La cosa più stupefacente e turci l'ha sottolineato non è la modifica dell'art. 81 ma il fatto che avvenga clandestinamente: certamente il Trota e la Nera Madama fanno titolo più facilmente, ma che negli organi di partito non si sia fatta una discusione è stupefacente. Ma non siamo quelli che hanno cambiato la forma di governo della Costituzione con legge ordinaria, quella elettorale, senza che ci sia stata una particolare emozione. La stessa modifica dell'art. 81 sul pareggio di Bilancio, cui sono contrario anche per ragioni giuridiche, allo stato ha un valore di manifesto ideologico, per essere operativa prevede una legge costituzionale, che sarà compito del prossimo Parlamento varare, invece sono imediatamente operative le modifiche degli artt. 117 e 119. Con la prima la competenza di armonizzare i bilanci era legislazione concorrente dello Stato e delle Regioni ora diventa di competenza esclusiva dello Stato. La modifica del 119 annulla l'autonomia degli Enti locali, in violazione dell'art. 5 della Costituzione, che è norma fondamentale, tanto che in dottrina si parla dell'Italia come Stato delle Autonomie: in altre parole si incide sulla forma di Stato: in assenza di un didattito pubblico che coinvolga i cittadini o almeno le forze politiche e i costituzionaliti. Altro silenzio sorprendente è quello dell'ANCI e dei sindaci delle grandi città, che per far quadrare i bilanci dovranno privatizzare ad oltranza. Una delle norme consente al governo di impedire ai Comuni di indebitarsi anche se presentaano un piano rigoroso di ammortamento se non sono in equilibrio gli altri enti locali della stessa regione. Una politica di rilancio è esclusas, la recessione si aggraverà e quindi il rapporto deficit/Pil è destinato a crescere, come sta sucedendo in Grecia, portogallo e Spagna, che seguono le ricette europee. Sia chiaro che il deficit non è un bene,specie quando è provocato da spese superflue o clietelari ovvero frutto di corruzione e di costi di affidamenti che lievitano senza controlli-, ma le spese per investimenti hanno un ritorno in termini di crescita come anche nella ricerca scientifica e nell'istruzione. Un rigoroso controllo dei conti pubblici non ha bisogbo di una norma costituzionale, ma di una PA onesta ed efficiente
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La cosa più stupefacente e turci l'ha sottolineato non è la modifica dell'art. 81 ma il fatto che avvenga clandestinamente: certamente il Trota e la Nera Madama fanno titolo più facilmente, ma che negli organi di partito non si sia fatta una discusione è stupefacente. Ma non siamo quelli che hanno cambiato la forma di governo della Costituzione con legge ordinaria, quella elettorale, senza che ci sia stata una particolare emozione. La stessa modifica dell'art. 81 sul pareggio di Bilancio, cui sono contrario anche per ragioni giuridiche, allo stato ha un valore di manifesto ideologico, per essere operativa prevede una legge costituzionale, che sarà compito del prossimo Parlamento varare, invece sono imediatamente operative le modifiche degli artt. 117 e 119. Con la prima la competenza di armonizzare i bilanci era legislazione concorrente dello Stato e delle Regioni ora diventa di competenza esclusiva dello Stato. La modifica del 119 annulla l'autonomia degli Enti locali, in violazione dell'art. 5 della Costituzione, che è norma fondamentale, tanto che in dottrina si parla dell'Italia come Stato delle Autonomie: in altre parole si incide sulla forma di Stato: in assenza di un didattito pubblico che coinvolga i cittadini o almeno le forze politiche e i costituzionaliti. Altro silenzio sorprendente è quello dell'ANCI e dei sindaci delle grandi città, che per far quadrare i bilanci dovranno privatizzare ad oltranza. Una delle norme consente al governo di impedire ai Comuni di indebitarsi anche se presentaano un piano rigoroso di ammortamento se non sono in equilibrio gli altri enti locali della stessa regione. Una politica di rilancio è esclusas, la recessione si aggraverà e quindi il rapporto deficit/Pil è destinato a crescere, come sta sucedendo in Grecia, portogallo e Spagna, che seguono le ricette europee. Sia chiaro che il deficit non è un bene,specie quando è provocato da spese superflue o clietelari ovvero frutto di corruzione e di costi di affidamenti che lievitano senza controlli-, ma le spese per investimenti hanno un ritorno in termini di crescita come anche nella ricerca scientifica e nell'istruzione. Un rigoroso controllo dei conti pubblici non ha bisogbo di una norma costituzionale, ma di una PA onesta ed efficiente
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