PRESIDENZIALI FRANCESI: I GIOCHI NON SON CHIUSI
di Felice Besostri, portavoce del Gruppo di Volpedo, Network per il Socialismo Europeo
Per la prima volta un presidente uscente è stato battuto dallo sfidante, con 2,70 punti percentuali di distacco (H. 28,80, S.26,10). Sarkozy ha 5 punti in meno del 2007: un segno chiaro della sua caduta di popolarità. Hollande è stato capace di interpretare l’esigenza di cambiamento, ma sbaglierebbe se fosse trionfante e assumesse un atteggiamento arrogante. Non deve smettere di trasmettere fiducia nella vittoria finale e i sondaggi gli danno ragione, infatti ne prevedono la vittoria 54% a 46%. In una logica destra/sinistra Hollande parte svantaggiato, con Jean Luc Melanchòn totalizza un 40,50% contro un 44,60% di Sarkozy +Marine Le Pen. La situazione non migliora osservando i risultati degli altri candidati. I 2 Trotzkisti totalizzano un magro 2%, come i 2 candidati indipendenti di destra. Fuori dal conto restano solo l’ambientalista Eva Joli con il suo scarso 2,3% e il centrista Bayrou con l’8,80%. Per fortuna la politica non è matematica e i voti spesso invece di sommarsi si sottraggono, come sperimentarono i socialisti e i socialdemocratici italiani nelle prime elezioni dopo l’unificazione. Ci sono poi 2 delusi rispetto alle aspettative Melanchòn e Bayrou: la competizione principale Hollande /Sarkozy ha prosciugato il terreno degli altri candidati a eccezione di Marine Le Pen. Per non danneggiare Hollande, cioè farlo andare al ballottaggio, ma in seconda posizione e distaccato di qualche punto da Sarkozy, Melanchon avrebbe dovuto catalizzare il voto di protesta indirizzato a destra oltre che recuperare i voti degli astenuti di sinistra. C’è un paradosso nel secondo turno Hollande deve essere in candidato della sinistra se vuole fare il pieno dei voti di Melanchòn e dei due trozkisti, ma se il secondo turno è una netta contrapposizione sinistra/destra Hollande perde: anche sterilizzando i voti centristi la destra parte con un 46,60% contro un 44,60% della sinistra. Il secondo turno deve, invece, essere un referendum su Sarkozy. In tal caso una vittoria di Hollande con l 54% è posibile, perché il riporto dei voti a sinistra è del 86%, mentre soltanto l 60% degli elettori del Front National è disposto a votare per Sarkozy: uno dei maggiori fattori di successo di Marine Le Pen è stata la polemica violenta contro Sarkò, che a sua volta ha fatto da trampolino alle sue idee accentuando le posizioni di destra estrema. Gli elettori di Bayrou sono divisi esattamente in tre parti, mentre il Presidente uscente ha bisogno per vincere al II° turno dell’80%% dei voti del FN e di più del 50% di quelli centristi. L’elezione di Hollande ha valenza europeea, ma si decide in Francia e per ragioni francesi, quindi sarebbe opportuno che da noi non ci fossero né grilli parlanti, né mosche cocchiere, perché se c’è qualcuno che deve tacere, nel suo complesso, è la sinistra italiana: chi sbaglia a casa sua è meglio che non dia lezioni agli altri. Hollande avrà più amici solo se vince, non per la battaglia che i soialisti hanno condotto, uscendo dalla grave crisi delle due sconfitte successive di Lionel Jospin e Ségolène Royal e e di un partito diviso. In realtà il centro-sinistra italiano, in assenza di un partito del socialismo europeo, si divide tra chi avrebbe voluto c i socialisti candidassero Bayrou e chi voleva Melanchòn primo a sinistra, anche a costo di compromettere il successo di Hollande. L’unico consiglio che si può dare non è italiano, ma napoletano, con un saggio atteggiamento scaramantico: incrociamo le dite. Per noi milanesi si può aggiungere un richiamo alla sindrome Moratti, decisiva per la vittoria di Pisapia.
Coira 23 aprile 2012
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