giovedì 21 giugno 2012

Peppe Giudice: Nel PSE per una sinistra, larga, popolare e socialista

Nel PSE per una sinistra larga, popolare e socialista..


pubblicata da Giuseppe Giudice il giorno giovedì 21 giugno 2012 alle ore 1.47 ·
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Nel PSE per una sinistra larga, popolare e socialista.





Abbiamo riscontrato positivamente una convergenza di molti compagni di SeL sull’obbiettivo di porre nel campo del PSE il nuovo soggetto politico della sinistra che SeL stessa è impegnata a costruire.

Dopo la formazione del PD e lo scioglimento dei DS è evidente che in Italia l’area politica in Europa rappresentata dal PSE non esiste. A meno che non si sopravvaluti in modo vistoso la esistenza del micro-soggetto di Nencini. Ma a questo punto una sonora e giustificata risata ci seppellisce tutti.

Se non si supera il provincialismo politico che ha avuto una fortissima accelerazione con la II Repubblica tramite la creazione di partiti-non partiti sradicati dal contesto storico dell’Europa Occidentale, se non lo si supera non andiamo da nessuna parte.

Vedete io sono stato e sono un socialista italiano per cultura e tradizione molto, ma molto critico con le derive moderate e neoliberali di una parte del socialismo europeo (che è poi una realtà molto articolata). Non da ora. Quindici anni fa , quando nei DS tutti esaltavano Blair e poi Schroeder, ero su tutt’altra linea. Tant’è che aderii a “socialismo 2000” di Salvi , che sosteneva le posizioni dei socialisti francesi e di Lafontaine contro l’asse Blair-Schroeder. Ricordo pure che in socialismo 2000 c’erano molti socialisti entrati nei DS (come me) per il tramite del movimento laburista di Spini-Ruffolo.

I fatti mi hanno dato ragione perché progressivamente gran parte dei partiti del PSE si sono emancipati da quelle posizioni (alcuni più altri meno) e soprattutto dopo l’inizio della grave crisi del capitalismo (del modello capitalistico dell’ultimo ventennio), sono alla ricerca di nuove strade. Ci sono posizioni più avanzate come quelle dei socialisti francesi o della sinistra della SPD (e della corrente di Ed Miliband nel Labour) altre meno come quelle dei laburisti olandesi (ma lì c’è un partito socialista di sinistra che gli dà filo da torcere). Ma non c’è dubbio che molte cose sono cambiate in una Europa che però è ancora dominata da una destra conservatrice. Le elezioni francesi possono rappresentare un punto serio di svolta (se fossero avvenute due anni fa sarebbe stato molto meglio).

In genere noi di cultura socialista abbiamo una concezione laica dei partiti e della politica. Sappiamo che i partiti non sono l’assoluto, che non sono affatto infallibili, che possono sbagliare, che sono soggetti a possibili degenerazioni. “Noi combattiamo per il socialismo non per il PSI” amava ripetere Riccardo Lombardi.

Il socialismo europeo non fa eccezione a questa regola. Ha combattuto e vinto grandi battaglie. Per merito principale del socialismo europeo si è realizzato il modello sociale più avanzato al mondo ed ineguagliato. Questo merito nessuno lo può cancellare. Ma ha avuto pure momenti gravi di viltà politica ed anche di vero e proprio tradimento degli ideali socialisti. Di questo ne siamo perfettamente consapevoli. Ha avuto grandi uomini che si sono dedicati alla causa dei lavoratori e della giustizia sociale e della libertà come Matteotti, Bauer, Blum, Attlee, Brandt, Lombardi, Nenni, Palme, Kreisky, ma anche personaggi profondamente negativi come Noske, Mollet, Blair, Schroeder, Venizelos.

Ma il PSE è il più vasto campo della sinistra in Europa, ancora oggi è il suo settore ampiamente maggioritario e che prende il grosso del voto popolare e del mondo del lavoro.

E comunque la storia è implacabile. Il fallimento del comunismo nella forma del socialismo reale (l’89 comunque è un punto di non ritorno) che non solo ha soppresso la libertà ma ha anche mantenuto sfruttamento ed alienazione, ci rammenta quello che dicevano Kautsky, Rosa Luxemburg e Rosselli: socialismo, democrazia e libertà sono inscindibili. Per cui l’unica sinistra possibile che l’evoluzione storica ci ha lasciato in eredità (certo anche con le sue contraddizioni ed i suoi limiti) è il socialismo democratico. Inseguire sinistre impossibili ed astoriche è inutile ed è pura accademia. Ora il lavoro che ci aspetta è per l’appunto far sì che questa sinistra possibile venga resa sempre più coerente con le proprie ragioni fondative: trasformare in senso socialista nel pieno dispiegamento della democrazia e della libertà, le nostre società che rischiano di essere strangolate da una crisi capitalistica devastante. La quale probabilmente non è il crollo tout-court del capitalismo, ma richiede una profonda messa in discussione degli assetti di potere nel’economia e nella società guidata da un progetto che realizzi gradualmente un nuovo modello di relazioni sociali: quelle relative ad un tipo di “società più ricca, perché diversamente ricca” (Riccardo Lombardi).

O socialismo democratico o barbarie. Una sinistra subalterna al liberismo non potrà mai essere socialista

Questo progetto può realizzarlo solo un campo politico che sappia aggregare un vasto consenso su questi obbiettivi nelle nostre società. Una sinistra di governo seria e coerentemente riformatrice e socialista (come quella del programma del PSF). E quindi un abbandono netto di ogni ipotesi di III Via. Non potrà realizzarlo certo una sinistra minoritaria e velleitaria, capace solo di criticare i tradimenti presunti e reali altrui, ma senza un progetto costruttivo. Né una sinistra senza aggettivi che in modo postmoderno vuole far convivere diverse identità. Essa può funzionare fino a quando il comun denominatore è in negativo. Quando deve proporre un percorso in positivo le diverse e configgenti identità riemergono e fanno deflagrare il soggetto.

Ho notato che in Italia , a destra, centro e quel che è rimasto della sinistra, si è dato più importanza alle elezioni greche che a quelle francesi. Tipico segno di provincialismo. Un semplice buon senso ci dice che quel che accade in Francia (e non da oggi) ha grossi riflessi in Europa. Qualcuno del PD ha addirittura esultato per la vittoria della destra in Grecia. Ferrero ha messo invece in evidenza come Syriza sia il punitore del tradimento socialdemocratico, come se il Pasok potesse rappresentare il paradigma del socialismo europeo attuale (a Ferrero qualcuno dovrebbe dire che in Francia – 60 milioni di ab- il Ps ha preso quasi il 35% ed il Fdg il 7%). Non c’è dubbio che il voto a Syriza è un voto per “negazione” che ha (giustamente) punito il suicidio politico del Pasok. Ma Syriza non è affatto l’alba della nuova sinistra.

In Francia il voto ad Hollande ed al PS è un voto su un programma chiaro di svolta, di svolta non solo per la Francia ma per l’intera Europa (non foss’altro per il ruolo che Francia gioca). Sappiamo tutti che le cose sono tutt’altro che semplici, che il percorso che dovrà affrontare Hollande è molto accidentato e difficile (la destra è larga maggioranza in Europa) ma è quella l’unica speranza per costruire una Europa diversa da quella del dominio incontrollato del capitale finanziario, della Merkel e delle tecnocrazie. Senza contare i riflessi che in Germania può avere questa vittoria socialista francese. Non dimentichiamo che nella più popolosa regione tedesca (più di un quarto della popolazione nazionale) Nord –Reno – Westfalia (il doppio degli abitanti della Grecia) la SPD di sinistra della compagna Kraft ha preso il 39% ed i verdi il 14%.

Il campo di azione di una sinistra che voglia essere popolare e socialista è il PSE e nel PSE le posizioni dei socialisti francesi e della sinistra SPD. Se in Italia iniziamo ad abbandonare il soffocante provincialismo che ci asfissia, forse potremo iniziare a percorrere un sentiero positivo. Certo non avremo mai né il PSF né la SPD ma qualcosa che gli possa in qualche modo somigliare, sì.

Io credo che nell’importante convegno che si terrà a Genova che commemorerà i 120 anni della nascita del PSI storico (e dell’intera sinistra italiana) i compagni promotori certo vorranno lanciare un appello a tutte le forze disponibili per l’avvio di un processo costituente , sia pur graduale ( e che traguardi le elezioni del 2013) di un soggetto politico del genere. Io purtroppo per ragioni personali non potrò essere a Genova. Ma manderò un messaggio augurandomi la migliore riuscita di questa bella iniziativa. In SeL continueremo intanto la nostra battaglia che . come dicevo, ha registrato molti importanti consensi.



PEPPE GIUDICE

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