sabato 24 marzo 2012

Vittorio Melandri: Le classi sociali esistono ancora

Le classi sociali esistono ancora

ma la lotta di classe la porta avanti solo il capitalismo trionfante



Ovvero… la “classe capitalistica transnazionale” e la guerra …NIHBY



(Not In His BackYard - non nel suo cortile)





Sono passati quasi quarant’anni (1974) da quando Paolo Sylos-Labini ha dato alle stampe il suo “Saggio sulle classi sociali”.



La suddivisione delle classi sociali in tre gruppi, che lo studioso allora aveva proposto (ciascun gruppo articolato ulteriormente al proprio interno) sicuramente deve essere sottoposta a degli aggiustamenti di prospettiva, ma c’è chi ritiene che oggi le “classi sociali”…. non esistano proprio più.



Difficile però contestare che anche oggi, l’importanza che Sylos-Labini dava al modo in cui si ottiene il reddito, prima ancora che la sua distribuzione, sia l’elemento discriminante che consente di osservare come ancora oggi si aggreghino gli individui in gruppi, ed è difficile contestare che possiamo anche cedere al vezzo di non chiamarli poi “classi sociali”, ma è proprio impossibile che siano denegati (come invece si indulge a fare), se si vuole almeno essere un minimo “intellettualmente onesti”, come sin dall’introduzione al suo saggio si era dichiarato di volersi sforzare di essere quello studioso galantuomo.



A volte capita di essere aiutati da un sapiente, a fronteggiare l’improntitudine della maggioranza dei “sapienti”, quella che ci travolge sempre con la forza di uno tsunami, e che poi banchetta sulla nostra ignoranza, sia quella fisiologica sia quella di cui siamo i primi alimentatori insani.



Di recente, a noi cittadini semplici, è venuto in aiuto un altro studioso di rango, Luciano Gallino, che ha dato alle stampe per lo stesso editore che fu di Sylos-Labini, Editori Laterza, un saggio-intervista a cura di Paola Borgna, dal titolo….



“LA LOTTA DI CLASSE dopo la lotta di classe”













Il primo aiuto di Gallino che spendo in questa occasione lo trovo in questa sua affermazione (pag. 18)



“…una delle maggiori vittorie ideologiche della classe capitalistica transnazionale, sorretta da una forte componente para-scientifica costituita da intellettuali e accademici, è stata quella di rappresentare alle classi subalterne il funzionamento dell’economia contemporanea, con le sue massicce componenti finanziarie, come se fosse il migliore dei mondi possibili, ossia l’economia più efficiente che si possa immaginare.”



E qui intanto registro che almeno due classi sociali sono ancora ben visibili, anche a chi studioso non è:



la “classe capitalistica transnazionale” (dominante e vincente)



e



la “classe subalterna” (subente e perdente).



Il secondo aiuto che mi faccio dare da Gallino, è per sostenere la mia convinzione che la “classe dominante” nelle aree in cui risiede, preferisce di gran lunga la pace sociale, al divampare della “lotta di classe”, ed anche se la guerra, quella utilissima al business, non la rinnega certo, anzi, la desidera, la desidera pur sempre ad una condizione, che sia la guerra…



…NIHBY (Not In His BackYard - non nel suo cortile).



(Usando così io contro la “classe dominante”, un acronimo che brandisce contro di noi subalterni, e che qui correggo a mio piacimento).



Mutatis mutandis, spiega infatti Gallino che….



“La crisi innescatasi nel 2007, sullo sfondo pregresso di uno sviluppo patologico del sistema finanziario, da un punto di vista rigorosamente scientifico è stata una catastrofe per il pensiero dominante a Davos (ovvero quello che Davos diffonde in tv, nei quotidiani, nelle università, nelle scuole, e nei discorsi dei politici). La crisi infatti - anche quella che continua a svolgersi in questo 2012, non sappiamo ancora con quali seguiti e in quali paesi - ha dimostrato in modo categorico due cose: che i capitali non vengono affatto allocati dai mercati nel modo più efficiente possibile, e che sono soprattutto i lavoratori a pagare i costi quando la teoria va in pezzi, insieme con le pratiche finanziarie che da essa discendono”.



E che questo determini l’esplodere del disagio sociale mi pare evidente, ed il disagio sociale alla classe dominante, mi ripeto, non è gradito nel suo cortile.



Gli va bene in Africa, alla periferia della Russia, nei deserti della Mongolia, nel Magrheb, e si ammazzino pure bambini a grappoli in Siria, ma, ne sono convinto, e per citare un esempio clamoroso vicinissimo a noi nello spazio e nel tempo ….. “la macelleria messicana alla Diaz” nella Genova che ospitava il G8, è roba da funzionari zelanti e deficienti, e da governanti allo sbaraglio, non è nelle intenzioni e negli interessi delle classi dominanti.



Sempre grazie a Gallino sottolineo che….



“Capitali dell’ordine di trilioni di dollari sono stati investiti in complicatissimi titoli compositi che le banche, non solo americane ma anche europee, hanno creato e diffuso in un modo che si è rivelato disastrosamente inefficiente. O meglio: che la crisi stessa ha mostrato essere inefficiente quanto rischioso.”



E quando è arrivato il momento in cui…. (ancora Gallino….)



“….gli enti finanziari sono stati salvati dal fallimento dai governi, sia tramite aiuti economici diretti (oltre 15 trilioni di dollari in Usa; 1,3 trilioni di sterline nel Regno Unito; almeno un trilione di euro in Germania), sia indirettamente, forzando i paesi con un elevato debito pubblico a pagare interessi astronomici sui titoli di Stato in possesso degli enti medesimi. I quali sono in prevalenza banche francesi e tedesche i cui bilanci sono stati disastrati sia dai titoli tossici (così detti perché formati da crediti ormai considerati inesigibili) che hanno creato a valanga o hanno acquistato in gran quantità negli anni Duemila, sia da un eccesso di denaro preso in prestito da altre banche o dalle banche centrali, al fine di concedere a loro volta fiumi di prestiti da portare fuori bilancio”.



Serve che la “classe subente” sia annichilita nelle sue convinzioni, e che la sua “incazzatura” si manifesti in modi autolesionisti (magari stampando e indossando prima magliette deficienti e piangendo poi sul latte versato), o peggio, dando vita a ……



P…artiti D…isastrati



sin dal loro concepimento.



È pericoloso che la “classe subente” creda ancora nella lotta di classe o nei suoi diritti…. perché se non ci crede, se pensa che sia roba del secolo passato non più utilizzabile….



“… è più facile che i vuoti paurosi che si sono aperti nei bilanci pubblici, si possano colmare chiedendo sacrifici (sic sic !!!) non a chi ha causato la crisi, bensì ai lavoratori e alle classi medie, che devono loro tirare la cinghia.”



Scrive Gallino che….



È forse questa una delle espressioni più crude e meno studiate della lotta di classe condotta dai vincitori contro i perdenti.



Perché è di tutta evidenza, solo che si voglia vedere oltre che guardare …. altro che fine della lotta di classe!!!!



Mi sembra di sentirli i “padroni”, termine che si vuole desueto ma quanto mai attuale e utile per designare quelli veri, quelli che non ci mettono neanche la faccia, che nei loro salotti si divertono a cantare in coro un vecchio slogan riadattato del “maggio francese”…..



il y a pas question continuons le combat



E per concludere davvero con Gallino si tratterebbe davvero di ribaltare il punto di osservazione e risvegliare sopite attenzioni e…



“PER QUANTO POSSA APPARIRE STRANO, TUTTO CIÒ COMPORTA CHE LA LOTTA DI CLASSE DAL BASSO, DOVESSE MAI RIPRENDERE, DOVREBBE AVERE TRA I SUOI PRIMI OBIETTIVI UNA RIFORMA DEL SISTEMA FINANZIARIO”.

ALTRO CHE RIFORMA DELL’ART. 18



vittorio (confesso di amare la moderazione e detestare i sedicenti “moderati”)

P.S.



A conferma di quanto sostenuto sin qui, osservo che oggi scende in campo il Dott. Ferruccio de Bortoli, persona squisita nei tratti e nei modi, capace di intervistare Berlusconi nel 1992 a cui chiedeva:



Sotto accusa è il sistema dei partiti. Lei non è in prima fila nell’attaccarlo. Perché? Pensa che possa rinnovarsi da solo?



“Il sistema dei partiti deve rinnovarsi da solo. Se non sono i partiti a promuovere la riforma del sistema politico anche, quando necessario, con il ricorso a un referendum, chi può farlo? Una democrazia che si dimostrasse incapace di riformare se stessa sarebbe, come la storia insegna, condannata; e io non credo che la nostra lo sia”.



Poi capace di farsi “licenziare” dal medesimo dopo aver battezzato i suoi “avvocaticchi” sulla prima pagina del Corriere che era arrivato a dirigere.



Ed oggi, tornato da tempo a sedersi in Via Solferino da Direttore per spiegarci…….



“I toni apocalittici di molti commenti sono poi inquietanti. Descrivono un Paese irreale. Tradiscono una visione novecentesca, ideologica e da lotta di classe, che non corrisponde più alla realtà della stragrande maggioranza dei luoghi di lavoro.



Lo Statuto dei lavoratori fu, nel 1970, un’importante conquista sociale. Sono passati 42 anni, la società è cresciuta, i diritti sono meglio protetti. Ma in parti del sindacato e della sinistra la nostalgia per quegli anni di lotte operaie e studentesche è forte. La storia andrebbe riletta, anche per risparmiarci le code spiacevoli e le derive violente di cui dovremmo coltivare la memoria”.



Grazie dott. de Bortoli mi vien di chiosare, se avevo dei dubbi sulla necessità della lotta di classe, Lei me li ha fugati tutti.



Allego, per chi li volesse leggere, i due articoli del Direttore de Bortoli, l’intervista del ’92 al Cav. ancora cavallo e non ancora disceso in campo, e l’editoriale odierno, una lettura comparata davvero istruttiva.

1 commento:

felice ha detto...

Chi preoccupato per le sorti della SINISTRA ha voglia di sconvolgersi può sempre leggere di Slavoj Zizek ""Die bösen Geister des himmlischen Bereichs: Der linke Kampf um das 21. Jahrhundert ", Fischer, Francoforte sul Meno, 2011. I cattivi spiriti del regno dei ci4eli. La lotta della sinistra per il 21° secolo" Spero che lo traducano presto come Tony Judt. Abstract: Se il Comunismo è veramente un'idea "eterna", allora agisce nel senso della "ooncreta generalità( Konkrete Allgemeinheit) hegeliana: è eterna non nel senso di un serie di proprietà generali-astratte che possono essere applicate in ogni situazione, bensì nel senso, che esso [Il comunismo, ma vale anche per il Socialismo]debba essere ogni volta reinventato in ogni nuova situazione storica