domenica 22 aprile 2012

Vittorio Melandri: Pieni poteri ma... ai poeti

PIENI POTERI…. ma…ai POETI

(da vittorio melandri)



Ieri sera, 21 aprile, (data che rimanda ai mitici natali di Roma, e …. a via XXI Aprile n. 21 a Piacenza, dove sono nato; sempre che mi si conceda la auto-citazione, auto-ironica!!) da Fabio Fazio, quel gentiluomo d’altri tempi che risponde al nome di Paolo Mieli, all’inizio della sessione di trasmissione con lui protagonista, ha chiesto un supplemento di applauso per l’ospite di Fazio che lo aveva preceduto.



Edgar Nahoum, noto con il nome di Morin che è il nome di battaglia che il filosofo, oggi lucidissimo e vigoroso 91nenne, assunse durante la guerra di liberazione dal nazifascismo, ed ha per sempre adottato.



Morin è stato ospite di Fazio per presentare l’edizione italiana, a cura di Raffaello Cortina editore, del suo ultimo libro, ‘La voie. Pour l’avenir de l’humanité’, Paris, Edizioni Fayard, gennaio 2011; dove, come si legge nella presentazione italiana, il “giovane Edgar”….



«…..pone .. la sfida di una “via” di salvezza che potrebbe delinearsi dal congiungersi di una miriade di vie riformatrici: riforma del pensiero, dell’educazione, della famiglia, del lavoro, dell’alimentazione, del modo di consumare… Una metamorfosi ancora più stupefacente di quella che ha segnato il passaggio dalle società arcaiche di cacciatori-raccoglitori alle società storiche.»





Ebbene, esaudito il nobile impulso di rendere omaggio a Morin, Mieli conversando con Fazio ha fra l’altro sostenuto che si possono ormai scorgere due Monti.



Un Monti I, libero da lacci a laccioli che ha marciato spedito.



Un Monti II, che si è impantanato sulla riforma per altro indispensabile secondo Mieli, del mercato del lavoro, ed è frenato dai partiti, o comunque da quello che dei partiti rimane.



Secondo Mieli, i partiti dovrebbero lasciare a Monti ….



…..PIENI POTERI….



….per poi tornare a competere solo a legislatura scaduta, alle prossime elezioni nel 2013.



Come possano convivere gli applausi richiesti per Morin, che proprio nella fusione dei poteri che diramano da una “miriade di vie riformatrici” scorge una possibile “Via di salvezza” per l’umanità intera, con il lasciare……



….. PIENI POTERI …..



…..ad un uomo solo, per quanto valente tecnico sobriamente vestito, resta per me incomprensibile e mi rimanda ad un pensiero che mi ha assalito quando nel 2008 gli italiani hanno rimesso in sella Berlusconi, con la complicità attiva di tutta la sedicente opposizione, e dei tanti “guru e maitre a penser” che inflazionano da anni la parte migliore del “Bel Paese”… (che non è il formaggio).



Penso purtroppo che quella riflessione sia tutt’ora valida.



Scompare l’opposizione, dilaga il conformismo, ci restano solo i poeti



Giorgio Caproni chiude la sua poesia “Congedo del viaggiatore cerimonioso” con questi versi….



“Di questo, sono certo: io/ son giunto alla disperazione/calma, senza sgomento./ Scendo. Buon proseguimento.”



Sono versi che mi sono tornati prepotentemente alla mente, alla luce di quanto sta accadendo nel nostro paese, dove stiamo assistendo alla progressiva quanto inesorabile scomparsa della opposizione.



In Parlamento, ma ancora più tragicamente nel paese, si va sempre più affermando una sedicente opposizione silenziosa, ormai dedita alle ombre, e prioritariamente impegnata a chiudere le ultime residue, e ormai stantie…… “agenzie del risentimento”.



Quando uscì il film Gomorra, la critica ne lodò la qualità cinematografica e fra le altre cose si è lesse che dopo il libro da cui era tratto, anche il film rappresenta l’Italia per quello che è……





…….un Paese …..“devastato, corrotto, violento, volgare, ignorante, sporco”.



Possiamo anche consolarci credendo che non sia vero, o che quello di vero che c’è, riguardi pezzi di paese lontani da noi, ma significa mettersi le fette di salame sugli occhi per non vedere.



Meglio sarebbe spalancarli.



Ad aiutarci in verità sono appunto rimasti solo i poeti.



Un altro poeta anche lui scomparso, Giovanni Raboni, che a differenza di Giorgio Caproni ha fatto in tempo a vedere anche gli ultimi disastri, ci ha lasciato dei versi che, a chi li legge, basta solo modificare il riferimento temporale, da autunno-inverno 2002, a primavera-estate 2012 per considerarli freschi di giornata.



VERSI D’AUTUNNO (di Giovanni Raboni)


Stillicidio di delitti, terribile:
si distruggono vite,
si distruggono posti di lavoro,
si distrugge la giustizia, il decoro
della convivenza civile:
non sarà facile dimenticarlo
l'autunno-inverno del 2002.
E intanto l'imprenditore del nulla,
il venditore d'aria fritta,
forte coi miserabili
delle sue inindagabili ricchezze,
ributtante per malsana pinguedine
del corpiciattolo dell'anima,
sorride a tutto schermo
negando ogni evidenza, promettendo
il già invano promesso e l'impossibile,
spacciando per pragmatico
il suo osceno frasario da piazzista.
Mai più in basso, non solo dirlo,
anche pensarlo duole,
mai così somigliante,
alle sanguinose caricature
che dai tempi dei tempi la sfigurano
la sciagurata, inclita Italia...
È anche d'altri, certo, l'infamia:
anche altrove si celebra lo scandalo
della santificazione del crimine,
del privilegio e dell'impunità
trasformati in dottrina dello Stato;
sempre meno affetta decenza
il potere reale,
sempre più esplicita violenza
autorizza o fomenta il capitale.
Ma solo a noi, già fradici
di antiche colpe e
remissioni,
a noi prima untori e poi vittime
della peste del secolo
è toccata, con il danno, la beffa,
una farsa in aggiunta alla sventura.

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