mercoledì 11 dicembre 2013

Luciano Belli Paci: Vae victis

Vae victis Il destino si è compiuto. Ci avevano accolto come compagni tra compagni. Tanto che a noi visionari parve perfino realizzarsi, sia pure in forme inopinate, l'antica profezia di Turati. Avevano chiaro, come era chiaro a noi, che quello del Partito Democratico, che allora si presentava con provvisori nomi botanici, era un progetto nuovista vacuo e negatore delle ragioni di fondo della sinistra, a partire della sua autonomia intellettuale. Erano stati sprezzanti, parlando di "partito delle cento padelle". Li avevamo ascoltati, rapiti (in ogni senso), proclamare che "il socialismo europeo non è un tratto accessorio, ma il cuore della nostra identità". Poi col tempo, ebbri di potere, avevano fatto buon viso, affidando il partito agli esteti del nulla, lasciando che ne facessero il "supermarket delle idee dominanti" e lo riducessero via via in cattività sotto il plebiscitarismo mediatico. Presunzione personale e atavico senso di superiorità li rendevano sicuri che comunque avrebbero conservato il signoraggio; che comunque "il Partito" sottostante, identificandosi in loro, avrebbe continuato a venire da lontano ed andare lontano. Oggi osserviamo senza emozioni i loro cadaveri politici trasportati in un fiume opaco, che va lontano davvero. Luciano Belli Paci

41 commenti:

Vittorio Melandri ha detto...

Caro Luciano,

lasciami obiettare, con tutta la stima e la condivisione possibili per le tue parole seguenti l’incipit.

Magari fossero solo guai per i vinti, e magari “loro”, si sentissero almeno vinti.

Da tempo ormai ridotti a “cadaveri politici”, i “compagni naviganti nel fiume opaco” che si credevano, e penso si credano ancora, capaci di risalire, in barba a tutte le “correnti contrarie” e a tutte le evidenze che la storia ha buttato loro fra i piedi, non hanno in realtà mai perso, loro hanno sempre vinto, sono i cittadini che li hanno seguiti, noi compresi (ma per essere più sicuro di non sbagliare specifico) me compreso, che siamo perdenti.

Loro sono stati capaci di digerire l’impegno di un Ruffolo e di un Trentin, e si apprestano a provare a riciclare come nulla fosse quello di un Reichlin, al momento opportuno si sono nascosti non una ma due volte, sotto quel “monumento all’errore” che, per quanto nobile, risponde al nome di Giorgio Napolitano, e nel breve periodo non ho dubbi, (per quanto servano davvero a poco), saranno capaci di digerire il giovane democristiano senza tessera, ma con un pedigree che a Piazza del Gesù se lo sognavano.

Nel frattempo Turati e tanti di noi con lui, si aspetta invano che si ricredano e tornino sui loro passi, senza rinnegare il lievito delle loro idee come hanno fatto, ma semplicemente riportando nella casa madre socialista, quella frazione comunista che da sola ha dimostrato di riuscire solo a combinare matrimoni e inciuci contro natura, quando è andata bene, e disastri globali quando è andata male.

vittorio melandri

martelloni ha detto...


A d'Alema, Bersani e compagnia bella, si attaglia bene – e aggiungo purtroppo –
quanto il Conte di Bismarck (Herbert, non Otto) diceva ancora e già nell' '87
dell'impero austro-ungarico, citando a sua volta il Bonaparte: «C'est toujours
le même Etat, en retard d'une année, d'une idée et d'une armée, ainsi que le
définissait Napoléon I». Si è visto com'è finito quell'impero e come, appunto,
è terminato questo minore – ma ambizioso – "principato".

dario ha detto...

Caro Luciano,
"cambiare tutto affinchè nulla cambi", ricordi questo passaggio del
Gattopardo? Beh siamo ancora fermi li, nel raccontare che adesso tutto sarà
più bello perchè c'è un segretario giovine (a proposito quanti anni aveva
D'Alema 20 anni fa?) come se la giovinezza (giovinezza primavera di
bellezza) fosse un progetto politico. Oggi al PD (ma anche a SEL) e a tutta
la sinistra manca la cultura della solidarietà socialista, manca la
capacità di rappresentare tutti coloro che fanno del lavoro la loro ragione
di vita, manca la cultura della Democrazia (a proposito non è che il
Porcellum è per caso figlio della legge elettorale toscana?), cultura delle
Democrazia che è stata spazzata via non dal Porcellum ma dalla riforma
Bassanini degli Enti locali, che ha espropriato i Consigli Comunali dei
loro poteri di controllo dell'attività delle Giunte e dei Sindaci, ed i
Consigli erano il primo livello in cui si imparava la Democrazia ed oggi i
Sindaci sono null'altro che dei Podestà.
Siamo ormai quasi alla fine del 1919, sta per iniziare il 1920 ed in Italia
già si intravvedono le prime avvisaglie di un blocco sociale preoccupante,
e mentre qualcuno parla già di marcia su Roma e di Generali al potere, beh
l'asinistra italiana sta discutendo se è meglio Renzi o Letta il giovane.
Fraterni saluti
Dario Allamano

daniele ha detto...

Standing ovation per Luciano!!!

Vorrei ricordare un pezzo dell'intervento di D'Alema al funesto congresso di Firenze:

"E Gavino Angius ha detto “beh, compagni, oggi non stiamo decidendo da soli” lo ha
detto con un senso come di obbligazione. È vero, è così. Lasciatemi dire:
finalmente! Finalmente oggi non stiamo decidendo da soli."

Massimo D'Alema: ottimo oratore, pessimo politico

claudio ha detto...

pregevole, complimenti...in quelli sul fiume, sia ben chiaro, c'è anche il
rancoroso Prodi, che a me, più che padre della patria, sembra figlio dei
Benetton...

francesco ha detto...

Luciano ha ragione.

Certo rimane per molti versi inspiegabile
quel che accadde successivamente al congresso dei DS di Pesaro del
novembre 2001.

Se vi ricordate, Piero Fassino vinse e chiuse quel
congresso battendo la Sinistra del cosiddetto"Correntone" (che spingeva
per una svolta in senso antagonista) così come i "liberal" moderati di
Morando.

La linea che Fassino lanciò a Pesaro in quell'occasione
sembrava assolutamente chiara: "Faremo il partito del Socialismo
Europeo!". Di lì a non molto però, la dirigenza dei DS che aveva voluto
la linea di Pesaro, si convertì alle tesi di chi - come ad esempio
Michele Salvati - sosteneva che il Socialismo europeo fosse solo un
relitto del Novecento, e che bisognasse costituire una "cosa" nuova. La
cosa incredibile fu l'assoluta non chalance con cui venne compiuta
quella svolta. Il processo che intorno al 2003 cominciò a delineare il
percorso che avrebbe portato alla nascita del PD fu infatti assecondato
da chi aveva attestato i DS su una posizione completamente diversa senza
uno straccio di giustificazione. Arriverei a dire che agirono con
sfacciataggine e con l'arroganza di chi ritiene di poter fare qualunque
cosa senza dover rispondere politicamente a nessuno (perchè tanto la
"base" avrebbe comunque seguito).

Ora, con la vittoria di Renzi,
quella storia sembra in effetti avviata a concludersi. La vecchia
dirigenza dei Soloni formatisi nella FGCI degli anni berlingueriani si
ritrova infatti sostanzialmente spazzata via.

Cosa ne sarà di questo
nuovo PD renziano è probabilmente ancora presto da dire. A me non sembra
promettere molto di buono. Ma è forse bene sospendere il giudizio in
attesa di prove concrete.

Non c'è dubbio però che per un intero ceto
politico post-comunista, caratterizzato da un tasso non indifferente di
supponenza (e in non pochi casi anche di ipocrisia), e pure da una
straordinaria spregiudicatezza sul piano ideologico, sembrerebbe in
effetti calato il sipario. E in buona sostanza direi anch'io che se lo
sono meritato.

Un saluto,

Francesco Somaini

felice ha detto...


Mancava allora manca oggi una consistente, ma soprattutto determinata forza politica
socialista che funga da lievito o catalizzatore alla trasformazione della sinistra
italiana in senso socialista democratico europeo ed internazionalista




Felice Besostri

peppe ha detto...


che dire? Che Luciano ha perfettamente ragione. Avendo vissuto anche io la
esperienza della "Cosa 2". E' quell'antropologia politica fondata sulla presunzione
e sulla supponenza (del resto è un lontano retaggio del leninismo l'idea che
l'apparato sa sempre bene cosa fa - anche se non lo per nulla) che li ha condotti
alla perdizione. Sono anche io molto preoccupato dalle incertezze determinate dalla
situazione presente. Ma forse era necessario che quel modo di essere proprio di un
apparato autoreferenziale sparisse, sia pur con gli interrogativi inquietanti che ci
pone la vittoria di REnzi. NOn solo REnzi ma anche D'Alema era un ostacolo verso la
riacquisizione di una soggettività socialista.

paolo ha detto...


Brillante sintesi di Luciano, precisa ricostruzione di Francesco. Concordo
col giudizio politico.
Eppure� un po' di rammarico lo sento, per una grande storia che si chiude,
schiantata contro il muro della propria sordità ai tempi nuovi. Sarà perché
se ne va un altro pezzo del panorama dei miei primi trent'anni?
Sarà anche perché non sono sicuro che ciò che la segue sia davvero migliore?
Sarà perché alla criniera del nuovo vedo aggrapparsi i Prodi, persino i
Parisi e i Mariotto Segni, saltando giù dagli scaffali polverosi dove erano
finiti impagliati? Giusto condannare chi si era disinvoltamente convertito
alle idee di Michele Salvati … purché ciò non voglia dire consegnare tutta
l'eredità direttamente agli epigoni di Salvati perché la gestiscano in prima
persona.
Paolo Zinna

francesco ha detto...

E' difficile sostenere che le proposte di Renzi, sia quelle più' programmatiche
(scuola, job act, utilizzo fondi UE, tasse, ...), sia quelle più' legate all'agenda
politica corrente, siano diverse da quelle che, in tutto o in parte, si
ritroverebbero nel programma di un qualsiasi partito socialista europeo. Questo e'
un fatto.
Altro fatto: di 4 candidati alla segreteria del principale partito della sx
italiana, 3 non erano di tradizione comunista.
Ultimo fatto: 3M di elettori del c-sx, contro ogni previsione e, soprattutto contro
ogni speranza della nomenklatura, sono andati a votare per scegliere il segretario
del principale partito della sinistra italiana. L'82% di loro ha detto che non ne
vuole sapere della tradizione post-comunista e ha scelto dei candidati che, nella
normale diversita', hanno contenuti assimilabili a quelli del socialismo europeo.
(Anche il terzo li aveva ma all'interno di un quadro decisamente più' conservatore
che peraltro non ha storicamente portato lontano i partiti socialisti che e quando
vi si sono ispirati).
Mi chiedo dove siano il problema e la preoccupazione. Fin qui, anzi, tutto bene direi.
Piuttosto ragionerei sul fatto che
che le lenti con cui si guarda a questi eventi siano quelle di osservatori esterni,
per scelta propria, e non di soggetti coinvolti in questo cambiamento; di chi, come
socialisti (tutti e in quanto tali!), quel cambiamento, per storia e per vocazione,
avrebbe dovuto (e voluto) guidarlo e, invece, non solo non lo ha fatto ma ha anche
deciso di non parteciparvi da gregario. Personalmente, ritengo che trattasi di un
errore clamoroso che mette i socialisti, temo definitivamente, in posizione museale
o assimilabile a quella di certi vecchietti che osservano il mondo con rancore e
disapprovazione semplicemente perche' non riescono più' a esserne parte attiva.
All'inizio simpatici, alla lunga noiosi, sostanzialmente inutili. Ben diverso
sarebbe stato sostenere una battaglia aperta per un candidato o una posizione.
Un'unica lodevolissima eccezione: quella del compagno Pittella, che, devo
registrare, ha poi sostenuto dichiaratamente Renzi. Sara' un compagno che sbaglia
anche lui; insieme agli altri 3M di domenica scorsa....

Un saluto,

Francesco Robiglio

martelloni ha detto...


Cari compagni, vi invio una seria riflessione di d'Orsi – naturalmente di taglio
storico-politico differente, ma non confliggente, con quelle
"rosselliane":http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-pieraccioni-della-politica/Con
una aggiunta: questo tragicomico, inevitabile, epilogo (a 25 anni dalla Bolognina)
di una lunga storia politica cominciata nel '21, riguarda tutta la sinistra e non
solo quella comunista e post-comunista. Quella socialista in Italia, cominciata –
diciamo – nel 1892, ha avuto – ben prima – altri penosi esiti. C'è dunque poco da
gioire per l'arrivo tra i morti (politicamente) di altri morti (politicamente).
Resta, però, l'«ottimismo della volontà».

luigi ha detto...

Epitaffi dovuti a parte e puntuali analisi retrospettive ...
a cui aggiungo la mia
chi si definisce socialista qui
a) è iscritto al PSI
si vuole fare il punto sullo stato dell'arte dopo il congresso vinto
da Nencini ?
a me pare un disastro
b) gli iscritti al PD con tanto di componente "i socialisti per
Renzi" per me altro disastro
c) gli iscritti in SEL ... per me in attesa di disastro ... spero di
essere smentito ... hanno accolto diversi miei OdG all'assemblea di
Genova ... la contestazione sulla legge elettorale europea in
presenza di Migliore che supervisionava il congresso ... ma nessun
segnale da parte sua di interesse per iniziativa benemerita di
Besostri.
E stato approvato OdG di proporre legge su legalizzare marijuna in
Italia ... qui è già stato segnalato che in Uruguay è ora legge !
E SEL secondo fresche informazioni in parlamento si appresta a
presentarla.
Insomma dopo il congresso di gennaio saprò se la mia prognosi infasta
è da rivedere.
Poi ci sono in non allineati ... anche qua ... un coordinamento
nazionale almeno della "Rete Socialista" non sembra vedere la luce,
Se si riuscisse ad accenderlo sto' lumino ... il mio circolo sarebbe
ben contento di aderire.
Se non è sufficiente la motivazione a restare uniti per difetto
congenito socialista pensiamo che è in corso la reazione fascista di
piazza ... qui segnalata giustamente da Caputo coordinatore nazionale
di GL ... potrebbe essere lo stato di necessità per salvare la
democrazia in Italia a farci coordinare a livello nazionale ?
Un fraterno dialogante saluto socialista di sinistra.
Luigi Fasce


Pierpaolo ha detto...

Molte considerazioni corrette - ma si tratta di dati di fatto.

Quello che non condivido per niente è l'idea che la piattaforma di Renzi
possa essere assimilabile o compatibile con quelle di qualunque partito
socialista, socialdemocratico o laburista.

Per evitare il giochino di trovare similitudini con le proposte del
Labour norvegese e difformità rispetto alla piattaforma del PSOE, direi
che il punto di riferimento dovrebbe essere la piattaforma del PSE.
Dovrebbe, ma non può esserlo affatto. Le idee di Renzi sono quelle di un
partito dell'ALDE. Nulla di comprensibile o di condivisibile riguardo
alla visione di società, nulla circa il come reperire le risorse
necessarie per innescare il "terzo miracolo italiano", nulla su "chi
pagherà il conto (le assicurazioni??? gli statali??? i pensionati
d'oro???), poco o nulla in tema di politiche industriali (il problema
non sono i finanziamenti a pioggia, ma il modello di specializzazione e
la dimensione microbica delle nostre imprese). E potrei continuare
all'infinito.

Il fatto è che se sei socialista hai una visione di società un po'
diversa da quella che discende mettendo insieme, in modo raffazzonato e
oscuro, "merito" e "dinamismo". Hai idea di come costruire una società
meno diseguale, di come far ripartire lo sviluppo delle forze
produttive, del ruolo dello Stato nell'economia.
Qualcosa di molto diverso dalla politica "tutto chiacchiere e
distintivo" che ci è stata proposta in queste settimane.

Abbiamo solo da pazientare, sono ricette talmente errate quelle di
Renzi, che il suo carro vittorioso (ammesso che il PD non venga
asfaltato per l'ennesima volta da un redivivo Berlusconi) è destinato a
deragliare presto.

Pierpaolo Pecchiari

salvatore ha detto...


Address Book







Approvo totalmente le considerazioni di Pierpaolo Pecchiari, e ci aggiungo
che le idee di Renzi sulla scuola, che sembrano prese direttamente da
Ichino, sono lontano un anno luce da ciò che dovrebbe essere la funzione
sociale della scuola: concetti come merito e valutazione, nella scuola,
possono essere declinati in modi molto differenti a seconda dell'idea di
società che se ne ha: giusto per ridere un po', guardatevi questo video e
ditemi quale dei due personaggi vi ricorda Renzi

http://www.youtube.com/watch?v=bLWGMCWPwmc&feature=youtu.be

Saluti ;)




maurizio ha detto...


I postcomunisti che, salvo poche eccezioni (Macaluso, Angius, Zani), non
hanno voluto diventare socialisti sono inevitabilmente diventati liberali,
anche se il liberalismo autentico è altra cosa (ad esempio è garantista e
non giustizialista). Questa è stata fin dall'inizio la scelta di Veltroni,
che detesto ma cui va almeno riconosciuto il merito della chiarezza e della
coerenza. D'Alema e altri con lui hanno invece preteso di salvare capra e
cavoli in un mix molto provinciale di continuismo e di pragmatismo senza
principi. Con Renzi, anche se non proviene da quella tradizione, si afferma
definitivamente la linea di Veltroni, perché le mezze misure (che non sono
saggezza, ma altro) non possono durare più di tanto. Per cui nessuna
sorpresa e nemmeno soddisfazione o delusione. Questa roba è del tutto fuori
dal socialismo qualunque sia la forma con cui si presenta.
Maurizio Giancola

paolo ha detto...


Caro Maurizio,in un paese cosi' pieno di liberali di liberalismo se ne ritrova molto
poco e per liberalismo non intendo ne' mercatismo ne' liberismo,ma ben altro;io
posso dire che Piero Gobetti docet!
In quanto ai post-comunisti,al di la' delle chiacchiere,sono stati bravissimi a
essere sostanzialmente....post-comunisti!!!!
Paolo Bagnoli

lanfranco ha detto...

Provo a inserirmi nel dibattito molto interessante che si è aperto in
questa mlist. Vorrei ribadire che non credo siano da qualificare come
vittime di una deriva di destra la gran parte dei 2 milioni di elettori di
Renzi. l'ho sostenuto fin dall'inizio. Ce lo confermano le testimonianze
dei compagni che sono statiai seggi.Che cmq con i risultati dell'8 dicembre
la direzione del pd abbia virato nettamente e molecolarmente a destra è
fuori discussione e da ciò non possono prescindere quanti in quel P.
vogliono ripensare una prospettiva di sinistra, che non può più essere
principalmente basata sul patrimonio, che si è presunto per sempre
inattaccabile e disponibile,degli ex militanti del Pci. Questa è stata la
presunzione fatale di D'Alema ( e anche più in piccolo di Bersani) che dopo
aver scorrazzato in tutte le direzioni, dall'antisocialismo facile
all'ulivismo,dal liberalismo sociale e al neoliberismo à la Blair fino alla
Feps, ora si trova senza retroterra e senza i suoi stessi luogotenenti.
Luogotenenti che da lui hanno ereditato solo il peggio: il disincanto e il
cinismo come norma di condotta. Cuperlo ha cercato di reimpostare il
discorso della sinistra, a partire dal deserto( qui ci soccorre Tacito!)
frutto degli ultimi trent'anni,( quindi non solo della seconda repubblica,
ma anche degli anni dell'esaurimento della tradizione togliattiana fino
all'ultimo Berlinguer) in termini valoriali, ma non abbastanza chiaramente
in termini sociali e ancor meno in termini politici. Per di più gli è
mancato lo specifico dell' attuale beauty contest : l'arte della
comunicazione e dell'imbonimento. La ripresa non potrà essere solo la
continuazione della campagna congressuale perduta. Occorre rifare il punto
in modo sistematico. Bisognerà anche vedere se , al di là della infelice
sortita di Vendola,dal congresso di Sel uscirà qualche progetto degno di
questo nome.Insomma c'è molto da lavorare e pensare da dentro e da fuori!

Vittorio Melandri ha detto...


Troppo forte la tentazione indotta da Lanfranco per resistere. Così pubblico quanto il suo post mi ha suggerito.

LA CHIAMANO PD MA IL SUO VERO NOME È DP

(e sia chiaro che non sta per Democrazia Proletaria... ma...)

Sono sempre stato favorevole [ma la mia opinione vale meno di 0 (zero)] al finanziamento pubblico dei partiti.

Come sono sempre stato ed ancora sono, favorevole a quello che dice l'Art. 49 della Costituzione.

Il problema è quello che non dice, che continua a non dire quell’Articolo, silenzio esaltato dall’ipocrisia di chi oggi getta “l’osso in pasto ai cani”, ovvero l’annuncio, appunto, l’annuncio del cessato finanziamento pubblico a quei partiti che continuano a rimanere non contendibili, dato che si rendono contendibili organismi, segretari generali compresi, che contano sicuramente meno di….

….. QUELLI CHE NELL’OMBRA

….. controllano i CORDONI DELLA BORSA, unica vera valvola di regolazione del potere.

Per dirla con Tacito (cosa che appunto mi è suggerita da Lanfranco).... e che ho rielaborato un poco...

…. hanno fatto il DP (non il PD), ovvero hanno fatto…..

…. un Deserto e lo chiamano Partito.

E non mi si venga a dire che quasi tre milioni di cittadini stanno a dimostrare che sbaglio, che un deserto non è così abitato…. perché significa non avere la minima idea delle molteplici forme di vita che animano un deserto, e nemmeno di quanto sia difficile il loro manifestarsi, e però come accada che bastino anche poche gocce di pioggia per vedere esplodere “fioriture”, che purtroppo poi…. ritornano inevitabilmente sotto la sabbia.

peppe ha detto...

quando parliamo di postcomunismo, è bene ribadirlo, non ci riferiamo all'essere
stati militanti o dirigenti del fu PCI, ma all'aver voluto mantenere una identità
sospesa ed incompiuta non di rado condita da presunzione e dal voler mantenere in
piedi la anomalia politica italiana rispetto all'Europa. E questo atteggiamento ha
finito per nascondere fenomeni evidenti di trsformismo ed opportunismo politico. Di
qui la crisi mortale del postcomunismo. Renzi non è il frutto del caso ma di una
deriva che è iniziata molti, ma molti anni fa. Certamente Renzi non ha nulla a che
vedere con le piattaforme dei partiti socialisti europei, ma direi che è tutto il PD
che non ha a che vedere in quanto è il prolungamento della anomalia italiana. I
partiti socialisti e socialdemocartici in Europa hanno spesso commesso errori ,
hanno avuto sbandate ed espresso contraddizioni, e non parlo solo del blairismo, ma
si sono quasi sempre ripresi e sono stati in grado di correggere certe sbandate
perchè poi ahnno una memoria storica ed una identità definita. Non così il PD. Che è
un partito senza identità Ed un tale soggetto può essere mantenuto in piedi solo da
un accordo precario tra notabili o dal presunto carisma di un leader mediatico. Così
viene fuori Renzi che per me resta un saltimbanco, ma che si inserisce in una
condizione di grave crisi. Nel PD non esiste una posizione di sinistra socialista,
diciamo la verità. Cuperlo di fatto ripropone le culture giobertiane della anomalia
postcomunista. L'unico è stato Gianni Pittella che ha espresso la maggior vicinanza
al Pse non solo in senso nominalistico ma per l'aver insistito nel costruire una
alternativa all'Europa della austerità . Poi legittimamente si può contestare il suo
appoggio a Renzi. Ma vedo che poi una opposizione a Renzi non è in grado di farla
nessuno perchè mancanop strumenti e progetti credibili. In definitiva una
ricostruzione della sinistra in Italia la si può iniziare solo se si traccia una
netta linea di discontinuitò con quello che è stato il postcomunsimo (inteso nel
senso che dicevo all'inizio) e con tutte le sottoculture della anomalia e
ricostruisce un pensiero socialista adeguato alle esigenze di oggi.

felice ha detto...

La vicenda non si è conclusa con l' 8 dicembre ma con l'accettazione della
Presidenza da parte di Cuperlo. Spero a malincuore ma come sottrarsi alle pressioni
dei giovani turchi? Il bisogno di socialiso è continuità di valori, ma anche rottura
di odi di essere dove l'orizzonte lontano ci ha fatto adagiare nel quotidiano.
Venerdì c'era un convegno internazionale sull'art. 3 secondo comma: ecco il programa
di una sinistra socialista




Felice Besostri

martelloni ha detto...

come non si può "ridurre" Gobetti a Gioberti così non si può "ridurre" il PCI ai
post-comunisti (anche se sono stati proprio questi ultimi a ridurre male il PCI –
con i risultati che si vedono)

francesco ha detto...

C'è stata certamente della grandezza nella storia del PCI. Nessuno, credo, lo potrà realisticamente negare. Basti pensare a Gramsci (soprattutto al Gramsci del carcere e dei Quaderni), ma anche, più semplicemente, alle migliaia e migliaia di uomini e di donne coraggiose, disinteressate, e sinceramente impegnate a costruire un Paese migliore e una democrazia degna di questo nome...

Però ci sono state in quella storia anche bassezze e meschinerie, cinismi e doppiezze spregiudicate...

Penso a Togliatti, per esempio. A cominciare dal Togliatti responsabile di veri e propri assassini politici nella Spagna della guerra civile. Voglio qui ricordare soltanto due nomi di personaggi uccisi nel 1937 (lo stesso anno in cui i Fascisti fecero fuori in Francia i fratelli Rosselli): Andres Nin, il leader del Partido Obrero de Unidad Marxista (POUM) sequestrato a Madrid e ammazzato dall'NKVD (la polizia segreta di Stalin) e Camillo Berneri, l'anarchico italiano che aveva organizzato con Carlo Rosselli una colonna italiana, ucciso a Barcellona in circostanze mai del tutto chiarite... Nella morte di entrambi, Togliatti c'entrò in modo assai più che marginale. E viene francamente da pensare che lo stesso Rosselli, se non fosse stato ammazzato dai cagoluards pagati da Ciano e da Mussolini, e fosse tornato in Spagna come era nelle sue intenzioni, forse si sarebbe ritrovato a fare la stessa fine degli altri due...



Questi nostri post-comunisti di oggi non hanno, per loro e nostra fortuna, scheletri così ingombranti nei loro armadi. Ma in più di un senso sono figli di quella storia in cui c'è certamente anche un pesante retaggio di quella doppiezza di marca togliattiana. Ora è proprio quella storia ad essere stata in qualche modo punita, in parte anche per via del fatto di essersi a lungo sottratta alla necessità di fare fino in fondo i conti con se stessa.

Artefice di questa nemesi è stato inopitamente Renzi, e in un certo senso potremmo forse anche dire che Renzi ha realizzato - in condizioni molto diverse - quello che Craxi, per i gravi limiti che contrassegnarono la sua parabola, non riuscì a fare: liberare la Sinistra italiana dal comunismo. Badate che non mi sto con questo proclamando renziano! Tutt'altro! Sul personaggio Renzi, sul tipo di cultura politica che esprime, sul milieu che lo circonda, e sugli interessi di cui si renderà interprete sussistono a mio avviso tutte le perplessità che sappiamo e che si riflettono su ciò che quel partito senz'anima potrà diventare nei prossimi mesi... Rispetto a chi formula critiche a priori, io posso tutt'al più dire: aspettiamo e vediamo! Ma non per questo sono certo tra coloro che si profondono in peana per il piglio giovanilistico del sindaco-segretario o per la sua verve di comunicatore battutaro.

Quello che mi limito a dire è che - forse - almeno in ordine alla liquidazione del post-comunismo, qualche merito a Renzi dovrà pur essere riconosciuto.

O magari no? Dopo tutto, noi stiamo a qui a recitare il de profundis dei post-comunisti, ma non dobbiamo dimenticare che non pochi di loro sono naturalmente saliti per tempo sullo stesso carro renziano...

Che quella storia non sia poi nemmeno davvero finita?

Un saluto,

Francesco Somaini

peppe ha detto...

Concordo nella sostanza con quello che dice Francesco. E non credo affatto che qualcuno possa pensare che si tratti di anticomunismo fuori tempo massimo. Il comunismo italiano ha avuto grandezze e miserie e va comprezo nelle sue laceranti contraddizioni. Personalmente credo che Togliatti sia stato uno dei più grani politici del secolo scorso ma quando penso a lui inevitabilmente il pensiero ricade su...Berneri ed altri (e sono convinto che se Rosselli non lo avessero ucciso i fascisti lo avrebbero fatto fuori gli stalinisti). Per questo non concordo con Emanuele Macaluso e la sua rivalutazione di Togliatti (anche se lo comprendo- comprendo molto di meno gente come Michele Prospero). Credo che uno dei punti di estrema irriducibilità tra socialisti e comunisti (anche quelli "revisionisti") sia il modo di concepire la storia. Lombardi e Giolitti mi hanno insegnato che è doveroso dare giudizi morali sulla storia. I comunisti ed i loro eredi sono avezzi al giustificazionismo di tipo hegeliano per cui tutto ciò che è reale è razionale. SE gran parte del reale è razionale c'è una parte che non lo è . Hegel pensava che tutte le azioni umane erano razionali, anche quelle apparetntemente più negative. Dopo Freud questo non è più sostenibile. E soprattutto c'è bisogno di dare giudizi morali, altrimenti si finisce per giustificare anche Hitler (in Germania c'erano 5 milionio di disoccupati nel 1932). Ma è proprio questa mentalità che ti esime dai giudizi morali accanto a quelli politici che provoca poi quella doppiezza che emancipa completamente la nomenclatura dai propri fini ed ideali originari anche se distorti da una filosofia della storia di tipo determininistico. Qui c'è la parabola discendente del postcomunismo. Il Psi degli anni 70 intuì (a completamento della svolta autonomista del 1956) che la sinistra avrebbe dovuto liberarsi completamente dal leninismo. Lo sostenevano Giolitti e Lombardi ancora più di Craxi. Ma poi le cose sono andate come sono andate. E dopo la fine del Psi il postcomunismo non è stato in grado di ereditarne la cultura politica. anzi l'ha demonizzata. Renzi è il punto finale del loro fallimento. Io mi rendo conto del fatto che REnzi è un grossissimo problema ed è un fenomeno profondamente negativo. Ma l'errore più grosso è stato il pensare di combattere REnzi con forme edulcorate di neotogliattismo. Va contrastato recuperando pensiero e soggettività socialista.

giovanni ha detto...

Ci sarà stata anche della grandezza nella storia del PCI, ma certo una grandezza terribile e tragica. Sappiamo dei crimini dello stalinismo, perfettamente noti al gruppo dirigente comunista italiano, che li lasciò passare con la massima nonchalance: fulgido esempio di virtù morali! E’ la storia complessiva del PCI che deve essere condannata e nessuna rigenerazione degli ex comunisti può avvenire senza la denuncia della negatività d’insieme di quella esperienza. Mi infastidiscono non poco gli elogi riservati a Gramsci e Berlinguer, quasi che gli anelli terminali di quella catena che ha legato Gramsci, Togliatti, Longo, Natta e Berlinguer non fossero responsabili moralmente e solidalmente dei crimini del comunismo. Ho letto anch’io le lettere dal carcere e mi sono talvolta commosso e qualcuno dei quaderni e ne ho apprezzato l’erudizione e la profondità, ma questi sono i prodotti della crisi e della revisione di un uomo solo, triste, perché abbandonato alla sua sorte dal partito che aveva fondato e dal suo gruppo dirigente. Il giudizio politico su Gramsci va dato, a mio giudizio, su ciò che ha fatto e scritto quando era nel pieno del suo potere sul partito e libero di agire. I suoi comportamenti e suggerimenti sono stati di una violenza durissima nei confronti dei contradditori, in particolare dei socialisti. Da quei discorsi e scritti si poteva trarre il presagio di quali sbocchi avrebbe avuto l’esperienza storica comunista. E che dire di Berlinguer? Aveva tra i trenta ed i quarant’ anni ed era inserito nel gruppo dirigente e non un giovane senza esperienza e conoscenza quando i comunisti ci facevano fremere col loro favoleggiare del paradiso sovietico. Ed era ben conscio dell’oro di Mosca e della piena partecipazione del suo partito al saccheggio dei beni pubblici quando dissertava sulla questione morale. Tale è stato il retaggio morale che si sono portati con sé i post comunisti, non avendo avuto il coraggio di un’autocritica dolorosa ma indispensabile per contribuire realmente alla difesa della democrazia e delle classi e categorie sociali soggette allo sfruttamento. Sono, finalmente, in corso di archiviazione. Anche se qualche riemersione sarà sempre possibile, essa, come per i movimenti extraparlamentari di estrema destra e sinistra non sarà più in grado di incidere significativamente sulla vicenda storica iataliana. Peccato che ciò sia avvenuto da parte di un cattolico di inclinazioni blairiane e ciò comporterà la conseguenza che continuerà con ritmi più o meno intensi il trasferimento della ricchezza prodotta dal lavoro intellettuale e materiale verso i ceti della rendita. Confusamente, in modo improprio e approsimativamente un disagio per tale andazzo viene dalle piazze in rivolta, chissà se qualcuno sarà in grado di dare una guida ed un disegno razionale ad azioni generate dal disagio e dalla percezione delle ingiustizie, ma ancora in forme irrazionali ed inconcludenti. Giovanni Baccalini

maurizio ha detto...

Sono d'accordo sia con Peppe sia con Francesco. Come ho detto più volte diffido di Renzi e di tutto quello che esprime, ma non per questo mi straccio le vesti per la sconfitta di Cuperlo, ultimo rappresentante di un gruppo dirigente post-comunista penoso e fallimentare. Al riguardo devo dire che non ho capito quei compagni del NSE che si sono schierati dalla sua parte con toni da ultima spiaggia. Ha fatto bene Francesco a ricordare che molti esponenti della nomenklatura ex PCI (da Fassino a Burlando, da Bassolino a La Torre) sono saltati sul carro del vincitore. E che dire del fatto che nelle regioni rosse Renzi abbia stravinto? Per questo eviterei manicheismi sciocchi, attendendo piuttosto di vedere cosa succederà. Posso sbagliarmi, ma per me la discontinuità di cui tanti parlano al momento è soltanto di immagine mentre l'anomalia e il provincialismo di casa nostra non mi sembrano affatto intaccati.
Maurizio Giancola

paolo ha detto...

Cerco di interpretare le primarie del Pd attraverso le osservazioni fatte presso un seggio milanese di periferia. Età media molto elevata. Per i nati dopo il 1990 le primarie non sono affatto interessanti: esse non realizzano l'apertura del Pd ai giovani. Semmai “richiamano in servizio” sostenitori del passato, disorientati e disamorati negli ultimi vent'anni dalla politica incomprensibile del Pci ed eredi, dopo la Bolognina. Queste persone cercano l'erede dell’ultimo Berlinguer (crescita numerica dei voti, "partito degli onesti", ecc.) e credono di averlo trovato in Renzi. Del resto, una parte, abbastanza riconoscibile, di chi è venuto a votare, non è venuto a “votare alle Primarie”; è venuto a “votare per Renzi”. Renzi esprime un forte bisogno di cambiamento, una sensazione diffusa che , la condanna generalizzata per ma in particolare per i nostri di ieri , una sincera aspirazione al riscatto , eccetera.

Il gran numero di votanti contiene forse elettori di destra desiderosi di inquinare il voto? Certamente no. Avevano votato per il Pd? In parte sì, in parte si sono astenuti, altri sicuramente hanno votato per Grillo o per Monti. Voteranno per il Pd? Dipende. Contano che Renzi li faccia finalmente “vincere" (il disastro delle ultime elezioni ancora duole). Ma qui sta il vero problema. Cosa vuol dire, “vincere”? Una volta escluso che il Pd possa arrivare al 50+1 per cento, come si può “vincere”? Renzi cerca, per ora, la soluzione in un sistema maggioritario. Se fosse confermata l’astensione al 40% e, supponiamo, 33% dei voti al Pd, significherebbe pretendere di governare con il consenso del solo 25% degli aventi diritto. Mi pare una ambizione eccessiva … e non credo che queste Camere la faranno passare.

Ancora un punto. I "berlingueriani di ritorno" che hanno votato Renzi non si preoccupano della destra che c'è dentro Renzi. Non fanno caso a quello che dice, ma al tono, all'assertività con cui lo dice. Se sapessero che dice di voler tagliare le pensioni d'oro e fra quelle considera anche le loro, di ex-ragionieri dell'ufficio fatture, sarebbero un po' meno entusiasti. C'è un'ultima cosa da osservare. Cuperlo ha preso davvero pochi voti, perché? Può essere che una fetta di sinistra (iscritti e non iscritti), abbiano giudicato le Primarie già compromesse, perdute in partenza, e non si siano scomodati. Attenzione: vorrebbe dire che Renzi ci sta riportando elettori delusi, ma ne sta allontanando un ugual numero. La sinistra italiana non è “senza numeri”. Li ha, ma dispersi e disgustati dalla deriva neocentrista. Urge mostrar loro una bandiera in cui credere. Il Pd (anche il Pd di Renzi) ha bisogno di una sinistra interna forte e riconoscibile.

luigi ha detto...

Certo possiamo anche recuperare qualche ottimo spunto dalle
riflessioni meditate fatte dal carcere dal Gramsci (fase di
pensiero depressivo). Per per vale la pensata "di cultura egemone" ..
utile in allora per capire il catto-fascismo del popolo italian ma
perché serve soprattutto oggi con cultura egemone neoliberista-
teocon. La saldatura spuria tra neoliberismo e conservatorismo
religioso forse potrebbe essere finalmente spezzata dal nuovo papa
Francesco che senza mezzi termini riafferma la dottrina sociale della
chiesa e mette sotto accusa il neoliberismo. Poco importa a me se il
cattolico osservante rispetti i precetti della Chiesa cattolica - ma
ora i Ciellini non dovrebbero più avere filo da tessere per fare
affari e imporre "diritti non trattabili" a tutti.
Detto questo riprende dalle frasi sopra riportate.
Mi sembra che siamo sempre allo stesso punto ... belle domande
nessuna risposta.
Dobbiamo dare risposte che vanno cercate sotto il titolo indicato da
Peppe
recuperando pensiero e soggettività socialista.
Va bene ma per me bisogna stringere sul titolo sennò riparte la
distussione storica e non arriviamo a stringere sul presente.
Quello che è sintesi sedimentata, tanto di cultura socialista,
comunista (scritta convintamente anche dal rasserenato Togliatti che
ha salvato la pelle dalle purghe staliniste), cristiano sociale e
liberale, che esiste già, è la nostra Costituzione.
L'articolo 1 e 3 (sintesi di pensiero liberalsocialista) tutto il
tittolo terzo parte prima - Rapporti economici (vera piattaforma
programmatica di governo per una società socialista).
Insomma se diventassimo paladini della Costituzione avendo una nostra
massa critica per rivendicarla nei confronti degli attuali partiti
slabbrati in prospettiva prossime elezioni europee noi faremmo cosa
utile per l'Italia, per l'Ue e mondo intero.
E' sul parametro Costituzione italiana che dobbiamo verificare il
tasso di riforme socialiste del programma di Schulz e proporre nostre
eventuali necessarie integrazioni.
Per il percorso per uscire dalla morso neoliberista in Europa vale
sempre il consiglio di leggere
http://www.circolocalogerocapitini.it/eventi_det.asp?ID=381
Un dialogante saluto socialista di sinistra
Luigi Fasce

Giampaolo ha detto...

Mi intrometto con un argomento che reputo molto importante dal quale possono scaturire soluzioni anche impensabili.

Giampaolo ha detto...




ASSUEFAZIONE O RASSEGNAZIONE?
Cari cittadini, ovunque voi siate: FELICE BESOSTRI avvocato, SOCIALISTA, assieme ad altri coraggiosi professionisti, ha portato dinnanzi alla CORTE COSTITUZIONALE (che ormai ci hanno convinti si debba chiamare CONSULTA!) la richiesta di INCOSTITUZIONALITA' della Legge 21 dic. 2005, n. 270, meglio conosciuta come PORCELLUM. La Corte il 5 dicembre scorso ha accolto il ricorso e proclamata la (parziale) incostituzionalità della stessa.
Una norma dichiarata incostituzionale E' COME NON FOSSE MAI ESISTITA, perché come ci insegna il DIRITTO, la NULLITA' (incostituzionalità = nullità, non annullabilità) riporta alla situazione antecedente. Cosa sempre da tutti riconosciuta, soprattutto da quanti hanno piccole cognizioni di Diritto Pubblico a livello di studenti di 3^ ragioneria (che mi pare l'abbiano come materia di insegnamento), perchè norma fondamentale del diritto. ma non dalla "casta" (inbonitrice) di potere la quale, dopo aver disatteso nel tempo, l'esito dei REFERENDA popolari, cerca - con la complicità dei media ed il silenzio degli studiosi - di inascoltare e quindi non adempiere al dovere di applicazione anche delle sentenze.

Giampaolo ha detto...

La situazione è quindi molto simile alla descrizione che Kafka fa sul "Castello", o Guicciardini nei suoi trattati: tra il "palazzo" ed il "popolo" si frammette quindi una fitta nebbia.
Ma lo sanno i "nostri" - la Storia dovrebbe essere maestra di vita - che quando sale il malcontento popolare non è la rivoluzione che vince, ma sono le destre che ne godono?
Sulla situazione attuale si sono tra l'altro soffermate le associazioni della RETE SOCIALISTA - socialismo europeo, che si sono ritrovate a Bologna domenica 15 dic. scorso, proprio sotto la presidenza del mio compagno Besostri. Purtroppo era assente - per lutto di famiglia il sociologo Lorenzo Bagnoli, copropugnatore della "rete".
Certamente dovremo attendere le motivazioni della Corte, che non dovrebbero tardare molto: quindi un po' di pazienza dobbiamo ancora portarla.
Ma da subito invece DOBBIAMO dare forza a Felice Besostri, tra i pochi addetti ai lavori che si è mosso per il rispetto della CARTA FONDAMENTALE della Repubblica.
Non so cosa ci frena dal prendere in mano con coraggio la situazione, considerato che tutte le prospettive sarebbero a nostro favore. O si aspetta che i "forconi" oltre al resto delle frange violente mai sconfitte, sovrastino tutta la debole struttura democratica dello Stato? Che farebbe il nostro Governo: utilizzerebbe un novello Bava Beccaris di crispina memoria?
A nostro favore volge soprattutto LA DIFESA DELLA LEGALITA' DEMOCRATICA che, come diceva un fine intellettuale, nelle pagine di internet, deve superare il giustificazionismo di tipo HEGHELIANO, che si appoggia totalmente ed esclusivamente sulla "ragion di Stato".
Noi uomini liberi, ma non solo, da questa situazione non abbiamo nulla da perdere, anche se non è solo questo lo spirito che ci deve animare. Dobbiamo quindi impegnare e mobilitare TUTTE LE NOSTRE FORZE perché da subito il Presidente della Repubblica, se ha a cuore la "legalità" dello Stato, sciolga le ILLEGITTIME CAMERE e ci porti a nuove elezioni. Succeda quel che succeda: non è possibile che lo stesso, contro ogni evidenza, abbia invece dichiarato che "il Parlamento è legittimo"; non è possibile che un parlamento "usurpatore" possa tranquillamente legiferare in uno Stato di Diritto. E' una bestemmia che merita l'IMPEACHEMENT!
La triste nota è che tutti i derivati di questo parlamento sono illeggittimi per cui dallo scioglimento dello ne dovrebbe derivare un "plebiscito popolare". Ma questa è un'altra materia.
Giampaolo Mercanzin.
p.s. Qualcuno osserva che ciò renderebbe illegittimi tutti gli atti effettuati dalla data di entrata in vigore della Legge 270, creando un caos spaventoso. Poco male; credo sia successo anche con la fine del fascismo. Il Parlamento legittimo una volta insediato mette un atto una Legge di sanatoria, con riserva di modificare le norme non conformi, attraverso appositi provvedimenti. Non mi pare insormontabile

lorenzo ha detto...

A furia di sentirmi dire che il mio partito, il Pd, è senza identità e senz'anima, anche io comincio a sentirmi un po' anonimo e inanimato. Invece, il 70% dei votanti alle primarie che hanno optato per Renzi, mi sono sembrati, almeno in un seggio, piuttosto animati e con identità ben definite. Sono per la più parte post comunisti che si sono stufati di essere comunisti e sono diventati... renziani. E incidentalmente, nessun ammontare di disprezzo nei confronti di Renzi da parte di quattro gatti della sinistra, è verosimile che gli faccia cambiare idea. Mentre Renzi non è certamente una scelta ideologica, ma pragmatica, empirica: c'è il desiderio di sperimentare, c'è la speranza che riesca a cambiare la politica, a farla diventare più vicina alla gente. Se Renzi non ci riuscirà, verrà pragmaticamente sepolto insieme alle speranze deluse. Cordialmente. Lorenzo Borla

davide ha detto...

Buongiorno amici e compagni del circolo Rosselli,
Aggiungo alle parole del compagno Borla che il Pd rappresenta un mondo plurale, solidale, desideroso di cambiamento, che mette al centro il lavoro e la dignità degli oppressi. Un mondo dove la giustizia e l'uguaglianza dovrebbero essere i criteri di riferimento del legislatore.
Detto questo c'è poco da fantasticare, oggi si chiede concretezza pertanto Matteo Renzi incarna queste caratteristiche.
Questo significa che dovrà tener conto della storia e dell'identità di un popolo, quello della Sinistra appunto, che per troppi anni ha accettato passivamente l'incoerenza e la poca efficacia dei propri rappresentanti.
Ma non è solo Renzi il fautore del cambiamento se insieme saremo in grado di creare una Sinistra plurale capace d'interpretare i bisogni di oggi, riducendo al minimo la burocrazia, favorendo gli star-up delle aziende, firmando accordi migliorativi per la condizione dei lavoratori, risolvendo la crisi del credito bancario, cambiando la comunicazione dei mass media per evidenziare davvero le notizie che contano e non i gossip allora potremmo ritenerci soddisfatti.
In Europa il cambiamento porta il nome del Partito Socialista Europeo, Renzi ha chiaramente espresso l'intenzione di aderirvi e così anche gli altri candidati.
Un punto in comune non indifferente perché proprio dalle prossime politiche comunitarie si deciderà il futuro dell'Italia e dell'Europa.

Davide

felice ha detto...

Fatti e non parole su riforma delle istituzioni si insegue l'0antipolitica alimentata dai neici della deocrazia, pare che il costo della politica da ridurre sia solo quello degli oirgani elettivi rappresentativi. sul finanziamento deipartiti ci si è arresi alle lobby con il liite più alto consentito di finanziamentorivato e l'eliinazione di contributi ai costi delle capagne elettorali, antenuti oer 3 anni in maniera incostituzionale, l cartina di tirnasole è l'indiferenza per l'incostituzionalità delle legge elettorale europea con contrastopersino con la nrativa europea. Si vota per leuropa il 25 aggio e si discute invece di legge elttorale nazionale quando Napolitano piaccia o no è stato chiaro si vota dopo il semestre dinpresidenza italiana dell'UE o bisogna cercarsi un altro presidente. Piurrosto che aiutare a crescere una destra appena potabile si preferisce rimettere al centro del gioco Berlusconi. Su un punto sono d'accordo senza il PD non si va da nessuna parte, a anche con quesro PD. Bisogna cobinare azione interna ed esterna altrimenti si perde, ma per vincere occorre un PD che giochi chiaramente in un campo senza pretendere di esserne il solo rappresentante questom è un residuo di egemonismo comunista, quello che ha ipedito alla sinistra italiana di crescere in un contesto europeo
.




Felice C. Besostri

franco ha detto...

D'accordo con l'analisi ma serve, prima di tutto, l'autonomia teorico - strategica e politico - programmatica di forze di sinistra, magari diverse anche rispetto al rapporto con il PD (comunque irriformabile) ma soprattutto dal punto di vista delle loro "ascendenze", ma in grado di essere presenti e di collaborare tra loro attorno ai nodi indicati e a quelli di carattere economico - sociale. Invece i socialisti (PSI) appaiono del tutto subalterni e i comunisti (PRC) non tanto arroccati ma del tutto al di fuori da un ragionevole contesto di iniziativa politica, a causa dell'assoluta autoreferenzialità dei gruppi dirigenti. Franco Astengo

dario ha detto...

la mail di felice Besostri ovvero DEL REALISMO.
Sto assistendo con un vago senso di nausea alla ricerca da parte del neo segretario del PD (e dei suoi "alleati SB e BG) del casus belli (e dell'UDEUR di turno perchè le mani è meglio se se le sporcano altri) per provocare la caduta del Governo.
Premesso che questo in carica finora è stato il Governo degli annunci (il caso IMU è stato il modo peggiore di gestire una questione importante con rinvii, modifiche in corso d'opera ecc) dobbiamo avere la consapevolezza che, nonostante il flop dei forconi, stiamo seduti sull'orlo di un vulcano che può esplodere da un momento all'altro.
I problemi denunciati dal movimento di protesta sono reali e sono quelli di un ceto medio falcidiato dalla crisi e di un precariato che è stato semplicemente dal lavoro senza troppi giri di parole e senza alcuna garanzia sul suo futuro.
Come ho avuto occasione di dire domenica scorsa durante l'Assemblea costitutiva di Rete Socialista oggi più che mai serve un Movimento politico socialista che rimetta al centro della discussione due temi classici del Socialismo in Italia:
1- un Sistema fiscale che si basi sulla progressività delle Imposte, e su questo problemino sarebbe il caso di discutere a lungo ed in modo approfondito
2- un Sistema elettorale che faccia della Rappresentanza il suo centro, in sostanza un sistema proporzionale.
La tesi che la domenica sera si debba sapere chi governa è francamente alquanto ridicola, i tedeschi hanno atteso più di due mesi prima di avere il Governo e la Germania ha continuato a vivere più che bene.
La mia impressione è che Renzi voglia ancora e sempre il premio di maggioranza, anche perchè non ha ancora capito che la Corte Costituzionale non ha cassato una legge (che tuttora è in vigore) ma ha condannato due PRINCIPII: il PREMIO DI MAGGIORANZA e le LISTE BLOCCATE, ERGO è ILLEGITTIMA anche la legge elettorale dei comuni sotto i 15.000 abitanti che assegna il 66% dei seggi al primo arrivato senza alcuna soglia minima, ed è NON importabile il sistema Spagnolo (ed ogni altro sistema senza preferenza) che se non erro ha sempre liste BLOCCATE.
Il nostro ruolo di socialisti, dopo la vittoria Besostri, può essere per l'appunto questo, quello dei GUARDIANI della Democrazia, che oggi non è garantita da nessuno, neppure dal PD.
Fraterni saluti
Dario Allamano


PS se poi qualcuno mi dice che sono un PROPORZIONALISTA lo ritengo un merito non una colpa




lorenzo ha detto...

Confesso che diventa irresistibile, a volte, la voglia di provocazione. Il modo migliore è quello di buttare nell'agone una tesi fuori dagli schemi, ma non irragionevole. Il Paese che ha inventato la democrazia e la governabilità è l'Inghilterra, che ha fatto una sola rivoluzione (nel 1688) e poi non ha mai avuto cesure, ma sempre governi stabili. Ha anche la burocrazia più efficiente. Lo stesso gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, la Nuova Zelanda, le Isole Fiji eccetera. Sono anche i Paesi con l'indice più basso di infedeltà fiscale e di corruzione. Quando impareremo ad applicare le regole che alla prova della storia si sono rivelate essere più efficienti ed efficaci delle nostre? Non facciamo altro che criticare tutto ciò che non va nel nostro Paese, ma uscire dal nostro provincialismo non è dato. Cari saluti. Lorenzo Borla

alberto ha detto...

Occorrerebbe ricordare che ha anche avuto la Thatcher e tra i paesi europei è tra quelli che hanno il maggio divario tra ricchi i poveri.

pierpaolo ha detto...

L'uninominale maggioritario a doppio turno l'Italia lo ha già sperimentato: era il sistema elettorale dell'Italia unitaria, umbertina e giolittiana.
Non c'è bisogno di una lezione di storia per ricordare quali mirabolanti risultati ci dette. L'eredità di quel sistema sono due parole: notabilato e trasformismo.

All'idea bizzarra di copiare da altri, ti rispondo citando proprio Giovanni Giolitti: "Le leggi devono tener conto anche dei difetti e delle manchevolezze di un paese. Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo, deve fare la gobba anche all'abito".
Si tratterebbe dell'ennesimo tentativo di imporre al Paese il bipartitismo per decreto, quando è chiaro che di questo il Paese non ne vuole sapere. Ci piaccia o no, l'elettorato italiano si è diviso in tre grossi blocchi, più o meno equivalentisi tra loro. L'idea di inventare una legge elettorale che consenta a uno dei tre di governare da solo è una totale follia, si tratta di una dittatura della minoranza che giustificherà le peggiori nefandezze a livello parlamentare, ma soprattutto offrirà a chi ne avesse l'interesse il pretesto per portare lo scontro politico fuori dalle aule parlamentari, nelle piazze e nelle strade.

pierpaolo ha detto...

Caro Tosello,

Spero che tu conosca l'Inglese o il Francese.
Potrai dare un'utile lettura alla documentazione che rende conto della piattaforma politica del PSE (vedi http://www.pes.eu/).

Ci sentiamo quando Renzi e il PD proporranno qualcosa di simile, perchè a me pare che, oggi, un confronto tra le due piattaforme politiche dica questo.
L'80% delle "issue" di Renzi sono estranee al programma del PSE. Si parla proprio d'altro.
Per il 20% in cui si parla di temi simili, il PD di Renzi dice il contrario di quello che trovi nella piattaforma del PSE.

Per noi l'adesione al PSE non è un fatto "non ideologico", come dice Vendola, o un mezzo per rottamare pezzi dell'opposizione interna al proprio partito. Deve essere un'adesione convinta, che implica l'adozione di una ben precisa piattaforma politico-programmatica. Altrimenti si riduce a un imbroglio, o a una barzelletta.

Buona lettura!

Pierpaolo Pecchiari

dario ha detto...

ogni tanto mi trovo in totale accordo con PPP, i collegi uninominali (e vale anche per il Mattarellum) hanno per l'appunto quel difetto: creare notabili locali, piaccia o no l'unico sistema elettorale che ben si addice all'Italia è il Proporzionale con Preferenza (e), e senza premio di maggioranza, la maggioranza si conquista se si ha un Progetto politico in grado di aggregare non con il giochetto del Premio, qualcuno poi dovrebbe peritarsi di spiegare a Renzi che la Corte Costituzionale non ha cassato una legge (il porcellum) ma ha emesso una sentenza che demolisce due principii tanto cari ai podestà (il premio e le liste bloccate) e sono principii presenti in tutte le leggi elettorali (regionali e comunali) e certamente non replicabili in una nuova legge nazionale.
sono d'accordo con PPP anche sulla pseudo adesione del PD (e di SEL) al PSE, d'altronde quando un segretario di partito (Renzi) esordisce dicendo "avviamo una trattativa per l'adesione al PSE" conferma che è una boutade, al PSE si aderisce senza se e senza ma, aderendo al suo Programma politico semplicemente inviando una lettera che più o meno recita così:
. Tutto il resto è propaganda
Dario Allamano
Dario Allamano

lorenzo ha detto...

Ho scritto che era una deliberata provocazione, sapendo in anticipo la levata di scudi, per mettere qualche dubbio nelle le granitiche certezze del proporzionale. In realtà quale sia il sistema più adatto all'Italia alla prova dei fatti, non lo sapremo fino a che non ne verrà messo in pratica... uno. Mi sembra che la frase di Giolitti vada bene anche per me: non c'è bisogno di una lezione di storia per ricordare che il quadro di notabilato e trasformismo di fine '800 non sia applicabile all'Italia di oggi. O sì? L'opinione che copiare dagli altri sia una bizzarria, pesa esattamente quanto l'opinione che copiare daglia ltri è cosa giusta e saggia. Mi sembra una totale follia avanzare tante drastiche certezze. Cari saluti. Lorenzo Borla