L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
A Genova, oltre la contigenza elettoralistica
Alcune ragioni per un appuntamento socialista a Genova. Perché il reimpianto della sinistra, dei suoi concetti, della sua cultura, della sua prassi, della sua etica nell’Italia non può prescindere da un solido aggancio socialista che oggi non esiste in tutto ciò che si muove nel campo avverso alla destra.
di Paolo Bagnoli
A vedere dalle cronache che ci offre la politica italiana emergono sostanzialmente tre dati: l’insufficienza, nonché la supponenza, dell’improprio governo tecnico; la fragilità e l’incertezza istituzionale che sembrano inarrestabili e, dopo il responso amministrativo, la paralisi di ogni ragionamento politico serio.
Inoltre, c’è la questione dei costi della politica – la Repubblica sarebbe in crisi anche se fosse a costo zero - quella del fenomeno Grillo e della cosiddetta classe dirigente che si risolve in quanto esiste una politica democratica e non certo facendo e disfacendo sedicenti partiti - o aprendo inutili scuole di politica - facendo capire che se ne vogliono mettere in lizza dei nuovi oppure ritenendo che solo l’anagrafe determini la qualità del farsi politico e di una riconquistata credibilità.
Per quanto concerne la caduta di quello che definiremmo l’esprit republicain, non si registra nessun serio tentativo di argomentare una proposta ricostruttiva della statualità nazionale e di come, nel solco storico che ci è proprio, di una democrazia costituzionale fondata su partiti che rappresentino la gente e non agglomerati di potere che hanno sostituito a quello di “politica” il concetto di “governo”.
La situazione è assai allarmante nel campo d’insieme alternativo alla destra ove si registrano equivoci, tatticismi, mancanza di strategia, le solite furbizie di accatto e, soprattutto, nessun impegno per il reimpianto della sinistra in Italia e di una forza che la rappresenti come si deve. Naturalmente ci riferiamo all’irrisolta questione del socialismo cui si associa, se non in forma esclusiva, ma certo non secondaria, quella della sinistra di riessere, considerato che il Pd è alieno, nel suo insieme, dal rappresentare ciò che la storia ha consegnato, se pur in forme diverse, ai socialismi presenti nei vari paesi europei;ossia al senso stesso di antagonismo anticapitalistico e di rappresentanza dei ceti più deboli e dell’umanità umiliata, che è riconducibile all’esperienza e alla presenza del socialismo europeo. Se volessimo essere un po’ cattivelli potremmo dire che il pd talora è pure alieno da se stesso visto che sembra proprio impossibilitato a divenire un partito.
Ora, se non vogliamo aggiungere confusione a confusione, non si possono confondere due problemi di diversa valenza; vale a dire: da un lato, l’impedire alle prossime elezioni che la destra torni al governo del Paese e, quindi, come costruire un fronte largo per vincere le elezioni e, dall’altro, il problema socialista che non può essere ridotto alla propostuccia di dar vita a una casa dei riformisti;infelice battuta poiché non ha nemmeno la cifra della proposta e, quindi. non lascia nemmeno il tempo che trova poiché è fuori di ogni tempo politico. Insomma, acqua sul marmo.
E’ chiaro che, in relazione alla prima questione, si tratta di vedere cosa proporrà il Pd in termini di offerta politica e non di seggi cui sembrano, invece, essere molto interessati pezzi e pezzettini di soggetti e soggettini che si collocano alla sua sinistra.
Tra l’altro, nella condizione in cui versa il Paese, dare così peso al tema delle primarie, falsato e falsante – l’esperienza di Prodi fa storia - e limitarsi a riproporre la formula salvifica del “centro-sinistra” non sembra un partire con il piede giusto visto che si tratta di un’esperienza già fatta e beatamente fallita, mentre l’Italia ha bisogno che l’antagonismo democratico e costituzionale alla destra ragioni in termini di “alternativa democratica” con tutto ciò che, naturalmente, ciò comporta e dovrebbe comportare.
Né tanto meno ci sembra una cosa seria dar vita ad un modulo grillista serio, ossia pensare a un listone civico nazionale che sinceramente ci sembra una proposta senza senso compiuto e solo la spia di nuovi appagamenti parlamentari. In tale problematica la carta primaria spetta al pd che, al pari di altre forze politiche, propone cambiamenti elettorali quando tutti sanno che nessuno, da una parte e dall’altra, vuole cambiare niente poiché la scostumata legge Calderoli contiene un premio di maggioranza a cui nessuno vuole risultare.
La questione socialista è problema ben diversa rispetto a tutto ciò. Tra le due non vi può essere collusione. Ecco perché l’appuntamento di Genova promosso dal network del socialismo europeo per il 30 giugno prossimo può – ma noi crediamo che debba – rappresentare un passaggio fondante di un’intenzione non reducistica, quasi un’adunata dei refrattari, ma un episodio di taglio strategico, politicamente operante a partire dalle idee, dalla determinazione degli interessi sociali che si vuole rappresentare, del fatto di ritenere che il socialismo europeo sia non solo un complesso di partiti comunemente motivati, ma il soggetto di valore di quanto ha rappresentato e prodotto la cultura del movimento operaio nel quadro dell’incivilimento europeo e del tendere a fare del vecchio continente un soggetto statuale a base federativa e solidaristica. In questa direzione storicamente il socialismo italiano è sempre stato in prima fila. Di quanto ce ne sarebbe bisogno sono i fatti dell’oggi a dirlo.
A Genova, quindi, non si tratta di dar vita a un partito, ma di soggettivare cultural-politicamente una vasta rete di presenze socialiste, aggregate o singole e, comunque, tutte non prescindenti dal socialismo europeo per monitorare il presente e, da qui, ragionare sui tempi medi, e non di contingenza elettoralistica, della storia italiana.
Un appuntamento, quindi, di grande rilevanza perché il reimpianto della sinistra, dei suoi concetti, della sua cultura, della sua prassi, della sua etica nell’Italia il cui governo non può essere miseramente ridotto a una mera questione contabile, non può prescindere da un solido aggancio socialista che oggi non esiste in tutto ciò che si muove nel campo avverso alla destra.
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