domenica 7 aprile 2013

Lanfranco Turci: Relazione al Consiglio nazionale del Network per il socialismo europeo

NETWORK PER IL SOCIALISMO EUROPEO (NSE) Consiglio nazionale. Roma 6 aprile 2013 RELAZIONE di Lanfranco Turci Viviamo una fase politica complicata e incerta tale da offrirci ogni giorno scenari diversi. Per tentare una analisi che abbia qualche consistenza bisogna tenere fermi alcuni punti alla luce dei quali valutare la politica quotidiana, le manovre e la tattica, che non sono una degenerazione della buona politica quando non perdano di vista i dati di fondo della situazione e gli obiettivi conseguenti. 1 ALCUNI PUNTI FERMI Gli elementi da tenere fermi nel nostro discorso politico sono.: a) l’aggravamento, per effetto delle politiche europee e delle manovre dell’ultimo anno del Governo Monti ,della crisi sociale ed economica con il rischio di sfilacciamento della fibra del paese ( perdita quotidiana di posti di lavoro e di imprese a ritmo insostenibile)e di effetti politici imprevedibili, anche rapidi, come ha dimostrato la dimensione elettorale del fenomeno 5*. L’aggravamento della crisi europea con segnali consistenti di difficoltà di tenuta della intelaiatura istituzionale e dell’euro stesso. La crisi di Cipro sta avendo effetti molto più gravi della dimensione in sé dei numeri coinvolti. Segnalo come molto significativo il recente documento della Fondazione Ebert che delinea quattro scenari di evoluzione della crisi europea con l’ultimo, quello della disgregazione, dato come il più probabile. Intanto in Inghilterra un economista moderato come Adair Turner, ex presidente dell’Autority di vigilanza sui mercati finanziari, a riprova della gravità della situazione riapre il dibattito sulla terapia keynasiana dell’elycopter money. La crisi imporrà dunque, anche in assenza di un governo stabile, l’adozione di misure non ortodosse (nel senso di non in linea con i vincoli europei) in materia di spesa pubblica per dare un minimo di respiro al paese e alla occupazione. Si vedano i recenti piani della Cgil e della Confindustria. Si veda la vicenda dei debiti della P.A. verso le imprese. Comunque questi problemi dovranno stare al centro dell’azione politica della sinistra, anche durante la crisi politica e la prorogatio del Governo Monti. Occorre non dimenticare nemmeno per un momento il terreno franoso su cui si sviluppa la iniziativa politica. b)l’esigenza di lavorare per uno spostamento significativo degli equilibri politici a favore della sinistra attraverso la capacità di interpretare il malessere sociale e il rigetto della politica che si sono espressi soprattutto nel voto grillino. c)l’esigenza di attrezzare la sinistra italiana per questo obiettivo, attraverso una sua ricomposizione unitaria nel segno di una cultura critica di riforma del capitalismo e di un suo riposizionamento nel mondo del lavoro: in altri termini di una opzione di tipo socialista aggiornata alle moderne caratteristiche del capitalismo liberista e multinazionale 2 IL VOTO DEL 24 MARZO Non mi pare più il momento di soffermarsi sull’analisi del voto. Dovremmo tenere bene in mente che si è trattato di una sconfitta del Csx e del Pd, sia pure consolata da un incredibile premio di maggioranza che legittimamente il Csx punta a mettere a frutto. E tenere bene in mente che il voto grillino è pieno di componenti contraddittorie, ma che ha il suo asse principale nel tentativo di offrire al malessere sociale il capro espiatorio dei partiti screditati dagli scandali, dai costi eccessivi della politica e (ma questo è l’elemento meno sottolineato) dalla perdita di capacità di guida dei processi economici e sociali ,sottomessi al comando del mercato e delle tecnocrazie europee e internazionali. Occorre tenere in mente anche gli impliciti risvolti antidemocratici di questa narrazione. 3 BERSANI 1 E 2 Non condivido le critiche al Bersani post-elettorale. Mi piace molto di più questo Bersani di quello in campagna elettorale, impegnato a inseguire Monti e a tranquillizzare le cancellerie europee, convinto di aver già la vittoria in tasca. Dopo le elezioni ha scelto una linea coraggiosa fino alla temerarietà. Dato atto con una sostanziale autocritica della inadeguatezza della piattaforma elettorale (“Siamo stati al di sotto del livello di drammaticità della crisi economica e sociale!” E’ il senso della sua relazione alla Direzione del Pd.) ha presentato una piattaforma di CAMBIAMENTO esplicitata negli 8 punti e nel doppio tavolo per le politiche di governo e per le riforme istituzionali, di rinnovamento e di moralizzazione del sistema politico. E su questo terreno ha deciso di sfidare prima di tutto il Movimento 5*, resistendo alle provocazioni e alle accuse di subalternità. Nelle politiche di governo proposte a me pare di intravvedere la consapevolezza che bisogna indurire il confronto in Europa, portando l’impianto dell’Euro alla prova della verità di fronte a una crisi che si aggrava ogni giorno di più e sollecitando la Germania a quella scelta che Soros sintetizzò nella formula< Lead or Leave>. Nonostante le settimane passate questo disegno è ancora in piedi e mi pare che Bersani non disperi, dopo la elezione del nuovo Presidente della Repubblica, di potersi presentare alle Camere con la sua proposta di governo in una mano e il decreto di scioglimento delle Camere dall’altro, confidando nelle contraddizioni delle diverse forze politiche( inclusi i grillini). La prospettiva di elezioni anticipate potrebbe rendere più appetibili le offerte di Bersani per un verso e più evidenti i rischi della intransigenza per l’altro. 4 UNA MANOVRA AD ALTO RISCHIO Si tratta di una manovra ad alto rischio, che presuppone la disponibilità del nuovo Presidente della Repubblica e prima ancora la tenuta della grande maggioranza del Pd, che sola può rendere credibile la minaccia. Bersani si gioca l’osso del collo, ma il Pd è disposto a giocarselo ? La rottura aperta da parte di Renzi in questi giorni, il malcontento diffuso ai piani alti del partito per la gestione molto personale di Bersani, i borbottii sempre più rumorosi di quella parte ex Pci legata alla tradizione della “ responsabilità nazionale” (D’Alema, Veltroni e in ultima istanza anche il pensiero del Presidente Napolitano) rendono il cammino di Bersani sempre più impervio, anche se può contare sull’appoggio leale di Sel. D’altro lato hanno ragione quanti sostengono che qualsiasi altro governo sarebbe peggiore di quello prospettato da Bersani. Infatti , escluso il Governo di Grande Coalizione, per ragioni che in questa sede non ritengo neanche necessario illustrare, qualsiasi governo tecnico, o del Presidente, o di scopo, oltre ad aprire praterie davanti a Grillo, sarebbe comunque molto meno deciso sulla manovra economica e paralizzato sui temi sensibili per Berlusconi. Resterebbe solo la giustificazione di una nuova legge elettorale, che è peraltro uno dei primi obiettivi anche del possibile governo Bersani. 5 LA SOLUZIONE ”MENO PEGGIO” Non c’è dubbio comunque, sempre facendo lo slalom fra i possibili scenari, che in caso di sconfitta definitiva di Bersani, sarebbe preferibile un governo del genere. Per due ragioni essenziali: cercare di smontare l’attuale legge elettorale che rappresenta una mina pericolosissima per le istituzioni e consentire un chiarimento di fondo dentro il Pd, evitando che l’onda Renzi si imponga senza un adeguato confronto politico, per ragioni di forza maggiore. Renzi ovviamente ragiona da un punto di vista opposto. Per questo propone l’alternativa fra un impossibile governo di unità nazionale o elezioni immediate, in cui potrebbe godere di forti venti favorevoli nelle sue vele, sicuramente come candidato leader del Pd, meno sicuramente come vincitore delle elezioni stesse. 6 LA LEGGE ELETTORALE (Sulla legge elettorale apro una parentesi. Intanto esprimo apprezzamento per il lavoro instancabile del comp. Besostri, che sta cercando di portare davanti alla Corte Costituzionale il Porcellum, una legge incostituzionale e destabilizzante per le istituzioni democratiche. In secondo luogo credo che dovremmo confermare il nostro favore per un sistema elettorale alla tedesca, molto più adatto a inquadrare e a dare respiro alla dinamica politica in atto nella società italiana. L’evocazione del modello tedesco mi induce anche a toccare il tema del finanziamento della politica, sul quale non dovremmo compiere scivolate alla Grillo o alla Renzi, pena la definitiva trasformazione del nostro sistema politico sul modello americano, dominato dalle lobby finanziarie e privo dei partiti politici della tradizione europea, validamente delineati dalla nostra Costituzione.) 7 UNO SBOCCO DI SINISTRA, UNITARIO E…SOCIALISTA Non c’è dubbio che un passaggio immediato alla leadership di Renzi rappresenterebbe un blocco forse insuperabile per quella evoluzione socialdemocratica del Pd di cui molti di noi hanno visto le premesse, sia pur timide e contraddittorie, nella gestione di Bersani e nei gruppi che sono emersi attorno ai cosiddetti Giovani Turchi e al Laboratorio politico di Epifani e altri compagni. Il Pd è in una situazione di tensione drammatica. C’è il rischio concreto che alla massima espansione della sua rappresentanza elettorale segua una rottura drammatica o il precipitare in uno stato confusionale e paralizzante. Per questo si deve auspicare un congresso vero, chiarificatore. E che ci sia il tempo perché esso si svolga a tutti gli effetti, su precisi elementi discriminanti, quale in primis l’adesione al Pse, che dovrebbe essere agevolata dalla scadenza nel 2014 delle elezioni europee con un candidato unico dei socialisti europei per la guida della Commissione U.E. E diventerebbe ineludibile di fronte alla eventuale decisione di segno analogo da parte di Sel. Il valore simbolico di questa scelta dovrebbe essere rafforzato da un netto ripudio della cultura liberista, che in modo più o meno evidente ha influenzato la politica del pd e prima ancora dell’Ulivo, attraverso il richiamo blairiano e della Terza Via. Andrebbe chiarita anche la “centralità del lavoro” cui più volte dirigenti del Pd si sono richiamati negli ultimi anni, per decidere se si tratta di una vaga istanza morale, o invece di concreti rapporti fra le classi, per quanto queste classi siano state trasformate dalla fine del fordismo. E dunque prendere atto, come ha scritto Carlo Galli in un recente libro, in cui pure non mancano incertezze in proposito, che “ ciò che è decisivo sono i rapporti di potere fra capitale e lavoro”. Infine dovrebbe essere chiarito il modello di partito prescelto, basato su meccanismi democratici sotto il controllo degli iscritti .Se questi elementi fossero posti con chiarezza nel congresso del PD e risultassero vincenti, se ci fosse anche il supporto della confluenza di Sel, credo che avremmo finalmente trovato quel BARICENTRO attorno a cui riorganizzare la sinistra italiana secondo gli auspici che il nostro Network ha da sempre espresso, sui quali abbiamo tanto dibattuto e che abbiamo promosso con le nostre iniziative. 8 UN ACCORDO SINISTRA-RENZI? In confronto alle voci che si inseguono nella chiacchiera politica di questi giorni è tuttavia necessario rispondere a un’altra domanda. Sarebbe possibile che un congresso di tal fatta convivesse con un eventuale accordo unitario per affidare a Renzi la guida di elezioni successive? Partendo dalla considerazione che eventuali primarie divisive porterebbero a una sicura sconfitta del Pd, c’è chi pensa che sia possibile praticare un tale accordo con la conseguente ridefinizione dei programma e della immagine pubblica di Renzi. Vista a oggi questa ipotesi mi pare priva di fondamento, anche perché se è vero che una scissione del Pd porterebbe a una sconfitta elettorale, è pur altrettanto vero che il Pd avrebbe nella realizzazione del governo proposto da Bersani le migliori chances per avviare il cambiamento necessario e capitalizzarlo in spostamenti elettorali e nella ridefinizione politico culturale del Pd stesso. E contro questa possibilità si è invece scagliato in questi giorni Renzi. Non credo tuttavia che dobbiamo mettere le braghe al mondo. Le vicende politiche non seguono mai logiche molto stringenti, almeno quando guardate da distanza ravvicinata. Mi limiterei perciò a rispondere che a noi interessa prioritariamente che si faccia un passo vero in direzione di quella sinistra che ho sintetizzato nel primo punto di questa relazione e che invece non si riduca il tutto a uno dei tanti escamotage cui ci ha abituati la politica della seconda repubblica. 9 IL RUOLO DI SEL Credo che Sel potrebbe giocare un ruolo per fare andare le cose nella direzione giusta. Il mezzo passo fatto da Vendola nelle settimane scorse verso il Pse , anche se dovrebbe essere completato e non lasciato come l’ennesimo “ vorrei ma non posso “, è in sintonia con l’evoluzione della sinistra che noi auspichiamo. Non c’è dubbio che Sel vive anch’essa il travaglio della “sconfitta” elettorale del Csx, aggravata dal suo modesto esito all’interno di essa. Vendola sta mantenendo un appoggio leale al tentativo di Bersani, convinto che rappresenti una svolta in confronto a una campagna elettorale cui Sel ha pagato un duro prezzo. Per questo ritengo fondato pensare che Sel coltivi una linea di convergenza verso il Pd se prevarrà la linea Bersani e della sinistra interna, nei termini che ho provato a riassumere e soprattutto a auspicare. 10 IL PSI In questa situazione che si viene delineando in termini di rimescolamento delle carte a sinistra, la maggioranza del Psi sembra aver deciso con la Direzione ultima di mantenere uno spazio specifico al partito in un’area di riformismo laico,” aprendo il perimetro della nostra storia- ha dichiarato Nencini- a culture democratiche, laiche, radicali, liberali: un Rassemblement di tutti i riformisti italiani”. Una scelta legittima che potrebbe essere funzionale a stabilire un trait d’union fra le poche e sparse forze dell’ex terzaforzismo laico e il centrosinistra, o meglio la sinistra riorganizzata sulla ipotesi che abbiamo prima descritto. Si tratta di una scelta che conferma però la collocazione e il ruolo marginale del Psi, definitivamente al di sotto delle ambizioni implicite nel nome resuscitato quattro anni fa e nella rivendicata appartenenza al movimento socialista europeo. Abbiamo detto tante volte che, per quello che può valere il nostro peso, i Partiti con cui dialoghiamo prioritariamente sono il Pd, Sel e il Psi. Non c’è ragione per cambiare posizione . 11 GLI OBIETTIVI DEL NETWORK A Passignano abbiamo parlato del Network come di un gruppo metapartitico che riunisce circoli, associazioni e singoli militanti - aderenti o no ai partiti della sinistra esistenti – per promuovere l’orientamento della sinistra italiana in direzione di una politica socialista di contrasto e di alternativa al capitalismo liberista, a cominciare dal cambiamento delle politiche europee di austerità. Il presupposto di questa impostazione è che si parte dai partiti esistenti, dal Pd, da Sel e dal Psi, senza escludere componenti disponibili della cosiddetta sinistra radicale, immaginando processi di convergenza e di vera e propria confluenza unitaria. Non ci siamo mai proposti di dar vita o contribuire a dar vita a un soggetto partitico aggiuntivo, sia per una valutazione realistica delle forze in campo, sia perché non ne vedevamo la necessità. Questo obiettivo mi pare invece riproposto dalla recente riunione di Pietrasanta di alcuni compagni socialisti, se interpreto bene quanto ha scritto il compagno Paolo Bagnoli recentemente. “ Forse- scrive Bagnoli- sarebbe giunta l’ora di vedere, con una visione larga del problema, senza escludere nessuno di coloro che vogliano parteciparvi, compreso il partitino di Nencini, se non sia giunto il momento di darsi appuntamento in una convenzione socialista nazionale per iniziare un cammino che dalle tante sparse membra punti a fare un corpo. Nel caso sarebbe certamente importante sapere se Vendola e il suo movimento – nel quale militano diversi socialisti – volesse divenire uno dei protagonisti di questo processo…..Sarebbe importante vedere un’unica lista in occasione delle prossime elezioni europee; non una lista di "socialisti più qualche altra cosa"; bensì una lista di una soggettività autonoma”. Qualora si mettesse in moto il processo costituente di questa soggettività autonoma io non credo che il Network in quanto tale potrebbe parteciparvi. Personalmente lo giudicherei un tentativo destinato a non andare in porto. In primo luogo perché credo che l’obiettivo di una grande forza socialista e popolare sia legato al cambiamento che si è messo in moto nel Pd e in Sel. E anche qualora questo processo si dimostrasse meno lineare di quanto oggi possiamo sperare, esso non potrebbe prescindere dalla scomposizione di parti consistenti dei soggetti in campo, per non ridursi a un esito lillipuziano e irrilevante 12 INIZIATIVE Avevamo immaginato, quando abbiamo programmato questa riunione – la prima dopo Passignano- di doverla dedicare a un esame del programma del Governo di centrosinistra e alle nostre proposte in merito. Siamo ancora invece in mezzo alle doglie di un parto che non sappiamo se andrà a buon fine. A Passignano abbiamo deciso di articolare il nostro lavoro in gruppi tematici. Credo che dovremmo decidere di stringere i tempi per due nostri documenti, l’uno sulle priorità della politica economico-sociale e l’uno sulle riforme politiche e istituzionali. I compagni responsabili D’ippoliti, Borioni e Besostri prenderanno contatto via mail con i compagni interessati a lavorare su questi documenti.

4 commenti:

Giovanni ha detto...

Cari compagni, a mio avviso, nella riunione del 6 aprile a Roma, del network
per il socialismo sono emerse alcune interessanti decisioni:
1) E' stato precisato il ruolo del Network, una importante sede di
dibattito,
di approfondimento e di costruzione di proposte di merito sui vari argomenti
che sono all'attenzione del dibattito politico, oppure che devono
diventarlo:
ruolo e natura dei partiti, la costituzione e la sua attuazione vera,
sistema
elettorale, riforme per la crescita e così via. Per questo le varie
commissioni
si riuniranno per elaborare proposte, che dovranno far parte del manifesto
per
la ricostruzione di un soggetto politico unico della sinistra italiana
saldamente ancorata ai principi del socialismo liberale.
2)Si è aperta la porta anche a forme di aggregazione a rete sul territorio,
per una presenza organizzata ai fini della rinascita di una presenza
socialista che può dar vita ad una forza politica che si presenti alle
elezioni
europee del 2014. Ovviamente collocata nell'ambito di un PSE che oggi esiste
solo sulla carta. Coagulare, intorno ad i principi ispiratori della
Costituzione e agli ideali Socialisti, tanti compagni sparsi che hanno
voglia
di rimettersi in gioco.Non c'è, quindi, contraddizione fra il NETWORK e la
costituzione di coordinamenti territoriali che si aggreghino in un
coordinamento nazionale così come previsto dal documento uscito
dall'assemblea
di Petrasanta.La nostra volontà è quella di portare a sintesi gli
approndimenti
ed il dibattito, con la presenza a rete dei compagni, sulle cui gambe far
camminare queste idee, nelle varie realtà. Attraverso questo costituire un
nuovo soggetto politico, che non escluda nessuno, ma che abbia una chiara
identità socialista liberale. Si possono certo pensare anche a passaggi
intermedi che però non devono entrare in contraddizione con questa linea. La
casa dei progressisti è altra cosa se non si identificano con chiarezza le
discriminanti politiche per la costituzione e la rinascita di un forte
partito
del socialismo.Il richiamo che viene spesso evocato è quello che ci lega ai
padri storici, i Rosselli, Codignola, Lombardi e tanti altri. Ecco è così
che
vogliamo connotare la nostra presenza per la politica di un reale
cambiamento
della società italiana. Un partito che sia tale:democratico, libertario e
pronto ad interpretare i reali problemi della società di oggi e li porti a
soluzione.



Giovanni Rebechi
Segretario
della Sez. Socialista Indipendente


"Eugenio Colorni"
Firenze 14/04/2013

felice ha detto...

Padri tanti, ma una mamma sola. Nel pantheon socialista Rosselli, Lombardi e
Codignola vanno bene, ma non possono stare soli.Nel socialismo largo, che si
deve organizzare nella sinistra italiana, abbiamo bigogno anche di Nenni, Basso
( dell'ultima fase) e Saragat della Prima. Silone, e Giolitti, con Buozzi e
Colorni. Matteotti e Turati con Mondolfo e Treves. All'estero Palme e Brandt e
un pò più in la nel tempo Kautsky e Otto Bauer con Rosa Luxemburg


Felice Besostri

Anna Maria ha detto...

cari Tutt*,
ha ragione il Compagno Besostri, che ringrazio a nome di tutte le donne, a
ricordare "anche" le Donne del Socialismo...
purtroppo anche a sinistra le donne sono sempre discriminate e dimenticate...
il tempio dell'uguaglianza relega sempre ai margini l'altra "metà del cielo",
dimenticando che il "vero" fondatore del Partito Socialista fu una Donna: Anna
Kuliscioff...senza di lei Costa sarebbe rimasto "solo" un anarchico...invece...
non dimentichiamo che a lei dobbiamo il voto alle donne...non ad un uomo!
« A Milano non c’è che un uomo, che viceversa è una donna, la Kulisciova. »
« … il miglior cervello politico del socialismo italiano fu realmente quello
della soave e fiera donna, innanzi alla quale non vi fu mai chi non si chinasse
deferente e ammirato, Mussolini compreso. »
nel pantheon del Socialismo dovrebbe avere il primo posto.
fraterni saluti socialisti AnnaMaria

giovanni ha detto...

Merita una risposta da parte mia: non è, e non era mia intenzione discriminare
le donne, i miei comportamenti sono altri. Quando ero Segretario nazionale
della federazione energia sono stato il firmatario dell'articolo contrattuale
che introduceva la commissione delle pari opportunità all'ENEL , ho difeso le
sindacaliste donne che potevano essere discriminate per diverse inclinazioni di
genere, ho difeso le donne alla Fiat di Melfi mettendole in condizioni di poter
lavorare al pari degli uomini in posti di assoluta responsabilità. Sono
tutt'ora convinto del fatto che le donne siano meglio degli uomini perchè
portatrici di pace. Oggi l'impegno civile a difesa delle donne è nel mio DNA e
l'ho sempre perseguito. Il non aver citato le donne socialiste non era quindi
una sottovalutazione del loro ruolo, ma quello di un richiamo ai miei maestri,
a persone con cui ho condiviso battaglie per cambiare la società e che mi sono
state accanto e fatto crescere come uomo e come socialista. Giovanni Rebechi