avanti nel recupero di una vera sinistra liberale e socialista per l'Italia.

La lista delle loro gaffe non basta a correggere gli enormi ritardi della sinistra, presente e passata, in tema di sobrietà e costi della politica. Gli orfani del proporzionale, a proposito il vero maggioritario ci avrebbe favorito, hanno plaudito al Porcellum che cancellava il maggioritario annaccquato del 94. Nulla hanno detto sul cumulo delle cariche, sulla povertà dilagante. La riconferma di Napolitano apre le porte a quello che mai è avvenuto in modo così plateale nella politica italiana: l'inciucio alla luce del sole. I socialisti dovrebbero stare fuori e contro, invece quel che resta di un grande partito chiede uno strapuntino.

luciano ha detto...

Caro Edmondo,

per quel che mi riguarda il vespaio derivava dal (corto) circuito tra Grillo
"Fascista" -> Rodotà proposto da Grillo -> Vendola vota Rodotà proposto da
Grillo -> Rodotà e Vendola invotabili ....

La frase di Grillo sul 25 aprile è demenziale, ma non costituisce conferma
del "fascismo" di Grillo; semmai il contrario: Grillo sostiene che
l'inciucio PD-Berlusconi ha ucciso il 25 aprile.

È una cazzata evidente, ma sottende che il 25 aprile è un valore, non un
disvalore.

Non penso che si trovino tra noi estimatori di Grillo e del M5S ed oso
sperare che tu non sospetti me di esserlo.

Le cose che scrive Facci sono in larga parte esatte.

Non condivido però l'idea che Rodotà sia stato bruciato dal fatto di essere
stato candidato da Grillo. Il Pd, che quanto a bruciare candidati ha dato
lezioni, ha avuto servito sul piatto d'argento un nome che era impossibile
non votare, sia perché era di famiglia, sia perché era l'ultimo treno per
agganciare l'armata brancaleone del M5S.

Se ha perso questo treno non è perché Rodotà è stato bruciato, ma è perché
tra i due mali ha considerato minore il male Berlusconi.

Che io, invece, continuo a considerare incomparabilmente il male maggiore.

Preferivo i cretini (appunto cretini, non fascisti), insomma.

Fraterni saluti.



Luciano Belli Paci

martelloni ha detto...

Stupisce – ma fino a un certo punto – che da tante parti, anche da compagni "smaliziati" non si voglia capire come Grillo, nel suo modo certamente paradossale, abbia difeso e stradifeso storia, valori e attualità della Resistenza e del "25 aprile", invece vilipesi, offesi e di fatto negati o rinnegati da tanti fatti politici – aventi vari protagonisti – meno recenti, recenti e recentissimi. Non facciamo, fintamente, i tonti, perché sono già in tanti a speculare su affermazioni di Gripplo che, obbiettivamente, si prestano ad equivoco, ma che evidentemente hanno tutt'altro significato. Che poi il "25 aprile" e domani il "I maggio" e poi ancora il "2 giugno" e la sua attuale COSTITUZIONE debbeno essere celebrati con forza e determinazione politica, proprio perchè messi in discussione nella loro sostanza, è del tutto evidente. Un saluto antifascista

franco ha detto...

edmondo ha ragione, tanta ragione, troppa ragione.
Vi giro il post scritto giorni fa su altra mailing
A: "ms-mls@googlegroups.com"



Grillo ha annunciato la marcia su Roma. L'altra volta fu usato il treno, stavolta il camper, pare.
Gli squinternati che nel 92 adoravano il popolo dei fax e stavolta inseguono disperati il popolo dei facebook e degli sms ci portano finalmente a poter scegliere : o altri dieci anni di "regimetto" che scade nella pochade del reggipetto o il populismo fascista di un ennesimo ex artista di dubbio successo ...
Mi vergogno del mondo che sto/stiamo lasciando ai miei figli e mi vergogno di me stesso . Volevamo cambiare il mondo , l'abbiamo cambiato. Purtroppo.
Franco

alberto ha detto...

Francamente Grillo ha detto una cosa diversa: nel momento in cui la sinistra ( il PD ovviamente) si accinge, proprio nella data del 25 aprile, a fare un governo con la destra, nella quale, non dimentichiamolo, vi sono rappresentati esponenti dell’ex MSI ( la Mussolini, Gasparri, per citarne due soli) ed il cui capo-padrone ha detto quello che ha detto sul fascismo, il “25 aprile è morto”. Non mi piace Grillo, ma non si può distorcere ciò che ha detto. Certo avrebbe fatto meglio a dire che, da parte di alcuni del centrosinistra, lo si sta tradendo.

alberto ha detto...

Caro Salvatore, quella del ‘21 non fu una ferita. Furono proprio due scelte opposte: avere nel proprio orizzonte la democrazia o la dittatura. Se pure del proletariato. Non si tratta quindi di risanarla. Ma di dimenticarla.

salvatore ha detto...

Siamo noi che dobbiamo farlo Maurizio, come possiamo, ciascuno nei limiti delle proprie possibilità.

Io direi di provare a stendere un manifesto di 20 punti, 10 pagine, su 20 cose immediate che andremmo a fare una volta al governo, e su quello organizzare a livello nazionale una serie di incontri con SEL, con PD, con PSI.....

Se comincia a muoversi in Italia questa galassia di persone che da sole o in circolo hanno voglia di proporre un modello diverso del mondo, probabilmente sarebbe molto più aggregante che non se lo facessero i leader di uno dei tanti partiti. Un conto sono le esigenze che vengono dal basso, altro sono le fusioni di partiti e partitini.


Non è un problema di idee, ma di saperle tradurre in un messaggio da comunicare alla gente. Grillo ci ha insegnato che con le piazze e il web si può parlare. Proviamoci.


salvatore ha detto...

Ne butto giù alcune, tanto per provocare una discussione:


Riforma istituzionale: riduzione ad una sola camera, con circa 500 parlamentari, eletti con sistema proporzionale, e sbarramento al 2% su base nazionale. Per la scelta dei candidati, proporrei un sistema molto simile a quello tedesco: ci sono 50 milioni di italiani, si fanno circoscrizioni da 100.000 abitanti e ciascun partito presenta un capolista e altri 9 candidati locali. Poi si contano i voti, secondo il vecchio metodo dello scorporo, usato nella prima repubblica, per stabilire quanti seggi spettino a ciascun partito. L'assegnazione dei seggi avverrebbe come in Germania, dove il candidato che prende il 51% in una circoscrizione ha diritto comunque ad essere eletto (questa è la ragione per cui in Germania il numero di parlamentari può subire variazioni da una legislazione all'altra), e poi via via a seguire a seconda delle preferenze raccolte nelle varie circoscrizioni. Questo meccanismo abbina la proporzionalità pressoché totale con la necessità per i partiti di presentare candidati credibili per poter aspirare a conquistare il collegio, se non in prima battuta con il 51% almeno con le seconde scelte.


salvatore ha detto...

Reddito minimo garantito o reddito di cittadinanza. Che ci voglia siamo tutti d'accordo. Però, siccome il lavoro è un valore in sé, e le elemosine rendono le persone schiave, il reddito di cittadinanza deve essere abbinato a lavori socialmente utili nel campo della cultura, ecologia, assistenza famiglie, restauro...... In fondo se la società ritiene possibile spendere 600 euro al mese per un reddito di cittadinanza, allora può benissimo spenderne 900 e ottenere in cambio dei servizi di valore (basti pensare alla piccola manutenzione nelle scuole o alla pulizia delle spiagge o all'accudimento agli anziani). Qualcuno mi obietterà che si tratta di posti statali: non proprio, sono comunque lavori non ben pagati e "temporanei", eppoi.... si!! che male c'è se lo stato si fa promotore in prima persona di servizi e offre lavoro?


salvatore ha detto...

IMU e sistema fiscale. Io possiedo tre case (mi sento proprio Paperon de Paperoni :) grazie anche ai miei genitori. Però sono il primo a dire che l'IMU non si tocca, salvo forse alleggerirla per fasce sociali deboli, e addirittura la aumenterei per le seconde case. In cambio vorrei un forte sgravio fiscale sui redditi da lavoro. A chi come me è un dipendente non cambierebbe molto (anzi, forse migliorerebbe) se gli togliessero 1000 euro l'anno di IRPEF in cambio di 1000 euro di IMU, mentre per le Banche, le Fondazioni, la Chiesa cattolica, gli evasori fiscali..... il pagamento dell'IMU sarebbe l'unico modo di far pagare qualcosa. Secondo me il gettito fiscale complessivo aumenterebbe


Orari di lavoro: è il momento di cominciare a pensare a forme generalizzate di riduzione dell'orario di lavoro nei tradizionali settori manifatturieri, magari anche con integrazioni al reddito, in modo da generare un circolo virtuoso che si traduca in una economia a km 0, economia della cultura e del tempo libero


Partecipazioni statali: si proprio quelle!!! Io, al sig. Marchionne che fa lo schizzinoso, nazionalizzerei la Fiat e la userei per produrre auto a Fuel Cell (quelle ad idrogeno) e rilancerei così l'industri di settore in Italia, abbatterei l'inquinamento e riporterei all'avanguardia nel mono l'industria automobilistica italiana. La tecnologia esiste già, ma nessun privato avrebbe la convenienza economica di farla diventare "di massa" e diffonderla. Ci sono volte in cui lo Stato è l'unico soggetto con sufficiente forza economica per portare innovazioni. Avvenne all'inizio del '900 con la costruzione delle grandi reti ferroviarie, potrebbe avvenire adesso per introdurre nuove tecnologie "green".


Tutela del lavoro e Art.18: Oggi, certamente, non possiamo più pensare esclusivamente come si faceva nel '900, quindi è evidente che vanno anche ridiscussi, ad esempio, i meccanismi che regolamentano il mercato del lavoro, ma non per peggiorarli, come si è fatto con l'articolo 18, semmai per capire che oggi sono cambiate le condizioni del lavoro e che pertanto l'aumento di produttività dello stesso e i limiti imposti dai vincoli ambientali, potrebbero portarci a parlare di telelavoro, di lavori verdi, di riduzione di orario di lavoro nei tradizionali settori manifatturieri.


Costituzione: concordo al 100% con Luigi Fasce! Deve diventare il nostro manifesto e dovremmo ripulirla dalle brutture che la hanno sporcata in questi anni (pareggio di bilancio, riforma del titolo quinto)


Scuola: altrove ho scritto in modo più articolato che la scuola deve essere aperta da mattina a sera, e diventare un presidio per la cultura e la formazione permanente.



Europa: occorre andare oltre l'Euro, e pensare ad un modello Federale degli stati uniti d'Europa, con una politica estera, sociale, e di welfare unica. Con un vero governo federale ed un parlamento. Solo in una Europa così potremmo pensare di creare un mercato tanto ampio da poter costruire un sistema che sia in grado di dare un forte welfare senza temere la concorrenza di Cina e Corea.....


Picola e media impresa: occorre sostenere le PMI, farle uscire dalla culture del sommerso e dello sfruttamento del lavoro, per farle approdare all'idea di uno stato che le aiuta a trovare mercati e conquistarsi spazi. Un ottimo esempio è quello che Vendoa ha fatto in Puglia creando il distretto delle calzature di sicurezza proprio in quella Barletta tristemente famosa per le operaie che lavoravano a 2 euro l'ora!




Ecco, questi sono solo alcuni spunti, idee buttate così, ma sono le cose che dovremmo mettere in ordine, arricchire di spessore, renderle concrete e poi sintetizzarle in poche pagine da ripetere in giro fino a quando non entreranno nella testa della gente.


Saluti a tutti!


Salvatore

edmondo ha detto...

Cari compagni, sul 25 aprile e Grillo mi limito a rispondervi segnalando questo articolo di Giacomo Properzj, che condivido, e invitando tutti noi a intonare di nuovo 'la Badoglieide':

http://www.linkiesta.it/blogs/largo-ai-vecchi/il-corteo-del-25-aprile#ixzz2RZBoY3B0


Inoltre, chiedo a tutti quanti l'avessero perso in diretta di guardarsi l'istruttivo video dell'incontro tra la delegazione grillina ed Enrico Letta:

http://www.europaquotidiano.it/2013/04/25/il-video-dellincontro-tra-enrico-letta-e-il-m5s/



Infine, specifico a Luciano che non ho mai definito "Rodotà e Vendola invotabil" ma osservo che il primo non avrebbe mai avuto i voti per essere eletto Presidente della Repubblica e che il secondo (da me votato, anche in un recente passato) fa troppe piroette. Sul tema Rodotà vi segnalo un intervento di Matteo Orfini la cui analisi, in questo caso, mi pare veritiera:

http://orfini.wordpress.com/2013/04/21/parliamone/


Fraterni saluti


Edmondo Rho

lorenzo ha detto...

Caro compagno Fasce,

ti confesso che la mia era una domanda retorica, ed era diretta a coloro che
vedono pas d'ennemi a gauche ma moltissimi nemici a destra, il che
oggettivamente è un tantino paradossale. Quanto alle tue risposte sugli ex
comunisti sì, sono plausibili e bene argomentate. Ma se le riferissi ai
molti compagni del mio Circolo che da trenta/quaranta/cinquant'anni dedicano
tempo ed energie battendosi, a titolo assolutamente liberale (sic!), per un
mondo migliore, più libero, più giusto, temo che mi metterebbero fuori dalla
porta a calci in culo (e non avrebbero probabilmente tutti i torti). Quanto
al tuo quarto punto sono assolutamente d'accordo. Tuttavia, come dice
Maurizio Quirico rispondendo a Salvatore Salzano: . Cordialissimi saluti. Lorenzo Borla



giovanni b. ha detto...

Cari compagni, scusate se mi intrometto. Vorrei solo osservare come il liberismo trionfante dell'ultimo trentennio ha generato crescenti disuguaglianze sociali, arricchimenti straordinari e regressioni in Italia ed in Europa di vasti ceti a condizioni di difficoltà del vivere, quando non di disperazione: è il trionfo dei valori e delle politiche della destra. Hilferding, Keynes, Stiglitz (per far solo tre nomi), in tempi diversi e partendo da presupposti valoriali dissimili, ci hanno insegnato che il sogno di una società più giusta e meno diseguale non è una velleità astratta e senza speranza. Per non usare i termini destra e sinistra, che a qualcuno fanno venire l'orticaria, diciamo che tra progressisti e conservatori c'è una linea di demarcazione. Ancora, osservo che questa linea passa, per dichiarazioni di membri autorevoli di quel partito, all'interno del PD. Per questo sono da sempre convinto che la creazione di una nuova sinistra competitiva dipenda dal verificarsi di numerose novità, tra le quali la divisione del PD: non so se questo potrà avvenire e quando, o se la Storia procederà per sentieri diversi da quelli che noi oggi possiamo immaginare. Poiché sono convinto che li capitalismo finanziario non può auto-emendarsi e continuerà a produrre gli effetti perversi che conosciamo, sono portato a credere che una reazione competitiva dei ceti predati, oggi vasta parte della popolazione nel nostro continente, prima o poi prenderà consistenza. Cari saluti. Giovanni Baccalini

claudio bellavita ha detto...

condivido Alessio: la supponenza nostra fa da pendant a quella con cui i grillini disprezzano l'intero ceto politico italiano, incapace di affrontare i problemi.
I grillini che ci piaccia o no han preso un quarto dei voti validi, e quasi la metà dei voti di quelli che hanno meno di trent'anni, è un fatto politico che non si può risolvere con delle prediche sulle buone maniere da parte di ultra sessantenni che sono andati in pensione precocemente a loro spese, che hanno la cassa integrazione sempre a loro spese e che non sono capaci di darsi un governo e delle leggi che affrontano i problemi sempre più gravi. E' vero, i grillini non fanno proposte concrete, ma forse che le facciamo noi? non abbiamo ancora imparato che la costituzione frettolosamente emendata impone il pareggio . e non siamo capaci nè di tagliare delle spese (per esempio quelle della burocrazia) nè di imporre altre tasse, anzi.
Condivdo quanto sostiene Dario Allamano e adesso anche Sofri, siamo in una situazione che ricorda l'impasse politca del 1919, in un contesto sociale forse ancora peggiore. Perchè nel 1919 c'eran quasi 3 milioni di reduci, di cui quasi metà feriti o mutilati, che non si riusciva a reinserire in una economia che smessa la produzione di guerra, offriva poche possibilità. E si trattava di giovani che avevano visto morire i loro compagni, e che avevano imparato a sparare.
Adesso , i giovani precari e disoccupati sono molti di più, e vivono alle spalle delle loro famiglie finchè dura il lavoro o la pensione dei genitori, nella speranza che una malattia che ormai la sanità non cura più tempestivamente non si mangi anche la casa dei genitori. E dovrebbero imparare le buone maniere? ringraziamo che non cominciano a spaccare tutto...
Nel 1919, inoltre , la politica si faceva per passione, di privilegi non ce ne erano quasi: adesso il disprezzo per i politici di professione si sta trasformato in qualcosa di simile all'anticlericalismo dell'ottocento, che era innanzi tutto desiderio di eliminare dei parassiti: controllate il numero dei religiosi rispetto alla popolazione nei censimenti. Ma almeno allora c'era la valvola di sfogo dell'emigrazione, adesso è il contrario.

luigi ha detto...

Qualcuno c'è e qui ci sono testimonianze precise
http://www.circolocalogerocapitini.it/eventi_det.asp?ID=339
trattasi del convegno di Livorno di febbraio 2011.
Sono stati pubblicati anche gli atti cartecei diffusi a profusione
nei nostri circuiti.
Buona lettura.
Luigi Fasce
PS
Quello che qui ricorre è la mancata memoria di quello già abbiamo
fatto!

luigi ha detto...

Caro compagno,
grazie per l'atteggiamento amichevole che rintraccio nella tua
risposta.
Stesso atteggiamento il mio nei tuoi confronti ... però
siccome quello che ho detto a proposito dei compagnucci comunisti è
così e così resta anche se non piace ai tuoi amici che peraltro
capisco.
Invece per guardare al futuro e per navigare in pieno mare
agitatissimo come è attualmente aggiungo costruttivamente quanto
segue rispondendo anche a

A: ,
,
mailinglist@circolorossellimilano.org
>

Sulla sinistra senza aggettivi abbiamo già fatto tutte le possibili
contestazioni al compagno Alfonso Gianni ... ma era ancora quando
Vendola stava cincischiando per l'adesione al PSE, anche a Livorno
febbraio 2011 insistevamo ... però ora che il dado è tratto e la
richiesta di adesione è, pare, formalizzata, Vendola non credo si
rimetta a parlare di "sogni" e di "complessità" ... però se noi ci
saremo potremo sempre proporre
1) collante ideologico (Costituzione)
2) percorso (per uscire dalla morsa del neoliberismo-teocon-
http://www.circolocalogerocapitini.it/eventi_det.asp?ID=381
3) nome del partito "sinistra ecosocialista" che non lascia margini
di ambiguità né ai socialisti senza sinistra né la sinistra senza
socialismo e a entrambi senza la prospettiva ecologista.
Stringiamo compagne e compagni!
Luigi Fasce
www.circolocalogerocapitini.it

giovanni b. ha detto...

Cari compagni, non ho capito di preciso che cosa abbia generato il vespaio,
ma sono convinto che l 'M5S sia un movimento costituzionalmente autoritario.
Un gregge di persone senza personalità e competenze segue disciplinato un
capo che prende le decisioni senza poter essere contestato. I membri del
gregge, quando sono costretti dalle circostanze a profferir parola dicono
sciocchezze sesquipedali che muovono al riso: ciò rende imprevedibile che
possa dal gregge nascere la capacità di contrapporsi al capo ed imporre una
evoluzione democratica al movimento. Lo Statuto del Movimento attribuisce al
capo-padrone la proprietà esclusiva del simbolo e lo autorizza ad espellere,
non con decisione di un collegio democraticamente eletto, ma mediante
lettera di un avvocato, chi non è d'accordo con lui, senza possibilità
alcuna di ricorso. La "democrazia della rete" ha mostrato tutta la sua
inconsistenza, visti i numeri delle cosiddette "parlamentarie" e
"quirinarie" ed ha offerto la più evidente dimostrazione (ma ce ne era
bisogno?) che la democrazia liberale può esistere nelle società complesse
solo attraverso i metodi e le regole della rappresentanza. Grillo ha
rivendicato l'obiettivo di disporre del cento per cento dei parlamentari e
di "mandare a casa tutti gli altri" con un discorso che sembra la traduzione
di uno analogo pronunciato da Hitler al Bundestag quando il suo partito era
ancora minoritario: non credo che lo abbia fatto di proposito, oso pensare
che non sapesse del discorso di Hitler e che sia caduto in un infortunio, ma
l'episodio la dice lunga lo stesso. Ha mostrato apprezzamento per Casa
Pound. Che cosa deve ancora fare Grillo per convincere gli italiani che
amano la democrazia di essere a capo di un movimento autoritario e
populista, cioè fascista? Cari saluti. Giovanni Baccalini


giovanni b. ha detto...

Caro Salzano, la tua proposta mi piace molto. I singoli punti meritano analisi approfondite e la ricerca e mobilitazione di persone competenti al più alto livello possibile nei vari campi (penso che ce ne siano molte con idee compatibili con le nostre). Del resto è un’idea che può incrociarsi con quelle messe in atto da SEL e dalle reti di circoli socialisti, per verificare se esiste un terreno possibile di intese ampie. Un partito o movimento non può, a mio giudizio prescindere da un insieme di valori e di principi che ne segnano l’identità e i confini. Con lo stesso metodo sopra accennato sopra si potrebbe procedere prendendo le mosse dal Manifesto di Volpedo, che mi sembra un buon punto di partenza. Cari saluti. Giovanni Baccalini


ezio ha detto...

OTTIMO!

Come base di partenza per un discorso più ampio mi sembra veramente interessante.

Solo nn condivido la NAZIONALIZZAZIONE DELLA FIAT e nn x scontare un presunto peccato originario, che semmai riguarda gli ex PCI, i quali dopo la caduta del muro sono diventati più realisti del re; basti pensare alla svendita dei gioielli di famiglia avvenuta con il metodo tutto italiano del passaggio ad un monopolio pubblico a quello privato senza effettivi vantaggi x noi cittadini, la vendita a capitalisti senza capitale, oltre che la visita di D'Alema alla city londinese).

Chi dovrebbe essre chiamato a governare la FIAT nazionalizzata? Qualche trombato alle politiche? Qualche ex ministro?Quale sarebbe il costo della nazionalizzazione? Quanto guadagnerebbe l'Amministratore delegato? Sioamo consapevoli che Scaroni guadagna qualcosa come 5 milioni di euro e nn mi sembrano pochi, anche se consideriamo il trattamento riservato al gioiellino Saipem

Certo il "preminente interesse generale", così come viene stabilito dal meraviglioso art. 43 della Costituzione, potrebbe essere garantito dalla volontà di "produrre auto a full cell (quelle ad idorgeno)....abbatttere l'inqiuinamento " come scrivi giustamente. Però prima di arrivare alla nazionalizzazione, si potrebbe favorire una detassazione per le ricerche in questo settore e divenire un Paese all'avanguardia.

Infine: siamo sicuri che la nazionalizzazione della fiat sarebbe proprio conforme alla Costituzione?Nn mi sembra, infatti, ci si riferisca a " servizi pubblici essenziali o a fonti di energia" - e come sapete xlomeno quanto me , il legislatore costituente si riferiva alla futura nascita dell 'ENEL e Lombardi docet- "o a situaioni di monopolio", poiché nn possiamo mica intendere l'odierna situazione del monopolio Fiat nel mercato italiano, come esempio riferibile all'intentio legis del legislatore del '46, ove la dimensione era prettamente domestica e nn a livello almeno continentale come nel mercato dell'auto del 2013.

Gli altri punti, invece, mi sembrano decisamente interessanti e ti stimo per l'efficacia del pensiero, la sintesi dovuta- che invece io ho tradito e me ne scuso con chi ha avuto la pazienza di leggermi- e la capacità di farsi comprendere.

saluti socialisti dalla sicilia

claudio bellavita ha detto...

Blair ha perso perchè si è fatto imbrogliare due volte da Bush e dalla CIA,
sull'Irak e sull'Afganistan, tanto che persino la regina si è convinta che
le abbia mentito. Ha lasciato il potere a un iroso incapace che ha perso le
elezioni. Dei due fratelli Milliband, sta provando a risalire la china
quello non blairiano, speriamo che ce la faccia. ma non dimentichiamo che
anche noi eravamo pronti a espellere chiunque non giurasse sulla spedizione
in Afganistan, dove Bin Laden era rifugiato presso il capo dell'esercito
del nostro alleato pakistano...Speriamo che Letta e Renzi si ricordino di
questi precedenti, prima di interrogarsi su dove sta la sinistra e la
destra...Se c'è una differenza tra i due, è che Letta è un porfirogenito, di
quelli che si iscrivono giovanissimi alla direzione romana, Renzi nasce
negli enti locali. Di lì veniva anche Bersani, e mi pare sia un caso raro
nei vertici politici del paese (Veltroni non conta, era stato paracadutato
dal vertice a sindaco, non viceversa). Il corpo del PD è fatto di
amministratori locali che in genere vincono perchè gli elettori gli fanno
ancora credito , e capiscono il dramma , per esempio di questi giorni ad
Alessandria, dove la sindaca deve scegliere se dare gli stipendi ai
dipendenti comunali o a quelli dei trasporti.- E questi amministratori han
bisogno di referenti al governo che capiscano i loro problemi prima di
quelli della trojka. Vedremo: ma sulle cose dobbiamo essere più presenti
nella politica europea, dove qualcosa si sta muovendo contro l'austera
fermezza della trojka. Occorre anche dirottare in parte l'odio verso la
politica alla ,lotta contro i 700 direttori generali dei ministeri che
bloccano quallunque decisione, anche quelle più semplici, di pagare i
fornitori, impediscono la formulazione dei regolamenti applicativi delle
leggi approvate da l parlamento, e ciascuno di loro costa, segreteria e
autista compresi come 10 parlamentari....Invece gli facciamo fare i ministri
tecnici, così garantiscono i loro colleghi, e li riteniamo inamovibili e
indispensabili. Non è difficile dire dove sta la sinistra e la destra in
questo.--- Original Message -----

luigi fasce ha detto...

Grazie compagno per la condivisione al 100% sulla Costituzione ...
ma bisogna modificare i trattati da Maastricht e Lisbona ... indi
riformulare leggi nazionali secondo titolo terzo parte economica.
Un percorso non da poco ma che deve essere chiaro, vedasi
http://www.circolocalogerocapitini.it/eventi_det.asp?ID=381
Buon dibattito.
Luigi Fasce

giovanni b. ha detto...

Blair ha la responsabilità principale della genuflessione delle socialdemocrazie europee di fronte all'aggressione neo-liberista, che ha privato i ceti popolari dell'unico bastione difensivo di cui disponevano, lasciando i sindacati in una deprimente solitudine. Ciò ha comportato forti contrazioni del welfare in molti paesi europei e la riduzione del potere d'acquisto dei redditi da lavoro dal trenta al cinquanta per cento nell'arco di un trentennio. Per questo io sono giunto alla conclusione che il discrimine fra destra e sinistra è oggi costituito dall'essere liberista o anti liberista e che chi si ritiene di sinistra non dovrebbe prestarsi a collaborazioni con chi professa idee liberiste. Di qui la mia difficoltà a considerare di sinistra il PD ed il PSI. Giovanni Baccalini

giovanni f. ha detto...

concordo !

lorenzo ha detto...

Anche la difficoltà ad accettare che, come conseguenza, il 95% degli
elettori italiani ha votato a destra. Lorenzo Borla

felice ha detto...

Rodotà mi ricorda Giolitti (Antonio) nel senso di ottime persone, ma proprio
perché per benissimo incapaci di cogliere l'attimo fuggente che il politica è
decisivo. Per chi di noi fa l'avvocato basta che pensi ai professori di
diritto, magari autori di testi fondamentali quando sono in udienza, spesso
surclassati dalla prontezza di riflessi di un avvocato meno blasonato MA CON
TANTA ESPERIENZA.GIOLITTI DOPO LE DIMISSIONI DI DE MARTINO ERA IL PREFERITO per
la successione. Alla vigilia del MIDAS pensò bene di sferrare un attacco al
demartinismo: SALTò FUORI CRAXI. RODOTà NON è LA GABANELLI( candidata per
evitare che facesse un servizio sulle proprietà di Grillo del tipo Di Pietro)
bastava che dicesse subito che accettava a condizione che la sua candidatura
fosse condivisa dal PD .Cioè che era per una soluzione unitaria che si sarebbe
dovuta riflettere sul futuro governo: incastrava PD e M5S in un sol colpo .
Parliamoci chiaro un governo PD SEL M5S non dava affidamenti esterni comunque
era politicamente fragile causa I GRILLINI. Meglio piuttosto che raccogliere i
cocci di IBC dopo 60 giorni dalle elezioni. Non mi interessa qui discutere le
responsabilità, ma il messaggio è chiaro non è più una coalizione credibile.
Risultato Berlusconi si è rivelato un animale politico superiore a Bersani, mi
dispiace perché per me la normalità di Bersani era una garanzia. Ma un
socialista non è rappresentativo della pubblica opinione, quindi era giusto che
finisse così. Oggettivamente Bersani o Amato sarebbero stati Premier più soliti
di Litta, ma invece dell'incensamento avremmo avuto una costante
delegittimazione. L'avversità della Lega per Amato ha una ragione precisa fu il
primo ad organizzare una riunione non leghista a Pontida, molto critico nella
SUA RELAZIONE.
Letta me lo ricordo bene quando era ministro delle politiche comunitarie ed io
il relatore come sempre nella XIII legislatura il relatore della Legge
Comunitaria: deve essere migliorato dopo.

Felice Besostri

dario ha detto...

Caro Maurizio
sarà l'ennesimo polpettone, nonostante la buona disposizione dei socialisti verso Vendola, SEL ha ormai imboccato un'altra strada, che ha una sua dignità, la ricostruzione di un partito massimalista, è il richiamo della foresta, i massimalisti di fronte all'idea di andarsi ad assumere responsabilità al governo si prendono da sempre l'orticaria, molto meglio stare all'opposizione, fa fine e non impegna. La cultura dei socialisti, ovunque essi siano (Germania, Francia, Spagna, ecc) è la cultura di chi prova a mettere la faccia in processi difficili e prova a gestirli, è la nostra dannazione.
Dario Allamano

giovanni b. ha detto...

A dir la verità il PD, il Psi e SEL hanno raccolto il 20% circa dei voti, il 30% circa non ha votato ed il 50% ha fatto altre scelte (PDL,Lega, 5 stelle, Ingroia e formazioni minori). Gli elettori di sinistra sono molto confusi, in parte hanno votato 5 stelle, in più modesta parte il PD, qualcuno SEL. E che dire dei lavoratori dipendenti di basso livello, dei precari e dei disoccupati che hanno votato PDL e Lega? Il Governo Letta non annovera ministri della sinistra del PD: cosa vuol dire? Le battute non servono a capire le situazioni. Giovanni Baccalini

alberto ha detto...

Ma perchè perdete tempo in queste discussioni. Blair era semplicemente un
arrivista che aveva capito che per detenere il potere bisogna lisciare il
pelo del gatto nel senso giusto altrimenti ti graffia. Lo aveva capito
persino Prodi che in un articolo di tre anni fa conveniva che la famosa
terza via altro non era che un adeguamento al neoliberismo ammantato con
parole di sinistra. Non ha caso Blair è l'idolo di Renzi.

felice ha detto...

PD SEL PSI e Tabacci hanno raccolto il 29, 4% dei votanti che corrisponde al
22,5% degli aventi diritto per il resto le considerazioni di Giovanni sono
condivisibili. A mio avviso una coalizione che doveva governare l'Italia per
cambiarla che si sfalda dopo 50 giorni getta una luce preoccupante sulla
credibilità della sinistra e del centro-sinistra. Trovare di chi sia la colpa è
interessante ma non cambia che la coalizione IBC abbia fallito nelle urne, ma
soprattutto dopo. Gli elettori se ne ricorderanno. PD e SEL la pagheranno.
Certo che se l'obiettivo è di salvarsi SEL da sola potrebbe ora superare la
soglia del 4% , ma a spese del PD, quindi senza aumento di consensi a sinistra.
Chi si accontenta goda, ma a luvello individuale non fa, ma la sinistra nel uo
coplesso resta nel guano e la componente socialista nella m...a.


Felice Besostri

lorenzo ha detto...

Caro Giovanni,
è fuori discussione che nel Partito democratico ci siano molti voti più a
sinistra, di quanto non sia la posizione ufficiale del Partito in questo
momento. La stessa cosa si potrebbe dire dei votanti del M5S che però,
invece di votare a sinistra del Pd, hanno espresso la loro protesta contro
tutta la politica. Adesso è presumibile che Nichi Vendola cercherà di
mettere assieme il Partito della "vera sinistra". Quello che io sostengo è
che questo partito, nell'ipotesi di elezioni ravvicinate, otterrà meno del
10% dei voti, anche presumendo che Ingroia, Diliberto e Ferrero non si
presentino. Potremo allora dire che tutta la politica italiana sta a destra,
eccetto quello scarso 10%? A me sembra un paradosso. L'anomalia italiana
consiste nel fatto che invece di avere un partito socialdemocratico a
sinistra, e uno popolare a destra, come in Germania, o diviso fra socialisti
e conservatori, come in Francia e Inghilterra, li abbiamo entrambi
schiacciati nel Pd. perché i nostri popolari non siono necessariamente
conservatori. E quella che sembra prevalere in questo momento (Letta, Renzi)
è la leadership popolare. Travaglio ha detto una cosa giusta, interpellato
da Mentana: se si dice che Berlusconi ha fatto (apparentemente) delle
benevole concessioni, è perché, secondo i sondaggi, avrebbe vinto nuove
elezioni. Travaglio ha osservato giustamente che sono sondaggi fasulli,
perché a nuove elzioni il Pd si presenterebbe con Renzi, e lì ci sarebbe
stato tutto da vedere. Questa è la realtà: per vincere le elezioni, la
sinistra deve accettare di andare verso il centro, anche se a una certa
percentuale di votanti la cosa non piace. Ma questi votanti, questa è la mia
tesi, non sono poi così numerosi. Che poi Letta o Renzi siano come Blair,
questa è una presunzione tutta da dimostrare. A questo punto, dato che il
governo ha giurato, bisogna aspettare i fatti. Giudicheremo se questi fatti
saranno di sinistra o di destra. Cordiali saluti. Lorenzo Borla

lorenzo ha detto...

Sono lieto che Felice Besostri includa il Pd nella sinistra...

franco ha detto...

L'idea di un nuovo soggetto di sinistra dove si collochino componenti di
diverse estrazioni e provenienze capaci di portare le loro identità per
cercare una sintesi senza pregiudizi dovrebbe essere affrontata con
coraggio, in autonomia e proponendo un progetto alternativo. E' quello che
Sel non ha fatto e non si è proposta di fare, agendo sulla base del progetto
personalistico di Vendola e partecipando alle primarie con risultati molto
modesti e senza presentare un vero progetto politico. Occorre uscire dalla
tenaglia movimentismo/governabilità. Grazie Franco Astengo

claudio bellavita ha detto...

si: di tutta la vicenda Renzi la parte più buffa, che evidenzia l'
incompenza politica disarmante dei tradizionali utenti dell'esclusiva del
"sinistrometro"per misurare secondo il loro criterio l'universo mondo, era
lo sdegno con cui dicevano "ma Renzi cerca voti a destra".. E dove li deve
cercare, uno che si propone di far vincere una sinistra che in Italia è
sempre stata minoritaria, anche nella sua accezione più ampia, per
avvicinrsi al di sotto del livello di sbarramento quando il privilegio di
votarla, è riservato solo ai più puri dei puri?

salvatore ha detto...

Caro Lorenzo, il ragionamento che fai circa la posizione più o meno maggioritaria della sinistra e della necessità di andare verso il centro è perfettamente logico e coerente se si resta in una visione della società di tipo bipolare, in cui due grandi formazioni, al centro, si contendono l'egemonia delle istituzioni.

Il problema è che è proprio questo schema che in Italia non può funzionare. E a dire il vero sta "scricchiolando" anche altrove.

Non è accettabile un modello dove la metà degli elettori si senta esclusa e non rappresentata.


I sistemi bipolari convergono al centro e trascurano la rappresentanza degli ultimi.

Questo per un socialista, che proprio agli ultimi vuole dare voce, è semplicemente inaccettabile. Senza se e senza ma.


io sono per un modello di rappresentanza parlamentare, nel quale ci si conta e ciascuno ha una sua rilevanza.

Per governare non è necessario, avere il 51% di consensi al proprio partito, semmai è meglio raggiungere accordi equi con forze con cui è possibile dialogare, una volta avuto dalle elezioni il responso sul proprio peso nel paese. Questo è lo spirito delle democrazie parlamentari, o, per meglio dire, dei sistemi democratici tout-court. Ed è con questo modello che in Italia abbiamo fatto le cose migliori negli anni '60 e '70.

I vecchi governi di centro sinistra della 1a repubblica, dove votava il 90% degli aventi diritto, potevano realisticamente dire di rappresentare la maggioranza degli italiani, e di rappresentarli tenendo conto anche delle loro diverse sensibilità.

Questi partiti che invece ottengono, ben che vada, il 25% dei consensi e che poi tramite strani, e poco democratici, trucchetti elettorali ottengono la maggioranza dei seggi in parlamento, non rappresentano la maggioranza del popolo italiano né tantomeno le sue diverse sensibilità.


Per questo motivo io vorrei una volta per tutte che si tornasse a sistemi in cui non vi è la necessità di fare grosse ammucchiate per ottenere improbabili maggioranze, in cui ciascun partito si presenta con un proprio programma e poi cerca alleanze in parlamento.


Ti rendi conto che c'erano meno partiti nella prima repubblica?


Infine consentimi una osservazione piuttosto amareggiata. Hai detto:
" la sinistra deve accettare di andare verso il centro, anche se a una certa percentuale di votanti la cosa non piace. Ma questi votanti, questa è la mia tesi, non sono poi così numerosi."


Questa frase io la traduco così: "l'importate è vincere, cosa ce ne importa di meno del 10% di rompiscatole massimalisti a sinistra".

Orbene, io, e tantissimi altri, sto cercando di ritrovare le ragioni per unire il popolo di sinistra intorno a valori di democrazia, pluralismo, partecipazione.....

Queste parole vanno nel senso opposto.

Scusami se faccio un paragone molto forte, e credo che non sia il tuo caso, ma voglio rendere chiaramente l'idea: ci sono due modi per instaurare una dittatura. Il primo è quello classico, del fascismo e dello stalinismo, palese, evidente, brutale. Il secondo è molto più sottile, e consiste nel convincere la gente che le opinioni di chi la pensa diversamente dalla maggioranza non contano nulla, non hanno diritto di rappresentanza, e poi lavorare con mezzi di comunicazione e distruggendo i centri di creazione del pensiero per fare in modo che la maggioranza si aggreghi supinamente al pensiero dominante. Questo secondo tipo di dittatura è molto più pericoloso, perchè ti illude di essere libero.

Se devo scegliere fra due "mali", preferirei governare con un mio 30% di voti insieme ad un altro 30% di voti di un partito di centro, sapendo che hanno votato il 100% degli elettori, piuttosto che avere una maggioranza assoluta che però si basa su un 25% di aventi diritto al voto.



Un saluto......

Salvatore Salzano


giovanni b. ha detto...

Caro Lorenzo, il tuo ragionamento non fa una piega, data per scontata la attuale egemonia culturale del liberismo imperante e la mancanza di una congrua risposta culturale e ideologica prima ancora che politica da sinistra. Personalmente sono persuaso che Letta e Renzi, per fare due nomi al centro del dibattito, muovono da premesse culturali neo liberiste, più dignitose e sopportabili dei populismi oggi di moda, ma che nulla hanno di socialista e neppure sono in grado di provvedere a forme di ridistribuzione in grado di ridare equilibrio ad un'economia messa in crisi proprio dall'eccesso di disuguaglianza. Nella situazione data, sono convinto che una sinistra che avesse un forte e lucido progetto alternativo potrebbe battersi per l'egemonia senza bisogno di rincorrere i moderati sul loro terreno. Giustamente i cittadini reputano che a fare una politica moderata sono più bravi i moderati che presunti progressisti in ritirata. In questo senso mi sembra meritevole di attenzione il pezzo di Vender che tu hai riprodotto nel tuo Zibaldone di oggi. Cari saluti. Giovanni Baccalini

maurizio ha detto...

Ripetere e ripetersi è frustrante per sé e noioso per gli altri. Quello che penso dell'iniziativa di Vendola dell'11 maggio l'ho detto (né adesione acritica né chiusura pregiudiziale) e a questo punto mi piacerebbe sapere se il GdV ha un'opinione in merito e quale è.
Anche su Renzi confesso di essere stanco di fraintendimenti. Mercoledì 24 aprile La Stampa ha pubblicato un'intervista rilasciata dal Sindaco di Firenze. Talvolta mi sono chiesto se nel giudicarlo sono stato troppo rigido e severo, ma dopo averla letta mi sono detto che i giudizi più duri forse sono ancora troppo generosi. E non è questione di sinistrometro, come insiste a dire Claudio Bellavita, ma di semplice rifiuto di una politica banalizzata in omaggio al populismo e al qualunquismo imperanti.
Maurizio

autuori ha detto...

Temo che le verità di Schauble nascondano altro; come fa notare Bragantini sul corriere d.S del 3-4-13 - La gaffe tedesca sui finanziamenti
http://archiviostorico.corriere.it/2013/aprile/03/gaffe_tedesca_sui_finanziamenti_co_0_20130403_8a5fcc26-9c20-11e2-b416-52c1897c290b.shtml
"C'è da restare sbalorditi, qualunque studente del primo anno di economia lo sa: in un Paese in recessione i tassi d'interesse devono essere inferiori, non superiori, a quelli di uno in sviluppo. Eppure Weidmann arriva a dire il contrario; è giusto che le nostre imprese paghino il denaro (in un Paese in dura e prolungata recessione) ben più che in una Germania in crescita. È arduo, davanti a simili parole, continuare a non vedere del metodo in tale follia."

Diceva Massimo Amato al seminario sull'economia organizzato dal Rosselli poco tempo fa: -Il mercato, per essere tale non può essere composto da chi vende solamente e chi compra solamente; prima o poi il compratore finirà in rovina seguito dal venditore.-

A meno che non si tratti di rapina -una tantum- ; ritornano i fantasmi del '14 ?

Autuori

marilena ha detto...

Caro Maurizio, anch'io concordo con te sull'iniziativa di Vendola, nè adesione acritica nè chiusura pregiudiziale, tanto è vero che mi ripropongo (salvo impegni dell'ultima ora) di partecipare x comprendere meglio se sia possibile o meno una collaborazione politica. Nel GdV le opinioni sono diverse, credo che finchè non avremo dati più certi - quindi spero dopo l'11 maggio - non riusciremo a portare a sintesi un giudizio, ovviamente dopo averlo verificato con tutti i Circoli aderenti.

Marilena

luciano ha detto...


Caro Dario,

deduco dalle tue considerazioni che secondo te, invece, per essere
“riformista” SEL avrebbe dovuto anch’essa entrare nel governo delle larghe
intese tra PDL e PDmenoelle.

Originale ricetta per “unire la sinistra socialista” (questo il titolo del
nostro scambio), non c’è che dire !

Io, al contrario, penso che essere socialisti riformisti significhi avere
cultura di governo anche quando si sta all’opposizione e che questo sia il
tempo di stare risolutamente all’opposizione, preparando un’alternativa
all’ineffabile trio Letta-Berlusconi-Monti. Povera Italia.

Ciao.

lorenzo ha detto...

Caro Salvatore,

cerco di spiegarmi. Io ho il massimo rispetto, non formale, verso chi la pensa più a sinistra di me. In un certo senso provo quasi invidia, perché si tratta di persone che hanno mantenuto gli ideali e le idiosincrasie della nostra più verde età. Così come ho il massimo rispetto verso chi . Resta però in sospeso la domanda di Maurizio Quirico: .



lorenzo ha detto...

Tu dici: A dire il vero il sistema bipolare sta “scricchiolando” anche altrove. Non è accettabile un modello dove la metà degli elettori si senta esclusa e non rappresentata>. Gli inglesi, che hanno inventato la democrazia, l’hanno concepita in modo bipolare. Questa impostazione l’hanno esportata in moltissimi Paesi, che non sto ad elencare, dove, in linea di massima, si alternano i conservatori e i progressisti. Questi sono più o meno socialisti, in modo che anche gli ultimi siano rappresentati. (Ma qui da noi, come facciamo a rappresentarli, se poi votano Berlusconi e Grillo...) Se il sistema “scricchiola”, ti chiedo: quanto tempo ha impiegato Cameron a fare l’alleanza con i liberali? Un paio di giorni, se non ricordo male.

lorenzo ha detto...

Nota che (per giunta) nel sistema inglese spesso vince il partito che ha la maggioranza dei collegi, ma non ha necessariamente la maggioranza dei voti. Eppure credo che nessuno pensi seriamente di adottare il proporzionale. Ricordo una esperienza personale: molti anni fa, dopo un lungo soggiorno in Australia, decisi di “abbeverarmi alla fonte” della cultura inglese che mi aveva molto intrigato, e andai a fare dei corsi di extramural studies a Cambridge (quella più antica). Il professore di scienza politica, di una certa fama (arrivava a lezione in bicicletta con le mollette ai pantaloni), a cui posi una domanda relativa alla rappresentanza e al proporzionalismo (di cui a quei tempi ero ancora imbevuto), mi rispose (sintetizzando): . In concreto, con tutti i loro limiti, sono governati meglio di noi.



Per tornare al nostro problema, io credo semplicemente che il baricentro della politica si stia spostando, per cui anche il concetto di sinistra dovrebbe essere aggiornato. Per esempio i socialisti tedeschi lo hanno fatto 54 anni fa a Bad Godesberg, dove appunto si sono separati dal massimalismo e sono diventati socialdemocratici. Aderiscono al Pse, dove anche noi vorremmo andare. Sono abbastanza convinto che in Italia i risultati delle ultime elezioni e di quelle precedenti dimostrino che l’area della sinistra-sinistra, si stia riducendo a vista d’occhio. Ma non solo. Supponiamo che la “vera” sinistra sia rappresentata da Vendola e dal suo presente, o futuro, partito. Dario Allamano, portavoce del GdV, scrive: . Dunque non va.



Non credo sia neppure il caso di dire che la sinistra “vera” sia da ricercarsi “oltre”, nell’area di Ingroia, Diliberto, Ferrero eccetera. Allora andiamo avanti per esclusione: la sinistra “vera” andrebbe cercata nei ranghi della “sinistra” del Pd (che, secondo un altro rispettabile punto di vista, è tutto di “destra”). Ho l’impressione che quella sinistra voterà a grande maggioranza la fiducia a questo governo - che notoriamente è di destra che più di destra non si può. A questo punto cosa si deve concludere: che la sinistra non coincide con la Rivoluzione civile, non sta con il "massimalista" Vendola, men che meno si trova nel Pd, di conseguenza la sinistra buona e giusta (lo dico senza alcuna ironia) alberga nel cuore di alcune migliaia di socialisti raccolti intorno al Rosselli, al Gruppo di Volpedo e agli altri circoli socialisti in giro per l’Italia (pur con qualche divergenza di vedute)?



. Così traduci una mia frase per svelarne il vero significato. Mi viene in mente un’altra faccia della medaglia, rappresentata da una frase di Claudio Bellavita: . Sì, confermo: se la sinistra (quale che ne sia la definizione) vuol governare, magari occupandosi della condizione degli ultimi, non può che allearsi col centro. Abbiamo visto che l’alleanza con la sinistra "massimalista" non funziona, perché il messaggio di questa, ormai, lo vogliono sentire in pochi. Gli altri hanno votato Grillo.

Cordiali saluti. Lorenzo Borla

luciano ha detto...

Caro Lorenzo, sarà anche un paradosso, ma che il PD non sia e non voglia essere "una forza della tradizione progressista della sinistra" non siamo noi a dirlo: è Veltroni ancora pochi giorni fa. Cfr. http://www.repubblica.it/politica/2013/04/08/news/walter_veltroni_lettera_a_repubblica_evitiamo_le_scissioni_per_salvare_il_pd-56165880/
Se non ti fidi di noi, fidati di lui che è il vostro fondatore.
Poi non è che tutto quello che non è di sinistra vada catalogato automaticamente come destra: esiste anche il centro. Siete un partito di centro "che guarda a sinistra" come la vecchia beneamata DC. Oddio, in questo momento state guardando più che altro a destra, ma sono cose che capitano quando la confusione è grande sotto il cielo.
Non credo che sia vero che "per vincere le elezioni, la sinistra deve accettare di andare verso il centro". E' un vecchissimo luogo comune che occorrerebbe sottoporre ad una bella verifica con metodo popperiano, cioè stabilendo cosa si considera come controprova.
Nel 2008 il PD si è presentato alle elezioni rifiutando qualunque alleanza con partiti alla sua sinistra e con forti credenziali liberali e confindustriali (Ichino, Calearo, Colaninno, Merloni ...) ma ha perso con un distacco di 9 punti. Non era andato abbastanza al centro ?
Nel 2013 il PD si è presentato dopo avere sostenuto con zelo il governo Monti, liberista e antipopolare, e lasciando intendere che con Monti avrebbe governato anche dopo, ma ha quasi perso. È stata colpa dell'alleanza con Vendola che non lo rendeva credibile al centro ? Mah, veramente i voti li ha persi a sinistra ...
La prossima volta si presenterà dopo avere governato a braccetto con Berlusconi. Secondo il tuo principio dovrebbe stravincere ...
Stabilisci tu quale sia la cartina di tornasole dell'esperimento, ma per carità scegline una !
Cari saluti.

Luciano Belli Paci

salvatore ha detto...

Caro Lorenzo,
sono perfettamente convinto che tu rispetti gli interlocutori, come, del resto ho visto fare in questa lista dal momento in cui sono entrato. Infatti è per questo che qui discuto volentieri.
Credo di aver compreso il tuo punto di vista, però vorrei cercare di spiegare meglio il mio (e poi anche di rispondere a Maurizio Quirico).
Quando parli di sinistrometro o di "più a sinistra di me" adotti un metodo lettura che, a mio parere, è stato da sempre foriero di divisioni. A mio avviso non esiste "essere più a sinistra" oppure una misura del grado di sinistrosità. Esiste l'essere di sinistra o di destra (secondo le discriminanti che abbiamo detto tante volte e non sto a ripetermi). Punto e basta.

salvatore ha detto...

Poi esistono le posizioni personali che a volte si raccolgono intorno a gruppi e altre volte restano in capo ai singoli. Mi spiego meglio: il pensionato che vota PD non è più o meno a sinistra di quello che vota SEL o vota Ingroia, e le differenze sono, in linea generale, in atteggiamenti più o meno massimalisti, o più o meno dialoganti. Negli anni passati, e ancora, purtroppo, oggi, prevale l'accento sulle differenze (ricordo, quando ero un giovane studente, le differenze a tratti incomprensibili fra tanti piccoli partiti e movimenti della sinistra extraparlamentare.). Far prevalere le ragioni della differenza porta, inevitabilmente, ad accentuare queste differenze. Eppure, se andiamo a guardare nel merito delle cose su cui si contende, giusto per andare indietro nel tempo e non toccare temi oggi "caldi", ricordo che all'epoca del sequestro Moro il PSI aveva posizioni molto più a sinistra (se vogliamo utilizzare questo schema di misura che, ripeto, non credo funzionare) del PCI.

salvatore ha detto...

Cosa voglio dire? che su singole cose a volte SEL può essere più a destra del PD o viceversa, e questo vale anche per tutti gli altri soggetti di sinistra oggi in campo. Quindi la strada da seguire è altra: se siamo di sinistra, e condividiamo i valori di cui ho parlato in un post precedente, discutiamo pure fra di noi, in un partito che ci rappresenti, ma poi individuiamo una sintesi e delle proposte su cui siamo d'accordo e andiamo avanti, non ha senso stare a guardare che quello è rosso porpora e l'altro rosso scarlatto. Vediamo se siamo d'accordo su dei temi, anche tenendo conto di quanto sta cambiando la società (basta pensare al movimento dei beni comuni) e portiamoli avanti!

E vengo quindi alla risposta a Quirico. Mi è stato chiesto un nome e cognome. Ieri sera da Fabio Fazio ho sentito l'intervista a Rodotà: direi di partire da li, e poi ci sono tante altre persone che possono contribuire in modo valido. Per fare nomi "famosi", direi Barca, Vendola, Puppato, Onida, ma il timone lo metterei in mano a Rodotà. Ci sono poi tanti circoli che stanno lavorando bene in questo senso. Luigi Fasce mi ha indicato i materiali del circolo Capitini, che sto leggendo e mi sembrano molto validi, poi c'è il lavoro di Astengo....... i nomi e cognomi sono li dentro.

Ultima risposta sui sistemi elettorali: noi siamo molto diversi, per cultura, dai sistemi anglosassoni, e, ti dirò ne sono contento per molti aspetti. Ci sono tanti sistemi che si basano sulla rappresentatività e garantiscono, parimenti, governabilità. Il mio modello elettorale preferito è quello tedesco, che è un sistema proporzionale e consente, contemporaneamente, un rapporto diretto, di collegio, con gli elettori. Avere in parlamento una pluralità di voci è tanto più importante quanto più siamo in momenti in cui la storia volta pagina, e servono idee nuove. I sistemi bipolari sono molto più rigidi, e credo che adesso occorra una maggiore capacità di raccogliere e rappresentare le istanze più varie.
Ti sembrerà strano, e, secondo il "sinistrometro" adesso penserai che sono più a destra di te, ma io non ho nessuna preclusione a fare un governo con il centro, e anche con la destra, se, come in certi momenti storici, è richiesto uno sforzo comune che sia accettato dalla maggioranza degli italiani. Responsabilità significa anche avere il coraggio di impegnarsi a fare cose che danno tanti risultati e poco lustro. Certo, sarebbe bello pensare di essere maggioranza da soli e governare senza compromessi con gli altri, ma questo è democraticamente giusto solo se si è veramente anche maggioranza nel paese.
Ci sono momenti storici in cui si deve avere una visione ampia e accettare compromessi, di alto livello. E ci sono momenti in cui si può caratterizzare fortemente con il proprio apporto la politica.
Ecco, in Germania funziona così: a seconda delle necessità fanno grosse coalizioni o governi caratterizzati a destra o sinistra. E funziona molto meglio dell'inghilterra. Loro, nonostante abbiano la Merkel, non hanno avuto i danni e le lacerazioni interne che ha prodotto la Tatcher.

Un caro saluto

claudio ha detto...

"Mah, veramente i voti li ha persi a sinistra .." veramente li ha persi
verso 5 stelle, che non sappiamo bene se è a destra, sinistra, sopra o
sotto, ma ha preso il 25% e questo significa che sono saltati i nostri
riferimenti sociali
e dobbiamo rifare, noi e il sindacato , le nostre analisi, se non vogliamo
basarci su libri vecchi senza guardarci intorno, o guardando solo a SEL che
qualcosa deve aver perso nella stessa direzione, per fare un risultato così
misero che senza la coalizione la avrebbe lasciata fuori. Ma come diceva don
Ferrante, cosa contano i dati, guardiamo alle stelle....

edmondo ha detto...

concordo con Luciano: il Pd si dimostra un partito buono a nulla e capace di tutto, penso che la fiducia non la voteranno Civati e pochi altri...

detto questo, noto che si è formato un governo largamente democristiano, molto più di centro che di sinistra: sarà capace di fare le riforme?

io non sottovaluterei la coppia Letta-Napolitano, un'accoppiata cui non avevamo pensato: il 'govane' democristiano e il vecchio comunista che ha affossato il Pd...

in realtà, il Pd si era auto-affossato da solo con gli errori di Bersani su Marini e su Prodi: ma a questo punto, 'meglio piuttosto, piuttosto che niente' (a Milano si dice così, se non erro)

fraterni saluti

Edmondo Rho

maurizio ha detto...

E' evidente che il M5S non può essere definito secondo le tradizionali categorie della politica. Ma se il PD è stato punito dall'elettorato per il suo sostegno al governo Monti e per la sua campagna elettorale ultramoderata, e se SEL ha pagato l'adesione a IBC, non si può certo sostenere che quei voti siano fuggiti al centro.
Maurizio

luciano ha detto...

Propongo a Claudio Bellavita di fare uno sforzo per intenderci quando parliamo.
I voti il PD li ha persi a sinistra non perché il M5S sia definibile "sinistra" - non lo è, non è proprio definibile - ma perché gli elettori hanno espresso con quel voto una richiesta di cambiamento che è intrinsecamente di sinistra, essendo contrapposta alle politiche liberiste e tecnocratiche che il PD aveva avallato.
È verissimo che "sono saltati i nostri riferimenti sociali" e lo studio dei flussi elettorali lo conferma. Bisognerebbe allora chiedersi perché mai i ceti sociali che la sinistra dovrebbe rappresentare non la votano. La mia (e di molti altri) tesi è che vi siano essenzialmente due ragioni, una culturale e l'altra più politica. Quella culturale è che decenni di egemonia culturale della destra, prodotta dalle televisioni berlusconiane ma non solo, hanno fatto sì che tra operai, casalinghe, pensionati e disoccupati si siano imposti valori individualistici e suggestioni oniriche. Conducono vite proletarie, ma fanno sogni borghesi. La ragione più politica è che soprattutto col governo Monti si è definitivamente rotta la coesione sociale, si è perso il senso di una politica che cura i tuoi concreti interessi, che si fa carico dei tuoi bisogni. Interessi e bisogni che, anzi, sono stati delegittimati in mille modi (con gli anatemi "corporativismo, egoismo, conservazione"). La miscela è esplosiva e il messaggio che passa è più o meno questo: non vuoi rappresentarmi, non vuoi difendere i miei diritti ? E allora liberi tutti !
Il 25 % conquistato in un botto dal M5S è figlio del liberi tutti, siete tutti uguali, non ci rappresentate e allora andate aff...
Se è così, allora la riconquista dell'elettorato passa attraverso una rinnovata capacità della sinistra di fare il proprio mestiere, che è quello di farsi carico delle concrete condizioni di vita delle persone in carne ed ossa, in primo luogo di quelli che vivono del proprio lavoro, per migliorarle (o in tempi di crisi almeno per non peggiorarle).
Infine, SEL ha avuto un risultato assai mediocre principalmente perché, essendo obbligata dal sistema elettorale ad allearsi col PD, si è trovata ad essere una specie di sottomarca quasi completamente oscurata. Le primarie erano "del PD", Bersani era candidato premier "del PD" ... Quindi i milioni di elettori che si sono dimostrati critici verso il PD non potevano certo prendere in considerazione di votare un satellite del partito verso il quale volevano far sentire la loro protesta.
A questo si aggiungono i gravissimi limiti personalistici, organizzativi e politici di SEL, che mi sono perfettamente chiari.
So bene di non avere detto cose particolarmente originali e di avere molto semplificato (in uno scambio di mail non ci si aspettano dei trattati, che peraltro non sarei in grado di scrivere), tuttavia oso sperare in un dialogo che contrapponga ragioni a ragioni, invece di deragliare continuamente in battute liquidatorie.
Ed ora finalmente mi taccio.

Luciano Belli Paci

sergio ha detto...

Caro Luciano, sostenere che il voto a sinistra è intrensicamente un voto per
il cambiamento mi sembra un grande azzardo.
In molti casi come nella pubblica amministrazione è un voto per la
conservazione dell'esistente. Un vero e proprio tappo a qualsiasi ipotesi di
cambiamento della macchina burocratica che è una vera palla al piede dello
sviluppo. Sergio V.

lorenzo ha detto...

Caro Luciano, le parole di Veltroni mi sconcertano e con la sua affermazione
non sono assolutamente d’accordo. (Apparentemente è dovuta alla presenza dei
cattolici, in realtà risente della antica ostilità verso i socialisti). Il
Pd deve diventare un partito socialdemocratico, come lo sono il socialisti
francesi e quelli spagnoli, i socialdemocratici tedeschi e i laburisti
inglesi. A quel punto diventerà anche chiaro chi sta a destra e chi a
sinistra. I cattolici di sinistra staranno con noi, e quelli di destra
andranno con la destra. Va detto che Veltroni è un esodato e che il peso
della sua opinione non è più rilevante. Anche perché il Pd, negli ultimi
mesi e giorni, ha subito secondo me una profondo cambiamento. Non è più lo
stesso partito. Ieri sera sono andato alla gremita assemblea del mio Circolo
Pd di San Giuliano Milanese. Lungi da me, pensare che costituisca un
campione rappresentativo. Ma alcune cose mi sono apparse chiare. Si è
compiuto il salto generazionale (noi di questo circolo il salto lo avevamo
già fatto un paio di anni fa: il nostro sindaco ha 28 anni, i consiglieri e
la giunta dai trenta ai quaranta, il segretario del circolo ha trent’anni).
Non ci sarà alcuna scissione: le metafore sprecate negli ultimi giorni (è
esploso, è imploso, è scomparso, non c’è più) erano grosse balle mediatiche.
Nessuno si è detto contento di questo governo, con toni più o meno accesi:
ma viene accettato come ineluttabile (). La
preoccupazione dominante non è se questo Partito sia ancora di sinistra o
sia diventato di centro. Non lo sono neanche le riforme istituzionali, che
pure vengono dette indispensabili. La preoccupazione maggiore, in una sola
parola, è per il lavoro, per il futuro incerto. Forse noi, che il lavoro lo
abbiamo, o abbiamo la pensione statale, non ci rendiamo abbastanza conto
della preoccupazione degli altri. E siamo a Milano, dove il lavoro, quale
che sia, non manca (la pulizia delle scale della mia palazzina le fa una
laureata in lettere). In secondo luogo, c’è il salto generazionale, che si
sta compiendo anche a livello nazionale. I nostri ragazzi di San Giuliano
vengono generalmente da famiglie comuniste. Ma sono pragmatici, non amano i
discorsi teorici, che a noi piacciono tanto. Non li appassionano: li
appassiona di più affrontare e risolvere i problemi. Per cui mi chiedo se
non sia il caso di darci una bella rassettata e cercar di vedere cosa
succede in questa nuova politica che sta nascendo. Cordialmente. Lorenzo

P.S. Nel 2006 Prodi è andato con tutti e ha vinto, ma precariamente, per un
pelo. Nel 2008 Veltroni è andato da solo e ha perso. Nel 2013 Bersani è
andato con Vendola e ha perso. I voti non sono andati a sinistra, perché si
sarebbero visti nelle percentuali di Vendola e Ingroia: sono andati a
Grillo. La verità, come ripete spesso Claudio, è che la sinistra in questo
Paese, è minoritaria e non è mai diventata maggioranza vera.


luigi ha detto...

Caro compagno,
bisogna convenire che vediamo la situazione con le stesse lenti
mentre altri evidentemente la vedono con altre lenti e non c'è niente
da fare ognuno si vuol tenere i propri occhiali.
Analisi condivisibile ... semmai posso fare però una integrazione.
Certo egemonia culturale berlusconiana individualista-narcisista però
quando dici che fanno vite proletarie ma fanno sogni borghesi ... ma
oggi i borghesi ovvero il ceto medio è massacrato anch'esso ... oggi
chi fa vite proletarie può sognare solo di diventare straricco e fin
lì non ci arriva la moltitudine ... la moltitudine, la massa oramai
ceto medio, è stata frastornata sconbussolata dal fatto storico che
la sinistra socialdemocratica (Blair-Schroeder-Amato-De Michelis e
poi comunista (occhetto-Napolitano e epigoni) si è è arresa
incondizionatamente al neoliberismo, accettando il pensiero unico e
dunque l'unico modello economico possibile quello neoliberista. Falso
direbbe Canfora ma i dirigenti di queste due tradizioni della
sinistra si sono fatti mettere a libro paga delle multinazionali-
finanza e si sono spartiti soldi e cariche pubbliche.
Senza più messaggi forti lanciati dai leader massimi europei e
nazionali contro il neoliberismo e per un modello socialdemocratico
europeo ad alta intensità alternativo la moltitudine non ha avuto
scampo o il voto ai due schieramenti con stessa visione del mondo
neoliberista e con stesse politiche che conosciamo dettate dalla
troica oppure l'astensionismo al voto e questo partito è già arrivato
al 50%. Ora lo rifondiamo il partito della sinistra ecosocialista ?
L'11 maggio a Roma si avvia il processo.
Non c'è bisogno di alcun invito formale che ci va è soggetto
protagonista che aspetta inviti è già subalterno.
Buon primo maggio a tutti.
Luigi Fasce
www.circolocalogerocapitini.it
PS
Vedo che qualcuno si intestardisce di parlare di contenuti di piani
industriali, ecc., ecc., tutte questioni di dettaglio che senza il
partito della sinistra che non c'è sono pensate senza forza alcuna
per essere imposte sia al governo sia all'opposizione

giovanni ha detto...

Caro Sergio,
il problema della burocrazia (e, più in generale, dell'amministrazione
pubblica) è certamente uno degli scogli su cui, dai tempi del primo
centro-sinistra, si è infranta qualsiasi speranza di cambiamento in questo
nostro paese.
Detto questo, anche a questo proposito ci sono diversi modi per affrontare
la questione. Ad es., il tentativo (fallito, giustamente) del governo Monti
di aumentare per decreto (!) di un terzo l'orario di lavoro degli insegnanti
era semplicemente un modo per fare cassa e non contribuiva certamente a
migliorare l'efficienza del servizio...
In Italia, parliamo sempre a vanvera di Europa. Sinceramente, non conosco un
altro paese in cui istruzione, ricerca (e chi vi lavora) sono trattati in
questo modo.
Un cordiale saluto
Giovanni

lorenzo ha detto...

Caro Salvatore, ti dico subito che sono in sostanza d’accordo con i tuoi
ragionamenti. A volte succede che, a causa della vis polemica, o
semplicemente del gusto della discussione, ci si allontana molto dal punto
di partenza. La cosa è nata così: subito dopo le elezioni, incazzato come
ero per il risultato, scrissi una (incauta) nota in favore di Renzi. Che,
non solo a parer mio, le elezioni le avrebbe vinte. D’altra parte la
conduzione della campagna elettorale di Bersani era stata così disastrosa e
sbagliata, da essere imperdonabile (senza neanche contare il seguito).
Apriti cielo: sono stato messo immediatamente (si fa per dire) ai margini
della società civile. La ragione è che per i rosselliani, Renzi è “di
destra”. Renzi sarebbe, anzi è, di destra, in quanto “blairiano” e
“neoliberista”. Adesso, che la crisi in cui è precipitato il mondo
occidentale sia dovuta al capitalismo selvaggio, facilitato da Bush e da
Blair, è fuori discussione. Questo capitalismo ha accumulato, in prodotti
letali, qualcosa come 600.000 miliardi di dollari, dieci volte il Pil
mondiale. Che Renzi sia dalla parte di questi speculatori, è un po’
azzardato (anche perché, a quanto si capisce, di economia ha nozioni non
proprio approfondite). Dal preteso essere “di destra” di Renzi, nel
Rosselli, è nata tutta la discussione, ancora in corso, su che cosa è destra
e cosa è sinistra, chi è di destra e chi è di sinistra. La sinistra, come
abbiamo visto, non ha mai vinto le elezioni. Però, sostenere che in Italia
si sia fatta, con l’ex socialista Tremonti e poi con il liberista Monti, una
politica di destra, quando lo Stato preleva il 54% della ricchezza prodotta
per ridistribuirla (male), mi sembra eccessivo. Il 54% è un dato di fatto,
mentre il resto sono opinioni. Il problema vero, dove è? E’ che quel 54% lo
pagano soprattutto le classi medio basse, mentre i ricchi se la godono. Il
problema è che quel 54%, viene ridistribuito male, e cioè non è sufficiente
ad alleviare le condizioni delle famiglie che non arrivano a fine mese,
mentre si calcola che alla politica siano andati negli ultimi anni 2,5
miliardi, di cui solo 500 milioni giustificati. E chi suggerisce che forse i
soldi delle tasse, che sono, inclusi gli interessi, di 800 miliardi l’anno,
andrebbero distribuiti meglio, in modo più produttivo e meno parassitario,
apriti cielo, rischia di venire redarguito come "ossessionato dal taglio
delle spese”. Mi fermo qui.

Cari saluti. Lorenzo

P.S. La disputa se sia meglio il sistema tedesco (proporzionale con
correttivi) o il sistema anglosassone (uninominale) o il sistema francese
(presidenziale con collegi) o quello spagnolo (che non conosco) dura da
decenni e ha prosciugato fiumi di inchiostro. Risultato, fino ad ora:
porcellum.


alberto ha detto...

Caro Salvatore, rispondo solo alla tua ultima osservazione: "Loro,
nonostante abbiano la Merkel, non hanno avuto i danni e le lacerazioni
interne che ha prodotto la Thatcher."
Questa osservazione è frutto solo di scarsa conoscenza della cultura
socio-economica di base dell'Europa. Come tu avrai letto su di un mio
articolo su Monti e l'Ordoliberismo , che sicuramente ti ho mandato in
Europa dal dopoguerra in poi vivono tre grandi filoni politico-economici:
quello neoliberista anglosassone ( Friedman, Reagan, Thatcher per
intenderci) quello socialdemocratico (variamente declinato, Blair non è
proprio Brandt o Palme, e con un comune fondo Keynesiano) e la terza via
rappresentata appunto dalla scuola di Friburgo chiamato, dalla loro rivista
politica, Ordoliberismo. Una sorta di ricerca di una terza via tra il
liberismo del mercatismo duro e puro e lo statalismo del socialismo. Un
pensiero mediano: il mercato è strumento essenziale della vita di una
società ma per non autodistruggersi nei monopoli deve essere regolato e
diventare così un valore sociale. Alla scuola di Friburgo apparteneva Erhard
artefice della rinascita economica tedesca con Adenauer e poi lui stesso
cancelliere. Detta scuola ha poi dato le basi economiche ai partiti popolari
cristiani (CDU, PPE ecc.) oltre che alla chiesa ; una sorta di
socialismo-cristiano dove allo "stato" del socialismo è stato sostituita "la
comunità" seguendo una visione religiosa che vede nell'uomo e non nello
stato la base della vita sociale.
Per questo continuare a pensare alla Merkel come alla Thatcher è
culturalmente un errore. Errore che piace molto ad una sinistra un po' rozza
che mette tutt'insieme i propri avversari. La società della Merkel è una
società solidale. Per la Thatcher la società semplicemente non esiste:
esistono gli individui che con le loro pulsioni sono i motori dello
sviluppo. Questa è la destra. Non la Merkel, che, pur essendo più a destra
di Koll, si colloca in una posizione culturale centrista.
Ciao
alberto