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mercoledì 12 febbraio 2014
Roberto Biscardini: Documento finale congresso provinciale PSI Milano
DOCUMENTO FINALE DEL CONGRESSO PROVINCIALE
Care compagne e cari compagni,
vi allego il documento che ho presentato come risoluzione finale del Congresso provinciale tenuto a Milano il 9 febbraio. Per decisione del Congresso il documento sarà esaminato e discusso dal nuovo Direttivo provinciale.
Colgo l’occasione per rivolgere il mio personale augurio di buon lavoro al nuovo segretario Pierpaolo Pecchiari.
Un caro saluto,
Roberto Biscardini
PSI Milano 9 febbraio 2014
Il Congresso provinciale del Psi da mandato al nuovo Segretario e al nuovo direttivo provinciale di ancorare la politica dei socialisti milanesi a questi valori e a questa politica.
I socialisti milanesi si impegnano a lavorare per la crescita del Psi cogliendo il grande spazio che si apre nella sinistra italiana per una nuova prospettiva socialista, da concretizzare attraverso la creazione di un area politica socialista e di sinistra larga e aperta a tutti coloro, giovani compresi, che credono al socialismo come una necessità del futuro, credono nella necessaria che la crisi economica possa essere affrontata dalla parte dei più deboli secondo il principio fondamentale della giustizia e dell’uguaglianza con riforme di radicale cambiamento rispetto all’attuale politica del governo italiano e della commissione europea. Sottolineano questa necessità e quest’impegno non riconoscendo l’esistenza, sia nella politica sia nelle istituzioni, di alcuna forza politica che si proponga al paese per la realizzazione di riforme socialdemocratiche e socialiste.
La cosiddetta Seconda Repubblica ha avuto un suo elemento fondativo nel ripudio dell’esperienza del Partito Socialista Italiano, assunto a capro espiatorio degli errori e dei vizi del sistema. Si è ritenuto che la scomparsa del PSI consentisse l’unità della sinistra democratica italiana in un solo grande partito, e che la scomparsa del suo gruppo dirigente avrebbe segnato una stagione di maggiore moralità politica.
Venti anni dopo, nessuna delle intenzioni di quella stagione si è trasformata in realtà: né sul versante politico, dove la sinistra esce dalle elezioni del 2013 al livello più basso della storia repubblicana; né sul versante della moralizzazione della vita politica, gli episodi di corruzione e di malgoverno hanno raggiunto un livello di degrado che è andato ben oltre il finanziamento irregolare dei partiti e la fiducia dei cittadi ni nei confronti della politica e quindi delle istituzioni ha raggiunto i livelli di una preoccupante instabilità.
Contemporaneamente la rinuncia del socialismo da parte della sinistra e la fine del Psi ha conciso con la crisi dell’intera sinistra stessa. Oggi molto più debole di alcuni decenni fa, alle prese, per affermarsi e per vincere, con i peggiori metodi delle deviazioni dell’ultimo ventennio.
In Italia manca una forza che:
- si riconosca nelle tradizioni dei partiti della sinistra storica, collegati al movimento operaio, e mantenga un legame stretto con il mondo del lavoro;
- proponga una piattaforma di riforme radicali, coniugando la modernizzazione del Paese con la riduzione delle diseguaglianze e la giustizia sociale;
- si qualifichi come forza di governo, e quindi sia disponibile ad accettare i compromessi imposti dai rapporti di forza esistenti, proponendosi però di operare per modificarli a proprio vantaggio, con un’incisiva azione politica.
Una forza di sinistra che si pone il problema di essere tale, indipendentemente di come si collochi geometricamente rispetto al PD o ad altri partiti della sinistra italiana Un partito di sinistra con una piattaforma politica che si riconosce nel programma dei socialisti europei.
Il PSI è l’unica formazione politica italiana che aderisce al PSE senza la pretesa che questo si evolva o cambi in qualcos’altro. Una pretesa bizzarra, giustificata solo dalla curiosa tendenza della politica italiana al “nuovo” purchessia, e ad un malinteso e spesso infondato sincretismo culturale. Quindi si riconosce nell a piattaforma politica del PSE.
Contrasta le politiche di “austerità e rigore”. Individua la via d’uscita dalla crisi in politiche basate su forti investimenti pubblici, innescati dall’Unione. Indirizza questi investimenti verso settori specifici (ricerca e sviluppo; innovazione nelle PMI; ammodernamento delle reti infrastrutturali: generazione e distribuzione di energia, mobilità sostenibile, telecom). Propone un cambiamento del modello di sviluppo, per renderlo maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale. Difende il modello sociale europeo, fondato su un welfare tradizionalmente forte. Propone un’accelerazione del processo di integrazione europea.
Facendosi portatore di queste proposte, il PSI può recuperare un ruolo importantissimo sulla scena politica italiana, malgrado l’esiguità dei suoi attuali consensi, a patto però di riuscire a portare il dibattito pubblico su temi diversi da quelli della “politica dell’annuncio” o delle “trovate” del momento, esercizio in cui eccellono i più gettonati tra i leader di ieri e di oggi.
A questo proposito i socialisti milanesi indicano a breve tre obiettivi:
- un forte rilancio del partito e una ritrovata autonomia di proposta politica a livello locale e nazionale;
- cogliere nelle prossime elezioni europee il terreno più appropriato per rilanciare lì iniziativa del Psi e del socialismo italiano.
I partiti socialisti europei hanno deciso di presentare, alle prossime elezioni europee, un proprio candidato alla presidenza della Commissione. Si tratta di una decisione senza precedenti. Ispirata dalla necessit&ag rave; di proporre concretamente una diversa visione dell’Europa e del suo futuro. Ma questa diversa Europa non è dietro l’angolo ed ha bisogno, qui e oggi, di un’area politica nuova soprattutto nel nostro paese.
Per questo i socialisti non devono perdere l’occasione per misurarsi sulla strategia socialista per l’Europa e per chiamare tutte le energie socialiste a sostenere una lista socialista e di sinistra alle prossime elezioni europee del 25 maggio.
Lista alla quale chiediamo il sostegno, al di là delle vecchie distinzioni nominalistiche, tutti coloro che avvertono la necessità di scendere in campo in nome dei valori della civiltà socialista e socialdemocratica, per difenderli e rappresentarli. Una lista aperta a tutti coloro che si sentono socialisti, indipendentemente dallo schieramento che hanno scelto negli anni bui della non politica. Aperta a tutti coloro che di sinistra e socialista si sono rifugiati nell’astensionismo.
- I socialisti milanesi esprimono infine il più forte dissenso nei confronti della proposta di legge elettorale. Proposta PD-Forza Italia, ritenendola ugualmente incostituzionale come il Porcellum, e addirittura peggiorativa dal punto di vista del rispetto della volontà democratica e della rappresentanza. Una legge pericolosa per la sinistra che sembra un'altra volta non voler attribuire valore alla logica coalizionale, con un PD che sembra perseguire, nonostante i drammi del passato, la politica dell’autosufficienza, contro le forze minori, ritenute responsabili dei guasti e delle macerie prodotti dai partiti maggiori della Seconda repubblica. Non vedendo quanto una legge di questo genere non solo non produrrà il tanto auspicato bipolarismo, ma alimenterà ancora di più la spin ta anche elettorale verso forze distruttive e populiste di destra e di sinistra.
Solo un partito “aperto” che si pone a livello locale e nazionale l’obiettivo di operare sul concreto e su battaglie di grande respiro, potrà affrontare questi compiti con successo.
Un buon posizionamento politico e una crescita di consensi devono portare a un incremento di credibilità e quindi della capacità del partito nel rapportarsi con la società civile e con i soggetti collettivi che rappresentano istanze, rivendicazioni o interessi organizzati, secondo un modello capace di organizzare movimento.
Il punto centrale è che un partito politico ha una funzione essenziale anche dal basso e dai territori: quella di portare a sintesi istanze, rivendicazioni, proposte provenienti da più parti, purché queste si riconoscano in un patrimonio comune di ideali e valori, e in una visione del modello di società desiderata.
Un partito politico che facilita questa operazione di sintesi può avere un qualche successo. Per contro, un partito autoreferenziale è sicuramente condannato all’ininfluenza.
Quindi il “partito aperto” che vogliamo rafforzare:
- “Apre” a individualità o a soggetti collettivi esterni le sedi di analisi, elaborazione e iniziativa politica.
- “Aperti” al confronto con soggetti collettivi esterni rende probabile il loro consenso a una proposta formulata congiuntamente.
Nel caso del PSI, poi, un’operazione di questo genere è essenziale, vista la necessit& agrave; di recuperare i contatti, anche in modo “soft”, con un’area molto vasta, che ancora si definisce “socialista”, ma che è estremamente diffidente e sostanzialmente non riconosce al partito di rappresentarla.
- Sfrutta l’articolo dello statuto che prevede la possibilità di affiliazione da parte di soggetti collettivi, una possibilità che sostanzialmente non è mai stata utilizzata. La proposta potrebbe essere quella di un percorso graduale, che preveda la partecipazione ai lavori nelle sedi di analisi ed elaborazione della proposta politica; la partecipazione come osservatori ai lavori degli organismi di direzione politica; infine, l’affiliazione, cui fa seguito immediato la presenza negli organismi di direzione politica.
E’ essenziale che il partito si doti di strutture in grado di elaborare proposte puntua li a partire da un serio lavoro di “analisi concreta della situazione concreta” con particolare riferimento a Milano, alla provincia e alla Lombardia.
Un partito socialista del XXI secolo è un partito aperto, coinvolgente, un luogo di dibattito serrato e democratico. Favorisce una partecipazione informata, e quindi consapevole, alla vita democratica del Paese. Si propone per facilitare la sintesi di posizioni diverse, purché queste si riconoscano nei medesimi valori e ideali, e nella medesima visione.
Sostiene un progetto riformista avanzato, che coniuga la modernizzazione del Paese con la tensione verso l’eguaglianza e una maggiore giustizia sociale, e con la spinta ad allargare gli spazi di democrazia e partecipazione. E’ un partito europeista, per un Europa diversa, proprio perché socialista.
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