giovedì 20 febbraio 2014

Felice Besostri: L'SPD e l'Europa

.LA Spd e l’Europa di Felice Besostri Conoscere gli orientamenti della SPD sulla politica europea è molto importante. La SPD è il più forte partito del PSE e è un suo dirigente, il compagno Martin Schulz, che sarà il candidato socialista alla Presidenza della Commissione Europea La ragione principale è che la SPD è un partito al Governo della Germania, un paese che per il suo peso economico e politico, ha deciso gli orientamenti dell’Europa per uscire dalla crisi: controllo dei paesi non virtuosi, le cicale d’Europa, riduzione del deficit pubblico e austerità, indipendentemente dai costi umani e sociali di quelle politiche compresi i tagli al welfare state. Nessuna riflessione sull’idoneità di quelle politiche a risolvere i problemi congiunturali e strutturali del diseguale sviluppo economico e delle bilance dei pagamenti dei paesi membri. “DARE UNA DIREZIONE ALL’EUROPA” è il titolo del documento di orientamento della SPD adottato Il 20 gennaio scorso “ L’Europa è il più grande progetto di civiltà del XX° Secolo. La sua idea è legata alle idee dell’illuminismo e dell’emancipazione. L’Europa aveva e ha l’obiettivo di garantire la convivenza pacifica e democratica degli uomini sul nostro continente, mentre si costruisce sulle idee di libertà, uguaglianza e solidarietà”. Questo è l’incipit del documento assolutamente condivisibile, ma l’Europa si trova in una difficile congiuntura politica ed economica per cui non basta ritrovare lo slancio ideale che ha dato l’avvio al progetto, se non si indicano progetti e programmi concreti e realistici per uscire dalla crisi: una crisi che restringe gli spazi democratici sacrificando libertà, eguaglianza e solidarietà. Infatti subito dopo la SPD avverte che “Però questa idea minaccia di diventare irriconoscibile. Pertanto qualcosa deve cambiare in Europa!” “ Per impedire che “si perda fiducia nel progetto europeo. Sempre più uomini dubitano del suo valore e della sua utilità e delle istituzioni politiche europee”. Bisogna ridare fiducia nell’idea di Europa, anche se è semplice, ma anche pericoloso allontanarsi dal progetto europeo e parlarne male. “ Di contro è faticoso capire l’Unione Europea e combattere le sue mancanze ed errori- ma ne vale la pena! L’Europa può e deve essere altro. Può essere la nostra Europa.”: l’Europa di coloro che si battono con energia e forza per la pace e i diritti umani e che senza se e senza ma sono per una crescita sana e pulita, per un buon lavoro e forti diritti sociali. Coloro che con indignazione si pronunciano contro il dominio dei mercati finanziarie che vogliono partecipare alle decisioni e far valere i loro voti. Quelli che di fronte alle terrificanti immagini televisive di profughi disperati ai confini dell’Europa non chiudono gli occhi quelli che vedono nel lavoro comun europeo l’unica possibilità realistica di realizzare tutto questo. Eccesiva enfasi? Non soltanto quando si individuano i nemici nelle” banche irresponsabili, nell’evasione fiscale in grande stile, nelle decisioni prese a porte chiuse, nel giocare i lavoratori uno contro l’altro o nello spingere i comuni a privatizzare i propri acquedotti o le casse di risparmio”. Per una diversa Europa che ritrovi lo slancio di una volta “ Dobbiamo chiarire che le cittadine e i cittadini e il Parlamento devono avere l’ultima parola e non i tecnocrati o persino gli interessi economici”. A questo punto era necessaria una riflessione critica sulle ragioni per le quali era invece successo quello che andava evitato: il deficit democratico delle istituzioni e la deriva tecnocratica con le decisioni che calavano dall’alto sono state le cause di un progressivo allontanamento dei cittadini dall’Europa e l’alimentazione dei populismi anti-europei. Le elezioni europee del 2014 sono, a fronte di queste sfide, di gran lunga le più importanti elezioni europee”. L’alternativa è se l’Europa sia capace di mantenersi unita e uscire dalla crisi in comune e sviluppare un buon futuro. Ovvero ricadere nei vecchi schemi “della concorrenza e dei risentimenti nazionali, che alla fine danneggiano tutti e pongono in questione la pace, il benessere e la democrazia nel nostro continente”. Una denuncia forte della sfida in corso e dei pericoli che corre la nostra civiltà o quantomeno il modello europeo, quello che le agenzie di rating ritengono inadatto a uscire dalla crisi perché la democrazia e la coesione sociale hanno un costo troppo elevato. “ Anche per questa ragione le elezioni europee hanno una qualità completamente nuova, poiché Le cittadine e i cittadini dovranno co-decidere su chi sarà il futuro Presidente della Commissione Europea. La Socialdemocrazia europea è stata la prima tra le famiglie partitiche a nominare un candidato comune per le elezioni europee e per il posto di Presidente della Commissione Europea” E’ normale chiedersi se il candidato fosse stato di un altro partito o nazionalità, sia pure della famiglia socialista, se la SPD esagerato l’importanza dell’evento come epocale e in grado di per sé solo di affrontare la grande sfida: la Commissione Europea non è un governo politicamente responsabile verso un Parlamento e fondato su una maggioranza politico-programmatica. Per ben che vada potrà al massimo essere come il Consiglio Federale svizzero, frutto di un delicato equilibrio politico ed etnico-linguistico, nel caso della UE di Stati nazionali. Fatta l’introduzione generale e politica nella quale è facile riconoscersi il documento si articola in 9 capitoli di cui l’ultimo e conclusivo è già dal titolo una sconfessione della Merkel dei governi Union-FDP: Una Germania europea e non un’Europa tedesca, lapidario, come deve essere un epitaffio. Anche gli altri capitoli hanno titoli attraenti 1) Un’Europa dei cittadini, non delle banche e degli speculatori 2) Un’Europa della diversità , non del centralismo 3) Un’Europa della democrazia, non della burocrazia 4) Un’ Europa della giustizia fiscale, non della mancanza di responsabilità 5) Un’Europa del buon lavoro, non della disoccupazione 6) Un’Europa della giustizia sociale, non dell’assenza di possibilità 7) Un’Europa del risveglio, non del ristagno. 8) Un’ Europa della pace e dell’apertura, con della contrapposizione e della separazione Nell’economia si questo contributo alla conoscenza della SPD mi limiterò all’analisi di alcuni dei capitoli. Questa scelta non sarà, forse, sufficiente a vincere le diffidenze, che in Italia scontano ancora una contrapposizione ereditata dal periodo tra le due guerre mondiali e della divisione dell’Europa in occidentale e orientale e dalla leggenda del tradimento socialdemocratico, esemplificata dal Programma di Bad Godesberg del 1959, con il passaggio da Partito di Classe a Partito di Popolo. Nel Capitolo 1 si trovano le affermazioni di principio più interessanti con la richiesta di un nuovo ordinamento dei mercati finanziari, che vanno ricondotti alla loro funzione servente della società e dell’economia reale. “ Dobbiamo ristabilire il primato della politica dei confronti dei mercati finanziari se vogliamo mantenere il modello europeo dell’economia sociale di mercato” Altro principio è che chi ha provocato la crisi per eccessi di speculazione e bramosia di guadagno deve far fronte ai suoi costi. Quindi in futuro sono le banche in prima linea che devono rispondere per i loro rischi e non i contribuenti. “ In caso di bancarotta deve essere efficacemente interrotto il cerchio diabolico tra i debiti delle banche e debiti degli Stati”: non si può più consentire che le banche e gli altri attori sui mercati finanziari possano trascinare nel gorgo tutta l’economia e gli Stati. Gli strumenti sono dettagliati nei paragrafi: Unione bancaria effettiva, Imposte contro la speculazione, regole migliori per banche e mercati finanziari e regole più stringenti per le Agenzie di rating. Gli ultimi due paragrafi sono molto interessanti perché prevedono la separazione tra banche di investimenti banche commerciali, il controllo degli hedge fund, l’esclusione di strumenti finanziari non quotati su mercati regolati e la preventiva autorizzazione per ogni prodotto finanziario, compresi i derivati. Le agenzie di rating devono essere controllate e rispondere dei propri giudizi e si dovrebbe istituire una agenzia europea di rating. Im tutti i capitoli e paragrafi dei capitoli c’è un visione dell’Europa alternativa a quella imposta in questi ultimi anni dall’accoppiata Merket –Sarkozy e dalla Troyka, CE-BCE-FMI e perciò rifiuto delle politiche di cooperazione interstatuale, quelle del fiscal compact per intenderci, in luogo del rafforzamento della democrazia comunitaria e della cooperazione fra parlamenti nazionali e Parlamento Europeo, come previsto dal Trattato di Lisbona. Nel documento SPD c’è un chiaro legame tra controllo dei bilanci e politica di crescita con un accentuati ruolo pubblico e un giudizio negativo di soli tagli, privatizzazioni e e liberalizzazioni in specie nei beni e servizi pubblici, come l’acqua, la salute e l’istruzione. Un marziano che dovesse giudicare solo dai documenti collocherebbe in Italia il documento della SPD spinto sulla sinistra dello spettro politico. La SPD è schizofrenica, pensano quelli che ritengono che la Grande Coalizione con la Merkel contraddica il documento sull’Europa, come se quest’ultimo fosse un fiore all’occhiello per catturare voti a sinistra. Hoi avuto la pazienza di leggere l’intero Capitolo 6° del Contratto di Coalizione, una decina di pagine fitte . Molte parti del documento SPD sono tratte di peso dal Contratto di Coalizione, ovviamente c’è un accentuazione delle priorità, cioè quando si dice che la responsabilità budgetaria statuale si deve accompagnare a politiche di crescita e di investimenti, in una visione conservatrice prima viene il risanamento finanziario e dopo la politica di investimenti per la crescita, per un socialdemocratico le due politiche devono essere contestuali, perché senza crescita non c’è risanamento. I democristiani tedeschi erano all’inizio contrerai a designare un candidato del PPE contrapposto a quello del PSE, ma di fronte ai crescenti consensi per la candidatura di Schulz hanno ripiegato sul lussemburghese Jean-Claude Juncker, già a capo dell’Euro Gruppo in posizione critica con la politica di austerità e per questo ha dovuto dimettersi nel gennaio 2013 per essere sostituiti da un più ortodosso Jeroen Dijsselbloem, un laburista olandese. Come si può vedere certe contrapposizioni sono trasversali agli schieramenti. La personalità del candidato fa ancora la differenza e Schulz con la sua attenzione alla democrazia nell’epoca digitale è sicuramente in anticipo sulla media dei politici europei. Il gioco combinato e incontrollato di raccolta di dati sui cittadini con motivazioni commerciali delle grandi imprese di internet, come Facebook e Google(“big data”) e della sorveglianza di massa n così come l’isterica sopravvalutazione della sicurezza dei servizi segreti(“big goverment”) minacciano in maniera crescente i fondamenti liberali della nostra società controllo( Schulz alla FAZ): “ Quando il cittadino è degradato ad oggetto economico e lo Stato lo pone sotto un sospetto generalizzato si arriva ad una pericolosa unione di ideologia neo-liberista e autoritaria”. L’auspicio che anche questi temi entrino nel di battito per le elezioni europee, vista la partenza è, probabilmente, un pio desiderio. .

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