Non ci siamo proprio. Con e grazie a Monti & c. si va progressivamente profilando una "soluzione" tecnocratico-neocentrista (finanziario-borghese) della crisi politica del caso italiano: una riaggregazione di forze politiche e sociali del centro-destra su una linea di governo – euro-americana – antipopolare-liberista. Accettare le sfide non significa essere subalterni ma "giocare" sulle immense questioni economico-sociali che tale linea accentua e aggrava per spostare il paese a sinistra – prima che sia troppo tardi. Il loden di Monti non riesce a coprire le brache di tela del popolo italiano.
Capisco che Monti possa apparire solo nel suo versante più nettamente tecnocratico e neocentrista. Non condivdo questo giudizio sulla persona e sulla politica che sta facendo, ma la rispetto. Detto ciò, provo a porre alcuni miei dubbi.
1. è fattibile in questo momento storico una politica che non passi anche attraverso il rigore dei conti pubblici? In Grecia sarebbe applicabile una ricetta keynesiana? io ne dubito fortemente
2. In Europa dobbiamo adottare una politica per la crescita: è indubbio, ma è possibile attuarla quando c'è di fatto fra i paesi europei una sorta di guerra non guerreggiata che impedisce la fiducia reciproca e la creazione di un mercato unico? Il fiscal compact con tutti gli evidenti limiti che ha, è forse il primo passo di una struttura che "costringa" i paesi europei su linee comuni fiscali, e quindi permetta quel retroterra di "fiducia istituzionale" che poi possa permettere la messa in campo di strumenti quali eurobond o simili.
3. Le immense questioni economico-sociali come si affrontano? vogliamo mettere regole dure sulla finanza? teoricamente fattibile, praticamente dubbi i risultati. Vogliamo fare politica di investimenti pubblici? Ok ma torniamo ai punti 1 e 2 (necessità di sorveglianza sul lato del debito pubblico e impossibilità degli eurobond, se non c'è una struttura politica coesa e una fiducia reciproca che li "supporti")
4. Diamo mandato alla Bce di acquistare tutto il debito europeo? Si può fare, forse; ma oggi è legalmente impossibile (si torna la problema di una volontà politica comune e coesa), e poi non vorrei che l'Europa diventasse una grande Italia, dove si spende (tanto "pensavamo di essere la san Vincenzo", mi pare raccontasse Cossiga), perché poi tanto Bankitalia era chiamata a coprire tutto l'invenduto delle aste di titoli pubblici (fino al "divorzio" siglato da Andreatta ministro del Tesoro e Ciampi Governatore); il che vorrebbe dire per la BCE perdere il controllo sulla quantità di moneta da emettere.
Trovo che si abbia ragione nel criticare come limitato il discorso che viene portato avanti da Merkel, tanto per intenderci (secondo me Monti ha idee più forti e libere, da questo punto di vista), ma credo che ci siano difficoltà oggettive che oggi ci costringono su strade per le quali dobbiamo ancora imparare a camminare.
2 commenti:
Non ci siamo proprio. Con e grazie a Monti & c. si va progressivamente profilando una "soluzione" tecnocratico-neocentrista (finanziario-borghese) della crisi politica del caso italiano: una riaggregazione di forze politiche e sociali del centro-destra su una linea di governo – euro-americana – antipopolare-liberista. Accettare le sfide non significa essere subalterni ma "giocare" sulle immense questioni economico-sociali che tale linea accentua e aggrava per spostare il paese a sinistra – prima che sia troppo tardi. Il loden di Monti non riesce a coprire le brache di tela del popolo italiano.
Capisco che Monti possa apparire solo nel suo versante più nettamente tecnocratico e neocentrista.
Non condivdo questo giudizio sulla persona e sulla politica che sta facendo, ma la rispetto.
Detto ciò, provo a porre alcuni miei dubbi.
1. è fattibile in questo momento storico una politica che non passi anche attraverso il rigore dei conti pubblici? In Grecia sarebbe applicabile una ricetta keynesiana? io ne dubito fortemente
2. In Europa dobbiamo adottare una politica per la crescita: è indubbio, ma è possibile attuarla quando c'è di fatto fra i paesi europei una sorta di guerra non guerreggiata che impedisce la fiducia reciproca e la creazione di un mercato unico? Il fiscal compact con tutti gli evidenti limiti che ha, è forse il primo passo di una struttura che "costringa" i paesi europei su linee comuni fiscali, e quindi permetta quel retroterra di "fiducia istituzionale" che poi possa permettere la messa in campo di strumenti quali eurobond o simili.
3. Le immense questioni economico-sociali come si affrontano? vogliamo mettere regole dure sulla finanza? teoricamente fattibile, praticamente dubbi i risultati. Vogliamo fare politica di investimenti pubblici? Ok ma torniamo ai punti 1 e 2 (necessità di sorveglianza sul lato del debito pubblico e impossibilità degli eurobond, se non c'è una struttura politica coesa e una fiducia reciproca che li "supporti")
4. Diamo mandato alla Bce di acquistare tutto il debito europeo? Si può fare, forse; ma oggi è legalmente impossibile (si torna la problema di una volontà politica comune e coesa), e poi non vorrei che l'Europa diventasse una grande Italia, dove si spende (tanto "pensavamo di essere la san Vincenzo", mi pare raccontasse Cossiga), perché poi tanto Bankitalia era chiamata a coprire tutto l'invenduto delle aste di titoli pubblici (fino al "divorzio" siglato da Andreatta ministro del Tesoro e Ciampi Governatore); il che vorrebbe dire per la BCE perdere il controllo sulla quantità di moneta da emettere.
Trovo che si abbia ragione nel criticare come limitato il discorso che viene portato avanti da Merkel, tanto per intenderci (secondo me Monti ha idee più forti e libere, da questo punto di vista), ma credo che ci siano difficoltà oggettive che oggi ci costringono su strade per le quali dobbiamo ancora imparare a camminare.
Francesco Maria
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