Corriere della sera, 3 aprile 2012
Riprendere la strada della unione politica europea
di Alberto Martinelli
Il ministro tedesco Westerwelle nella riunione dei ministri degli esteri dei paesi membri della Unione Europea che si è tenuta nei giorni scorsi a Copenhagen ha avanzato la proposta di elezione diretta del presidente della Commissione europea. E’ una proposta di grande importanza che ribadisce proposte analoghe fatte dal vicepresidente dei Cristiano-democratici Meister e dal ministro Schauble e che testimonia l’intenzione della Germania di riprendere attivamente la strada della unione politica europea. Vale la pena di ricordare che l’ultimo progetto sistematico di unione politica era stato quello formulato da un altro ministro degli esteri tedesco, il verde Fischer, ma che poi i veti dei risorgenti nazionalismi avevano bloccato ogni sforzo in tale direzione al punto che nell’ormai defunto Trattato costituzionale non compariva neppure la parola ‘federale’.
L’importanza della proposta tedesca è evidente per diversi motivi. L’Unione europea si trova oggi a un bivio: o procede verso una autentica unione politica con un governo che sia in grado di attuare una politica economica e una politica estera e di sicurezza comuni o ritorna indietro verso una mero spazio di libero mercato. La proposta tedesca sceglie decisamente la prima opzione, che risulta necessaria anche per affrontare efficacemente la crisi economica. L’Unione monetaria realizzata dai paesi dell’eurozona non può infatti dispiegare i suoi effetti se non si verificano altri trasferimenti di sovranità dagli stati membri alle istituzioni comunitarie a cominciare dalla politica fiscale; ma quanto maggiore è la porzione di sovranità trasferita tanto maggiore è l’esigenza di un vero governo sopranazionale che a sua volta comporta il riequilibrio tra le diverse istituzioni della struttura tripartita di governance della UE (Consiglio dei capi di governo, Commissione, Parlamento). Attualmente il Consiglio è l’organo di gran lunga più potente; l’elezione diretta del presidente della Commissione gli conferirebbe una forte legittimazione democratica diretta e attuerebbe un sistema di bilanciamento dei poteri (checks and balances). La proposta dfi Westerwelle è più incisiva di quella avanzata dalle opposizioni socialdemocratica e verde del Parlamento tedesco che mira pure al riequilibrio ma rafforzando il ruolo del Parlamento (chiede infatti che il suo presidente partecipi a tutte le future sedute del Consiglio europeo relative al Patto fiscale).
L’elezione diretta del presidente della Commissione avrebbe anche il vantaggio di contribuire a formare un vero spazio pubblico di dibattito politico europeo e di costringere i partiti dei vari stati membri ad acquisire una prospettiva strategica europea. Le elezioni europee (in primo luogo del presidente della Commissione, ma per coerenza anche del Parlamento) avrebbero luogo con le stesse regole in tutto il territorio della UE, tutti i cittadini europei dovrebbero scegliere tra le stesse candidature alternative e i partiti nazionali dovrebbero dar vita a autentiche formazioni politiche sopranazionali con strategie e strutture organizzative conseguenti. Le elezioni europee non sarebbero più considerate un test di politica nazionale in cui non si discute quasi di questioni europee e i cittadini europei avrebbero la consapevolezza che le scelte fondamentali si attuano a livello dell’Unione.
L’opposizione alla proposta tedesca e, in generale, gli ostacoli che deve superare la costruzione dell’unione politica europea sono forti, ma anche per questo sarebbero auspicabili un ampio sostegno della opinione pubblica italiana e una chiara presa di posizione del nostro governo.
Nessun commento:
Posta un commento