venerdì 20 aprile 2012

Peppe Giudice: Esiste una sinistra PD?

ESISTE UNA SINISTRA PD?

Il mio compaesano Rocco Papaleo si poneva un problema esistenziale: " ma la Basilicata esiste?" E' una realtà o è un luogo dell'immaginario, come Atlantide? Vivendo in quella terra devo dire che, purtroppo, la Basilicata esiste.
Lo stesso problema me lo sto ponendo per la sinistra PD. Che purtroppo non pare che esista. Ho seguito con interesse i vari Fassina ed Orfini, persone intelligenti e di buona cultura -indubbiamente risorse potenziali per la sinistra - e pensavo che la propria azione qualche mutamento nel pachiderma PD lo potessero produrre. Ma il PD non può cambiare perchè il suo dna è ostile al cambiamento. Io non ho mai creduto nel PD, ne ho con forza combattuto la formazione, in virtù della mia posizione socialista nei DS. Tuttavia pensavo, negli ultimi tempi, che qualche cosa si potesse muovere all'interno. Il sì al pareggio di bilancio senza nessuna discussione credo che abbia posto una pietra tombale su ogni possibile avvio di una dialettica positiva interna al PD. Se Monti ha manipolato l'art 18 è perchè sapeva che una metà del PD era disposto a liquidare non solo l'art 18 ma l'intero Statuto dei Lavoratori. E se si è fatto un mezzo mezzo passo indietro (molto parziale) è perchè si è mobilitata la CGIL (che è riuscita a coinvolgere pure la UIL) contro quella ipotesi, e Bersani ha potuto chiedere a tutto il PD di non mettersi in aperto contrasto con il sindacato. Ma sappiamo che la CGIL continua a contestare la "riforma del mercato del lavoro". Ecco perchè la azione della sinistra del PD è insussistente il che la rende politicamente inesistente. E questo non mi fa compiere salti di gioia. Perchè so che il PD è un partito di merda, ma è votato da una quota consistente di elettorato progressista.
Ma purtroppo il PD continuerà ad esistere e non si spaccherà. Neanche se in Francia vinceranno i socialisti e la sinistra. Vi sarà l’obliquità dei D’Alema e dei Reichlin che giustificherà tutto. Per tenere insieme il diavolo e l’acqua santa.
In realtà uno dei forti limiti del PD (oltre ad essere infestato da democristiani) sta proprio nella conservazione di uno dei tratti più negativi della cultura del PCI: continuismo, giustificazionismo e provincialismo. Un postcomunismo che rifiuta di diventare socialista per proporre da questa Italia sfasciata un nuovo indistinto progressismo mondiale. 15 anni fa si propose addirittura l’Ulivo mondiale. Il guaio è che anche negli Orfini e nei Fassina persiste un elemento di questo modo di pensare, accanto a analisi e contributi condivisibili ed apprezzabili per il loro livello qualitativo. Per cui non riescono a far emergere le loro posizioni come alternative ed antitetiche rispetto al resto del partito . C’è un togliattismo di risulta (quello di D’Alema) che ha asfissiato il postcomunismo italiano, come dall’altro lato il nuovismo subalterno di Occhetto e Veltroni.
Non voglio assolutamente riaprire una diatriba su Togliatti. Abbiamo idee diverse e contrastanti a proposito. Ma credo che il togliattismo può essere giudicato solo tenendo conto del contesto specifico in cui si è sviluppato. Ma pretenderlo di usarlo in tutt’altro contesto ed in una versione molto derivata è veramente deleterio politicamente.
E diventa una copertura ad una operazione politica di destra quale potrebbe essere la giustificazione di una nuova Unita Nazionale intorno a Monti.
Se non uscirà dal “giobertismo” di cui parla Salvadori (cioè dal provincialismo) non esisterà sinistra sul serio europea. Noi che abbiamo come riferimento Lombardi, Giolitti e Rosselli lo sappiamo bene.
Ma non poter contare su una componente interna al PD rende più difficile e più arduo il nostro compito. Il PD non è messo in difficoltà da Ferrero. Assolutamente. Nel 2009 D’Alema tifava per Ferrero contro Vendola alle Europee.
IL PD può essere messo in difficoltà solo qualora prendesse corpo un soggetto chiaramente riconoscibile come socialista, come sinistra di governo collocato nella ala sinistra del socialismo europeo e quindi interprete di un socialismo democratico nel XXI Secolo come quello espresso nel Manifesto per una Alternativa Socialista Europea. E che si rifà a Lombardi, Olof Palme, Willi Brandt. Interlocutori sono l’area socialista per la sinistra, SeL, il pezzo della Fed legato a Salvi, e tutto ciò che rifiuta sia la deriva social-liberale che il neocomunismo.
Certo un positivo risultato in Francia potrebbe dar coraggio. SeL dovrebbe legarsi al PSE e fare una battaglia di sinistra in esso. Dico SeL, non solo perché sono iscritto, ma perché è oggi oggettivamente la forza più visibile di questa area. Se essa riesce a prendere un minimo di corpo, potrebbe attrarre massa critica dal PD. E gioverebbe alla CGIL.
Io credo che come area dei socialisti di sinistra dobbiamo mantenere le porte aperte a amici e compagni del PD, ma non possiamo legare i nostri destini alla speranza di una spaccatura del PD.
Il sentiero è stretto e difficile. Tra l’Unità nazionale montiana e l’antipolitica montante si tratta di costruire un percorso razionale di alternativa al neoliberismo. Tentar non nuoce, ma sarà dura.

PEPPE GIUDICE

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